Introduzione
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In questa tesi di laurea si studia il rapporto tra edificio e risparmio energetico. Partendo
dal concetto di sviluppo sostenibile vengono analizzate le fasi realizzative di una
costruzione che vanno a interagire con l’ambiente e le risorse, ponendo particolare
attenzione alla scelta dei materiali edili, al loro costo energetico e alla dismissione dei
rifiuti. Successivamente, chiariti i significati di efficienza energetica e risparmio
energetico, si introducono i concetti di passive buildings, low-energy buildings e zero
energy buildings (edifici passivi, a basso consumo energetico e a consumo zero).
Analizzando il contesto e le strategie internazionali, si vede come si è giunti a definire
certi percorsi e linee guida per raggiungere gli obiettivi prefissati; dopo un breve
excursus storico delle diverse normative nazionali che si sono occupate di efficienza
energetica, si perviene a quella attuale, soprattutto al decreto legislativo n. 192 del 19
agosto 2005, di cui sono messi in luce i punti fondamentali che disciplina,
soffermandosi in particolar modo sulle prescrizioni tecniche in esso contenute, fino a
due argomenti molto “attuali”, come le fonti energetiche rinnovabili e la certificazione
energetica degli edifici, resa obbligatoria da tale decreto e tuttora in fase di
sperimentazione. Si passa poi ad approfondire uno strumento molto importante per la
scelta di materiali e componenti di un edificio, allo scopo di ridurne i consumi e
valutarne l’impatto ambientale, l’analisi del ciclo di vita (life cycle assessment).
Vengono infine presentati alcuni esempi di edifici energeticamente efficienti, o, meglio,
energeticamente indipendenti, che lentamente stanno “prendendo piede” anche in
Italia.
Capitolo I – Lo sviluppo sostenibile e le costruzioni
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Capitolo I
LO SVILUPPO SOSTENIBILE E LE COSTRUZIONI
1. Il concetto di sviluppo sostenibile
Il modo di comportarsi e di vivere dell’uomo influisce sulla velocità con cui vengono
consumate e talvolta dissipate le risorse utili e di conseguenza sul tempo di
sopravvivenza della specie umana. Sotto quest’ottica, con la crescente necessità da
parte della popolazione mondiale di abitazioni, infrastrutture, rifornimento d’acqua ed
energia e i problemi connessi alla crescita demografica, urbana, all’esaurimento delle
fonti energetiche, all’impatto ambientale, si pone la necessità di conciliare le politiche
economiche e l’uniformità della distribuzione delle risorse attraverso un nuovo modello
di sviluppo. Dagli anni ottanta si è sviluppata l’idea che le risorse considerate essenziali
per mantenere lo stile di vita dei paesi sviluppati possano esaurirsi nell’arco di tempo di
una o due generazioni per effetto dell’attività umana ed è emersa la preoccupazione
degli effetti che possono provocare gli scarichi prodotti dall’uso di tali risorse
sull’ambiente. Si comincia così a parlare di “sviluppo sostenibile”, concetto che si
ritrova per la prima volta all’interno del Rapporto Our Common Future redatto nel 1987
dalla Commissione mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo [4], che definisce lo sviluppo
sostenibile come “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza
compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.
Nel Rapporto (I parte) vengono messi in evidenza i problemi e le preoccupazioni
comuni: “la sostenibilità richiede una considerazione dei bisogni e del benessere
umano tale da comprendere variabili non economiche come l’istruzione e la salute,
valide di per sé, l’acqua e l’aria pulite e la protezione delle bellezze naturali…”; le sfide
collettive (II parte): “…nella pianificazione e nei processi decisionali di governi e
industrie devono essere inserite considerazioni relative a risorse e ambiente, in modo
da permettere una continua riduzione della parte che energia e risorse hanno nella
crescita, incrementando l’efficienza nell’uso delle seconde, incoraggiandone la
riduzione e il riciclaggio dei rifiuti…”; e gli sforzi comuni (III parte): “…la protezione
ambientale e lo sviluppo sostenibile devono diventare parte integrante dei metodi di
tutti gli enti governativi, organizzazioni internazionali e grandi istituzioni del settore
privato; ad essi va attribuita la responsabilità di garantire che le loro politiche,
programmi e bilanci favoriscano e sostengono attività economicamente ed
ecologicamente accettabili a breve e a lungo termine…” [1].
