4
così una maggiore diversificazione del mix delle fonti di energia ed una maggiore
sicurezza degli approvvigionamenti. Viene per prima cosa indicato cosa si intende
per fonti rinnovabili e poi vengono analizzate singolarmente: l’idroelettrico e la
geotermia, l’eolico, il solare e la biomassa.
Per ogni fonte è, innanzitutto, individuata la sua caratterizzazione, ossia in che modo
sia possibile produrre energia; gli aspetti ambientali, sia dal punto di vista dei
benefici che degli svantaggi. Dove è possibile, inoltre, è descritto anche l’attuale
tasso di sviluppo e le potenzialità del mercato, nonché gli aspetti economici.
Il capitolo si conclude con un excursus delle Politiche Europee volte alla
promozione ed all’incentivazione delle fonti rinnovabili.
La seconda parte approfondisce il fotovoltaico partendo con brevi cenni storici, per
poi descrivere di questa tecnologia gli aspetti tecnici, le applicazioni, il costo di un
impianto, ovvero le voci che lo compongono, e gli aspetti ambientali come l’impatto
e le emissioni di anidride carbonica evitate.
Viene delineato l’andamento del mercato fotovoltaico nel mondo, ma si osserva
anche come paesi quali Germania, Giappone, Spagna, Cina e California si pongono
nei confronti della tecnologia.
Successivamente, ho esaminato la posizione dell’Italia nel mercato del fotovoltaico e
le sue potenzialità, individuando i punti salienti del meccanismo di incentivazione in
uso (Il Conto Energia) per la produzione di energia elettrica da impianti solari
fotovoltaici.
Nella terza parte di questo lavoro, ho ritenuto opportuno dare concretezza
all’argomento trattato, attraverso la realizzazione di una ipotesi di progetto di
impianto fotovoltaico da poter installare sul tetto dell’edificio della scuola media
statale Ugo Foscolo della città di Montesarchio ed, attraverso un’analisi economico
finanziaria dell’investimento, è stato possibile evidenziare la convenienza dello
stesso per l’ente comunale.
Per completare ho voluto mettere in evidenza qual è lo scenario politico, economico
e culturale circa l’attuale dibattito:“energia nucleare vs energie rinnovabili” in
Italia.
5
PARTE I: L’ENERGIA NELLA SOCIETA’
MODERNA
CAPITOLO I-1
IL PANORAMA ENERGETICO
I-1.1 SCENARIO GLOBALE :
Negli ultimi anni la comparsa sulla scena globale di economie che finora erano
considerate stazionarie ha innescato una profonda trasformazione negli equilibri
energetici e ambientali del pianeta. La Cina e l’India, da un decennio a questa parte,
hanno iniziato a conseguire dei tassi di crescita sempre maggiori che sono stati
associati ad un aumento nei consumi di energia, contribuendo ad aumentare le
emissioni dei gas serra, responsabili dell’ attuale cambiamento climatico.
Il sistema energetico è essenzialmente basato sulle fonti primarie di origine fossile,
costituite da riserve di combustibili naturali formatisi nel corso dell'evoluzione del
nostro pianeta e che si sono conservati nelle profondità della crosta terrestre. Queste
fonti vengono bruciate per soddisfare circa l' 83% dell'attuale fabbisogno energetico
globale e sono costituite essenzialmente dal petrolio, e, in misura nettamente
inferiore, dal carbone e dal gas naturale (metano).
1
Tali economie emergenti stanno trasformando non solo i mercati dell’energia e dei
prodotti industriali, ma anche le variabili monetarie come i prezzi al consumo dei
paesi importatori, la struttura dei tassi d’interesse e i rapporti di forza tra le valute.
