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CAPITOLO I
CARATTERISTICHE GEOGRAFICHE E CLIMATICHE
1.1 Fisiografia
L’area oggetto di studio è compresa interamente nella Regione Lazio, provincia
di Rieti, a cavallo fra i confini amministrativi dei comuni di Leonessa, Cantalice,
Rieti, Micigliano e Posta.
Compresa
approssimativamente fra la
conca di Rieti a Ovest e la valle
del fiume Velino a Est,
quest’area è caratterizzata
dalle vette della porzione
centrale del gruppo di Monte
Terminillo che hanno, come
massima espressione
altimetrica, proprio la quota di
2216 m di Monte Terminillo; Fig.1.1: ubicazione dell’area rilevata
i centri abitati di Leonessa
(1000 m circa) e di Terminillo (1650 m circa), delimitano rispettivamente a
Nord ed a Sud la zona analizzata (Fig.1.1).
Possiamo descrivere quest’area in prima approssimazione, considerando i due
bacini principali che vi si estendono: quello di Vallone di Capo Scura che ha una
lunghezza di 10 Km circa confluendo nel corso del fiume Velino e quello di Valle
della Meta-Valle Vallonina che, con i suoi 12Km, raggiunge il centro abitato di
Leonessa, dalla sella omonima ed in direzione N/S.
Detto bacino dà origine al t. Tascino, torrente a carattere prettamente stagionale
che tra Monteleone di Spoleto e Leonessa prende il nome di Fiume Corno.
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Detti bacini sono delimitati da linee di cresta molto irregolari ed a grande
energia di rilievo.
Le loro quote testimoniano l’asperità del territorio ed i caratteri della zona,
prettamente di alta montagna.
Il già citato Monte Terminillo (2216 m), apre un elenco di cime a quote
considerevoli come i Sassetelli (2181 m), Monte Terminilletto (2015 m), Monte
Elefante (anch’esso 2015 m) e Monte Valloni (2004 m).
Sono comprese nell’area anche diverse cuspidi che si avvicinano notevolmente ai
2000 mt come Monte i Porcini a quota 1982 m o Monte il Brecciaro (1954 m ).
1.2 Inquadramento meteo - climatico
Da un punto di vista meteo-climatico, occorre sottolineare che l’area studiata
presenta un tale numero di variabili geografiche e morfometriche che danno vita
ad un’infinità di situazioni microclimatiche che, con i dati climatici a
disposizione, rendono difficile l’esatta distribuzione delle stesse. A più larga
scala, tuttavia, si può affermare che il clima dell’area dipende principalmente da
tre fattori che influenzano in maniera molto differente tra di loro la situazione:
la latitudine e l’altitudine media e la distanza dal mare.
La latitudine è quella della Corsica, cioè di aree nelle quali è evidente l’impronta
dominante del mare Mediterraneo, sia da un punto di vista termometrico che
meteorico.
L’altitudine e la distanza dal mare contrastano col suddetto fattore, dato che la
quota media dell’area esaminata non è mai inferiore ai 1000 metri e che le quote
massime oltrepassano i 2200 metri e che il Mar Tirreno dista in media circa 90
chilometri. Ciò comporta un abbassamento dei valori medi delle temperature,
dato che, nell’Appennino centrale, esse diminuiscono in media con la quota
secondo un gradiente termico di circa 5.5°C ogni 1000 metri (Fazzini, 1997), ed
un aumento dei valori meteorici medi rispetto alle costiere suddette, a causa
dell’effetto orografico del gruppo montuoso che favorisce l’innalzamento delle
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masse d’aria umida di prevalente origine mediterranea. Di conseguenza il clima
dell’area non evidenzia assolutamente caratteri mediterranei, se si eccettua
l’andamento medio delle precipitazioni
Per l’analisi climatica sono state considerate le stazioni termo-pluviometriche di
Rieti, Leonessa e Monte Terminillo, appartenenti alle Rete di misura della
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Servizi Tecnici Nazionali, per il
compartimento di Roma; essi riguardano il periodo compreso tra il 1960 ed il
1990. Per la parte nivologica i dati relativi alle stazioni di Monte Terminillo e
Leonessa per il periodo 1973-1987 sono stati desunti da Fazzini (1999).
