2
segregati a causa dei pessimi collegamenti, monofunzionali (quartieri dormitorio) e spesso
privi dei più elementari servizi, quindi gravitanti attorno ai sovraccaricati centri urbani.
Oltre ai quartieri gli stessi singoli edifici delle periferie odierne necessitano di attenzione: la
riqualificazione dell’edilizia, per lo più residenziale, ma anche la cosiddetta “archeologia
industriale”, deve provvedere alla scarsa qualità costruttiva ed architettonica,
all’inadeguatezza tipologica, all’obsolescenza funzionale, al frequente stato di degrado.
In particolare tra le tante tematiche ricadenti in questi campi, vengono trattati ed
approfonditi gli aspetti riguardanti il recupero degli spazi aperti pubblici e comuni, delle
aree di pertinenza alle residenze, dei piccoli vuoti urbani e degli spazi verdi naturali, come
anche l’integrazione delle funzioni e lo sviluppo di una microeconomia locale.
Nel panorama mondiale di una crisi ambientale sempre più verosimile, i principi della
sostenibilità nel senso più ampio del termine
6
, rappresentano le premesse secondo cui
queste riqualificazioni devono avvenire, dalla vasta scala metropolitana fino al dettaglio
architettonico. Il concetto di “sostenibile” permea tutto il lavoro non tanto come obiettivo
di conoscenza specifica ed approfondimento mirato, ma più semplicemente come un
fattore intrinseco che necessariamente deve oggi governare lo sviluppo ed il recupero
urbano nei suoi molteplici aspetti.
Una delle tendenze dell’“agire sostenibile” è quella di saper integrare i diversi aspetti
ambientali, urbanistici, sociali, economici, funzionali, attraverso l’individuazione di linee di
sviluppo locale e strategie a breve e lungo termine, col supporto della partecipazione di
tutti gli stakeholders locali
7
. Il principio della partecipazione degli abitanti è infatti risultato
essere nell’esperienza condotta un elemento basilare per la concretezza delle strategie e
dei progetti di recupero, non solo perché consente di individuare con precisione quali
siano le problematiche più gravi ed urgenti e le reali necessità locali sfruttando le
conoscenze contestuali di chi vive quei posti quotidianamente, ma anche perché diviene
possibile fautore di un nuovo senso di comunità, identità, consapevolezza ed
appartenenza
8
.
La stessa scelta di Alexander e delle sue metodologie come riferimento principale della
presente ricerca parte proprio dalla constatazione che si può considerare l’autore come
uno dei principali ricercatori aspiranti a “rimodellare” il mondo e le leggi umane che lo
governano, secondo principi ed argomenti che possono essere oggi riconosciuti come
sostenibili. Tra questi: l’interesse all’ambiente naturale ed il rispetto per i suoi equilibri locali
e globali, per un inserimento armonico dell’uomo nell’ecosistema
9
; l’essenziale
partecipazione degli abitanti ed il coinvolgimento emotivo dei tecnici per la reale
comprensione dello spirito vitale dei luoghi e dei sentimenti che ne scaturiscono; la
grande attenzione rivolta al processo ed alla dinamicità delle cose oltre che al progetto
ed ai contenuti specifici, da cui il rapportare l’architettura e l’urbanistica allo sviluppo
organico ed alle sequenze generative della vita nel metodo dell’unfolding
10
; per tornare
all’originario A Pattern Language che può essere letto come uno strumento, forse non
perfettamente riuscito, di autoprogettazione, autocostruzione ed autosostenibilità
11
.
6
Anche se si vedrà come il concetto di “sostenibilità” per Alexander non coincida con il significato più
comunemente attribuitogli.
7
Per l’integrazione delle pratiche partecipative si veda per esempio il documento programmatico delle
Agende 21 Locali, o più espressamente per il recupero delle periferie italiane gli strumenti dei Programmi
Complessi e dei Contratti di Quartiere.
8
Sul tema della rinascita della “comunità” si veda ad esempio Z. Bauman “Voglia di Comunità”, Laterza 2001.
9
Per la specificità dell’argomento è valido riferimento l’approccio territorialista alla sostenibilità dello sviluppo
approfondito in A. Magnaghi, “Il territorio dell’abitare, lo sviluppo locale come alternativa strategica”, Franco
Angeli Milano, 1990.
10
Alexander, generalmente in The Nature of Order.
11
Per un approfondimento vedere “Perché A Pattern Language è sinonimo di sostenibilità”, nella tesi di
dottorato dell’arch. F. Mecarelli, “Estensione di “A Pattern Language”, di Christopher Alexander, ai modelli
bioclimatici: l’applicazione ad un caso di studio romano”, pag. 3.
3
La personalità e la grande capacità di controllo dell’autore lo portano a cercare delle
soluzioni che siano sempre a monte e non a valle dei problemi, ragion per cui il tentativo
di essere sempre onnicomprensivo lo rende talvolta utopico, o quantomeno troppo
ottimista, nella previsione di poter agire in grande libertà, modificando quasi a piacimento
leggi, convenzioni ed addirittura le motivazioni dell’agire umano
12
.
Sebbene la sua ricerca teorica sia spesso avvalorata da esempi pratici e vere
realizzazioni
13
occorre in effetti osservare che molte volte Alexander ed il suo gruppo si
sono trovati in situazioni particolari, fuori dalla norma, dove gli era consentita grande
libertà decisionale e d’azione
14
.