Capitolo I – Lo sviluppo sostenibile e le costruzioni
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Da questo rapporto emerge che le linee da seguire per raggiungere gli obiettivi
contenuti nel rapporto sono quelli della “globalità” e della “sostenibilità”. Globalità nel
senso che il problema ambientale non può essere affrontato solo a livello di singolo
territorio o settore, poiché i problemi ambientali (inquinamento, piogge acide, effetto
serra, ecc) non hanno confini e limiti generazionali; ciò corrisponde ai cosiddetti principi
inter-regionali e inter-temporali, cioè all’assenza di confini per quanto riguarda la
dinamica ambientale. La sostenibilità fa riferimento alla cosiddetta carrying capacity
(capacità di carico) dell’ambiente: deve entrare a far parte della concezione comune
che l’ambiente ha una capacità limitata di fornire risorse, per quanto grande sia stata
finora, e che c’è il rischio di giungere a una saturazione per quanto riguarda
l’assorbimento dei rifiuti. Tutto ciò si traduce in uso coerente delle risorse e
nell’ottimizzazione della gestione dei rifiuti e delle emissioni.
Altro momento importante per lo sviluppo sostenibile è rappresentato dalla Conferenza
delle Nazioni Unite tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 [5], in cui, oltre a essere trattati i
grandi problemi ambientali, si è cercato di formulare delle raccomandazioni che
potessero coniugare i cosiddetti “tre pilastri dello sviluppo”: economia, ambiente e
società. Le nazioni partecipanti sottoscrissero un “piano di azione per la realizzazione
dello sviluppo sostenibile proiettato nel XXI secolo” (Agenda 21), un programma che
definisce, in relazione ai tre pilastri dello sviluppo, le attività da intraprendere, i soggetti
da coinvolgere e i mezzi da utilizzare, a livello mondiale, nazionale e locale. Tale
conferenza è stata ratificata da 50 stati ed è entrata in vigore nel 1994.
2. Sostenibilità e costruzioni
Il concetto di sostenibilità è applicato sistematicamente (o quasi) al campo delle
costruzioni solo dagli anni ‘90, in primis per individuare la responsabilità dell’industria
delle costruzioni nell’ambito della sostenibilità ambientale. Per la realizzazione di un
manufatto si utilizzano materiali e componenti edilizi che sono il prodotto
dell’estrazione, lavorazione e trasporto di materie prime, che vengono messi in opera
all’atto della costruzione; segue poi la fase dell’utilizzo dell’edificio, in cui si devono
garantire condizioni di comfort e benessere interno (climatizzazione invernale,
condizionamento estivo, illuminazione, ventilazione), a cui seguono fasi di
manutenzione dell’opera e, infine, la demolizione degli edifici, che comporta la
formazione di rifiuti solidi (quindi un loro possibile riutilizzo o smaltimento). Deve inoltre
essere presa in considerazione, in tutte le fasi, l’emissione in atmosfera di agenti
gassosi nocivi (SOx, NOx, O3, ecc); infatti, il 25% [6] del totale delle emissioni in
Capitolo I – Lo sviluppo sostenibile e le costruzioni
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atmosfera di composti del carbonio è imputabile all’edilizia (residenziale e
commerciale).