Da un punto di vista dinamico, tutta l’area risente in ogni periodo dell’anno
della circolazione tipica del mediterraneo occidentale. Le precipitazioni,
piuttosto abbondanti, sono apportate prevalentemente da perturbazioni
atlantiche, precedute da venti di scirocco o libeccio caldi ed umidi che
provocano forti apporti, specie nel semestre ottobre-marzo mentre in estate vi
domina l’anticiclone delle Azzorre. E da sottolineare comunque che il forte
riscaldamento diurno del suolo favorisce i fenomeni temporaleschi di tipo
termico.
Piuttosto raramente invece, l’area è investita delle correnti del primo quadrante
che apportano ondate di freddo particolarmente intense e nevicate abbondanti.
1.3 Termometria
Le temperature medie annue dell’area (tabella 1.2), sono in genere comprese tra
i 12.5°C di Rieti, i 10°C circa di Leonessa ed i 6°C della stazione di
MonteTerminillo, posta in realtà sulla vetta del Monte Terminilletto,
immediatamente a sud della vetta del Terminillo.
Tali valori per il mese più freddo (gennaio) e più caldi (luglio ed agosto) sono
rispettivamente di 3.7, 1.4 e –2.3 °C e di 22, 18.5 e 14.5 circa.
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In rapporto alla posizione geografica delle tre stazioni, (le prime due collocate
su piane alluvionali, la terza di vetta), i valori estremi sono tipici di aree con
caratteri sub-continentali d’altitudine, specie per le temperature invernali
Leonessa
Terminillo Rieti
Max. Min. Med Esc. Prec Hn
Max. Min. Med Esc. Prec Hn Max. Min. Med Esc. Prec
5,1 -2,3 1,4 7,3 148 G -0,4 -4,8 -2,6 3,6 130 G 8,2 -0,8 3,7 9,0 104
6,4 -2,3 2,1 8,7 144 F 1,5 -3,0 -0,8 4,5 158 F 10,0 -0,2 4,9 10,2 116
8,9 0,4 4,7 8,6 147 M 3,1 -1,3 0,9 4,3 127 M 13,8 2,5 8,2 11,3 103
12,5 3,3 7,9 9,1 154 A 5,4 1,0 3,2 4,4 141 A 17,9 5,4 11,7 12,5 100
17,8 6,9 12,3 11,0 146 M 10,5 4,8 7,7 5,7 128 M 21,8 8,6 15,2 13,2 111
21,8 10,0 15,9 11,8 86 G 14,9 8,7 11,8 6,2 118 G 26,8 11,6 19,2 15,2 63
25,3 11,6 18,5 13,7 51 L 17,3 11,0 14,1 6,3 66 L 29,6 14,1 21,9 15,5 29
25,1 12,0 18,5 13,1 53 A 17,7 11,1 14,4 6,6 99 A 29,3 14,1 21,7 15,2 38
21,4 9,3 15,3 12,1 118 S 14,9 8,8 11,9 6,2 132 S 25,7 12,1 18,9 13,6 84
16,3 5,4 10,9 11,0 159 O 10,2 4,4 7,3 5,8 159 O 19,1 7,9 13,5 11,2 142
10,1 2,7 6,4 7,5 206 N 6,5 2,1 4,3 4,3 200 N 13,8 3,7 8,8 10,1 164
6,0 -0,6 2,7 6,6 168 D 2,1 -1,8 0,1 3,8 167 D 9,6 0,7 5,2 8,9 126
14,7 4,7 9,7 10,0 1580,0 121 8,6 3,4 6,0 5,1 1625,0 405 18,8 6,6 12,7 12,2 1180,0
Tab.1.1
che possono essere paragonate a quelli di siti alpini posti ad altezze simili. In
effetti in gennaio a Rieti si raggiungono non di rado valori intorno ai –10°C
(favoriti anche dal fenomeno dell’inversione termica), a Leonessa ed al
Terminillo si possono sfiorare o addirittura superare i –20°C (inverni ‘63-’85 ed
’86) in situazioni di tempo balcanico quando masse d’aria continentale russa
riescono a raggiungere l’Italia adriatica ed a valicare lo spartiacque appenninico
principale, (Fazzini 1997 e 1999).
