alla prima metà del IV secolo, relativi cioè a Camillo. Purtroppo si può dire che solo
due dei contesti presi in esame, cioè l’area sacra di S. Omobono e le mura
repubblicane, sono stati sufficientemente indagati, grazie ad una assidua ricerca
archeologica, conclusa sempre da specifiche pubblicazioni, mentre i restanti
monumenti non solo non sono stati scavati, ma in certi casi, neanche precisamente
localizzati. Addirittura, nel caso dell’emissario del lago Albano, pur essendo l’oggetto
conosciuto nella sua precisa localizzazione, le misure che lo dovrebbero
contraddistinguere oscillano paurosamente con intervalli inaccettabili da autore ad
autore. La cosa ha creato non pochi problemi perché già di per sé le notizie acquisite
erano piuttosto scarne; a ciò si è aggiunta inoltre una palese contraddittorietà.
Il contesto che ritengo peggio rappresentato in questo lavoro è sicuramente quello
relativo ai templi dell’Aventino (escluso quello di Diana).
Il problema principale postomi dalla ricerca, almeno in termini pratici, è stata
sicuramente la mancanza dei mezzi necessari a svolgerla. A prescindere dalla mia
inesperienza nei confronti di archivi cartacei e informatici, mi sono dovuta scontrare
con un problema ben più rilevante, cioè la ridotta presenza (meno della metà) dei testi
che avrei dovuto consultare nelle biblioteche cittadine. A questo proposito occorre
segnalare che un gran numero di opere e, soprattutto, periodici necessari alla ricerca,
giacciono in un magazzino della Biblioteca Universitaria ritenuto inagibile e, pertanto,
dal gennaio 2000, cioè da circa dieci mesi, non sono consultabili.
Tale situazione di disagio, dovuta sia alle strutture inadeguate, sia alla poca
sollecitudine con cui ci si pone rimedio, e senz’altro destinata a protrarsi ulteriormente,
è una delle cause che costringe gli studenti sassaresi a lunghi e costosi soggiorni fuori
dall’isola.
Nel caso specifico un soggiorno a Roma, per quanto breve, era comunque necessario,
perlomeno al fine di visitare i monumenti oggetto dello studio; il fatto è che sia a causa
dello svolgimento delle lezioni, protrattesi fino al mese di maggio, sia per sostenere gli
esami dell’ultimo anno durante la sessione estiva, solo nel mese di luglio è stato
possibile raggiungere la capitale. Qui mi si è finalmente aperto un paradiso che per
mesi avevo sospirato: così se nella Biblioteca Nazionale di Archeologia tutto ciò che
chiedevo mi veniva portato, ancora meglio succedeva nella biblioteca dell’Ecole
Française de Rome dove tutto quello che mi serviva potevo andare direttamente a
5
cercarlo, senza intermediari, tra sale e soppalchi, scoprendo via via nuovi tesori, uno
accanto all’altro. Ho potuto così prendere visione di periodi introvabili da noi, come il
Bullettino della Commissione Archeologica Comunale in Roma e Archeologia Laziale,
consultandoli volume per volume, ma anche di tutti i cataloghi delle mostre tenutesi, a
Roma e non, negli ultimi decenni, preziosi per la loro accurata e aggiornatissima
bibliografia. In pochi giorni ho potuto così raccogliere più materiale di quanto non
avessi visionato in mesi di ricerche.
In questo modo purtroppo, tutto il tempo è stato assorbito dalle ricerche bibliografiche
e così, con estremo rammarico, non ho potuto visitare i siti extraurbani, quali Isola
Farnese, il sito dell’antica Veio, né il lago Albano, dove comunque spero di potermi
recare appena possibile.
Tutto sommato, la ricerca ha richiesto per il suo espletamento poco più di un anno,
considerando comunque che a causa delle lezioni e relativi esami, solo negli ultimi
quattro mesi ha potuto ricevere un’attenzione totale. Riuscire a portarla a termine nei
tempi prescritti ha richiesto non pochi sacrifici, un impegno continuo e anche la
rinuncia pressoché totale a partecipare alle campagne di scavo dell’Università.
Per quanto riguarda la lettura della tesi, è da tenere presente che tutte le date, tranne
quando specificamente indicato, sono da considerarsi avanti Cristo; le abbreviazioni
degli autori antichi sono quelle del Liddel-Scott, mentre quelle dei periodici sono quelle
dell’Année Philologique tranne:
Archeologia Laziale (Arch.Laz.);
Quaderni del centro per l’Archeologia Etrusco-Italica (Quad.AEI);
Nuovo Bullettino Archeologico Sardo (NBAS).
Gli altri titoli che non compaiono nell’Année Philologique sono scritti per esteso tra
virgolette.
Per concludere ringrazio Sergio, che mi ha aiutato nella stesura del testo, i miei
familiari per il loro sostegno, e prof. Pianu per i suoi consigli e la sua pazienza.
