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INTRODUZIONE
Il lavoro di tesi mira ad operare una rigenerazione urbana partendo
dalla riqualificazione dell’area dismessa dell’ex Lanificio Fratelli Ti-
berghien. Si tratta di un’area di circa 60 mila mq inserita nel tessuto
urbano a cavallo dei quartieri di Borgo Venezia e San Michele Extra,
ad est del centro storico di Verona.
Il lavoro è articolato in quattro distinti stadi che possono essere così
riassunti:
Nella prima fase si affrontano, cercando di assimilarne i principi, i temi
riguardanti il processo di urbanizzazione delle città con i problemi ad
esso connessi ed i modelli d’intervento adottati in loro risposta.
Nella seconda fase si studiano gli strumenti di governo del territorio
passati ed attuali, analizzandone i contenuti e comprendendone gli
aspetti fondamentali. L’analisi della storia e dei piani urbanistici ci ha
permesso di leggere le scelte delle amministrazioni e i relativi effetti
che queste hanno avuto sulla morfologia della città.
La terza fase del progetto consiste in un approfondito studio dell’area
in questione, condotto inizialmente attraverso un’indagine che ha
coinvolto la popolazione residente dei due quartieri. Ci si è avvalsi di
diversi sopralluoghi al fine di ottenere una completa e documentabile
analisi. Successivamente si è ripercorsa la storia del lanificio sin dai suoi
albori del 1907, concludendo infine con l’individuazione delle speci-
fiche direttive dei piani riguardanti l’area di progetto.
Nell’ultima quarta ed ultima fase, assimilati i concetti fondanti la
rigenerazione urbana, avanziamo una nostra personale proposta
d’intervento attenta alle necessità dei quartieri limitrofi e rispettosa
dell’organismo industriale fortemente stratificato e carico d’identità.
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1.1 PROCESSO DI URBANIZZAZIONE NEL MONDO
Per chi studia, le città il 2007 segna un momento storico: è l’anno in cui
si riscontra per la prima volta che più della metà della popolazione
mondiale vive in città.
Si stima che nel 2030 la quota di popolazione che vivrà in città super-
erà il 60%, il che significa che, su una popolazione stimata di circa
nove miliardi, gli abitanti delle città saranno cinque miliardi. Di questi
cinque miliardi, due vivranno nelle bidonville e negli slum delle mag-
giori città, soprattutto in Africa e in Asia.
Già queste poche e scarne cifre sono in grado di chiarire perché oggi
nessuno possa dirsi disinteressato al problema delle città. Ed in parti-
colar modo alla correlazione tra l’urbanizzazione e la sua morfologia
spaziale e sociale con i costi non solo monetari che essa comporta.
La città appare oggi un oggetto di ricerca di difficile comprensione,
tanto è soggetta a trasformazioni rapide e profonde, e tanto com-
plessi sono i processi che la interessano e diversificati i loro esiti.
Per le città del mondo le principali sfide riguardano gli stili di vita dei
cittadini molto diseguali tra loro e soprattutto la regolazione del flusso
migratorio dalle campagne, e quindi l’equilibrio, che appare sempre
più lontano da raggiungere, tra mondo urbano e mondo rurale.
È a questo proposito che viene chiamato in causa il concetto di svi-
luppo sostenibile, cioè uno sviluppo che unisca efficacia economica,
equità sociale e rispetto dell’ambiente. Rendere le città sostenibili si-
gnifica non solo concepire un nuovo modello di città, ma anche di
so-cietà e un nuovo modello di sviluppo.
In questo inedito “grande disegno” non devono essere dimenticati
gli oltre tre miliardi di persone che continueranno a vivere nelle cam-
pagne, pena l’ulteriore incremento dei flussi di popolazione verso le
città e il conseguente peggioramento delle condizioni di vita urbane.
Come precedentemente espresso, il mondo continua e continuerà
ad urbanizzarsi.
Le metropoli sono sempre più numerose, la loro popolazione aumen-
ta di anno in anno e le aree metropolitane occupano sempre più
spazio.
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In passato il mondo urbano, dominato dall’artificio, luogo di concen-
trazione dell’industria e poi dei servizi, veniva contrapposto al mondo
rurale, rimasto vicino alla natura e orientato principalmente verso
l’agricoltura. Nell’opposizione fra città e campagne si opponeva la
rappresentazione della tradizione a quella della modernità. In realtà
questa opposizione radicale tra i due “mondi”, uno rurale legato ai
valori e pratiche tradizionali e l’altro urbano, rivolto risolutamente ver-
so il futuro , ha perduto in larga misura la sua validità. La distinzione tra
città e campagna non è più così netta.
Risulta chiaro che l’urbanizzazione del mondo è oggi una tendenza
potente e particolarmen te strutturante. Qualsiasi riflessione sulle carat-
teristiche possibili di uno sviluppo sostenibile del pianeta porta inevita-
bilmente a interrogarsi sul futuro delle città. I modelli di consumo dei
cittadini, e più in generale i loro modi di vita, tendono a generalizzarsi:
le popolazioni rurali, ed in particolar modo i giovani, aspirano a vivere
come si vive nelle città e non c’è spazio rurale che non sia influenzato
dal modello di vita urbano.
