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INTRODUZIONE
La riqualificazione urbana è (o dovrebbe essere) una pratica privilegiata delle
amministrazioni pubbliche per un buon governo del territorio. Una pratica che
produca atti amministrativi in questo senso ed utilizzi gli strumenti urbanistici a
disposizione o ne produca di nuovi e migliori per riqualificare le aree dismesse o
degradate, è una politica che migliora il contesto sociale e urbanistico, sia in
riferimento ad ampie porzioni di territorio sia ad alcuni (o singoli) quartieri cittadini.
E’ in quest’ottica che per questa tesi si è deciso di affrontare temi della
riqualificazione urbana di un’area specifica all’interno di un centro storico
consolidato e della relativa progettazione architettonica di nuove volumetrie, a
sostegno e afferenti all’area stessa. La decisione di intervenire all’interno di un
nucleo urbano è stata dettata dalla volontà di confrontarsi con ambiti territoriali
strutturati nei quali siano andati persi, in tutto o in parte, la memoria, il carattere e
l’identità del luogo. Il pretesto per affrontare tale tema lo ha fornito l’area della
Cittadella a Pisa, un’area interna alle mura urbane, delimitata su due fronti da
queste, che giace in grave stato di abbandono e degrado urbano, architettonico,
sociale.
L’Amministrazione comunale si è dotata, nel 2009, di nuovi strumenti urbanistici, i
PIUSS (Piani Integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile), con i quali ha promosso
interventi di riqualificazione urbana in vari ambiti cittadini. Un progetto coordinato
che scongiura il carattere episodico di tali interventi, carattere quest’ultimo che
quando perseguito, difficilmente riesce a fornire una soluzione organica al
complesso delle problematiche individuate. I PIUSS prevedono per l’area della
Cittadella a Pisa, una riqualificazione a parco urbano ed il restauro dell’emergenze
architettoniche che vi insistono destinandole ad accoglienza turisti (Arsenali
Repubblicani), museo della Città (fortilizio Guelfo), incubatori di imprese (ex-
stallette) e ristorante (vasca del Michelucci). Infine è ipotizzato un nuovo volume in
adiacenza e per l’ampliamento degli Arsenali Repubblicani, nella loro stessa
forma, estensione planimetrica e volumetria.
Questa tesi ha recepito le previsioni comunali per l’area della Cittadella ed
attraverso un’attenta analisi storico-architettonica e dopo averne indagato il genius
loci (ossia lo spirito del luogo), è emersa la possibilità di un ulteriore e diverso
approccio progettuale.
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I contenuti previsti dal PIUSS per il comparto in esame, sono stati ritenuti parziali
nell’affrontare gli aspetti legati al carattere, alla memoria ed all’identità dell’area
della Cittadella (il suddetto genius loci). Trasformare la vasca del Michelucci in un
ristorante e addossare un nuovo volume ai medievali Arsenali Repubblicani, sono
soluzioni ritenute poco adeguate per il carico di memoria storica che questi edifici
rappresentano ed allo stesso tempo non si configurano come interventi volti ad
aumentare il numero di funzioni pubbliche per quest’area, funzioni che sarebbero
sinonimo di garanzia per una varietà d’uso che porterebbe il comparto della
Cittadella a tornare a far parte integrante della vita della città.
A livello urbano, l’intervento proposto è stato mirato a ricomporre l’unità dell’area
che, allo stato attuale, rappresenta ciò che rimane della medievale Darsena
pisana, memoria sbiadita di quella identità di città di mare che Pisa si era costruita
al tempo delle Repubbliche Marinare. Quindi è stata opportunamente modificata la
viabilità carrabile che attualmente divide in due il comparto, all’interno del quale
sono state introdotti ampi specchi d’acqua, memoria del bacino di carenaggio
medievale. Inoltre si è riconsegnato, attraverso il disegno urbano, il ruolo di
emergenze storiche alle preesistenze architettoniche, per le quali si auspica anche
una ristrutturazione che restituisca loro l’aspetto originario.
