Introduzione
"Le fiabe servono soprattutto alla formazione della mente:
di una mente aperta a tutte le direzioni del possibile.
Toccano, nel bambino, la molla dell'immaginazione:
una molla essenziale alla formazione di un uomo completo."
G. Rodari
La fiaba, nonostante le sue antiche origini, continua a essere riconosciuta come
uno strumento educativo utile alla crescita psicologica, emotiva, relazionale,
morale e immaginativa del bambino.
A partire dall'avvento dei primi mass media, sopratutto con la televisione e la
trasmissione di cartoni animati, la fiaba ha modificato il suo ruolo, passando
dall'essere ascoltata all'essere vista in televisione; in questi ultimi anni, con il
boom dei nuovi mezzi di comunicazione di massa e con una maggiore
accessibilità e portabilità di Internet, la fiaba cambia ancora; Internet -assieme a
tutti i nuovi media- è visto da tanti come un possibile strumento educativo,
sopratutto dopo la nascita di quello che viene definito web 2.0, che offre a tutti la
possibilità di partecipazione ed espressione, e porta ad essere non solo spettatori,
ma partecipatori attivi del web. A sostegno di chi vede Internet come strumento
educativo N. Negroponte
1
afferma che:
«E’ internet il vero promotore di pace, anzi, come dico da sempre è
“un’arma di educazione alla pace”, perché ha più voce in assoluto
sulla pace lui che qualsiasi altro, tutti leggono internet! Internet merita
il Nobel per la Pace. Ogni problema globale ha una soluzione che
viene dall’educazione. E in molti casi la soluzione è l’educazione
stessa. Se si possono dare laptop connessi a Internet alle scuole di tutti
i Paesi, si possono migliorare le condizioni di vita. L’ educazione è il
mio modo di combattere il terrorismo».
In questo lavoro si cercherà di dimostrare come la fiaba e Internet, così diversi tra
loro, in quanto la fiaba col suo “c'era una volta” rimanda al passato, mentre
Internet apre le porte verso il futuro, ma anche così simili in quanto entrambi
prodotti della mente umana, possano, insieme, fare da ponte tra passato e futuro,
aiutando la scuola a superare il “grande cambiamento” verso la tecnologia (che la
società ha già affrontato), aprendola all'attualità ma lasciandole allo stesso tempo
1 Nicholas Negroponte (New York City 1-12-1943) è un informatico famoso per i suoi studi nel
campo delle interfacce tra uomo e computer, è co-fondatore di MediaLab e autore del libro
Being Digital.
7
la possibilità di continuare a esercitare il suo compito principale di trasmissione
del sapere.
Nella tesi si parte nel primo capitolo dal “c'era una volta”, cioè dalle origini,
mediante un'analisi della fiaba come genere letterario e della sua struttura, per
arrivare alla descrizione di un uso didattico della fiaba.
Per poter dimostrare come la fiaba e i nuovi media possano esercitare insieme una
funzione educativa a scuola, nel secondo capitolo si è ritenuto opportuno
ripercorrere i grandi cambiamenti apportati dai media nella società, (a partire dalla
scrittura per arrivare a Internet) e la situazione attuale della scuola italiana, che
-secondo la convinzione di molti, ma anche secondo buona parte della letteratura-
sembra stare fuori da questi cambiamenti; verranno prese in analisi le figure
dell'insegnante (spesso ritenuto colpevole dell'immobilità della scuola) e del
media educator, figura esperta che per un decennio è stata sperimentata nelle
scuole italiane.
Nel terzo capitolo verrà descritto l'apprendimento cooperativo, una strategia di
lavoro che può favorire l'uso dei nuovi media e, dopo alcuni cenni sulla
formazione a distanza verranno descritte le comunità virtuali, nelle quali le
strategie di apprendimento cooperativo possono essere messe in pratica sia con
lavori in presenza che con lavori totalmente on line. Si descrivono poi, in linea
generale e teorica, i principali software che rendono possibile un'implementazione
nella didattica delle nuove tecnologie che fanno uso della fiaba; si vedrà infine
l'importanza delle nuove tecnologie nella didattica speciale, con alunni con deficit
fisico o mentale, e si vedranno, oltre che i risvolti positivi, anche i possibili rischi
a cui queste possono portare.
Nel quarto capitolo si descrivono le varie esperienze che dimostrano -a livello
pratico- quello che si è cercato di dimostrare a livello teorico e mediante il
supporto della letteratura nei tre capitoli precedenti. Verranno presentate undici
esperienze in rete che si svolgono in diverse piattaforme (alcune delle quali
saranno descritte nel terzo capitolo); verrà dimostrato come, mediante le nuove
tecnologie ma sopratutto mediante Internet e alcuni programmi messi a
disposizione gratuitamente, sia possibile vedere la fiaba da un'altra prospettiva.
