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Introduzione
Scopo principale della tesi è quello di fornire un’analisi della storia dell’espansione
coloniale inglese dalla fine del XV secolo alla prima metà del XIX secolo prima nel Nuovo
Mondo e a partire dal XVII secolo in India, nel Mediterraneo e nel Nuovissimo Mondo.
All’interno di questo lungo e travagliato percorso si inserisce la figura di Richard Hakluyt,
importante geografo di origine gallese che durante il regno della regina Elisabetta I si
distinse per esser stato il principale promotore della colonizzazione inglese nel Nord
America e per aver reso note imprese altrimenti oscure di navigatori inglesi e non solo.
L’importanza di Hakluyt non si limita pertanto al primo colonialismo inglese: le sue opere
e le sue idee continueranno a circolare anche nei secoli successivi grazie all’ Hakluyt
Society creata nella prima metà del XIX secolo per costruire una tradizione fondante per
quell’impero britannico che di lì a poco avrebbe raggiunto l’apice della propria potenza.
Nella prima parte di questo lavoro, viene descritta la graduale conquista dei territori
americani da parte delle potenze europee all’indomani della scoperta di Colombo. Nel
Cinquecento furono i portoghesi e gli spagnoli a dominare lo scenario americano: con lo
‘scopo’ di convertire gli infedeli alla religione cattolica, la loro presenza in questi luoghi fu
legittimata dalla bolla papale Inter Caetera concessa da papa Alessandro VI nel 1493 e dal
Trattato di Tordesillas dell’anno successivo. Il Seicento vide invece il predominio
dell’Olanda da una parte e la creazione delle basi del futuro impero britannico dall’altra. Il
Settecento fu infine il secolo della Gran Bretagna e della Francia, ma sarà la prima che
creerà un saldo impero coloniale destinato a durare sino al Novecento.
La parte centrale del lavoro si concentra sulla vita, ma soprattutto sulle prime opere di
Richard Hakluyt. In epoca elisabettiana -ma anche negli anni successivi-, nessun uomo fu
più influente nell’attività di promuovere la colonizzazione inglese in America e tra le varie
cariche importanti che ricoprirà nel corso della propria vita, nei primissimi anni del XVII
secolo, fu consigliere della grande Compagnia delle Indie Orientali (EIC). L’embrione
dell’attività promozionale presente in tutte le opere di Hakluyt, ovvero l’enfasi posta su
qualsiasi aspetto che potesse incoraggiare l’Inghilterra e quindi il popolo inglese
all’iniziativa coloniale, dimostra il carattere propagandistico che ne percorre l’intera
produzione letteraria e in particolar modo le prime due opere : Divers Voyages touching
the discoverie of America scritta nel 1582 e A Discourse of Western Planting del 1584. La
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prima, scritta per supportare il viaggio che Sir Humphrey Gilbert stava organizzando per
impiantare la prima colonia inglese nel Nord America, aveva lo scopo di diffondere la
conoscenza di questi nuovi territori tra il popolo inglese, mentre la seconda,
commissionatagli dal Segretario di stato Sir Francis Walsingham per persuadere la regina
Elisabetta I a sostenere il progetto coloniale di Sir Walter Raleigh, si sofferma
nell’elencare i vantaggi economici e non solo, che l’Inghilterra ne avrebbe potuto trarre.