Fig. 1.1 Emissioni di carbonio derivanti dall’utilizzo di combustibili fossili [6]
20%
35%25%
20%
Industra
Generazione di elettricità
Residenziale e
commerciale
Trasporti
Inizialmente il concetto di sostenibilità delle costruzioni era diretto al controllo di un
numero limitato di risorse, quelle energetiche e idriche; ultimamente invece si sta
rivolgendo particolare attenzione e importanza agli aspetti tecnici della costruzione, alla
scelta dei materiali, dei componenti, alle tecniche, alle tecnologie e agli aspetti della
progettazione legati all’uso dell’energia; l’attività costruttiva è vista non più solo in
relazione al contesto ambientale, ma anche in un’ottica più ampia, in funzione del
contesto sociale, storico-economico, dando una visione integrale della sostenibilità
delle costruzioni che racchiude le problematiche relative a ciascun attività connessa
con il processo costruttivo e gestionale.
Per ridurre tali consumi di energia si deve aumentare l’efficienza energetica degli
edifici, intervenendo in modo adeguato sia nella progettazione di nuovi edifici che nella
riqualificazione degli edifici esistenti, che attualmente sono degli “insaziabili divoratori
di energia” [W2]. Una rilevante quantità di questa energia viene sprecata, dispersa
verso l’esterno dalle strutture (tetto, muri) o attraverso gli infissi, oppure dallo stesso
impianto di riscaldamento. La scarsa efficienza dipende dal fatto che buona parte del
patrimonio edilizio è stato costruito quando non era previsto nessun criterio di
efficienza energetica, e in generale dal fatto di aver adottato soluzioni tecniche all’atto
della progettazione che non contemplavano obiettivi di risparmio energetico, nonché
dal degrado nel tempo degli edifici per mancanza di manutenzione che ha ridotto
l’efficienza dell’involucro e degli impianti.
Capitolo I – Lo sviluppo sostenibile e le costruzioni
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Attualmente i consumi energetici incidono per il 70-80% sugli impatti ambientali
generati dall’edificio nel suo ciclo di vita, è quindi al risparmio energetico che viene
attribuito un ruolo di primo piano per la salvaguardia ambientale: contenere il
fabbisogno energetico in modo da ridurre la produzione di energia, a parità di
benessere conseguito [W2].
Le attività da costruzione e demolizione producono anche il maggior flusso di rifiuti in
Europa, sebbene la maggior parte sia riciclabile. In generale nella sostenibilità delle
costruzioni si sono individuati tre aspetti principali, che riguardano:
- utilizzo e gestione dei materiali da costruzione ambientalmente compatibili
- gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione
- efficienza energetica degli edifici
2.1 Materiali da costruzione
Valutare il comportamento di un edificio nella sua globalità è alquanto complesso, in
via generale si può affermare che l’impatto ambientale cresce con l’aumentare della
durata dell’edificio.
Gli effetti di un prodotto, invece, durante l’arco della sua vita possono essere valutati in
modo razionale attraverso l’approccio del Life Cycle Assessment (LCA), l’analisi del
ciclo di vita, che consiste nell’analizzare l’impatto che il prodotto ha sull’ambiente
considerando il ciclo completo della sua vita:
- estrazione delle materie prime e trasporto
- produzione dei manufatti in stabilimento
- uso del prodotto
Ogni azione associata ad una fase può avere riflessi su fasi precedenti o successive,
l’impatto ambientale di un prodotto può variare durante le diverse fasi della sua vita.
Questo metodo è anche definito nella letteratura anglosassone come “Cradle to Grave”
(dalla culla alla tomba).
L’LCA è fondamentalmente una tecnica quantitativa che permette di determinare fattori
di ingresso (materie prime, uso di risorse, energia, ecc) e di uscita (consumi energetici,
produzione di rifiuti, emissioni inquinanti) del ciclo di vita di ciascun prodotto,
valutandone i conseguenti impatti ambientali. Le fasi di cui si compone la procedura di
una LCA sono rappresentate schematicamente nella figura 1.2 [7].
Capitolo I – Lo sviluppo sostenibile e le costruzioni
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Fig. 1.2 Fasi della procedura LCA
Si possono suddividere i materiali per le costruzioni in tre grandi famiglie:
i materiali costituenti la struttura dell'edificio: fondazioni, murature, solai, ecc.