Un effetto macroscopico della situazione attuale, si è verificato nel mercato del
petrolio, del gas e del carbone, dove l’aumento della domanda di energia ha
contribuito, non solo ad innalzare il prezzo di tutti i combustibili fossili, ma ad
aumentare le problematiche ambientali. Per questo motivo il “cambiamento
climatico” è considerato non più solo uno scenario ipotizzabile, ma un fenomeno già
1
http://www.energoclub.it/ : Il sistema energetico attuale
6
in atto, con il quale convivere e per il quale cercare soluzioni, al fine di rallentarne il
processo degenerativo e arrestarlo.
Il Petrolio è la fonte più importante visto che:
ξ il 40% di tutta l’energia primaria mondiale viene dal petrolio,
ξ il 90% di tutta l’energia usata per i trasporti viene dal petrolio,
ξ il 65% del petrolio viene usato per fare carburanti e del restante si fa energia
elettrica, riscaldamento degli edifici, asfalti, materie plastiche, fertilizzanti,
prodotti chimici e medicinali.
Negli ultimi periodi, il prezzo del petrolio ha sfondato ogni record precedente su
tutti i mercati finanziari di scambio. Tornando indietro nel tempo, all’inizio del 1999
il prezzo del petrolio era di 10 dollari al barile: eravamo nel pieno della bolla della
nuova economia e l’entusiasmo era generale. Oggi, 2008, vediamo che le cose sono
cambiate, dato che il petrolio è a quota 150 dollari al barile e le previsioni per il
futuro non sono per niente rosee. Non c’è dubbio che questi aumenti di prezzo
abbiano un profondo effetto sull’andamento dell’economia planetaria visto che, già
al tempo delle grandi crisi che cominciarono nel 1973, l’aumento del prezzo del
petrolio aveva causato una serie di fenomeni quali recessione, disoccupazione e
impoverimento generale di alcuni settori della società. Gli aumenti attuali hanno
ormai raggiunto e superato i livelli che caratterizzarono la passata crisi nel 1979,
dove il prezzo al barile raggiunse, circa 80 dollari attuali. Molti tendono a spiegare le
oscillazioni del mercato sopratutto come una conseguenza di fattori politici.
Intanto il petrolio rimane comunque la risorsa energetica primaria al mondo e non
esiste, infatti, nessun'alternativa ad esso che sia altrettanto versatile, efficiente e a
basso costo.
7
I-1.2 FATTORI CHE INFLUENZANO IL PREZZO DEL PETROLIO
Che cosa causa gli aumenti del prezzo del greggio?
E’ ben noto, nella teoria economica, che in un libero mercato il costo di un bene
varia a seconda dell’equilibrio fra domanda ed offerta. Potremmo pensare che
qualcosa di simile stia succedendo nel caso del petrolio, dove la riduzione nella
disponibilità del bene sarebbe causata dal progressivo esaurimento dei pozzi. Non c’è
nessun dubbio che i giacimenti petroliferi planetari si stiano gradualmente esaurendo.
In effetti, volendo essere precisi, possiamo dire che hanno cominciato ad esaurirsi dal
primo barile che è stato estratto un secolo e mezzo fa. Ma è anche vero che siamo
ben lontani dall’esaurimento inteso come “fine del petrolio”. Gran parte degli analisti
sono d’accordo sul fatto che sono ancora disponibili riserve estraibili almeno pari
alla quantità estratta fino ad oggi.
Quello che conta non è tanto il valore delle riserve sulla carta ma, piuttosto, la
capacità estrattiva del sistema petrolifero, ossia la capacità di portare un flusso di
prodotti raffinati agli utenti finali. Questa capacità dipende da fattori quali la
disponibilità di petroliere, raffinerie, oleodotti, eccetera.
La produzione di petrolio greggio continua ad aumentare dal 1999, ma si sa anche
che esiste una residua “spare capacity” ovvero eccesso di capacità produttiva, sia
pure molto ridotta rispetto a quella di qualche anno fa. L’esistenza di questa extra
capacità fa pensare, che l’aumento della domanda, da parte soprattutto dei paesi
emergenti come India e Cina, non sia stato ancora tale da mettere in crisi la capacità
del sistema produttivo di soddisfarla. Perciò, l’aumento dei prezzi del greggio degli
ultimi anni non sembra essere direttamente causato da un problema di scarsità di
petrolio. E’ l’effetto dell’aumento della domanda.