In estate, l'isolamento dell'area dal dominio marittimo tirrenico, provoca un
forte riscaldamento diurno degli altopiani e delle conche; in tali siti le
temperature possono raggiungere con relativa facilità i 35°C (Rieti 38-40°C),
mentre sulle cime più elevate, raramente si superano i 20-22°C. Durante la notte
tuttavia, il processo di irraggiamento favorisce un rapido abbassamento dei
valori, con forti escursioni termiche diurne.
Ricercando una relazione tra quota ed altitudine per l’anno e per le varie
stagioni, si sono trovati valori del gradiente termico compresi tra 0.47
9
dell’inverno e 0,58 dell’estate con una media annua di 0.52, praticamente
equivalente con quella ricavata da Fazzini (1997). Nonostante l’influenza
dell’orografia, la relazione statistica tra le due variabile è praticamente diretta
dato che i coefficienti di correlazione riferiti alle varie stagioni sono compresi tra
0.98 e 0.99.
L'amplitudine termica annua è compresa tra i 15-16°C delle aree più elevate ed i
18-20°c di quelle più interne, a motivo delle succitate condizioni morfologiche,
quella diurna diminuisce sensibilmente all'aumentare della quota ed in qualsiasi
stagione (tabella 1.3).
Il numero dei giorni di gelo è estremamente variabile e dipende soprattutto
dall'esposizione dei singoli siti; i dati disponibili per la stazione di Monte
Terminillo indicano un valore piuttosto costante nell'anno di circa 130 episodi; si
può tuttavia ipotizzare che il numero sia sensibilmente superiore nei fondivalle
principali, in virtù dell'esposizione e del fenomeno dell'inversione termica. Essi
avvengono generalmente tra fine ottobre e inizio maggio, ma in situazioni di
Tabella 1.2: Temperature, (mesi/�C) Tabella 1.3: Amplitudine termica (mesi/�C)
tempo balcanico possono verificarsi anche al di là dei limiti temporali succitati.
Il numero dei giorni di ghiaccio è molto inferiore e si aggira intorno ai 25 alle
quote più elevate.
-5
0
5
10
15
20
25
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
rieti
Leonessa
terminillo
Terminillo - 1750 m.s.l.m.
-4,0
-2,0
0,0
2,0
4,0
6,0
8,0
10,0
12,0
14,0
16,0
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
0
50
100
150
200
250
10
1.4 Pluviometria e nivometria
Analizzando i dati pluviometrici (tabella 1.1), è evidente che tutta l'area riceve
mediamente precipitazioni abbondanti, senza grandi scarti tra i siti di vetta e
quelli di media montagna, mentre è evidente un calo allontanandosi dal nucleo
montuoso centrale (Rieti). Le precipitazioni sono prevalentemente di tipo
orografico - convettivo nel trimestre estivo, quando si manifestano con brevi e
violenti rovesci temporaleschi, mentre prevalgono quelle di tipo frontale nel
restante periodo dell'anno (Fazzini, 1997 e 1999). Il regime meteorico può essere
definito di tipo appenninico tirrenico, caratterizzato da piogge abbondanti e
piuttosto ben distribuite durante tutto l’anno, con due massimi autunnale e
primaverile ed un minimo non eccessivamente pronunciato in estate. Il numero
di giorni di pioggia varia dai 100 della conca reatina sino ai 120-130 delle aree
sommitali, con un regime che ricalca quello meteorico e con intensità massime in
estate quando possono aversi fenomeni particolarmente intensi.