Infine, dopo un’analisi delle diverse modalità di conquista e di colonizzazione delle varie
potenze europee nel Nuovo Mondo nel XVI secolo e dello sviluppo delle compagnie
commerciali inglesi, olandesi e francesi nel XVII e XVIII secolo sorte come opposizione al
monopolio dell’espansione commerciale delle potenze iberiche, l’ultima parte affronta due
elementi molto importanti nella storia del Regno Unito del XIX secolo, ovvero,
l’evoluzione dal colonialismo ad un vero e proprio imperialismo che vide il Regno Unito
diventare uno dei grandi raggruppamenti del mondo moderno insieme agli Stati Uniti
d’America e all’Unione sovietica, tutto ciò accompagnato dalla rivalutazione del lavoro di
Richard Hakluyt testimoniata dalla fondazione dell’Hakluyt Society nel 1846. A circa
duecento anni di distanza, Hakluyt verrà visto come il protagonista dell’impero
nazionalistico, e il suo lavoro come uno dei più importanti esempi di prosa epica della
nazione inglese. Così le sue opere, oltre ad esser ristampate dall’omonima società verranno
riprese, descritte e citate in articoli o in interi capitoli riguardanti il colonialismo e
l’incontro culturale contemporaneo.
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Capitolo 1
LE NUOVE DIMENSIONI DELLA STORIA MONDIALE: SCOPERTE
GEOGRAFICHE ED ESPANSIONE COLONIALE
1.1 L’unificazione del mondo
Il periodo a cavallo tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento è stato uno dei
momenti più significativi della storia d’Europa e non solo. Le scoperte geografiche,
l’apertura di vie marittime transoceaniche e l’avvio di scambi commerciali su distanze di
gran lunga più estese rispetto a prima coincisero con dei cambiamenti radicali nella società
dell’epoca, tanto che si parla di passaggio da un evo a un altro. Si trattò di una rivoluzione
mondiale nella mentalità e nella configurazione spaziale del mondo: «nasce un nuovo
mondo nel senso più audace del termine, mentre la coscienza collettiva, dapprima dei
popoli dell’Europa occidentale e centrale e poi dell’intera umanità, subisce un mutamento
radicale».
1
Nel 1487, i portoghesi superano il Capo di Buona Speranza, nel 1492 Cristoforo
Colombo sbarca in un’isola dei Caraibi e scopre i ‘selvaggi’, nel 1519 la spedizione di
Magellano compie il giro del mondo e ricompare da est dopo essere partita verso ovest. A
quest’ultima spedizione prese parte l’italiano Antonio Pigafetta, da Vicenza, che tenendo il
diario della spedizione noto come Relazione del primo viaggio intorno al mondo, giunto
alle isole di Capo Verde, annota con gran meraviglia che si è tornati un giorno prima di
quello segnato dal calendario di bordo:
Avevamo incaricato gli uomini che scendevano a terra di chiedere ai
portoghesi quale giorno fosse e quelli avevano risposto che era giovedì. Allora
ci stupimmo molto perché secondo i nostri calcoli doveva essere mercoledì
[…].Ci spiegarono che non era stato commesso alcun errore: avendo navigato
sempre verso occidente, fino a raggiungere il punto di partenza, come fa il sole,
avevamo guadagnato ventiquattro ore.
2
1
C. Schmitt, Terra e mare, Adelphi, Milano, 2002, p. 66
2
A. Pigafetta., Il primo viaggio intorno al mondo, tr. a c. di M. Amendolea, Edizioni associate, Roma, 1989,
p. 105.
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E’ una scoperta diventata familiare negli orari delle linee di oggi, ma che allora fu fatta
per la prima volta. Le scoperte, le meraviglie e gli errori si accumulano in un rapidissimo
circuito di anni. Si scopre l’America credendola l’India; gli americani si chiameranno
Indios. La chiameremo America dal nome non del suo scopritore ma da colui il cui sguardo
fu più attento e perspicace. Le immagini dell’umanità si modificano, si complicano. Gli
sguardi si incrociano e si sovrappongono: sguardi dei cristiani sui musulmani, dei bianchi
sui neri, dei ‘civilizzati’ sui ‘selvaggi’. La prima fase dell’unificazione del mondo avvenne
sotto il segno della conoscenza e dei suoi progressi. La scrittura e la stampa furono gli
strumenti con cui gli europei diffusero e registrarono le loro scoperte.