Infine, è stata avanzata l’ipotesi di inserire due nuove funzioni pubbliche, collocate
in altrettanti volumi architettonici, al fine di realizzare un mix funzionale che
garantisca una pluralità di usi dell’area. Un’azione tesa, coerentemente alle scelte
urbane adottate, a riportare alla vita il comparto della Cittadella, restituendolo in
questo modo alla città. La scelta di queste funzioni è ricaduta su di un museo
scientifico ad indirizzo astronomico dedicato a Galileo, lo scienziato pisano piø
illustre, e su di una biblioteca pubblica. Scegliere questo tipo di museo per Pisa è
sembrata fin da subito una soluzione strategica, non solo per risaltare il carattere
scientifico della città ma anche per ricollegarsi alla Cittadella Galileiana in fase di
realizzazione ai vicini Vecchi Macelli. Pensare ad una biblioteca di ultima
generazione, progettata per rispondere alle nuove richieste che oggi questa
istituzione è chiamata a soddisfare, è apparsa come naturale risposta all’assenza,
nella città di Pisa, di una moderna tipologia bibliotecaria. Due architetture, quindi,
che integrano il mix funzionale dell’area ma che allo stesso tempo vanno a
regolare i nuovi rapporti (volumetrici, prospettici) istituiti internamente all’area
stessa, cercando di valorizzare ed essere valorizzate dalle preesistenze storiche e
dal nuovo parco urbano.
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L’ideazione di questi volumi si è sviluppata in assenza di un programma definito
(previsione comunale, concorso di progettazione, ecc.) che ponesse condizioni e/o
limiti, elementi di stimolo alla fase progettuale. Quindi si è cercata un’auto-
imposizione di vincoli derivati dalle analisi svolte per la comprensione dell’area,
analisi che hanno investito gli aspetti storici, architettonici, sociali e culturali della
città e dell’area della Cittadella. Queste analisi sono riportate nella prima parte
dell’elaborato, nella quale si svolge un’indagine a due differenti scale: quella
urbana generale (la città e il suo territorio, al Capitolo 1) e quella urbana
particolare (il sito, al Capitolo 2). Questa indagine si è costituita essa stessa
momento progettuale vero e proprio che ha permesso di individuare possibili
scenari di intervento.
Nella seconda parte dell’elaborato, ormai acquisiti gli elementi conoscitivi del
comparto della Cittadella e della città, si è svolta un’analisi critica di tali elementi
(Capitolo 3). Un’analisi incentrata sulla memoria, il carattere e l’identità che ha
approfondito alcuni aspetti peculiari sia a livello urbano che architettonico: la
pratica diffusa dell’intervento edilizio isolato, il sistema dei Lungarni, la fabbrica del
Duomo e la casa-torre medievale. Messi in evidenza questi ultimi elementi, per i
quali si è avvertita una maggiore sensibilità, è stato possibile sviluppare le scelte
progettuali (Capitolo 4) individuando i necessari obiettivi da perseguire. Questi
ultimi, a loro volta, hanno permesso di determinare le funzioni per le nuove
architetture di progetto.
Infine, nel quinto capitolo, oltre all’esposizione dei presupposti progettuali di base,
viene restituita una descrizione analitica dell’intero progetto, da quella a scala
urbana di riqualificazione dell’area della Cittadella, a quella a scala architettonica
della nuova biblioteca pubblica e del nuovo museo scientifico ad indirizzo
astronomico.
Chiudono l’elaborato due appendici di approfondimento sull’evoluzione storica, le
tendenze contemporanee e le prospettive future dell’istituzione museale scientifica
e di quella bibliotecaria.
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I
STUDIO DEL CONTESTO
Il progetto urbano ed architettonico per l’area della Cittadella a Pisa, sin dalla sua
prima restituzione grafica dell’idea, si è sviluppato in stretta connessione e diretta
conseguenza di una fase di indagine del contesto di riferimento (e di una
successiva analisi critica di questa, affrontata nella seconda parte). Questa
indagine, iniziale e propedeutica, è stata svolta a due differenti scale: quella
urbana generale (la città e il suo territorio, affrontata nel Capitolo primo) e quella
urbana particolare (il sito, affrontata nel Capitolo secondo), costituendo essa
stessa momento progettuale vero e proprio volto a chiarire la situazione attuale,
attraverso anche una lettura storico-critica dell’ambiente costruito preesistente,
così da permettere l’individuazione di possibili scenari di intervento.
E’ con questo modus operandi che è stato possibile individuare per l’area della
Cittadella le interrelazioni tra l’edificato esistente ed il piø ampio contesto della
città di Pisa.
Tre sono i livelli di intervento emersi: l’identificazione di strutture e spazi da
conservare, la razionalizzazione della composizione spaziale esistente ed infine la
previsione di nuove volumetrie volte a riorientare e ricomporre quest’area urbana.
Le scelte funzionali, tipologiche e formali delle nuove architetture, una biblioteca
pubblica ed un museo scientifico, sono il risultato di questa operazione iniziale.