I materiali che migliorano le prestazioni dell’edificio: isolanti, protezioni, infissi,
ecc.
le “finiture” che completano la struttura e sono più a diretto contatto con gli
utilizzatori finali: pitture e vernici, colle, pavimenti, rivestimenti, ecc.
Nella realizzazione di una costruzione occorre tener ben presente che ogni materiale
deve collaborare con gli altri per definire le prestazioni complessive dell' edificio. Così,
mentre è abbastanza facile trovare un materiale ecocompatibile, magari ricorrendo alle
sempre più diffuse certificazioni, è spesso complicato comprendere come esso
interagisca con gli altri.
Si dovranno utilizzare, quindi, materiali biocompatibili, sostenibili ed ecologici,
analizzandone il contenuto d'energia e di materia prima e prestando grande attenzione
ad eventuali negative ricadute ambientali (possibile emissione di sostanze tossiche,
inquinamento delle acque, contaminazione dei terreni, ecc).
In ogni caso i prodotti sono da considerarsi naturali quando vengono ottenuti secondo
alcuni principi [W3]:
- le materie prime devono preferibilmente provenire da risorse rinnovabili
- l'analisi della produzione deve contemplare l'intero ciclo di vita del prodotto: dalle
materie prime, alla produzione e all'utilizzo fino alla dismissione
- la formazione delle sostanze deve fondarsi su processi quanto più naturali basandosi
su metodi sviluppatisi e consolidatisi nel tempo
Capitolo I – Lo sviluppo sostenibile e le costruzioni
9
- i cicli produttivi dei materiali devono essere il più possibile chiusi, cioè essi devono
essere reintegrabili nel ciclo della natura all’atto della loro dismissione, devono
ritornare periodicamente al punto di partenza, per impedire che l’utilizzo delle risorse
proceda in modo lineare senza alcuna possibilità di rigenerazione [W4]
I materiali idonei per l’edilizia ecologica sono:
I laterizi
L’argilla è un materiale presente nel nostro ambiente in quantità consistenti in modo
molto diffuso e fin’ora senza effetti sull’uomo. I manufatti in argilla sono dotati di grandi
capacità di traspirazione e di isolamento acustico; l'argilla costituisce, per le sue
caratteristiche di assorbenza e di inerzia termica, un ottimo volano termoigrometrico in
grado di creare un clima abitativo ideale: se correttamente dimensionato, accumula e
irraggia nuovamente il calore radiante prodotto all'interno delle abitazioni e tende ad
equilibrare l'umidità relativa dell'aria interna. Queste caratteristiche sono maggiormente
presenti nell'argilla cruda e cioè nel materiale semplicemente essiccato e non cotto in
fornace a temperature molto alte.
Il laterizio è indicato, anche in zona sismica, per le murature portanti che dovranno
essere monolitiche e di forte spessore. L'utilizzo della muratura portante come
soluzione costruttiva presenta diversi vantaggi rispetto alle altre soluzioni, grazie alle
specifiche prestazionali dei blocchi in laterizio presenti sul mercato. Tali blocchi non
forniscono solo garanzie di solidità statico-strutturale, ma possono vantare ottime
qualità dal punto di vista dell'isolamento termico, dell'inerzia termica, della traspirabilità,
dell'isolamento acustico, della resistenza al fuoco. Le capacità termoisolanti di tale tipo
di blocchi derivano dalla presenza nell'argilla cotta di un grande numero di cavità
contenenti aria che ne aumentano la resistenza termica rendendo non necessaria
l'aggiunta di materiale isolante. Il laterizio viene spesso porizzato, aggiungendo
all’impasto tradizionale di argilla, acqua e sabbia materiali di origine naturale a bassa
granulometria, che durante la cottura emettono gas e lasciano microalveoli vuoti, fra
loro non comunicanti e uniformemente diffusi nella massa d’argilla; questa
microporosità conferisce al mattone un elevato grado di isolamento termico, elevata
permeabilità al vapore e resistenza al gelo e al fuoco. Per realizzare tale addittivazione
si deve cercare di utilizzare materiali di origine naturale, come pula di riso, farina di
legno e cellulosa [W5].