Che cosa sta succedendo allora?
Un’ipotesi che si può fare è che il mercato stia reagendo non alla scarsità di petrolio,
ma alla previsione di una futura scarsità.
Se compariamo l’incremento dei prezzi degli ultimi 6 anni con quello della prima
crisi petrolifera del 1973, vediamo che allora l’aumento fu molto più brusco. In quel
caso, si sa che l’aumento era stato dovuto a un problema di effettiva scarsità, ovvero
al declino della produzione dei pozzi nord-americani che aveva reso la produzione
8
insufficiente rispetto alla domanda. La situazione di predominio della domanda
rispetto all’offerta è durata una decina di anni a partire dal 1973, prima di
interrompersi verso la metà degli anni ’80 con l’ingresso a pieno regime sul mercato
dell’Arabia Saudita e degli altri produttori medio-orientali.
2
Mentre nel 1973 il mercato si trova a dover affrontare lo squilibrio tra domanda ed
offerta del petrolio senza preavviso, a partire dal 1999 i prezzi cominciano ad
aumentare, in quanto il mercato cerca di reagire in anticipo al punto critico: quando
la domanda di petrolio si troverà in eccesso rispetto all’offerta.
In questa reazione, riferita ad eventi futuri, possiamo ipotizzare che ci sia in gioco
l’effetto di strumenti finanziari come i futures, che invece negli anni 70 non erano
così diffusi come adesso. Gli operatori, reagiscono già oggi alla percezione di una
futura scarsità. Questo provoca aumenti generalizzati dei prezzi anche a breve
termine e sul mercato spot.
E’ influente, quindi, la pressione speculativa che imperversa sul mercato petrolifero,
specialmente quello a termine scambiato sulle piazze finanziarie anglosassoni del
NYMEX (New York Mercantile Exchange) e dell’Ipe (International Petroleum
Exchange di Londra), sottolineando che la maggior parte di questi scambi di
idrocarburi è ormai dominata da operatori di mercato, fondi ed investitori
istituzionali, che acquistano e vendono sfruttando l’andamento delle quotazioni, allo
stesso tempo influenzandole, nell’intento di ottenere più introiti possibili. Questi
mercati non trattano petrolio reale, ma solo “petrolio di carta”, ed oggi, a fare i
prezzi, sono i contratti future. I prezzi che ogni giorno pubblicano i giornali, quelli
che fanno notizia, sono quelli dei future. Si tratta di prezzi ipotetici: si scommette su
quello che sarà il prezzo nei futuri cinque mesi, per quantità di petrolio che in effetti
non saranno mai consegnate.
Pertanto, possiamo dire che il prezzo del petrolio continuerà ad essere elevato per
due o tre ragioni:
9 La prima è da attribuire ad una certa scarsità, infatti vi sono difficoltà nella
produzione e in molti paesi gli stock sono bassi.
2
L’asino che aveva imparato a non mangiare: considerazioni sul mercato petrolifero mondiale; Ugo
Bardi; Febbraio 2005; ASPO Italia
9
9 La seconda all’influenza dell’India e in particolar modo della Cina: il
consumo di petrolio sta aumentando molto più rapidamente della produzione,
tanto è che tra venti anni importerà la stessa quantità di petrolio che
attualmente importano gli Stati Uniti. La domanda da porsi al riguardo è se il
petrolio necessario sarà disponibile.
9 La terza ragione, riguarda le riserve di greggio: da più parti si ritiene che le
riserve di greggio siano sovrastimate e che c’è il rischio della mancanza di
greggio se non domani, o tra cinque anni, ma tra dieci o venti anni. Questo è
un punto molto importante che determina l’aumento dei prezzi del petrolio.