Nel caso della presente ricerca, lo spirito generale con cui è proceduta non è quello di
cercare di applicare fedelmente le procedure ed i metodi alexanderiani, quanto semmai
di rapportarsi alla situazione esistente a Roma e nella sua periferia, sperimentando nella
pratica quanto di ciò che viene descritto da Alexander sia riproponibile ed adattabile
con semplicità ed efficacia. Non verrà quindi solo proposto un progetto realizzato con A
Pattern Language o seguendo il nuovo metodo dell’unfolding, ma si indagherà
sull’opportunità e l’effettiva possibilità di inserire nella prassi comune della progettazione
partecipata alcune delle teorie affascinanti ed innovative di Alexander.
OBIETTIVI
Sulla base di queste premesse possono individuarsi alcuni obiettivi che questa ricerca si è
prefissa di raggiungere.
1. Ricerca teorica sul lavoro di C. Alexander: approfondimenti, sintesi, interpretazioni.
La tesi si ripropone di fornire un quadro chiaro e sufficientemente esaustivo della
ricerca di Alexander e del suo gruppo di lavoro, compiuta negli ultimi 40 anni.
Trascendendo dagli eventi storici, si cercherà di riportarne sinteticamente alcuni
concetti, quali quello di pattern, centro, unfolding, generative code, ritenuti
importanti per la comprensione della successiva applicazione progettuale.
2. Rilevanza dei contenuti cognitivi che legano Alexander al concetto di sostenibilità.
Nella forma di note verranno riportate alcune delle indicazioni di tipo nozionistico
fornite dall’autore (es. nucleo di alcuni pattern, corrette sequenze progettuali,
proprietà del reale e qualità positive...), che si ritengono particolarmente efficaci
dal punto di vista del progetto di recupero sostenibile, indicazioni spesso parallele a
quelle fornite da altri autori esperti.
3. Concretezza e connessione con la realtà: attuazione contestuale del metodo.
Con l’obiettivo di non cadere nell’eccessiva teorizzazione ed astrattezza, la ricerca
si è implementata attraverso la personale collaborazione ad un processo reale di
riqualificazione periferica partecipata (Quartaccio, Roma), nel quale si sono potute
testare diverse indicazioni di Alexander nonché alcuni principi di sostenibilità.
4. Sperimentazione applicativa e adattamento del metodo processuale di Alexander.
L’applicazione contestuale a Quartaccio è stato il mezzo per comprendere quali
punti del metodo di Alexander potessero essere riproposti ed adattati nel processo
12
Ad esempio quando individua come presupposto fondamentale dell’architettura futura la modificazione
degli obiettivi degli investitori, che dovrebbero ridurre l’enfasi sul profitto e dare maggiore valore alla qualità
della vita (condizioni pratiche decisive, www.livingneighborhoods.org/ht-2/implementation.htm#step0).
13
Vedere a tal proposito: www.livingneighborhoods.org/ht-2/neighborhoods.htm.
14
Ad esempio nel caso dell’autocostruzione delle abitazioni a Mexicali, testimoniato in “The Production of
Houses”, Alexander C., Davis H., Martinez J., Corner D., Oxford University Press editore, 1985; oppure nella
progettazione del campus per l’università di Eishin, a Tokyo, descritta in “The nature of order”, vol. 3, pag. 269.
4
reale italiano, tentando così di definire, in modo ciclico ed iterativo, un metodo
processuale e progettuale potenzialmente plausibile e ripetibile in altri contesti.
La proposta metodologica riportata nella terza parte della ricerca risulta da
approfondire e verificare ulteriormente, non avendo ancora una veste definitiva.
5. Approfondimento del caso studio Quartaccio, Roma.
La conoscenza acquisita nell’ambito “Quartaccio” viene riproposta come
documentazione valida sulle caratteristiche locali specifiche del quartiere e sugli
aspetti relazionali e partecipativi, con l’obiettivo di rappresentare un caso studio
consultabile ed esemplificativo del processo e del metodo usato.
6. Messa in pratica di alcuni dei contenuti esposti nel progetto reale.
Obiettivo trasversale alla presente ricerca è stato quello di non limitare
l’applicazione degli argomenti cognitivi della sostenibilità e di Alexander alla
simulazione teorica, ma di cercare di metterli in pratica, per quanto possibile dati i
vincoli legislativi, economici e burocratici della realtà italiana, nel progetto
concreto di prossima realizzazione a Quartaccio, attraverso l’opportunità
rappresentata dallo stage seguito al Comune di Roma.
OPPORTUNITA’ PRATICHE
L’esigenza di concretezza ha portato a sviluppare la tesi in parallelo all’esperienza
personale condotta all’interno dell’amministrazione comunale romana, e cioè allo Stage
presso il Dipartimento XIX, 4° U.O. per lo Sviluppo locale sostenibile e partecipato
15
,
focalizzato sul recupero del quartiere Quartaccio, nella periferia nord-occidentale di
Roma. Il percorso formativo e collaborativo di quest’attività, eccezionale fonte di crescita
personale, si è articolato in più fasi.
- Ambientazione ed analisi dei contesti: conoscenza profonda del contesto storico, fisico
e sociale di Quartaccio, nonché di alcune dinamiche d’interazione nelle amministrazioni,
interne ed esterne.