Le precipitazioni nevose sono comuni e consuete ogni anno in tutta l'area, da
dati relativi al periodo 1970-1987 relativi alle stazioni di Terminillo, Leonessa e
Monteleone di Spoleto. Si osserva che, i quantitativi medi sono particolarmente
abbondanti in prossimità delle vette principali, anche in virtù del fatto che la
stagione fredda è anche la più perturbata e che il massiccio è direttamente
investito dalla correnti umide provenienti dal mediterraneo. Così, intorno ai
1000 metri, si registrano totali stagionali di circa 100 cm con punte di 150 cm
(1983), mentre al Monte Terminillo la media è di 430 cm con frequenti valori
stagionali superiori ai 500 cm (Fazzini, 1999). Il coefficiente nivometrico risulta
pertanto essere particolarmente elevato, con valori prossimi al 30% alle quote
sommitali. La neve cade prevalentemente nel periodo compreso tra fine ottobre
e metà maggio e rimane al suolo nelle valli più riparate dall'insolazione anche
sino all'inizio di giugno.
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Il quadro eolico medio è di difficile interpretazione anche a causa della
complessità del rilievo. I dati disponibili per Monte Terminillo, evidenziano una
netta prevalenza dei venti occidentali in tutte le ore e stagioni, con rare calme e
con valori estremi talvolta superiori ai 150 km/h; i valori igrometrici medi infine
sono piuttosto elevati, specie in autunno e si aggirano intorno al 74%. Cercando
infine di classificare climaticamente l'area secondo il metodo di Koppen
modificato (1959), si può affermare che essa presenta mediamente caratteri
temperati con inverni freddi, estati fresche e precipitazioni abbondanti e
piuttosto ben distribuite e può essere definita temperata fresca continentale
(Cfb, Cfc oltre i 1500 metri di quota).
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CAPITOLO II
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
2.1 Generalità
La porzione centrale del gruppo di Monte Terminillo viene unanimemente
considerata parte del settore Sabino-Reatino dell’Appennino Umbro.
Questa zona, ubicata nel settore a Nord del Bacino di Rieti, mostra un’evidente
struttura a thrusts in cui è possibile riconoscere diverse unità tettoniche,
separate da superfici si sovrascorrimento, a volte ad alto angolo che, data la loro
estensione, possono essere considerate di importanza regionale (Accordi et al.,
1986).
Questa complessa area può essere, in prima approssimazione, schematizzata in
quattro elementi principali che, procedendo da ovest verso est, sono: unità
tettonica di Collelungo, unità di Monte Palloroso, l’unità di Monte Terminillo e
quella di Monte Cavallo.
I sovrascorrimenti, spaziati ad occidente del Monte Terminillo, tendono a
“serrarsi” ad oriente, in vicinanza del contatto basale con i terreni della
piattaforma carbonatica laziale-abbruzzese (Cosentino et al., 1991; Deiana et al.,
1995).
Il sovrascorrimento più occidentale produce l’accavallamento dell’elemento di
Collelungo su quello di Monte Palloroso ed è caratterizzato da una superficie a
basso angolo ad andamento N/S a Nord di Collelungo e N30� a sud di
quest’ultimo rilievo. Esso pone a contatto i terreni della piattaforma carbonatica
triassico liassica (Dolomie a Megalodon e Calcare Massiccio) con quelli della
successione pelagica cretacica (Maiolica, Marne a Fucoidi e Scaglia Rossa).
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L’elemento di Monte Palloroso è costituito dalle unità di piattaforma
carbonatica triassico-liassica e dai sovrastanti sedimenti pelagici ed emipelagici
mesozoico-paleogenici.
Questi termini sono coinvolti in tre maggiori pieghe ( sinclinale di Collelungo,
anticlinale di M. Castiglioni e sinclinale di Monte Cerasa), asimmetriche ad est-
vergenti, ad andamento N/S a Nord e circa N20� a Sud.
In particolare l’anticlinale di Monte Castiglioni, caratterizzata da una
culminazione assiale verso Sud e da modesti sovrascorrimenti che ne dislocano il
fianco orientale, mostra i caratteri geometrici di una piega da blind-thrusts
(Deiana et al., 1995).
L’elemento di M. Palloroso è a sua volta accavallato su quello di Monte
Terminillo lungo una superficie immergente a W o a WNW( con inclinazione
variabile fra 35� e 50�) ed è composta da segmenti a diversa orientazione: N20�
all’altezza di Lugnano, N/S all’altezza del calcare massiccio del M. Calcarone,
N30� più a Nord.