1.1.1 UN PIANETA DI CITTADINI
Nel 1950 meno di un terzo della popolazione mondiale (il 29%) era
urbana. Oggi, a distanza di poco più di mezzo secolo, metà della po-
polazione mondiale vive in città.
In questa crescita costante della popolazione urbanizzata si può evi-
denziare l’effetto dello sviluppo, nella misura in cui si accetta il po-
stulato secondo cui urbanizzazione e sviluppo procedono parallela-
mente.
Tuttavia l’attrazione della città può essere in larga misura indipenden-
te dalla crescita economica e dallo sviluppo. L’urbanizzazione infatti
può essere anche l’effetto del carattere repulsivo della campagne. Il
fenomeno risulterebbe dunque ineluttabile e, in ogni caso, autonomo
rispetto alla crescita economica.
Il rapporto tra crescita demografica e urbanizzazione può essere
anch’esso analizzato sotto il profilo storico quanto sotto il profilo stati-
stico. Per il momento vediamo in che misura lo sviluppo delle città è
stato, nel corso della storia sinonimo di progresso.
Lewis Mumford fa nascere le città alla fine del periodo neolitico, af-
fermando che l’aumento della popolazione è stato un fattore fonda-
mentale per lo sviluppo delle prime città , senza però essere l’unico. Lo
sviluppo di grandi agglomerati urbani, che in alcune epoche storiche
hanno svolto un ruolo fondamentale, non deve comunque far dimen-
ticare che le popolazioni sono rimaste per millenni essenzialmente ru-
rali.
L’invenzione dell’agricoltura è stata una condizione determinante
per il l’urbanizzazione. L’aumento della produzione alimentare ha
permesso di realizzare un surplus di beni scambiabili e al tempo stes-
so ha consentito un aumento della densità di popolazione. Tuttavia,
l’esistenza di un avanzo alimentare non era di per se sufficiente a de-
terminare il cambiamento. Era necessario che l’offerta corrispondesse
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alla domanda.
Quindi l’agricoltura non ha indotto l’urbanizzazione direttamente, ma
ne ha costituito la condizione preliminare.
Ma una fase completamente nuova dell’urbanizzazione si apre con il
consacrarsi l’industrializzazione europea.
L’aumento di produttività agricola consente una nuova urbanizzazi-
one, ma è solo in seguito, grazie allo sviluppo industriale, che la di-
mensione della città esplode.
Una delle grandi difficoltà che si incontrano nello studio della storia ur-
bana risiede nella necessità di distinguere tra gli elementi che riguar-
dano lo sviluppo specifico di particolari città e quelli che riguardano
invece l’urbanizzazione in quanto fenomeno più generale ed esteso.
La crescita urbana dei prossimi trent’anni avrà luogo principalmente
nei paesi in via di sviluppo. L’Africa dovrebbe conoscere il ritmo di
crescita della popolazione urbana più elevato, le Nazioni Unite stima-
no che il tasso di crescita medio annuo del continente sarà del 3,1%
nel periodo 2000-30. La popolazione urbana africana a questa data
si troverebbe più che raddoppiata.
L’Asia da parte sua dovrebbe conoscere un ritmo annuo del 2,2%, il
che porterebbe la popolazione la su popolazione urbana a circa 2,7
miliardi nel 2030; va ricordato che nel 2003 il mondo intero contava
una popolazione globale di 3 miliardi di cittadini.
François Asher parla di metropolitanizzazione per indicare un fenom-
eno controverso; da un lato viene identificato come un processo di
sviluppo e moltiplicazione dei grandi agglomerati urbani e dall’altro
come un pericoloso concentrarsi di tutte le attività e ricchezze.
Urban sprawl - Manchester
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Oggi per metropoli sembra si possono intendere molte cose, ma a
seconda dei casi sembra emergere una sorta di caratteristica co-
mune a tutte le definizion i; cioè di un luogo nel quale le crisi economi-
che e sociali risultano particolarmente evidenti e radicali.
1.1.2 LA DINAMICA URBANA
Esistono modi molto diversi tra loro per esaminare le dinamiche ur-
bane, a seconda che si voglia privilegiare la dimensione temporale o
quella spaziale. Si può d’altra parte ricorrere ad un’analisi sistematica:
in questo caso al centro dell’attenzione sono le relazioni tra una città
e la realtà che la circonda o tra le diverse città di un insieme spaziale,
ad esempio di uno stesso paese o regione.
Un primo metodo per affrontare la dinamica delle città consiste
nell’identificare i contributi del saldo naturale e del saldo sociale.
Un modo semplice per valutare il primo fattore consiste nel confronto
tra il tasso di crescita della città e il tasso di crescita globale, anche se
risulta poco realistico ipotizzare livelli di crescita naturale identici.