- Reale processo di partecipazione: fase svolta principalmente nel quartiere, come
facilitatore presso il Laboratorio Territoriale Quartaccio. Attraverso la partecipazione delle
reti locali e degli abitanti, già coinvolti in passato per l’elaborazione di una proposta di
Contratto di Quartiere, è stata sviluppata quella parte che nella terminologia
alexanderiana rappresenta la diagnosi e la visione futura (ossia la definizione di obiettivi
prioritari del recupero, necessità reali e desideri), sperimentando in maniera informale
alcune pratiche suggerite dall’autore (passeggiate “visionarie”, stimolazione pro-
positiva...)
16
.
- Collaborazione progettuale interna all’amministrazione: approfondimento, in
contemporanea alla realizzazione del progetto preliminare per la riqualificazione degli
spazi aperti del quartiere, del metodo dell’Unfolding proposto da Alexander, con
interpretazioni sulle sue potenzialità nei processi e progetti reali
17
.
- Collaborazione progettuale esterna, per la progettazione definitiva ed esecutiva dello
stesso progetto, esperienza non riportata in questa sede.
Per un resoconto più dettagliato dei risultati ottenuti grazie a questa opportunità si
rimanda alla lettura della seconda parte della presente ricerca.
15
Stage svolto presso l’Assessorato Periferie Sviluppo Locale e Lavoro, Dipartimento XIX per le Politiche di
sviluppo e recupero delle periferie, 4° U.O. - Sviluppo locale sostenibile partecipato, figure responsabili M.
Spada e L. Lai.
16
Cfr “Diagnosi e Visione di un positive neighborhood”, pag. 78, e “Il ruolo della partecipazione a
Quartaccio”, pag. 148.
17
Cfr “Approfondimento progettuale: la riqualificazione degli spazi aperti”, pag. 122.
5
IMPOSTAZIONE DELLA RICERCA
Per maggiore chiarezza di lettura viene di seguito descritta l’articolazione della tesi.
Nella parte prima viene trattato l’approfondimento su Alexander e le sue teorie, nel
processo evolutivo che lo ha portato da A Pattern Language ed i contenuti funzionali dei
pattern, alla teoria dell’Unfolding e dello sviluppo dinamico dei centri, alla gestione
processuale con i Generative Code. In particolare riguardo a quest’ultimo concetto viene
descritto il più recente metodo operativo proposto dall’autore, il Process of Procurement,
e cioè una suddivisione del processo progettuale e costruttivo in una serie di otto fasi
sequenziali definite.
Gli argomenti vengono esposti in parte in forma documentativa, attraverso sintesi,
citazioni e traduzioni, ed in parte in forma valutativa, attraverso commenti, interpretazioni
personali e critiche d’esperti.
Nella parte seconda viene sperimentata l’applicazione di alcuni concetti alexanderiani
all’esperienza vissuta a Quartaccio, relazionandosi in particolare alla strutturazione in otto
fasi processuali fatta dall’autore, re-interpretandola e definendo in itinere ed
empiricamente degli strumenti potenzialmente validi in altri processi partecipativi in Italia.
Vengono quindi approfondite, tra le altre cose: il contributo partecipativo degli abitanti,
che dà vita alla diagnosi locale ed alle visioni future, esposta attraverso l’elaborazione di
“centri” direttamente relazionati ai pattern già esistenti; le dinamiche della vicenda
interpretate alla luce del nuovo concetto di Generative Code; il progetto sugli spazi
aperti realizzato attraverso il metodo dell’unfolding e dello sviluppo della wholeness
attraverso le “quindici proprietà”; una riflessione sulle possibilità di gestione locale del
quartiere, alla luce dei recenti casi di sustainable community management.
La sperimentazione è avvenuta in parte in forma concreta (ad es. nell’attenersi ai
contenuti espressi negli avvenuti processi partecipativi e progettuali ed intervenendo sui
medesimi), ed in parte in forma simulata nonché ottimista (ad es. nello slegarsi talvolta dai
numerosi limiti rappresentati da scarsità economiche e da vincoli legislativi troppo rigidi,
formulando proposte più libere).
Nella parte terza viene vagliata un’autocritica attinente la stessa ricerca, per evidenziarne
i limiti nonché le potenzialità di sviluppi futuri, in un’ottica propositiva atta a integrare la
duplice esperienza di studio/applicazione in una plausibile proposta procedurale. La
procedura ipotizzata, caratterizzata da flessibilità, ciclicità ed incrementalità, viene
trattata nelle sue linee generali rielaborando alcune tra le teorie e gli strumenti
alexanderiani, nel tentativo di inserirli nei processi reali italiani di progettazione
partecipata che contemplano i principi della sostenibilità.
Sono tre i momenti essenziali, di diverso livello partecipativo, previsti nella procedura: una
fase di diagnosi e visione (elenco di “centri” descrittivo della wholeness), una di sviluppo
progettuale (unfolding attraverso le quindici proprietà), ed una di programmazione
costruttiva (crescita “per parti” e riparazione continua).
Vengono ipotizzati anche degli strumenti operativi utili allo svolgersi dei processi
partecipati e scindibili dalla proposta di procedura, quali ad esempio un “repertorio
strutturato di centri valido per le riqualificazioni periferiche”, oppure dei “pacchetti
precostituiti d’unfolding”, definenti diverse e più corrette sequenze di progettazione.
Lo stato d’avanzamento di quest’ultima parte è ridotto alla sola strutturazione a grandi
linee sia della procedura che degli strumenti.