8
In questo modo il “c'era una volta” apre al bambino un orizzonte rivolto verso il
futuro, verso l'attualità, e che porta la fiaba stessa a essere attuale o ad essere
utilizzata come mezzo per parlare di fatti di attualità; questo avviene mediante
l'uso di un linguaggio semplice e figure fantastiche, che rendono capace il
bambino a problematizzare e saper contestualizzare meglio la realtà che lo
circonda.
Con questo contributo si vuole dimostrare nello specifico come, senza
grandissime spese economiche sia possibile lavorare in rete facendo uso della
fiaba come strumento educativo e didattico e, in generale, si vuole dimostrare
come sia possibile un uso a scuola dei nuovi media.
Si spera inoltre che, da questo lavoro possa trasparire la grande forza di volontà di
tutti quei docenti che, sfruttando i mezzi a disposizione, cercano di fare in modo
che ogni tanto, anche la scuola possa avere, tra le tante critiche, un lieto fine.
9
CAPITOLO 1: LA FIABA
1.1 La fiaba: una definizione.
"Le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono,
loro lo sanno già che esistono.
Le fiabe insegnano ai bambini
che i draghi si possono sconfiggere"
G. K. Chesterton.
La fiaba è generalmente definita come un “Racconto fantastico di origine popolare
e di tradizione orale in cui interagiscono uomini ed esseri soprannaturali di vario
tipo (maghi, fate, gnomi, ecc)”
2
; non è raro che il genere fiabesco venga confuso
con altri generi letterari, come la favola o il mito. Il termine fiaba ha le stesse
origini del termine favola, provengono entrambi dal latino fabulae, che a sua volta
si lega a due verbi, "fari" in latino, e "jemi" in greco, entrambi col significato di
"dire, parlare". Tutti questi termini, infine, derivano dall'antichissima radice
indoeuropea *bha, che però ha un significato puramente teorico
3
. Il termine mito
deriva invece dal greco mythòs, che ha un equivalente pressoché diretto nel latino
fabula. L’ origine etimologica della parola greca mythòs non è chiara
4
. La favola è
un breve componimento con protagonisti animali o animali umanizzati, piante, o
oggetti inanimati; tempi e luoghi sono imprecisati e ha uno scopo morale, ed è
questo che la distingue dalle altre storie di animali. Il mito ha un carattere sacrale,
e produce –come la fiaba- un'antropomorfizzazione della natura, attribuendo a
piante e animali caratteristiche tipiche degli esseri umani, che rimandano in questo
caso a una situazione cosmica originaria da cui ha avuto origine il mondo attuale
5
;
inoltre cerca di dare delle spiegazioni e delle risposte alle domande sull'origine del
mondo, ed è spesso legato alla religione di un popolo. La fiaba si distingue dalla
favola e dal mito in quanto nasce senza scopi religiosi, narra fatti inventati e
fantastici, e non ha una precisa determinazione temporale, ma è situata in un
2 L'enciclopedia universale, Bologna, Zanichelli, 2005, p. 569
3 http://www.comune.bologna.it/iperbole/llgalv/iperte/mito/narraz/favola.htm (visitato il 23-05-
12)
4 Tratto dall' intervista “Amore e conoscenza: il mito di Narciso” di Umberto Curi
http://www.emsf.rai.it/interviste/interviste.asp?d=210 (visitato il 23-05-12)
5 U. Fabietti, Elementi di antropologia culturale, Milano, Mondadori Università, 2010
10
tempo indeterminato
6
; la fiaba è anonima, non si conosce infatti il suo primo
narratore, ma spesso se ne conosce l'ultimo; si svolge in un tempo indefinito (c'era
una volta; tanto tempo fa) e in un luogo indefinito (in un regno lontano), popolato
re, regine, principi e principesse, un mondo feudale
7
.
Nel “Dizionario delle fiabe e delle favole” la fiaba è descritta con uno schema di
base tripartito, in cui ad esempio l'eroe è l'elemento di una triade, o devono essere
superate tre imprese, dove altri due hanno fallito e il terzo riesce (spesso riesce
nell'impresa la persona più impensabile, il più sempliciotto), oppure ci sono tre
antagonisti da sconfiggere, o ci sono tre aiutanti. Anche secondo Helga Dentale
8
nella fiaba si ritrovano sempre gli stessi elementi strutturali, che prendono il nome
di “sequenza trifase”, la quale si compone di:
1. inizio (c'era una volta)
2. nucleo centrale o crisi, in cui si presentano ostacoli e prove da superare
3. parte finale, o epilogo, in cui tutto si risolve positivamente (e vissero felici
e contenti)
9
.