La dinamica urbana può essere affrontata anche sotto il profilo della
transizione urbana, un modello che presuppone che il cambiamento
della ripartizione spaziale della popolazione sia più o meno universale.
L’espressione “transizione urbana” indica il passa ggio dei cittadini da
un ambiente debolmente urbanizzato ad un ambiente con un forte
livello di urbanizzazione, secondo uno schema che si ritiene univer-
sale.
Le città vedono crescere la loro popolazione, ma al tempo stesso si
estendono, occupano territori sempre più vasti, la macchia urbana si
allarga.
Il territorio della città è anche occupato in modo diverso, le categorie
sociali superiori prendono possesso dei quartieri considerati più grade-
voli, mentre i migranti si installano nelle zone periferiche, dove la loro
presenza è più o meno tollerata.
Le città si estendono attraverso una conquista permanente dello
spazio che le circonda.
Il grado di diffusione di una città dipende dalle dimensioni, ma anche
dalla densità demografica e dunque, in parte, dal tipo di habitat.
È opportuno considerare congiuntamente sia le dinamiche spaziali
che quelle temporali degli agglomerati urbani, in quanto si possono
determinare forme differenti di diffusione delle città.
Le città presentano, come abbiamo già visto, varie differenze, cui si
deve aggiungere quella della densità.
La densità della popolazione modella la morfologia della città.
L’urbanistica, orizzontale o verticale che sia, determina questa mor-
fologia e spiega le differenze di densità: in termini di utilizzazione de-
gli spazi. Hong Kong e Singapore non hanno alcuna somiglianza con
Londra e Washington. La densità è per la città uno dei parametri più
importanti e non varia soltanto da una città all’altra, varia anche
all’interno di uno stesso agglomerato, dal centro alla periferia.
Nei paesi in via di sviluppo la dinamica spaziale della città è carat-
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terizzata in larga parte da migrazioni di popolazioni senza risorse, pro-
venienti da zone rurali, per le quali l’insediamento in città avviene in
condizioni di estrema precarietà. Nelle città del sud del mondo molto
spesso la crescita esula da qualsiasi pianificazione urbana.
L’insediamento dei migranti in quartieri non adatti alle loro esigenze
e necessità rischia di costringere gli abitanti originari della zona alla
fuga.
Talvolta però i migranti senza risorse non hanno altra scelta che “le
occupazioni di terreni e la costruzione abusiva per risolvere il pro-
blema dell’abitazione”; le bidonville hanno infatti una funzione di pri-
ma accoglienza. A Delhi, osserva Veronique Dupont (nel libro: Delhi:
Urban Spaces ans Human Destinies), le “operazioni di pulizia e di mi-
glioria della capitale respingono più lontano le occupazioni illegali
senza però risolverne il problema”.
La spartizione dello spazio urbano è il risultato dell’azione di forze di-
verse ed antagoniste. Il costo delle abitazioni spiega solo in parte le
forme di segregazione; diversi livelli di reddito degli abitanti si riflettono
sull’evoluzione spaziale e sociale della città. Ma le modalità di fram-
mentazione di una città dipendono anche dal grado di sviluppo del
paese, dall’orientamento ideologico degli amministratori, dal peso
dei problemi economici ed ecologici, dall’intensità della pressione de-
mografica, dal perdurare e dall’evoluzione specifica di quest’ultima.
Le città possono essere prese in considerazione non solo singolar-
mente, ma anche nelle relazioni che intrattengono con il territorio cir-
costanze, immediato o più lontano.
Le analisi del fenomeno urbano si basano sull’evoluzione nel tem-
po del ritmo e delle forme dell’urbanizzazione, ma le interpretazioni
rimangono largamente di natura descrittiva e si fondono sulla stati-
stica comparativa.
Alcuni agglomerati, in virtù delle loro dimensioni ma anche del ruolo
che svolgono nel processo di globalizzazione, possono formare tra di
essi un sottosistema urbano. Il termine città mondiale, introdotto nel
1915 da Patrick Geddes (nel libro: Città in evoluzione) è stato ripre-
so circa quarant’anni dopo da Petel Hall (nel libro: Le città mondi-
ali). Geddes identificava nel mondo 7 centri urbani con un ruolo di
leadership: Londra, Mosca, New York, Parigi, Tokio, l’insieme delle città
della Randstad Holland e la zona della Rhein-Ruhr. Queste città si dis-
tinguevano dalle altre per la loro importanza politica ed economica.
Le città globali non si identificano con le città mondiali.
Il loro sviluppo infatti non è una semplice conseguenza della globa-
lizzazione; sono proprio queste città a dare un forte contributo alla
globalizzazione, per i territori che occupano e per la loro dinamica
interna e per la loro struttura sociale. Ad esempio, da questo punto
di vista, Parigi è una città meno globale di quanto non sia Londra. La
distinzione tra città mondiali e città globali con il tempo va comunque
perdendo la sua pertinenza, in quanto un numero sempre più cres-
cente di agglomerati urbani è fortemente coinvolto nel processo di
globalizzazione.