Tenuto conto che le nuove destinazioni d’uso previste dall’amministrazione
comunale per l’edificato esistente sono per massima parte destinate ad una
fruizione prettamente turistica e quindi di esclusione, per capacità attrattive, di
tutte le altre “tipologie” di utenze, si è decisa un’integrazione funzionale che
favorisca il coinvolgimento della totalità della popolazione (residenti, turisti, city-
user, studenti, ecc.) a tutti i livelli (culturali, di età, etnia, estrazione sociale, ecc.) e
che tenga naturalmente conto degli equilibri e delle peculiarità dell’area e del
rapporto di questa con la città.
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1 LA CITTA’ E IL TERRITORIO
1.1. Breve storia della città di Pisa
“Incerta è l’origine di Pisa. Esistono tesi di una sua origine ligure e di una greca.
Insediamento etrusco e successivamente colonia romana, Pisa fece parte del
regno longobardo, dell’impero carolingio e del regno d’Italia. Il Medioevo coincide
con il periodo di massima fioritura economica, politica ed artistica, di cui restano
vive testimonianze, nella forma urbis del centro storico, nei numerosi edifici
religiosi e civili, nelle piazze, nei tipici vicoli stretti che corrono perpendicolari
all’Arno, la grande via di comunicazione che per secoli ha brulicato di vita, con i
suoi numerosi scali cittadini. Infatti, mentre non restano tracce tangibili
dell’insediamento alto medievale, di cui peraltro gli studiosi hanno ricostruito
l’estensione, rimangono ampi tratti delle mura comunali, costruite a partire dal
1154-1155 e concluse intorno alla metà del XIV secolo, che dopo aver difeso
l’abitato dagli attacchi nemici, per secoli hanno separato la città dalla campagna,
ed oggi sono un documento attraverso cui ripercorrere le alterne vicende della
storia pisana.
Da sempre città di foce, sorta in ambiente lagunare, la rinascita di Pisa non
avviene intorno all’antico nucleo romano ma al fiume che l’attraversa: nella zona
nord-est dell’Arno si sviluppa l’abitato di Forisportam e sulla riva sinistra quello di
Chinzica, che insieme a Mezzo e Ponte formano i quartieri medievali.
Dal secolo XI Pisa, importante base navale già in epoca romana, intensifica i
commerci nel Mediterraneo riportando con la sua flotta numerose vittorie su città e
navi musulmane: a Reggio Calabria nel 1005, in Sardegna nel 1015 e nel 1016, a
Bona in Africa nel 1034, a Palermo nel 1063, ad Al-Mahdĭya nel 1087. Le crociate,
poi, sono l’occasione per estendere i traffici commerciali nel Mediterraneo orientale
e ben presto lungo le coste africane sorgono colonie pisane fornite di grandi
magazzini e fondachi, abitazioni e chiese.
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Tra i primi comuni sorti in Italia, nel 1092 Pisa vede la sua diocesi trasformarsi in
arcivescovado con giurisdizione metropolitana sulla Corsica e sulla Sardegna e
l’arcivescovo Daiberto eletto primo patriarca latino di Gerusalemme.
Orientata verso una politica filo-imperiale, Pisa è l’unica città ghibellina in Toscana
a sostenere apertamente la politica dei sovrani svevi, trovandosi spesso in
contrasto con il papato, tanto da meritarsi la scomunica nel 1241, per aver
catturato e consegnato a Federico II alcuni alti prelati diretti ad un concilio a
Roma.
Il lento declino della città è segnato dalla sconfitta inflitta dalla rivale Genova nella
battaglia navale presso le secche della Meloria, nel 1284, in seguito alla quale
circa diecimila uomini furono condotti nelle prigioni genovesi, mettendo in
ginocchio l’economia pisana. Dopo un breve periodo di ripresa politica ed
economica, riaccesa dalla scesa in Italia dell’imperatore Arrigo VII (1310-1313),
negli anni successivi avviene la perdita della Sardegna, con grave danno per le
finanze del comune; intanto, anche sul piano politico alle antiche istituzioni
comunali si succedono nuovi governi signorili, malgrado perduri il forte
attaccamento agli ordinamenti del comune garanti di una maggiore libertà, spesso
insanguinata da cruenti lotte di fazione. Dopo il breve dominio sulla rivale Lucca
(1341-1368) nel 1406 Pisa sarà conquistata da Firenze, iniziando un lungo
periodo di profonda crisi che terminerà solo con l’ascesa politica dei Medici.