Si vedrà in seguito come anche Propp nel suo studio sulla fiaba concorderà sulla
struttura tripartita. Ai giorni d'oggi è raro che si segua la distinzione tra fiaba e
favola, spesso i due termini sono usati come sinonimi.
6 C. Lavinio, La magia della fiaba, Scandicci, La Nuova Italia Editrice, 1993
7 T. Dekker, J. Van Der Kooi, T. Meder, Dizionario delle fiabe e delle favole, Milano, Mondadori,
2006 pp. VIII, IX
8 Helga Dentale è un'autrice, attrice e insegnante di teatro; è l'ideatrice del metodo “Teatro in
Gioco”, un metodo dedicato a chi intende lavorare con i bambini facendo uso del linguaggio
teatrale, un linguaggio con valenza educativa, creativa e terapeutica.
9 Tratto da “Considerazioni sulle fiabe popolari: elementi strutturali costanti in tutte le fiabe”.
http://www.youtube.com/watch?v=KOijWqowNqM (visitato il 25-05-12)
11
1.2 La fiaba, tra oralità e scrittura.
"Non sapremo mai quali storie si raccontassero attorno ai fuochi di bivacco gli
assedianti di Troia
o tra i marinai che portavano la regina di Saba alla corte di Salomone.
Gli schiavi che costruirono le piramidi sottrassero certamente un po' di tempo alla
loro fatica
per ascoltare racconti,
e non vi è dubbio che i preti e i sapienti dell'epoca intrattenessero i nobili e i re
con la narrazione
di avventure realio immaginarie [...]
Ma quasi tutta la testimonianza diretta di questa attività
è svanita nel corso dei secoli"
S. Thompson
10
La maggior parte delle fiabe sono dei racconti popolari; nel Dizionario delle fiabe
e delle favole viene ripresa una definizione di Van der Kooi, secondo cui:
“quello di racconto popolare è un concetto ampio, nel quale rientrano tutti i
racconti trasmessi con continuità per periodi più o meno lunghi,
indipendentemente dal loro contenuto, dall'epoca e dal luogo in cui vengono
narrati e da chi”. Il termine popolare fa riferimento al popolo, sopratutto quello
povero e illetterato, che, tramite racconti orali esorcizzava le sue credenze e paure;
ma viene fatto un uso del racconto popolare anche in gruppi alfabetizzati, e non è
detto che il racconto popolare sia solo orale, in quanto può essere anche scritto. La
fiaba, scritta o orale, si è tramandata nel corso delle generazioni, e tutte le classi
sociali, non solo i poveri e gli illetterati si sono dedicate all'arte del fabulare
11
. Non
è facile separare le fiabe orali da quelle scritte: la maggior parte di fiabe giunte
fino ai nostri tempi sono scritte, ma sicuramente l'oralità ha preceduto la scrittura,
in quanto le prime testimonianze di fiabe scritte risalgono alla seconda metà del
'500
12
, nei racconti di Straparola
13
, e sembra quasi impossibile che prima del '500
10 S. Thompson, La fiaba nella tradizione popolare, Milano, Il Saggiatore, 1967.
11 S. Thompson, La fiaba nella tradizione popolare, cit., p. 20
12 S. Blezza Picherle, Raccontare ancora, Milano, Vita e Pensiero, 2007, pp. 243-249
13 Straparola Giovàn Francesco (Caravaggio 1480/1500 ca-1557 o più tardi), di cui si hanno
scarse notizie bibliografiche, fu uno scrittore, novelliere, romanziere; si pensa che appartenesse
alla famiglia Secchi, e che Straparola fosse un soprannome, datogli per la somiglianza col
verbo straparlare. Tra le sue opere vi è un canzoniere di stampo petrarchesco, e “Le piacevoli
notti”, una raccolta di 75 novelle inserite in una cornice di ispirazione boccaccesca, per le quali
fece riferimento anche al patrimonio fiabesco popolare.
12
nessuno abbia mai raccontato una fiaba, anzi, si ritiene che la fiaba abbia origini
antichissime proprio per la sua capacità di rassicurare l'uomo che non riusciva a
darsi spiegazioni di fronte a eventi che lo meravigliavano o lo impaurivano; le
fiabe avevano anche la funzione di documentare questi strani eventi per ricordarli
alle generazioni future, e per prepararle alle difficoltà che la vita le avrebbe
presentato.