Il legno
E’ insieme all’argilla il materiale base per la costruzione bioecologica. E’ infatti in
assoluto la materia prima più rinnovabile oggi disponibile anche se, soprattutto in Italia,
Capitolo I – Lo sviluppo sostenibile e le costruzioni
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il suo uso si è fortemente ridotto negli ultimi decenni a seguito di interventi di
impoverimento del patrimonio forestale. Ha caratteristiche fisico-tecniche che ne fanno
un materiale perfettamente idoneo a creare luoghi di abitazione vitali ed equilibrati. Ha
ottima resistenza meccanica, forte potere termocoibente, grande igroscopicità e quindi
capacità di regolare l'umidità relativa degli ambienti, elevata temperatura superficiale.
Il legno da usare in un'ottica di rispetto dei criteri della sostenibilità ambientale deve
essere preferibilmente di produzione locale, scelto favorendo le specie a rapido
accrescimento come il pino, l’abete, il pioppo, l’ontano, la robinia, ecc., deve provenire
da taglio selettivo e quindi da forestazione o da attività di riciclaggio. I legnami esotici in
genere provengono da deforestazione e richiedono, per il trasporto per mare, sprechi
energetici inaccettabili e trattamenti con antiparassitari fortemente tossici in fase di
lavorazione e di uso.
Va ovviamente molto esplicitamente chiarito che il legno perde le sue principali
caratteristiche e può addirittura trasformarsi in un materiale pericoloso per l’ambiente e
per la salute umana se viene trattato con prodotti derivati dalla sintesi petrolchimica
come impregnanti per l’uso all'esterno, collanti e vernici protettive ricchi di formaldeide,
solventi e alti prodotti di provata tossicità. Questi prodotti, oltre a determinare un
problema in fase di produzione e di applicazione per gli addetti, tendono a rilasciare
composti volatili nei primi mesi dopo la posa ma soprattutto modificano le prestazioni
proprie del legno come nel caso delle vernici poliuretaniche per i pavimenti che
inevitabilmente annullano le doti di igroscopicità del legno stesso. Se necessario, i
trattamenti per la protezione e la cura del legno possono essere realizzati con prodotti
di derivazione vegetale o animale come l'olio di lino, le resine di conifera, le essenze di
agrumi, la cera d'api e molti altri.
I semilavorati (compensati, multistrati, ecc) richiedono sempre l’uso di collanti più o
meno dipendenti dall’industria petrolchimica ed in particolare dalla formaldeide,
prodotto di riconosciuta pericolosità, in quanto cancerogeno. L’uso di questi prodotti
non è normato in Italia, ma esiste una classificazione tedesca che consente di
riconoscere con la sigla "E1" quei semilavorati in cui il contenuto di formaldeide è stato
ridotto ai minimi termini [W6].
La calce idraulica naturale
La calce idraulica è un legante idraulico, ottenuto dalla cottura in forno di calcari
marnosi contenenti argilla, che può far presa ed indurire anche se immerso in acqua, e
viene anche detta cemento povero, in quanto ne ha tutte le caratteristiche sia di
struttura che di resistenza. Oggi si possono ottenere calci idrauliche naturali anche
dalla cottura di calcari silicei anziché argillosi; sicuramente questo metodo è molto più
Capitolo I – Lo sviluppo sostenibile e le costruzioni
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rapido ed economico e consente di ottenere un prezzo di mercato più abbordabile ma
ha anche degli aspetti negativi, in particolare l’utilizzo di sabbia silicea al posto di
calcari marnosi in cottura produce silice, che quindi troveremo nel prodotto finito. La
presenza di quest'ultima obbliga ad uno smaltimento come rifiuto pericoloso o speciale
del materiale e ad una protezione minuziosa dei lavoratori esposti [W7].