6
PARTE PRIMA
7
1. La ricerca di Christopher Alexander
Sintesi strutturata ed interpretazioni dei contenuti principali
La ricerca realizzata da C. Alexander e collaboratori nell’arco di circa quarant’anni è
vasta, complessa e molto affascinante. Nell’esporne sinteticamente i contenuti principali
si rischia purtroppo di essere riduttivi e parziali, non rendendole i giusti meriti.
In questa prima parte della tesi si proverà comunque a fornire un quadro generale e si
spera sufficientemente esaustivo di tale lungo lavoro, soffermandosi in particolare sulle
due pubblicazioni più importanti, “A Pattern Language” (1977) e “The Nature of Order”
(2002-04), nonchè sulle correnti ricerche dell’autore e del Center for Environmental
Structure, consultabili online in un sito chiamato “Building Living Neighborhoods”.
• Nel primo capitolo viene presentato sinteticamente il famoso “A Pattern Language”,
fornendo delle considerazioni sulla validità del metodo, quindi le sue debolezze e
potenzialità, soffermandosi sul concetto di pattern nell’ottica di un suo possibile utilizzo
contemporaneo.
• Nel secondo capitolo vengono descritti i principali concetti esposti in “The Nature of
Order”, che sono: i living center, la wholeness, le quindici proprietà del reale, il
processo d’unfolding e le sequenze generative. Il libro, diviso in quattro volumi,
presenta una nuova teoria della complessità ad interpretazione della struttura del
reale: ciò verso cui cerca di indirizzare è “che l’ordine, sia in natura sia in ciò che
costruiamo, è essenzialmente lo stesso”
1
, legando profondamente i processi di sviluppo
e le manifestazioni dei sistemi naturali a quelli costruiti dall’uomo.
• Viene in seguito condotta una riflessione sulle strette relazioni esistenti tra i “pattern” ed
i “centri”, cercando d’intuire come entrambi possano essere utilizzati proficuamente in
plausibili procedure di progettazione partecipata, essendo quest’ultima uno dei punti
chiave della ricerca di Alexander.
• Successivamente viene analizzato il concetto di “sostenibilità” nell’interpretazione
alexanderiana
2
. A differenza della comune accezione del termine, per Alexander è
sostenibile ciò che viene realizzato attraverso un processo “morfogenetico”,
relazionandosi all’idea, contenuta in “The Nature of Order”, del necessitare di un
ordine unico per la struttura dei sistemi naturali ed artificiali. Le sperimentazioni di
tecnologie, best practices, bioarchitetture ed azioni ambientalmente corrette
divengono solo una parte di un’idea di sostenibilità più ampia.
• Nel quinto capitolo viene descritto il concetto di Generative Code, cioè codice o
sequenza generativa, insieme ad alcuni dei tanti argomenti esposti online in “Building
Living Neighborhoods”
3
. In particolare si analizzerà il Process of Procurement, una
procedura lungimirante che unisce pianificazione, progettazione, partecipazione,
costruzione e gestione in un processo unico suddiviso in otto fasi fondamentali, e che
concretizza in modo operativo le numerose teorie dell’autore.
• Infine viene condotta una riflessione d’approfondimento sull’evoluzione della ricerca
di Alexander a partire dai pattern, cercando una chiave interpretativa unica e
coerente di tutti gli aspetti presentati nei diversi lavori.
1
Recensione per l’Oxford University Press, W. McClung.
2
Esposto principalmente in “Schumacher Lecture”, Bristol, October 2004, C. Alexander.
3
Indirizzo: www.livingneighborhoods.org/ht-2/home.htm
17
1.2. “THE NATURE OF ORDER” E LE NUOVE TEORIE: CENTRI, PROPRIETÀ, UNFOLDING
La più recente pubblicazione di C. Alexander è un lavoro intitolato “The Nature of Order”,
composto da quattro volumi (intitolati rispettivamente The Phenomenon of life, The
Process of Creating Life, A Vision of a Living World, The Luminous Ground), che riorganizza
in un quadro coerente ed organico tutta la ricerca pubblicata precedentemente
dall’autore, compreso A Pattern Language.
“I primi due volumi dovrebbero essere apprezzati come un nuovo approccio alla
comprensione delle strutture, sia naturali che ad opera dell’uomo. Esse riguardano
l’estetica, le scienze, l’architettura, e sono importanti per ogni processo complesso. Il terzo
volume è d’interesse immediato per architetti e pianificatori urbani, poiché contiene un
grande numero di esempi sul processo di costruzione, dalla scala più grande alla più
piccola. Io sono maggiormente commosso, comunque, dal quarto volume di The Nature
of Order, che è un lavoro profondamente spirituale. L’ultimo dei quattro volumi trascende
l’architettura, e s’immerge in ciò che ci connette col nostro universo. Esso rivela quanto
superfciale sia stato il nostro secolo, rivolgendosi alle qualità fondamentali ed alle
necessità degli esseri umani. Questo volume promette di avere un profondo impatto sulla
nostra società; addirittura sulla nostra civiltà. Per questa ragione, questo volume potrebbe
definitivamente essere l’aspetto più rivoluzionario dell’intero lavoro.”
1
In questa sede si cerca di fornire un’introduzione ai concetti principali risultati più utili a
procedere nella parte sperimentale applicativa, senza l’ambizione di ritenerlo un lavoro
esaustivo, data la vastità e la complessità degli argomenti trattati da Alexander
2
.