La fiaba nasce come racconto orale; secondo Lavinio
14
“l'oralità è costitutiva della
testualità fiabesca”, in quanto, sia che si tratti di fiabe orali, sia che si tratti di fiabe
scritte si tende sempre a mantenere una certa oralità, utilizzando in entrambi i casi
forme di apertura e chiusura (“c'era una volta”, “e vissero felici e contenti”), dei
connettivi narrativi che riportano al linguaggio parlato (“quando ad un tratto”),
strutture convenzionali, e un modello narrativo stabile che spiega perché si
ritrovano fiabe simili in paesi diversi e lontani, e che garantisce la
memorizzazione e la modifica a seconda del contesto in cui ci si trova, senza però
perdere lo schema originario di partenza. Anche nel racconto scritto è necessario
ricreare quel rapporto comunicativo caratteristico del racconto “faccia a faccia”,
che affascina il lettore con le modalità recitative, il tono della voce, e tutte quelle
modalità che contribuiscono ad arricchire ciò che si sta raccontando. Non si può
creare una netta divisione tra fiabe orali e scritte, in quanto c' è un continuo
interscambio tra oralità e scrittura: accade spesso che fiabe popolari tramandate di
generazione in generazione in società contadine e illetterate siano state trascritte e
successivamente diventate grandi opere letterarie, e, all'opposto può accadere che
opere scritte di autori come Omero, Perrault o dei fratelli Grimm, siano entrate nel
circuito della tradizione orale, perdendo la loro origine scritta
15
. Anche le fiabe
d'autore, che nascono come testi scritti e cercano di elaborare i motivi tradizionali
a cui si rifanno, sembra che tengano conto del fatto che queste fiabe verranno
raccontate, e saranno inserite in un circuito di oralità.
14 C. Lavinio, La magia della fiaba, op. cit.
15 S. Thompson, La fiaba nella tradizione popolare, op. cit. p.20
13
1.3 L'origine della fiaba.
"Io credo questo: le fiabe sono vere, sono prese tutte insieme, nella loro sempre
ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione della vita,
nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a
noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna"
I. Calvino
16
.
In tanti hanno cercato di studiare i racconti popolari, per capire dove sono nati o
quali strutture ricorrenti seguono. Verranno qui presentati alcuni studi sull'origine
della fiaba compiuti da vari autori.
I fratelli Grimm pubblicarono due edizioni della loro raccolta di fiabe intitolata
Kinder-und Hausmärchen
17
, la prima edizione è del 1812-15, e la seconda
edizione è del 1819. I fratelli Grimm sono i primi ad interessarsi di uno studio
scientifico della fiaba, ma non furono i primi a creare una raccolta di racconti orali
di origine popolare, in quanto prima di loro fecero questo lavoro Straparola
18
,
nella raccolta “Le piacevoli notti” (1550-53), e Gian Battista Basile
19
nella
raccolta “Lo cunto de li cunti” (1643-46); però, mentre Straparola e Basile
scrivevano per ambienti colti e altolocati, i fratelli Grimm cercarono di trascrivere
le fiabe orali che di generazione in generazione si erano tramandate negli strati
popolari più bassi della Germania. Nel 1697 Charles Perrault
20
pubblica “Contes
de ma mère l'Oye”, una raccolta di racconti popolari, di cui alcuni già presenti
nella raccolta di Basile; tra i racconti della raccolta di Perrault ci sono molti titoli
che oggi riportano ai racconti per bambini, come Cenerentola, Cappuccetto Rosso,
16 I. Calvino, introduzione a Fiabe italiane, volume primo, Milano, Mondadori, 2010, pp. XIV-
XV
17 J. Grimm, W. Grimm , Kinder-und Hausmärchen, Berlin
18 Straparola Giovàn Francesco, vedi nota 8
19 Basile Gian Battista (Napoli 1575 ca- Giugliano in Campania 23.2.1632) fu un poeta e
novelliere. Soldato al servizio della Repubblica di Venezia, fu poi alla corte mantovana dei
Gonzaga; tornato a Napoli ebbe incarichi amministrativi da parte di famiglie nobili e si dedicò
a un'intensa attività editoriale. Le sue opere più significative in italiano non si discostano dal
marinismo; oiù significativa è la produzione giocosa in napoletano, in cui rientra Lo cunto de'
li cunti o Pentamerone (1634-36), raccolta di 50 racconti realistico-fiabeschi, che si fingono
raccontati in cinque giornate da dieci vecchie, caratterizzate dal gusto barocco per la metafora e
da una straordinaria vivacità espressiva.
20 Perrault Charles (Parigi 12.1.1628-Parigi 16.5.1703), fu uno scrittore francese e partigiano dei
moderni. La sua celebrità è legata a Contes de ma mère l'Oye (i racconti di mamma Oca) del
1697, una raccolta di fiabe ispirate alla tradizione popolare che inaugurò il genere in Francia e
suscitò una lunga tradizione di trascrizioni e rifacimenti.
14