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Introduzione
La tesi che vado di seguito a proporre segue fedelmente la storia della vita di
Richard Goodwin; ho suddiviso l’elaborato in tre sezioni, non in ordine
d’importanza, che vanno a trattare le vicende bio-bibliografiche dell’economista
americano. La prima parte è dedicata agli anni della sua giovinezza trascorsi
prima ad Harvard e Oxford, poi di nuovo all’Università di Harvard, dove subisce
l’influenza di alcuni degli economisti piø importanti del XX secolo, come
Schumpeter e Leontief, che lo portano ad interessarsi alla teoria del ciclo e a
quella multisettoriale; questa prima parte si conclude con i trent’anni passati da
Goodwin all’Università di Cambridge, dove approfondisce gli studi concernenti
la “Cibernetica” precedentemente iniziati, e con la sua collaborazione per il
“Piano quinquennale” in India, un’esperienza unica e significativa
dell’intellettuale.
La seconda parte è completamente dedicata agli anni che Goodwin ha
trascorso a Siena e agli eventi che hanno caratterizzato questo periodo: l’attività
scientifica, nella quale ripercorre approfondendoli i grandi temi della sua ricerca,
il suo settantacinquesimo compleanno, un evento che portò nella facoltà di
Economia di Siena alcuni dei piø grandi economisti del secolo passato, come
Samuelson, Leontief e Morishima; questa sezione termina con un capitolo
riguardante una critica, piø che mai attuale, di Goodwin alla pubblicità (o meglio
all’industria della pubblicità), nella quale l’autore, grazie al suo incredibile e
brillante intuito, prevede come quest’ultima possa non solo mettere a repentaglio
un’intera teoria economica, ma anche creare una drammatica persuasione sulla
totalità delle preferenze di ogni individuo.
La terza e ultima parte di questo elaborato riguarda una serie di interviste e
testimonianze (piø uno scritto di Giovanni Kezich, suo carissimo amico) che ho
raccolto dalle persone che piø sono state vicine a Goodwin nel periodo senese.
4
Infine, per rendere omaggio a “Goodwin pittore” e per ricordarlo come
intellettuale poliedrico quale era, ho ritenuto necessario inserire nella tesi alcuni
suoi dipinti che considero molto suggestivi. «Come i musicisti compongono con
note e ritmi, così io cerco di comporre con forme e colori. Il fatto che forse non ci
riesco altrettanto bene può essere in parte dovuto ai miei limiti, e in parte alla
fondamentale differenza fra le due arti
*
».
*
BARCHE G., Richard Murphy Goodwin: selected paintings, Siena, la Nuova Immagine Editrice,
1990, cit., p. 5.
5
Prefazione a Richard Murphy Goodwin: l’economista a piø teste
Questo è stato un lavoro interessante e molto stimolante che è nato dal
desiderio di arricchire la mia conoscenza personale nei confronti di
quell’intellettuale che ha contribuito notevolmente a rendere grande la nostra
Facoltà, fiera ed onorata di portarne il nome: Richard Murphy Goodwin, il “re”
dei modelli non lineari e della teoria del caos, dell’economia in cui vince
l’irregolarità, il quale ama dipingere e studiare arte.
Un Economista a piø teste
*
insomma, come lo definisce Fabrizio Galimberti,
che non a caso viene ricordato dai colleghi di Siena in tre modi differenti: il prof.
Vercelli evidenzia l’importanza del suo studio riguardante la teoria
multisettoriale, il prof. Di Matteo è affascinato dal modello nel quale usa le
equazioni di Lotka-Volterra e il prof. Punzo sottolinea principalmente i suoi
contributi apportati alla teoria del ciclo.
«Goodwin è Goodwin», ribadisce il prof. Punzo, un economista che subisce
l’influsso di autori dalle piø diverse impostazioni teoriche, ma che cerca di
integrarle in una visione organica che forse non è giunta alla formulazione di un
sistema teorico completo: ma questo è un problema che riguarda tutta la ricerca
teorica post-keynesiana e post-marxista contemporanea e resta il fatto che il
contributo apportato da Goodwin alla teoria economica è fondamentale e ancora
non del tutto approfondito.
Fatta questa breve prefazione, spero che la mia ricerca possa fungere da fonte
alla quale attingere per tutti gli studiosi che vorranno avvicinarsi al mondo di
quell’uomo che mi ha donato la perseveranza nel continuare appassionatamente
questo ciclo di studi così affascinante e stimolante.
*
GALIMBERTI F., L'economista a piø teste, in Il Sole-24 Ore, 29 marzo 1988, n. 79, c. 1.
6
RICHARD MURPHY GOODWIN: L’ECONOMISTA A PIÙ TESTE
Ai miei fratelli, naturalmente
7
«Come sono diventato marxista? […]
Fu così che io seppi ch’erano braccianti,
e che dunque c’erano i padroni.
Fui dalla parte dei braccianti, e lessi Marx.»
PASOLINI P. P., da Poeta delle Ceneri
in Bestemmia, Poesie disperse II Garzanti,
Milano 1993.
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Parte I
RICHARD M. GOODWIN 1913-1980
Goodwin a Tuscania, 1990
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Capitolo primo
IL PERIODO AD HARVARD ED IL PRIMO SOGGIORNO IN
EUROPA
«L’esperienza del college e della scuola
undergraduate fu meravigliosa. Avevo
insegnanti molto bravi che amavo; e anche
alcuni di loro mi volevano bene. Si trattò di
una vera e propria rivoluzione per la mia vita
1
.»