1.2.1. Concetti di wholeness e living center
Nel primo volume di “The Nature of Order” (abbr. TNoO) Alexander, tra le altre cose,
cerca di descrivere la struttura del reale, la natura dell’ordine appunto, secondo due
concetti chiave: “wholeness”
3
(letteralmente interezza, totalità) e “living center” (centro
vitale).
L’autore attribuisce un certo grado di “vita” (ovviamente non intesa in senso biologico né
animistico) ad ogni oggetto, luogo, architettura, ed afferma che questa vitalità proviene
dall’eventualità che gli elementi di un sistema lavorino come un “tutto”, un continuum
esteso ed indiviso
4
. In un tutto le parti locali esistono in relazione all’intero, e non è
semplicemente l’intero ad essere composto dalle singole parti.
1
Nikos Salingaros, su www.math.utsa.edu/~salingar/NatureofOrder.html; indicazioni in grassetto aggiunte.
2
Si rimanda alla lettura completa dell’opera di Alexander: “The nature of order: an essay on the art of building
and the nature of the universe”, Berkeley, Center for Environmental Structure, 2001-2004.
3
La parola wholeness, come accadrà per altre in seguito, non verrà tradotta nel presente lavoro ma verrà
utilizzata in inglese, poiché si ritiene che la traduzione italiana (interezza, totalità) non renda giustamente il
senso che le attribuisce Alexander.
4
“Ogni pietra, ogni trave e ogni pezzo di cemento possiede un certo grado di vita (…). In generale, ogni
singola parte del continuum spazio-temporale ha un certo grado di vita, con alcune parti che ne hanno molto
di più, altre di meno. Non è difficile vedere come tale concezione – se accettata – possa facilitare la
progettazione di edifici, città e territori. Il concetto di vita, così generalizzato, potrà essere applicato agli
oggetti della natura (ad esempio, ai fini della salvaguardia e conservazione della bellezza degli alberi), alla
commistione di oggetti naturali e manufatti (strade, giardini, campi coltivati, ecc.) e infine agli edifici stessi
(pareti, finestre, stanze, ecc.). In quest’ottica è più facile comprendere il significato dell’architettura, poiché
possiamo concepire il nostro compito come qualcosa che ha a che vedere con la creazione della vita e che
18
La wholeness è dunque una struttura reale, autonoma e globale, composta dalla
configurazione di queste parti, di queste singole entità.
I centri sono le entità da cui la wholeness è costituita: “quando uso la parola centro mi
riferisco ad un sistema fisico distinto, che occupa un certo volume nello spazio e possiede
una speciale, rilevante coerenza”
5
.
Il rapporto di definizione tra questi concetti è reciproco, i centri non sono sempre entità
preesistenti alla wholeness che la definiscono nella sua totalità, ma talvolta è la stessa
wholeness, l’interezza della situazione, che definisce e sottolinea i singoli centri presenti
6
.
Si ritiene utile riportare alcune immagini contenute nell’opera alexanderiana per meglio
comprendere attraverso i disegni dell’autore la reciprocità dei concetti di wholeness e
centro
7
.
tale compito, in ogni progetto particolare, consiste nel rendere vitale lo spazio costruito nella massima misura
possibile”. Alexander, The Nature of Order, vol. I, p. 31-32, traduzione di A. Giangrande.
5
Alexander, The Nature of Order, vol. I, p. 84.
6
“Per comprendere pienamente la natura di questa struttura sottile dobbiamo evitare il pericolo di vedere i
centri come fatti di parti. Il pensiero contemporaneo, d’origine cartesiana e meccanicistica, ci dice che ogni
cosa è fatta di parti. In particolare, le persone oggi pensano che un ‘tutto’ sia fatto di parti. Alla base di
questa convinzione sta l’idea che le parti vengono prima del ‘tutto’: in breve, che le parti esistano come
entità di un certo tipo, che sono poi messe in relazione tra loro o combinate, e che un centro sia il risultato di
queste relazioni o combinazioni.” Ibidem, p. 86.
Questa errata visione proviene per Alexander da una cattiva interpretazione del lavoro di Descartes, che ha
fondato il metodo analitico secondo il quale si isola ogni singolo aspetto del reale per poterlo approfondire e
comprendere, ma da cui è generata una certa confusione: il metodo cartesiano è solo un metodo di
conoscenza, e non una rappresentazione della realtà, né tanto meno la realtà stessa.
7
Tutte le immagini riportate in questo capitolo (fuorché la planimetria di Ecolonia) provengono dal libro di
Alexander “The Nature of Order”, vol. 1 e vol. 2.
Alexander espone la
struttura della
wholeness di un foglio
bianco quando questo
viene modificato da un
semplice punto. La
configurazione cambia
drasticamente, e
possono identificarsi
una serie di altri
elementi – centri – che
vengono indotti nella
wholeness: un alone
intorno al punto, i raggi
paralleli al foglio che
partono da esso, dei
rettangoli latenti,
verticali ed orizzontali.
Alla fine tramite
l’inserimento di un solo
punto la wholeness
risultante è composta
da un sistema
complesso di entità
sovrapposte e
nidificate.
72
PARTE SECONDA
73
2. Sperimentazione applicativa di un metodo
Adattamento delle procedure alexanderiane per un’esperienza italiana
La seconda parte di questa ricerca riepiloga e testimonia l’esperienza diretta vissuta nel
processo di riqualificazione di Quartaccio, quartiere della periferia romana nord-
occidentale, avvenuto per iniziativa del XIX Dipartimento del Comune di Roma. La
partecipazione personale a questo processo in qualità di stagista
1
è stata l’occasione per
sperimentare direttamente sul campo alcune delle procedure di Alexander descritte nella
prima parte della ricerca.