3
La notizia del primo viaggio di Cristoforo Colombo viene resa nota da una lettera in
spagnolo indirizzata dall’ammiraglio al suo protettore, il cancelliere della corona
d’Aragona Luis de Santangel. Questa relazione sommaria, di cui una copia fu inviata al
tesoriere del regno, Gabriel Sanchez, sarebbe stata scritta alla metà del mese di febbraio del
1943, quando ancora le caravelle non avevano fatto ritorno al continente europeo. Questa
lettera si diffuse rapidamente soprattutto nell’Europa occidentale. La lettera di Vespucci
del 1502 all’ambasciatore di Firenze in Francia Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, dove
Vespucci descrive il suo terzo viaggio lungo le coste del Brasile venne tradotta in latino
sotto il titolo Mundus novus e stampata dapprima a Parigi nel 1503, poi a Venezia e
Strasburgo.
4
Per tutto il secolo, lettere e relazioni di viaggiatori, carte geografiche, avventure di
viaggiatori e missionari, disegni di piante sconosciute e descrizioni etnografiche si
diffusero per tutta Europa. Giovanni Battista Ramusio, funzionario della Repubblica di
Venezia ed editore di una delle più belle raccolte di relazioni di viaggio del Cinquecento,
scrisse che con le navigazioni dei suoi tempi i moderni avevano superato gli antichi e che,
dopo la lunga notte del Medioevo, la conoscenza del mondo aveva fatto passi da gigante. Il
progresso delle conoscenze fu di fatto gigantesco. Alla fine del Cinquecento, l’immagine
del mondo non era ancora quella attuale, mancava ad esempio la conoscenza
dell’Australia, ma era molto simile alla nostra.
3
A. Prosperi, Dalla peste Nera alla guerra dei Trent’anni, vol I, Einaudi,Torino,2000 p. 121.
4
N. Broc, La geografia del Rinascimento. Cosmografi, cartografi, viaggiatori. 1420-1620, Franco Cosimo
Panini, Modena, 2007,pp. 16-17.
12
1.1.1 Gli incerti confini di un mondo chiuso e l’articolazione del Vecchio Mondo
Fino alla prima metà del XV secolo la maggior parte degli europei immaginava la Terra
come un’unica massa continentale circondata da un oceano circolare, suddivisa dal
Mediterraneo e dai fiumi Nilo e Don in tre aree corrispondenti all’Europa, all’Africa e
all’Asia. A ovest il limite era segnato della mitiche “Colonne d’Ercole”: un punto
insuperabile, pena la morte del viaggiatore, come Dante Alighieri nel suo Inferno racconta
di Ulisse. Se nel X secolo i vichinghi con le loro navi strette e lunghe, dotate di remi a vela
quadra e di chiglie rafforzate avevano attraversato l’Oceano Atlantico, giunsero in una
terra ribattezzata Vinland -corrispondente alla penisola del Labrador- , e fecero scalo in
Groenlandia dove stabilirono effimeri insediamenti, le loro rotte, ormai impraticabili, erano
state completamente dimenticate.
Il Sud dell’Africa non era mai stato raggiunto via mare e pertanto si ignorava se fosse
possibile oltrepassarlo per aprirsi una strada verso l’Oriente. Quello che di lì a poco
sarebbe diventato il Vecchio Mondo, era articolato in tre macroaree, caratterizzate da
diversi sistemi economici, politici e sociali. La prima area era l’Europa cristiana, le cui
regioni economicamente più sviluppate erano quelle collocate sul bacino del Mediterraneo
e sul Mare del Nord. La seconda area era il mondo islamico, che svolgeva un ruolo di
mediazione perché controllava tutti i principali collegamenti dell’Europa con l’Oriente e
con l’Africa, infine la terza area era l’Oriente, dove fiorivano gli imperi mongoli e la Cina,
che estendeva le sue relazioni commerciali fino alle coste del Mar Nero, ove i prodotti
cinesi e provenienti dall’area indiana incontravano le rotte marittime europee.