Cenni introduttivi
Richard Murphy Goodwin nasce a Newcastle, una piccola cittadina
dell’Indiana (USA), il 24 febbraio 1913 da una famiglia della classe media e
cresce in un ambiente familiare non particolarmente intellettuale. Educato alle
scuole pubbliche locali fino ai diciotto anni, trascorre l’infanzia e l’adolescenza
tra intense letture che in parte suppliscono alla bassa qualità dell’insegnamento
scolastico. Successivamente tutta la famiglia è colpita dalla crisi del ’29: sia il
nonno che il padre, entrambi banchieri, fanno bancarotta durante la grande crisi
che negli Stati Uniti è così violenta che non solo determina una disoccupazione
di massa, ma colpisce anche la classe media e gli agricoltori
2
.
1
PALAZZI M. (a cura di), Intervista a un economista: Richard M. Goodwin, Bologna, CLUEB,
1982, cit., p. 13. .
2
GOODWIN R. M., Saggi di Analisi Economica Dinamica, a cura di Punzo, Firenze, La Nuova
Italia, 1982, Nota biografica sull’autore, p. 19.
10
Questo fatto ha molta influenza sull’orientare il pensiero dell’intellettuale in
senso chiaramente Marxista: «Sarei stato probabilmente piø conformista se la
grande depressione non avesse colpito così duramente l’America
3
».
L’esperienza della crisi degli anni trenta lo spinge a frequentare una buona
università ed è così che nel 1930 decide di iscriversi all’Università di Harvard.
L’incontro con quel clima intellettuale e la nuova esperienza di studio, sono per
Goodwin uno shock: «Harvard mi schiuse in modo miracoloso il mondo della
conoscenza, cancellando velocemente ogni mia aspirazione a studiare legge
4
».
Inizia infatti a studiare scienze politiche e filosofia, contro il parere del nonno
che lo vuole avvocato come lo è stato lui prima di divenire banchiere; partecipa
attivamente alla vita di facoltà, scrivendo tra l’altro di politica e cultura per
alcuni giornali studenteschi (The Harvard Critic, The Harvard Crimson, The
Harvard Journal), di cui in tempi diversi è anche membro della redazione. In
questi primi anni è particolarmente influenzato da Whitehead
5
, il quale ha
lavorato con Bertrand Russel ai Principia Matematica
6
.
Indiana Farm, 1938
Tempera – 30x45
3
PALAZZI M., op. cit., p. 13.
4
GOODWIN R. M., Economia Matematica: una visione personale, Estratto da Moneta e Credito.
Rivista trimestrale della Banca Nazionale del Lavoro, 1985, cit., p. 251.
5
Filosofo e matematico britannico (1861-1947) che si occupò di logica, matematica, epistemologia,
teologia e metafisica.
6
DI PIAZZA V. (a cura di), Archivio Richard Goodwin, Università degli studi di Siena, Facoltà di
Economia, Biblioteca-Sezione Archivi, Inventario, 2006, Nota biografica, p. 11.
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1.1 La Rhodes Scholarship ad Oxford
«La fortuna mi fece ottenere una borsa di studio per
Oxford, dove potei dedicarmi all’economia e,
allo stesso tempo, ad un’intensa attività politica
7
.»
Nel 1934, conseguentemente alla laurea con lode con una tesi di critica
marxista (A Critique of Marxism
8
), ottiene una “Rhodes Scholarship” per tre anni
in Europa che gli permette di andare ad Oxford, in Inghilterra, dove sceglie di
passare all’economia dopo aver osservato l’incompetenza e l’impotenza del
governo statunitense, sperando di trovare la chiave di comprensione degli eventi:
«Non si può capire la politica senza la filosofia, nØ la filosofia senza l’economia,
perchØ il mio mondo e il mondo americano sembravano crollare, insieme. Decisi
perciò di studiare economia
9
». Gradualmente giunge infatti alla conclusione che
l’unico modo per comprendere l’evoluzione della società e dello Stato è l’analisi
economica.
Durante il soggiorno ad Oxford decide di focalizzare gli studi sull’economia
monetaria e creditizia e, nel suo primo lavoro (1936), che ha come oggetto
l’offerta e il controllo della quantità di moneta, comincia a lavorare alla
costruzione di serie temporali su base mensile per la quantità di moneta in Gran
Bretagna tra il 1919 e il 1936: un argomento tecnico che sceglie perchØ neutrale
da un punto di vista politico. Lo studio da lui condotto sul sistema bancario
inglese, lo libera definitivamente da quella teoria semplicistica che nasce dal
desiderio di credere che il mercato lasciato a se stesso sia un meccanismo di
controllo ideale e che le disfunzioni sono causate dal sistema bancario.
Dopo qualche anno d’insegnamento sposta la sua attenzione sul cattivo
funzionamento di un’economia di libero mercato che si manifesta nella forma dei
7
GOODWIN R. M., Saggi di Analisi Economica Dinamica, op., Prefazione, cit., p. 9.
8
Cfr. GOODWIN R. M., 1934.
9
PALAZZI M., op. cit., p. 14.