Dalla seconda metà del Cinquecento si ebbe una ripresa caratterizzata dallo
sviluppo dell’Università e dall’istituzione dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano,
destinato alla lotta per mare contro i Turchi. La città visse la sua vita tranquilla
all’ombra del potere dei Medici. Nel 1848 i volontari del battaglione universitario
presero parte alla prima fase della guerra contro l’Austria, distinguendosi nella
gloriosa battaglia di Curtatone. Pisa ottenne l’annessione al Regno di Sardegna,
base del Regno d’Italia proclamato nel 1861. La seconda guerra mondiale portò
lutti e distruzioni. Gli aerei alleati bombardarono a tappeto la città, specialmente il
31 agosto 1943, e nell’estate dell’anno successivo Pisa visse la triste esperienza
di essere tagliata in due dal fronte bellico.
La ricostruzione fu rapida, anche se i suoi modi suscitarono varie critiche.”
1
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1.2. Lo sviluppo urbano
La prima pianta conosciuta, peraltro imprecisa ed incompleta, della città è la “Pisa
no finitt” degli Uffizi, attribuita a Giuliano da San Gallo che l’avrebbe disegnata in
occasione della costruzione della Cittadella Nuova.
Le origini urbane possono comunque essere ancora lette analizzando lo stato
attuale, il quale presenta una serie di assi Nord-Sud (fig. 6) formatisi sulle tracce
degli antichi canali d’acqua che attraversavano la città, usati per gli spostamenti,
come accade ancora oggi a Venezia. Questa antica analogia con la città lagunare
le diede l’appellativo di “piccola Venezia”.
Nonostante la cartografia storica piø antica non sia sempre attendibile, è stato
comunque possibile estrarne alcuni elementi comuni i quali evidenziano un centro
storico intra moenia caratterizzato da ampi spazi verdi destinati a chiostre, giardini,
orti e frutteti recintati da muri con vegetazione disposta in modo geometrico (figg. 1,
2) e terre extra moenia erano caratterizzate dalla presenza di fattorie.
Successivamente alla fine della costruzione delle mura difensive, avvenuta nel
1284, la città inizia il suo processo di saturazione che dapprima, logicamente,
investe le aree interne alle fortificazioni, mantenendo comunque ampi spazi a
verde, per poi spostarsi, ma soltanto dal secolo XIX, al di fuori di queste (fig. 3).
Tra Ottocento e Novecento gli interventi e le trasformazioni urbane si succedono
sulla base di piani appositamente elaborati, alcuni neanche adottati, altri solo
parzialmente. Un esempio di quest’ultimi è il Piano del 1852 di Silvio dell’Hoste il
quale ravvisò nell’isolamento dei monumenti storici un problema da risolvere piø
che una peculiarità da salvaguardare: il piano prevedeva, infatti, di collegare, sia
visivamente che materialmente, le zone piø importanti e di rilievo storico della
città. L’incompleta realizzazione del piano produsse un ibrido incapace di
determinare un rinnovamento e la sua parziale ripresa nei piani successivi ha
contribuito a produrre uno sviluppo casuale della città. Nel 1871, infatti, il PRG di
Vincenzo Micheli segue le indicazioni del precedente piano con l’aggiunta di Ponte
Solferino quale collegamento fra il Duomo e la chiesa di Sant’ Antonio e di Piazza
Vittorio Emanuele II quale perno di futuri sviluppi urbani, indirizzando così a sud
l’espansione della città. Questo PRG avvia anche, purtroppo, un processo di
edificazione intorno ed in adiacenza alle mura urbane andando a pregiudicarne
l’integrità e l’aspetto monumentale. Nel 1929 il concorso per il PRG, che vedeva in
giuria l’Architetto Gustavo Giovannoni, fautore dell’architetto integrale, prevede di
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non alterare i caratteri storici del centro evitando gli “sventramenti” a favore di un
“diradamento igienico” volto a mettere in luce gli edifici piø interessanti. Il piano
vincitore sarà quello di Paniconi e Pediconi i quali ritornano al piano dell’Hoste
prevedendo percorsi ortogonali all’asse che passa per Ponte di Mezzo ed aree
verdi libere a ridosso delle mura, interrompendo la generale ed incontrollata
consuetudine ad edificare a ridosso di queste. Fra il 1935 ed il 1938 venne
elaborato un nuovo piano che teneva conto di quello del 1929, solo in parte
realizzato e mai adottato. Questo nuovo piano individuava due aree di intervento
distinte: il centro storico e le aree fuori dalle mura con in particolare, di interesse
per questa tesi, un intervento radicale nel comparto della Cittadella, scelta come
una delle zone di collegamento viario carrabile fra le due aree di intervento
individuate dal piano, fortunatamente non realizzato
2
(fig. 4).