Il senso generale che ha guidato tutta l’operazione non è stato però quello di
un’applicazione accademica di tali teorie e procedure, cosa che non avrebbe
comunque potuto avere adeguati spazi e libertà per questioni di tempistiche ed
opportunità pratiche. Invece l’obiettivo è stato quello di estrapolare gli elementi del
metodo alexanderiano che più facilmente possono essere riproposti con alcuni
adattamenti al caso reale italiano, con lo scopo di ottenere un miglioramento del
processo in generale, della qualità progettuale nell’ottica della sostenibilità e della
rispondenza effettiva ai desiderata degli abitanti.
Lo studio delle teorie alexanderiane e l’esperienza contestuale che ne ha consentito la
parziale sperimentazione e rielaborazione suggeriscono la definizione di una procedura
progettuale partecipativa plausibile in Italia, che verrà indicata a grandi linee nella terza
parte della ricerca.
STRUTTURAZIONE GENERALE DEL LAVORO
Seguendo alcune delle indicazioni di Alexander in merito al Process of Procurement ed
alla necessità di modificare il processo costruttivo in tutti i suoi aspetti, quindi
relazionandosi alla procedura suddivisa in otto fasi incrementali
2
proposta dall’autore, si è
strutturata la sintesi del processo reale avvenuto a Quartaccio in una serie di “passi”
richiamanti quelli alexanderiani, ma liberamente e più appropriatamente organizzati.
I passi proposti e gli argomenti approfonditi per Quartaccio sono:
- diagnosi e visione
- gestione del processo
- approfondimento progettuale
- aspetti economici e programmatici
- ruolo della partecipazione
- gestione e manutenzione locale.
In ognuno di essi sono stati sperimentati alcuni dei metodi di Alexander, tra cui: il
contributo partecipativo degli abitanti, per dare vita alla diagnosi locale ed alla visione
condivisa, esposta attraverso l’elaborazione di “centri” direttamente relazionati ai pattern
già esistenti; le dinamiche della vicenda interpretate alla luce del nuovo concetto di
Generative Code; il progetto sugli spazi aperti realizzato attraverso il metodo
dell’unfolding e dello sviluppo della wholeness attraverso le “quindici proprietà”.
1
Stage svolto presso l’Assessorato Periferie Sviluppo Locale e Lavoro, Dipartimento XIX per le Politiche di
sviluppo e recupero delle periferie, 4° U.O. - Sviluppo locale sostenibile partecipato, figure responsabili arch.
Mario Spada e dott. Livio Lai.
2
Cfr “Una nuova procedura operativa”, p. 54.
74
• DIAGNOSI E VISIONE
L’analisi dello stato di fatto del quartiere è stata svolta di pari passo al più recente
processo partecipativo, ed ha consentito di elaborare un “elenco strutturato di
centri”, riassuntivo delle fasi di visione condivisa e diagnosi indicate da Alexander
come primi passi della sua procedura. L’elenco di “centri” è esplicativo di tutte le
problematiche e potenzialità del quartiere, comprende i più significativi risultati
della collaborazione degli abitanti e diviene la base cognitiva per l’impostazione
dei diversi possibili progetti di riqualificazione.
• GESTIONE DEL PROCESSO
Il concetto alexanderiano di Generative Code, cioè sequenza generativa, è stato
reinterpretato nell’ottica di un’innovativa gestione del processo, che potrebbe
realizzarsi attraverso il recente strumento del Contratto di Quartiere (abbr. CdQ).
GC e CdQ sono stati messi a confronto ipotizzando per Quartaccio un processo
strutturato secondo dinamiche “incrementali” e partecipative.
• APPROFONDIMENTO PROGETTUALE
In relazione al progetto di riqualificazione e connessione degli spazi aperti a
Quartaccio, uno dei tre progetti portati avanti dal XIX Dipartimento, viene
sperimentata una plausibile procedura progettuale, estendibile ad incontri a
partecipazione ristretta
3
dove alcuni degli stakeholders siano interessati ad una fase
espressamente progettuale e non solo programmatica, come più spesso accade.
In particolare si sperimenta il processo fondamentale di unfolding con le quindici
proprietà, cioè una sequenza generativa di progetto che realizza la visione e gli
elementi contenuti nei centri selezionati dall’elenco generale, direttamente
collegati con alcuni pattern esistenti.
• ASPETTI ECONOMICI E PROGRAMMATICI
Si propone il concetto di “unfolding costruttivo”, cioè di sviluppo incrementale e
crescita per parti in un quadro programmatico organizzato in diverse fasi temporali
di realizzazione, in cui per Quartaccio il progetto reale per gli spazi aperti diviene un
possibile primo passo della sequenza.
Si indagano le possibilità di reperire ulteriori finanziamenti economici oltre a quelli
oggi disponibili.
• RUOLO DELLA PARTECIPAZIONE
Si riassume la più recente fase partecipativa del processo di rinnovo per
Quartaccio, valutandone il “livello” e sintetizzando gli incontri avvenuti nel
Laboratorio Territoriale Quartaccio, le tematiche discusse, le proposte bottom-up,
la rispondenza dei progetti alle richieste.
Si propone inoltre un plausibile layout per un incontro partecipativo finalizzato
all’individuazione dei “centri locali” da parte degli abitanti.