Gli intonaci realizzati a base di calce idraulica sono porosi, igroscopici e traspiranti,
permettono un continuo scambio d’aria e vapore e mantiengono in equilibrio perfetto
l’abitazione. L’umidità dell’aria viene assorbita per capillarità dalle murature e distribuita
nell’intera struttura, così da permettere l’evaporazione verso l’esterno e l’interno dei
locali; tale diffusione dell’acqua consente un asciugamento costante in ogni stagione,
evitando il ristagno in alcuni punti. Inoltre, la completa assenza di sali solubili evita la
formazione di efflorescenze e lo sviluppo di inquinanti di natura microbiologica. Le
malte a base di calce idraulica naturale non contengono composti volatili dannosi, non
presentano rilascio di polveri o sostanze nocive [W8].
Il sughero
Il sughero viene ottenuto dalla corteccia di una pianta mediterranea, la quercia da
sughero (quercus suber), la cui corteccia è composta da un tessuto cellulare
spugnoso, morbido e resinoso costituito da milioni di alveoli chiusi. Dalla polpa pulita
della corteccia si ricava un granulato che, con diverse sezioni, può essere utilizzato
senza ulteriori lavorazioni come ottimo materiale coibente in intercapedini di murature,
pavimenti e coperture oppure, legato con calce o vetrificanti minerali specifici, nei
massetti sottopavimento. Il granulato di sughero può altresì essere agglomerato in
pannelli per l’effetto combinato della temperatura e della pressione. Per essere di
buona qualità il sughero granulare deve essere privo di residui legnosi, di terra e di
polvere, elementi questi che favorirebbero l'insorgere di muffe. Il sughero in pannelli
non deve essere legato con colle sintetiche, che, oltre alla loro pericolosità (cessione di
formaldeide), riducono fortemente le qualità principali del materiale, ma dalle capacità
autocollanti della suberina, la parte resinosa del materiale, che, sottoposta a
riscaldamento, si scioglie legando naturalmente i granuli dopo raffreddamento.
Il sughero è un ottimo isolante termico ed acustico, le sue caratteristiche sono la
traspirabilità, l'impermeabilità, la resistenza all’usura, al fuoco e all’azione di insetti e
roditori [W9] [8] [9].
I pannelli di legno mineralizzato
Con le fibre di legno (in genere di pioppo, pianta a rapido accrescimento) vengono
realizzati pannelli con ottime qualità bioedili. Il processo produttivo si basa sull'utilizzo
Capitolo I – Lo sviluppo sostenibile e le costruzioni
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di ossisolfato di magnesio (magnesite caustica e solfato di magnesio) sostanza che
impregna, lega e mineralizza le fibre del legno; un impasto di fibre di legno e
ossisolfato di magnesio viene sottoposto ad alta temperatura e compressione e quindi
formato in pannelli. In questo modo il legno perde le parti organiche deperibili e si
mineralizza assumendo oltre alle sue già note proprietà di coibentazione termica e
acustica, di traspirabilità, di igroscopicità e di inattaccabilità da insetti e roditori,
un’ottima resistenza al fuoco. Questi pannelli vengono usati per l’isolamento
termoacustico e l’isolamento dal fuoco di pareti perimetrali e divisorie, controsoffitti,
coperture e solai [8] [9].
La fibra di cellulosa riciclata
Altro materiale con buone capacità di coibentazione termoacustica e con l'ottimo pregio
della provenienza da riciclaggio è la fibra di cellulosa, ottenuta mediante una speciale
tecnica di trasformazione della carta dei quotidiani che, grazie all'utilizzo di componenti
minerali naturali (in genere sali di boro), la rende non infiammabile, inattaccabile dalle
muffe, dai roditori e dagli insetti. Il materiale che si ottiene viene utilizzato sfuso in
fiocchi ed applicato con apposite apparecchiature per insufflaggio; questa particolare
tipologia di posa in opera lo rende particolarmente adatto alla coibentazione su edifici
esistenti nell’ambito di interventi di ristrutturazione. Questo materiale ha, inoltre, una
notevole capacità isolante (conduttività termica pari a 0,037 W/mK) [8] [9] [W10].