5
Fino ad allora, tutti gli scambi commerciali avvenivano lungo percorsi terrestri o
marittimi che attraversavano territori conosciuti da millenni. Tali percorsi erano:
-Una fitta rete di vie marittime e terrestri collegava il Mediterraneo a est con il Mar Nero e
a nord con il Baltico e il Mare del Nord;
-Dal Mar Nero partivano le ‘vie della seta’, percorse da carovane di cammelli, che
costituivano l’anello intermedio del commercio terrestre tra l’Asia centrale, la Siria e
l’Egitto e giungevano fino alla Cina;
5
Z. Ciuffoletti, U. Baldocchi, S.Bucciarelli, S. Sodi, Dentro la storia, Dalla dissoluzione dell’Impero
carolingio alla Guerra dei trent’anni’, vol 1, G. D’Anna, Firenze, 2011,p. 284.
13
-Le ‘vie delle spezie’ che, interamente controllate dagli arabi collegavano l’Occidente con
l’India e, oltrepassata la penisola indocinese, con i mari della Cina e del Giappone;
-Le ‘vie dell’oro’, anch’esse sotto il controllo islamico, che congiungevano il
Mediterraneo, via terra, attraverso le piste carovaniere del Sahara, all’Africa meridionale e
via mare all’Africa centro-orientale.
A partire dalla seconda metà del XV secolo gli assetti geopolitici e il sistema dei
collegamenti di questo mondo subirono un radicale cambiamento.
Ma fu nel XVI secolo, non appena raggiunsero un sufficiente livello di unità interna e di
centralizzazione dei poteri, che le monarchie europee spinte ad incrementare i propri
traffici con l’Asia, diedero vita ad una serie di esplorazioni oltremare con il contributo di
figure sociali specifiche: i mercanti
6
, gli esploratori, i conquistatori, i missionari. Le
acquisizioni territoriali americane fornirono l’argento che consentì all’Europa di espandere
i suoi scambi con l’Asia. In seguito, la crescita delle colonie europee in America creò le
condizioni per un nuovo commercio Atlantico che collegò tra loro l’Africa occidentale,
l’Europa e le Americhe, dal Canada al Brasile. Il commercio spinse dunque alla conquista
e le conquiste stimolarono il commercio. Portogallo e Spagna si mossero per prime,
Francia e Inghilterra più tardi.
7
1.2 Nuove vie verso l’Oriente: l’iniziativa portoghese
L’avvio dell’espansione europea negli altri continenti segna in modo fondamentale la
storia dei secoli successivi: da essa infatti ha preso forma quello che oggi chiamiamo
‘mondo’. L’espansione europea ebbe inizio dalla penisola iberica, dove da secoli si stava
portando avanti la Reconquista
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cristiana ai danni dei musulmani, e proprio dallo spirito di
questa l’espansione verso i nuovi continenti ricavò il forte carattere religioso che a lungo la
contraddistinse.
6
I mercanti al principio dell’Età moderna erano una categoria molto influente e facoltosa, che avendo a
disposizione grosse risorse economiche investirono cospicui capitali nella ricerca di nuove rotte commerciali
verso i tessuti, le spezie e l’oro dell’Oriente e dell’Africa sub sahariana.
7
Z.Ciuffoletti , U.Baldocchi, S.Bucciarelli,S.Sodi, op. cit., p. 286.
8
Questo termine, venne introdotto nel XVI secolo all’epoca della monarchia cattolica spagnola, con lo scopo
di per indicare le guerre combattute contro gli arabi dai regni cristiani della Penisola Iberica. Tali guerre
durarono per circa 750 anni e terminarono il 2 gennaio 1492 quando i sovrani cattolici
Ferdinando e Isabella, espulsero dalla Penisola iberica l'ultimo dei governanti musulmani, Boabdil di
Granada, unendo gran parte della Spagna odierna sotto il loro potere.