6
I
Cenni sulla vita di Furio Camillo: inquadramento storico
1- Roma prima della presa di Veio
1
Dopo la caduta della monarchia, l’espansione dell’influenza romana resta limitata
all’area laziale, anzi, sembra addirittura perdere terreno. Questo perché dopo aver
scacciato Tarquinio il Superbo, Roma fu costretta a far fronte a vari attacchi da parte di
diversi nemici, innanzi tutto gli stessi Latini, con cui ingaggiò battaglia al lago Regillo
(499-496). Essa non determinò una vera e propria vittoria per Roma, infatti tra le due
parti fu stipulato il foedus Cassianum, che metteva sullo stesso piano romani e latini,
senza postulare un qualche rapporto di subordinazione dei secondi ai primi. Sugli altri
fronti, gli Etruschi, al di là del Tevere, rappresentavano sempre una minaccia, mentre da
dietro i colli Albani, iniziava l’avanzata dei Volsci e degli Equi. Tra queste due
popolazioni s’inserivano gli Ernici, con sede più importante ad Anagni, associati di
Romani e Latini (486), che impedivano il congiungimento delle forze dei Volsci e degli
Equi, svolgendo il ruolo di stato-cuscinetto.
Le lotte con i Volsci, con sede principale a Velitrae, sono maggiormente rappresentate
nella tradizione dal celebre episodio di Coriolano (491) e, riguardo alla lotta congiunta
contro Volsci ed Equi, dalla dittatura di Cincinnato (462), che sbaraglia gli Equi sul
monte Algido. Tale popolazione fu definitivamente sconfitta da Aulo Postumio Tuberto
(il 16, 17 o 18 giugno del 431), sempre sul monte Algido. Questa è la prima battaglia di
cui abbiamo notizia della partecipazione di Camillo, che combatté nella cavalleria e,
benché ferito ad una coscia, continuò la battaglia, volgendo in fuga i più valorosi tra i
nemici
2
.
1
Le fonti relative al periodo sono principalmente Liv., II-V, 23; Dion. Hal., Ant. Rom. V-X e frammenti
dei libri XI e XII; Diod., XI-XIV, 102.
2
Plut., Cam. 2, 1.
7
2- La lotta con Veio
3
La lotta di Roma contro Veio riguardava principalmente il controllo esercitato sul
Tevere, e in particolare lo sfruttamento delle Salinae. Le prime notizie su tale conflitto
risalgono fino alle origini della città e ne accompagnano il corso storico fino alla
definitiva vittoria di Camillo; punto fermo della contesa è il controllo di Fidene, che
corrisponde all’egemonia sulla riva sinistra del Tevere a monte di Roma; la presa di
questa città da parte di Veio poteva causare il blocco delle comunicazioni (e quindi del
commercio) tra Roma e le zone dell’Etruria interna
4
; da parte romana invece si doveva
lottare per mantenere i diritti sul Gianicolo. Come abbiamo detto, i primi conflitti sono
ricordati sotto il regno di Romolo
5
, ma sono registrati anche nel periodo di Tullo
Ostilio
6
, di Anco Marcio
7
, di Servio Tullio
8
, mentre Tarquinio il Superbo, dopo la
cacciata da Roma, cercò aiuto proprio presso la città nemica per tornare a Roma
9
. Infatti
una guerra contro Veio è ricordata anche per Publicola
10
, e lo stesso Porsenna, nelle
condizioni di pace imposte ai Romani, prima fa loro restituire ai Veienti le terre
conquistate in territorio veiente, poi decide di lasciarle ai Romani
11
.
Segue nel 479-477 il celebre episodio dei Fabi che, partiti per contrastare i Veienti,
arrivati sul Gianicolo, rimasero vittime di un’imboscata presso il Cremera
12
, e uccisi
con tutti i loro clienti. Subito dopo arriva invece la rivalsa, con le vittorie di Spurio
Verginio e Aulo Servilio sul Gianicolo (477)
13
e quella del console Publio Valerio
(475)
14
. Segue sotto il consolato di G. Manlio e Lucio Furio (474) la richiesta, da parte
veiente, di una tregua di 40 anni
15
. I 40 anni di cui si ha notizia possono essere risultati
dal calcolo dell’intervallo tra questi ultimi conflitti e l’anno in cui scoppiarono
nuovamente le ostilità. Nel 438 Fidene, su istigazione di Veio, insorse, ma , nominato
dittatore Emilio Mamerco, la guerra si risolse in tre anni
16
. Gli eventi del 426 sembrano
3
Sulla lotta con Veio vedi HUBAUX 1958.
4
SORDI 1960, pp.20-23.
5
Liv., I, 15.
6
Liv., I, 27.
7
Liv., I, 33, 9.
8
Liv., I, 42, 2.
9
Liv., II, 6. Tarquinio chiese aiuto, oltre che a Veio, anche a Tarquinia.
10
Liv., II, 9, 7.
11
Liv., II, 13; Liv., II, 15, 6.
12
Liv., II, 49-50.,
13
Liv., II, 51.
14
Liv., II, 53.
15
Liv., II, 54.
16
Liv., IV, 17-19.
8
plasmati su quelli del 438-435: anche qui una ribellione di Fidene viene sedata da
Emilio Mamerco
17
. In entrambe i casi il protagonista di parte romana è Aulo Cornelio
Cosso, che nel primo caso, tribuno militare in carica, uccide il re di Veio Tolumnio e ne
spoglia il cadavere, dedicando successivamente le spoliae opimae nel tempio di Giove
Feretrio
18
, nel secondo caso ha invece la carica di magister equitum. E’ probabile quindi
che, almeno per quanto riguarda i particolari, la prima guerra sia il frutto di una
retrospezione della seconda. La pace fu stipulata in forma ventennale nel 425.
17
Liv., IV, 23.
18
Liv., IV,23.
9