La fibra di cocco
La fibra di cocco si ricava dal mesocarpo, la parte fibrosa che ricopre la noce di cocco,
che viene sottoposta ad un processo di macerazione in acqua salmastra e fango per
circa 6-10 mesi, in modo da eliminare le parti organiche putrescibili. Le fibre rimanenti,
resistenti allo sfregamento e alla rottura, vengono lavate, essiccate e ammassate in
balle; vengono infine impregate con sali di boro, silicato di sodio o solfati di ammonio
per migliorarne la resistenza al fuoco e poi pressate in rotoli e feltri. La fibra di cocco è
permeabile al vapore, ha una buona resistenza al fuoco, non teme l’umidità ed è
inattaccabile da muffe, parassiti e roditori [8] [9].
Le fibre di juta e di lino
Le fibre di juta si ricavano dalle piante della juta, coltivata nel sud-est asiatico; i lunghi
steli della pianta vengono tagliati e messi a macerare in acqua per eliminare le parti
organiche. Dopo circa tre settimane si procede alla separazione della corteccia fibrosa
dall’anima legnosa dello stelo, le fibre vengono poi lavate, asciugate, battute ed
ammassate in balle. Vengono quindi prodotti i feltri, tramite procedimenti meccanici che
Capitolo I – Lo sviluppo sostenibile e le costruzioni
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non richiedono l’uso di sostanze chimiche, ottimi per l’isolamento acustico da calpestio
nella realizzazione dei pavimenti galleggianti, hanno però il difetto di essere
scarsamente resistenti al fuoco [7] [8].
Le piante di lino vengono trattate per estrarre le fibre che poi vengono divise in fibre
lunghe, destinate a usi tessili, e fibre corte, destinate alla produzione del materiale
isolante. Per la produzione dei pannelli le fibre vengono impregante con sali di boro e,
in alcuni casi, addizionate con un supporto di fibra in poliestere. I pannelli morbidi
vengono utilizzati per isolare termicamente ed acusticamente intercapedini di strutture
lignee, cappotti interni, cappotti esterni ventilati, coperture ventilate, pareti divisorie e
solai. I pannelli rigidi vengono utilizzati per l’isolamento acustico di solai galleggianti [8]
[9].
La lana di pecora
La lana è ottenuta dalla tosatura annuale delle pecore, viene lavata con soda per
rimuovere il grasso ed eventuali impurità e poi cardata e sottoposta ad agugliatura, per
creare feltri, rotoli e pannelli della densità desiderata.
Grazie alla sua particolare microstruttura, la lana di pecora si propone come ottima e
naturale alternativa alle fibre minerali per l'isolamento termico ed acustico di pareti e
coperture con strutture in legno, in cappotti interni ed esterni ventilati. Oltre alle doti di
coibenza e traspirabilità la lana ha grandi doti di igroscopicità, è cioè in grado di
assorbire acqua fino ai 33% del suo peso senza apparire umida e di cedere lentamente
l'acqua assorbita, svolgendo quindi in modo ottimale il compito di equilibrare l'umidità
relativa dell'aria, ed è inoltre molto resistente al fuoco [W9] [8] [9].
L’argilla espansa
Argille selezionate vengono fatte stagionare per diversi mesi, macinate, mescolate e
formate in granuli di argilla, cotti poi in forni a temperature crescenti, dipendenti dalla
tipologia dell’argilla, fino quasi alla fusione, punto in cui inizia il processo di espansione
all’interno dei granuli vetrificati. I granuli così espansi vengono poi raffreddati per
ventilazione: essi presentano buona inerzia termica e resistenza alla compressione,
essendo vetrificati, in più sono chimicamente inerti e stabili nel tempo, immarcescibili e
resistenti all’umidità.
L’argilla espansa viene applicata in granuli sfusi in intercapedini di pareti, coperture e
sottofondi di pavimenti. Viene aggiunta come inerte nella realizzazione di intonaci
resistenti al fuoco e di blocchi in calcestruzzo alleggerito [8] [9].