• GESTIONE E MANUTENZIONE LOCALE
La gestione locale viene affrontata come elemento d’importanza vitale per
Quartaccio e come necessaria ultima fase del processo partecipativo e di
consapevolizzazione. Si analizzano le caratteristiche di alcune forme possibili di
community management, attraverso degli esempi.
Si individuano i principali problemi presenti a Quartaccio in relazione alla gestione e
manutenzione, e se ne intuiscono le già presenti potenzialità risolutive.
3
Cfr “Nuove possibili procedure per progettare” , p. 41
78
2.2. DIAGNOSI E VISIONE DI UN “POSITIVE NEIGHBORHOOD”
Quartaccio come futuro quartiere vitale
Dopo l’introduzione alle caratteristiche di Quartaccio, in questo capitolo si proverà a
coglierne “l’essenza della wholeness”, attraverso:
un elenco di centri vitali e latenti, funzionali e fisici
definiti dalla wholeness oggi esistente (contesto reale)
dai possibili interventi che la rafforzerebbero (potenzialità da avvalorare)
dai desiderata degli abitanti (partecipazione, necessità e desideri)
utili a suggerire idee e soluzioni per un futuro sostenibile (visione condivisa).
L’attenzione della ricerca è stata rivolta principalmente al tema della riqualificazione
degli spazi aperti pubblici e privati, dei luoghi identitari, delle connessioni, degli spazi e dei
locali ad uso comune, dell’integrazione delle funzioni. Un’attenzione quindi rivolta più alla
scala di quartiere che a quella dell’edificio, tema cardine per quanto riguarda i recuperi
sostenibili delle periferie qui solamente accennato e trattato sotto specifici punti di vista.
2.2.1. Descrizione del metodo “diagnostico-visionario”
Come già esposto precedentemente, nella procedura in otto fasi definita da Alexander
2
i
primi due step sono dedicati alla definizione di una visione condivisa ed alla diagnosi del
contesto. Per Quartaccio, trattandosi di un recupero in cui i due elementi visione e
diagnosi sono fortemente correlati, le due fasi sono praticamente coincise nella
realizzazione di un unico “elenco di centri generali”, descrittivo della wholeness locale e
realizzato attraverso i risultati del processo partecipativo.
In sintesi, si è trattato principalmente di:
- sopralluoghi, analisi personale ed approfondimento della situazione reale e delle
vicende connesse al Contratto di Quartiere ed ai più recenti programmi;
- incontri di partecipazione con abitanti, istituzioni politiche ed associazioni locali
nella sede del Laboratorio Territoriale Quartaccio e comprensione delle diverse
interpretazioni dello stato di fatto, potenzialità e problemi;
- stimolazione di visioni future positive ed idee risolutive dei problemi esistenti da
parte degli stessi stakeholders locali, attraverso “sopralluoghi visionari”, discussioni,
interviste;
- sintesi del materiale ottenuto in una diagnosi-visione completa e riorganizzata in
“un elenco di centri generali” (vitali e latenti, funzionali, fisici, regole progettuali),
col supporto di fotografie, mappe e diagrammi.
CONTEMPORANEITA’ DI DIAGNOSI E VISIONE CONDIVISA
L’elenco di centri è quindi una sorta di “diagnosi visionaria”: è descrittivo sia dello stato di
fatto (diagnosi e centri vitali: positività da valorizzare e negatività da recuperare) che
delle possibilità di rinnovo (visioni e centri latenti: potenzialità ed opportunità reali).
Questo esame della situazione locale, della wholeness esistente, si differenzia dalle più
tradizionali analisi SWOT (Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats) o dalle tipiche
2
Gli otto step fondamentali del processo edificatorio, cfr “Una nuova procedura operativa”, p. 54 oppure
http://www.livingneighborhoods.org/ht-0/mainsteps.htm.
79
indagini “fotografiche” di una situazione locale e relative ad un certo preciso momento,
anche se effettuate non solo a livello fisico ma anche socioculturale ed economico.
E’ invece più simile alla diagnosi effettuata attraverso i pattern che Alexander propone e
descrive accuratamente in “The Oregon Experiment”, nel 1977: la comprensione del
territorio attraverso la contemporanea individuazione di problema e possibile soluzione.
La diversità tra la diagnosi alexanderiana (sebbene qui effettuata attraverso i centri e non
più i pattern, seguendo l’evoluzione di pensiero dello stesso autore) e l’analisi tradizionale
è insita infatti nell’essere la prima non solo un momento di comprensione del contesto (la
wholeness locale), ma anche “un momento di costruzione, da parte di progettisti e/o
abitanti, di una struttura concettuale del luogo, un quadro di riferimento che, oltre alle
problematicità, presenta o rileva un sistema di interazioni sia tra attori che tra attività
svolte o da svolgere nelle parti dello spazio (i pattern operanti o meno)”
3
. Interazioni che
lasciano intravedere con più semplicità ed appropriatezza le soluzioni adatte al contesto.
La diagnosi-visione qui proposta rappresenta quindi un repertorio di centri, una sorta di
“codice locale verbale”, che rallenta e rimanda il progetto inteso come visualizzazione in
un disegno (operazione che se fatta troppo presto secondo l’autore spesso “cristallizza” le
diverse alternative progettuali in una forma fisica che può anche non essere la più
adatta), e consente di concentrarsi sul progetto mentale, quindi di chiarirsi
profondamente le idee in merito, definendo un accurato elenco verbale di attività,
funzioni, luoghi importanti, spazi di qualità, dettagli, particolari: i centri generali, appunto.