Infine, tra le due guerre gli interventi del regime fascista (fig. 5) non riescono
nell’intento di trasmettere la memoria collettiva, anzi si perdono nel tessuto urbano
rendendosi marginali
3
. Le cause furono essenzialmente due: la troppa varietà di
citazioni (eclettismo, moderno, Trecento pisano, razionalismo, neoclassicismo) e
la mancanza di organicità fra l’edificato ed il piano urbano
4
, come ha scritto
Siegfried Giedion
5
“[…] la […] sovrana volontà deve trascurare le inafferrabili ed
imponderabili leggi che danno ardore e passione al lavoro collettivo, [e quindi,ndr]
la città costruita sotto una dittatura non sarà mai partecipe di quelle qualità di
organica molteplicità che sono tanto essenziali.”.
Comunque ancora oggi, nonostante tutti gli sforzi prodotti, manca a Pisa una rete
di percorsi capace di connettere i principali poli della città senza snaturare il
carattere particolare del centro storico, il quale risulta anomalo rispetto alla
tradizione della città europea: la collocazione della piazza principale non è
centrale o, meglio , non c’è “[…]una piazza che funzioni da catalizzatore urbano;
piuttosto si può rilevare la presenza di un’area centrale lineare che si snoda a
serpentina tra i due poli estremi costituiti dalla Piazza dei Miracoli e dalla Stazione
della Ferrovia: in mezzo il centro simbolico del potere politico, la sede del
Comune, che si affaccia sull’Arno in prossimità di Ponte di Mezzo”
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(fig. 6).
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1.2.1. Le previsioni comunali: i PIUSS
I PIUSS, (Piani Integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile, adottati nel 2009) sono un
insieme coordinato di interventi, pubblici e privati, finanziati dall’Europa, per la
realizzazione – in un’ottica di sostenibilità - di obiettivi di sviluppo socioeconomico,
attraverso il miglioramento della qualità urbana ed ambientale e una razionale
utilizzazione dello spazio urbano.
Il Comune di Pisa, quale ambito urbano oggetto del PIUSS, ha individuato parte
del centro storico interessato dal piø ampio progetto di valorizzazione delle aree
collocate tra il tratto urbano della via Aurelia, la ferrovia Pisa-Genova ed il
lungarno Cosimo I (area della Caserma Bechi-Luserna, area della Cittadella e
Museo delle Navi) fino a comprendere l’area ospedaliera e universitaria del Santa
Chiara per la quale è prevista la realizzazione di un nuovo quartiere ispirato al
principio della multifunzionalità. L’ambito interessato dal PIUSS si estende poi,
sino a comprendere, seguendo il tracciato delle mura medioevali, il Sistema
Museale dei Lungarni nonchØ alcune aree piø esterne ma funzionali al progetto di
riqualificazione e rigenerazione del centro storico (fig. 7).
La formazione del PIUSS costituisce un’ occasione importante per Pisa in quanto
completa il disegno strategico sulla città avviatosi nel 2001, un vero e proprio
piano regolatore delle grandi Istituzioni presenti in città, che prevede la
realizzazione del Museo delle Navi, un accorpamento degli Uffici Finanziari dello
Stato, il recupero delle aree e delle strutture oggi occupate da alcune Caserme
Militari, individuando per le funzioni della Difesa aree piø adeguate dal punto di
vista logistico, residenziale e dei servizi.
Inoltre rafforza le politiche di rinnovamento e rilancio della città sul piano
urbanistico, economico e turistico-culturale attraverso: un’asse pedonale Stazione
Ferroviaria - Piazza del Duomo, una nuova “porta” di accesso turistico a Pisa, la
promozione dell’offerta alberghiera, l’allargamento del flusso turistico dalla Torre al
resto del centro storico, l’allungamento dei tempi di permanenza a Pisa, il rilancio
degli altri musei pisani ed il recupero dell’identità pisana.
L’obiettivo prioritario del PIUSS è quello di completare il disegno strategico avviato
alla fine degli anni ’90 che persegue una strategia di profonda trasformazione
urbanistica trainata dalla scoperta delle Navi Antiche di San Rossore e centrata
sulla realizzazione del Museo delle Navi negli Arsenali Medicei, sul trasferimento
dell’Ospedale Universitario Santa Chiara fuori dal centro storico con la