L’elemento di Monte Terminillo è costituito da terreni del Giurassico e del
Cretaceo Inferiore la cui deformazione interna è riconducibile a blande
anticlinali e sinclinali a direzione N/S e N20� nei terreni pelagici, ed è del tipo
essenzialmente fragile in corrispondenza dei vasti affioramenti di Calcare
Massiccio del M. Terminillo. Il piano di sovrascorrimento è in affioramento a
Monte Iacci, dove presenta un’inclinazione di circa 20� verso WNW, ponendo a
contatto il Calcare Massiccio con le Marne a Fucoidi e la Maiolica.
Una serie di faglie normali ribassano tale superficie verso SW. L’elemento di
Monte Cavallo consiste in una macro anticlinale rovesciata, ad andamento N/S e
vergenza orientale, con nucleo di calcari giurassici, che verso sud scompare
gradualmente al di sotto dell’elemento tettonico soprastante.
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2.2 Successione litostratigrafica
Per una corretta interpretazione morfogenetica, è di importanza fondamentale
la conoscenza delle diverse
litologie che si differenziano
per composizione, durezza,
tipo di stratificazione e,
soprattutto ai fini della
morfogenesi, erodibilità.
Il termine più antico nella
colonna stratigrafica relativa a
questa porzione dei Monti
Reatini è il Calcare Massiccio.
Sono comprese in questa
formazione più forme,
spaziando dai calcari avana
finemente detritici fino ad
arrivare ai calcari bianchi
ceroidi e subcristallini.
Sono massivi, difficilmente
erodibili e in grossi banchi;
nella maggior parte dei casi,
anche se cariati, si presentano
con assenza totale di
stratificazione e/o di nette
fratture, che potrebbero
favorire i processi crioclastici.
Il Calcare Massiccio
superiormente passa a calcari
giurassici grigio e grigio-scuri,
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prevalentemente ben stratificati con selce grigia in noduli e lenti denominati
Corniola.
Questa formazione può presentare intercalazioni detritiche grigiastre e a luoghi,
di marne argillose grigio verdastre.
Ha una potenza approssimativa di 350m e stratificazione abbastanza regolare
con spessori dei singoli episodi dai 10 ai 50 cm.
Trattasi di calcari duri, compatti, a frattura concoide, la cui alterazione,
inizialmente in blocchetti regolari, produce sedimenti detritici grossolani ocra-
rossastri.
Passano a marne e calcari marnosi rossi e verdi con intercalazioni di calcari
detritici giallo arancio con Posidonia e Ammoniti, chiamate Rosso Ammonitico.
Sono tenere, mandorlate, dalla facile erodibilità.
La formazione ha una potenza limitata ed è, a luoghi, in eteropia con litotipidi
calcari marnosi e selciferi duri, grigio verdastri, sottilmente stratificati,
intercalati a selce verdastra e marne argillose verdastre denominati Calcari e
Marne del Sentino. Lo spessore di tali sedimenti può aggirarsi nell’ordine dei
cento metri.
Passano a sottili alternanze di selce policroma con rari calcari selciferi, a
frattura polidrica con Radialari, Aptici, Saccocona denominati Calcari di Cinata
di Castello.
Di spessore limitato (poco meno di 200m) essi passano rapidamente alla
formazione della Maiolica, data da intercalazioni di calcari detritici grigio avana
e calcari subcristallini bianchi con selce grigia e giallastra, in noduli e lenti. Si
tratta in particolare di calcari biancastri a grana finissima, frattura concoide e
poliedrica con numerose venature di calcite spatica. Sono molto ben stratificati
in livelli generalmente di 5�30 cm.
Verso l’alto la Maiolica passa a calcari marnosi verdognoli, con striature
nerastre, denominati Marne a Fucoidi.
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Questa nuova formazione, dalla potenza molto limitata (<100 m), è data da
alternanze di marne rosso verdastre, calcari marnosi a zone rosse e verdi.
Facilmente erodibili, passano a calcari marnosi rossi e bianchi, molto ben
stratificati, con selce rossa o grigia in liste o noduli, denominati Scaglia Rossa.