L’elenco di centri è un documento continuamente e semplicemente aggiornabile, che
presuppone quindi un lavoro di tipo ciclico ed incrementale. A proposito del processo di
continuo miglioramento dell’elenco Alexander aggiunge: “Il punto essenziale sta nel
trovare – o creare – un insieme di centri che, assieme, generino un oggetto completo e
coerente del tipo che desideriamo. Continueremo a verificare il nostro elenco
rudimentale per vedere quale tipo di ‘tutto’ questo elenco di centri potrebbe generare.
Quindi useremo l’intuizione e l’emozione per valutare le carenze nel ‘tutto’ che si è venuto
a determinare, per capire quali altri centri sarà necessario realizzare”
4
.
IL SUPPORTO DELLA PARTECIPAZIONE
La partecipazione degli attori locali in questa fase del lavoro è stata fondamentale,
anche se spesso è avvenuta in forma indiretta: i singoli centri scaturiscono infatti, nella
grande maggioranza, dalle necessità, dalle idee e dai desiderata espressi da abitanti ed
associazioni locali negli avvenuti incontri partecipativi, formali e non; in piccola parte
invece integrano intenzionalmente alcuni moderni principi della sostenibilità
5
, principi
ancora poco conosciuti per poter già fare parte di una visione comune locale.
Anche secondo Alexander è questa la fase in cui il coinvolgimento degli attori locali è
indispensabile e dà i migliori risultati, e cioè nella creazione dell’elenco di centri generali
locali, come espressione della vitalità e peculiarità locale. La fase di definizione del
progetto invece, col supporto e l’applicazione di unfolding ed APL, è più adatta all’opera
dei professionisti, secondo la dicotomia già espressa
6
tra i concetti di “centro” e “pattern”
nei processi di partecipazione.
3
F. Mecarelli nella tesi di dottorato “Estensione di A Pattern Language, di Christopher Alexander, ai modelli
bioclimatici: l’applicazione ad un caso di studio romano”, p. 18.
4
Alexander, The Nature of Order, vol. I, p. 363. Traduzione di A. Giangrande.
5
Si rimanda al significato attribuito da Alexander alla parola “sostenibilità” (crf “Il concetto di sostenibilità
secondo Alexander”, p. 44), qui utilizzata invece nel significato più comune.
6
Cfr “Il principio della partecipazione per Alexander”, p. 39.
80
L’elenco descrittivo dei centri non testimonia esattamente il ruolo e lo svolgersi della
partecipazione a Quartaccio, argomento che verrà affrontato in un capitolo successivo
7
.
STRUTTURAZIONE DELL’ELENCO DEI CENTRI
Per semplificare la lettura dell’elenco dei centri, data la vastità dei temi in esso affrontati,
lo si è strutturato in alcune categorie principali, strettamente connesse tra loro, che sono:
- Verde e spazi aperti
- Luoghi identitari e di riconoscibilità (il sistema degli spazi pubblici)
- Connessioni e percorsi pedonali
- Mobilità veicolare
- Sostenibilità ed innovazione tecnologica
- Edifici e connessione a terra – Edifici pubblici
- Attività ed attrezzature comuni
- Servizi sociali ed economia locale
- Gruppi sociali: la comunità locale.
Ognuna di queste categorie affronta inoltre diverse tematiche, che sono sviluppate
attraverso i singoli centri, talvolta alternativi tra loro poiché espressivi di diverse idee e
possibilità o incrementali nella loro possibile realizzazione, da selezionare per la successiva
fase progettuale da svilupparsi con l’unfolding ed A Pattern Language
8
.
Sebbene spesso sviluppino idee progettuali, raramente i centri sono supportati da
rappresentazioni grafiche, salvo quando è necessario comprenderne la localizzazione
fisica, proprio perché devono figurare quella “descrizione verbale” dell’idea di progetto
che Alexander suggerisce di raggiungere prima di cominciare alcun disegno.
2.2.2. Mappa della diagnosi
La seguente mappa diagnostica è stata realizzata secondo le recenti indicazioni
alexanderiane in una fase di approccio iniziale al quartiere, ed ha rappresentato in
seguito un valido supporto per la definizione dell’elenco di centri.
Gli elementi da sottolineare sono:
- le viste più belle ed importanti
- i centri vitali, ossia i luoghi più preziosi
- i centri latenti potenziali da recuperare
- i modi d’accesso ed allontanamento dal quartiere
- tutte le sparks of life, le peculiarità potenzialmente vitali del luogo, anche nei
piccoli dettagli
Nella mappa vengono distinte le aree pedonali da quelle verdi e quelle destinate a
parcheggio. Sono stati inoltre identificati i pattern presenti, come indicato nella diagnosi
“tradizionale” alexanderiana, suddivisi in categorie (territoriale, urbanistico, socio-
economico, microclimatico) e valutati secondo le loro qualità (ben realizzato, in parte
realizzato, mal realizzato, errato, assente). Anche questi pattern potranno rappresentare
un valido supporto per la più corretta definizione del pattern language locale, da
applicare nella successiva fase progettuale.
7
Cfr “Il ruolo della partecipazione a Quartaccio”, p. 148.
8
Cfr “Approfondimento progettuale: la riqualificazione degli spazi aperti”, p. 122.