I-1.3 ANALISI DELL’OFFERTA DEL PETROLIO
L’analisi dell’offerta parte dallo studio di quella Organizzazione che da più di
quarant’anni domina e gestisce il principale flusso di energia nell’industria mondiale:
l’Organizzazione dei Paesi Produttori di Petrolio(OPEC). L’Opec, fondata nel 1960,
è attualmente composta da undici membri: Algeria, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait,
Libia, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Venezuela. Lo strumento
cruciale, all’interno del cartello, per definire i legami di potere tra i membri, è
rappresentato dagli accordi dell’Opec sulle quote produttive e sulla banda di prezzo
22-28 $.
L’Opec produce circa il 40% dell’intero crudo estratto in tutto il mondo (al 1 gennaio
2005). Già nel 2002, in seguito alla decisione della Board of Governors di abbassare
le quote produttive, l’Opec vantava un livello di capacità produttiva in esubero,
superiore ai 6 milioni di barili di greggio al giorno, mostrando la propria completa
elasticità nel far fronte alla domanda mondiale.
È risaputo che i membri dell’Opec, disponendo di ampie riserve e di costi
relativamente bassi
3
per aumentare la capacità produttiva, possono soddisfare in
modo discrezionale i previsti aumenti della domanda mondiale di greggio. In caso di
3
I costi di produzione nelle nazioni OPEC del Golfo Persico sono meno di 3$ al barile, mentre
l’investimento di capitale richiesto per aumentare la capacità di produzione di un barile al giorno è
meno di 5,940$; mentre per i produttori dei Paesi non-Opec al di fuori del Golfo Persico espandere la
capacità di produzione di un barile al giorno è notevolmente più costoso, eccedono i 13,270$.
10
media crescita economica mondiale, l’IEA stima, nell’IEO2005, che l’offerta
mondiale di petrolio nel 2025 ecceda i livelli del 2002 di quasi 41 Mb/d. Tale
incremento è previsto che provenga sia dai produttori OPEC per il 59%, la cui
produzione è stimata di crescere ad un tasso annuo del 2.7% fino al 2025, sia dai
produttori non-OPEC per il restante 41%.
Tale stima è basata su tre fattori:
• Sviluppo di nuove tecnologie di produzione e di esplorazione
• Sforzi dell’industria petrolifera di ridurre i costi
• Sviluppo di termini fiscali attraenti al fine di incoraggiare gli investimenti.
Infine, lo sfruttamento della capacità produttiva dell’Opec è proiettata a crescere
velocemente prevedendo il raggiungimento di circa il 95% nel 2015. A tale riguardo,
il ruolo dell’Iraq all’interno dell’Opec nei prossimi anni sarà di fondamentale
importanza.
I-1.4 THE PEAK OF OIL
A questo punto dobbiamo chiederci, qual è la reale disponibilità di petrolio al
mondo? Quanto dureranno le riserve di petrolio? Questa crisi finirà o è soltanto
l’inizio di qualcosa di molto più grande?
Le correnti di pensiero sono due: i pessimisti e gli ottimisti.
Tra i primi, vi sono i geologi del King Hubbert Center della Colorado School of
Mines che ritengono che la produzione dell’oro nero toccherà il suo picco in questo
decennio, tra il 2005 e il 2010, con 85 milioni di barili al giorno per poi scendere
drammaticamente a 35 milioni nel 2020
4
.
4
Fonte: www.aspoitalia.net, sezione italiana dell'associazione ASPO (association for the study
of peak oil)
5
il geologo M. King Hubber (da cui poi il nome ) prevedeva che la produzione di petrolio dai pozzi
petroliferi americani avrebbe seguito una “curva a campana” (o gaussiana), passando per un massimo
verso il 1971: tutto ciò si è poi effettivamente verificato.