Essa occupa uno spessore di circa 300 m e si chiude con una lente di
conglomerato poligenico a rari elementi calcarei e a cemento calcareo rossastro
(pendici Sud di Monte La Pelosa).
Procedendo verso l’alto si passa alle formazioni più recenti della Scaglia Cinerea
e le Mioceniche del Bisciaro e delle Marne con Cerrogna.
Occupano insieme poco meno di trecento metri e sono caratterizzati da calcari
marnosi grigio verdastri talora variegati, spesso interessati da clivaggio nella
Scaglia Cinerea, e/o calcari marnosi grigio scuro del Bisciaro, che presentano
frattura concoide a strati di selce nera verso la base. Questi ultimi sono a volte
stratificati in grosse bancate con marne più frequenti verso l’alto passano ad
alternanze livelli argillosi e marnoso-argillosi fino a argilloso-arenacee.
Procedendo verso l’alto essi passano a vere e proprie molasse con rare
intercalazioni di calcari bianchi saccaroidi.
E’ doveroso far notare come, ai fini di una più chiara esposizione sulla carta,
non sono stati riportati tutti i limiti litologici fra le diverse formazioni. Esse
infatti sono state raggruppate in tre soli membri principali, riportati in diverse
colorazioni: con la colorazione azzurra si è definito il Complesso dei Calcari di
Piattaforma che è una successione calcarea e calcareo dolomitica di piattaforma
subsidente, rappresentata dal Calcare Massiccio; priva di significative
intercalazioni terrigene; presenta passaggi a successioni calcaree detritico
organogene nella zona di margine.
Con la colorazione verde si è indicato il contorno della Serie Carbonatica –
Pelagica Sabina.
E’ una successione di tipico ambiente pelagico, costituita da formazioni calcaree
intercalate a formazioni marnose e silicee depostesi su un substrato del Lias
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inferiore di ambiente neritico disarticolato da una fase tettonica medioliassica
(Giurassico – Eocene medio). Spessore variabile fra i 500 ed i 1500 m comprende
le formazioni marnose e carbonatiche tipiche della serie Umbro – Sabina
(Corniola, Calcari Detritici, Diaspri, Rosso Ammonitico, Maiolica, Marne a
Fucoidi, Scaglia Bianca e Rossa).
Le formazioni denominate Scaglia Cinerea, Bisciaro, Marne con Cerrogna, sono
invece state raccolte nel Complesso Marnoso – Calcarenitico (con colorazione
gialla): esse affiorano nella zona di Sigillo ad Est nella carta, ove occupa
l’elemento di Monte Cavallo.
2.3 Aspetto geologico – strutturale
I Monti Reatini costituiscono da un punto di vista strutturale, un sistema di
Fig 2.2: sezioni geologiche esplicative: N80 per M. Iacci, N53 per M.Il Brecciaro
quattro sovrascorrimenti principali che interessano la successione meso-
cenozoica in facies sabina (Cosentino et al., 1991; Deiana et al., 1995).
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Detti sovrascorrimenti principali, spaziati ad occidente dal Monte Terminillo,
tendono a serrarsi ad oriente.
I due sovrascorrimenti più esterni, quello di Monte Cavallo e quello di Monte
Terminillo, definiscono altrettanti elementi tettonici in rapporto complesso fra
loro ed il substrato.
L’elemento tettonico inferiore, quello di M. Cavallo, è costituito da
un’anticlinale rovesciato interpretata come una piega da blind – thrust
sovrascorsa verso Est.
La sua geometria è fortemente condizionata dall’esistenza dei livelli
incompetenti delle Marne a Fucoidi e dei Calcari e Marne del Sentino.
Tra i due elementi ed il footwall sono presenti un elemento intermedio e minori
scaglie tettoniche, discontinue. Questi elementi strutturali sono dislocati in più
punti da faglie normali, successive alla loro messa in posto.
Dette faglie (qualcuna si estende per decine di Km con rigetti superiori ai 1000
m, quale la Faglia di Leonessa) hanno trend appenninico quindi obliquo rispetto
alla direzione dei thrusts reatini e sono talora organizzate in segmenti raccordati
da elementi di trasferimento.