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INTRODUZIONE
Lo scopo di questo lavoro è condurre una ricerca su alcuni funzionari che operarono durante il regno di
Amenhotep III, ma che non vennero sepolti a Tebe nelle principali necropoli della XVIII dinastia, bensì in
aree funerarie provinciali e in quello che fu un altro importante luogo di sepoltura di tutta la storia dell’antico
Egitto, Saqqara.
Questi funzionari sono stati scelti secondo due criteri:
1. personaggi la cui tomba non si trova nella necropoli tebana.
2. personaggi con incarichi differenziati e di ampia responsabilità nell’ambito dell’amministrazione del
paese.
Si è volutamente deciso di tralasciare i funzionari più celebri dell’epoca, noti soprattutto per le loro
magnifiche tombe tebane, in quanto già ampiamente studiati, e si è focalizzata l’attenzione su coloro che,
sebbene non sepolti a Tebe, ricoprirono incarichi importanti nell’amministrazione egiziana e poterono
addirittura vantarsi di un rapporto più diretto e personale con il sovrano.
Si sono inoltre analizzati monumenti e reperti a loro collegati conservati nei vari musei d’Europa e
d’America. Inoltre, è stata effettuata una ricerca approfondita sulla localizzazione delle loro tombe, siano
esse tuttora esistenti o siano andate perdute e dimenticate nel corso degli anni.
Questo metodo di lavoro ha portato necessariamente a una forte selezione fra i numerossimi funzionari statali
dell’epoca di Amenhotep III, come indicato dalla tabella allegata alla fine della trattazione.
Nonostante ciò, è stato possibile elencare una bibliografia per ciascun personaggio la quale, anche se non
sempre aggiornata, ha potuto in ogni caso fornire i dati individuali essenziali.
Come accennato, il periodo trattato è quello di Amenhotep III e si troverà pertanto una breve premessa sul
regno di questo faraone. Seguirà un’analisi sull’amministrazione egizia dello Stato all’epoca di Amenhotep
III, nella quale si verificarono alcuni cambiamenti rispetto alle epoche precedenti. L’ultima parte del lavoro
sarà improntata sull’analisi approfondita di ogni singolo funzionario.
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1. AMENHOTEP III
Amenhotep III successe a suo padre Thutmosi IV, ereditando un vasto impero che si estendeva dalla Siria a
nord fino alla quarta cateratta del Nilo a sud1.
Egli governò l’Egitto per trentotto anni, durante i quali il paese conobbe una ricchezza e un potere mai
raggiunti fino ad allora. Inoltre, nessun altro faraone, ad eccezione di Ramesse II, lasciò mai un numero così
impressionante di monumenti di qualità eccelsa in tutti i campi.
Al momento della sua incoronazione egli assunse la titolatura propria di un faraone che prevedeva cinque
titoli, a cui erano abbinati altrettanti nomi: il nome di Horus, Ka-nakht-em-maat (Toro possente, che appare
nella verità); il nome delle due Signore, Semen-hepu segereh-tawy (Colui che fonda le leggi, Colui che
pacifica le due terre); il nome di Horus d’oro, Aa-khepesh hu-Setiu (Grande di forza, colui che sbaraglia gli
asiatici); il nome di re dell’Alto e del Basso Egitto, Neb-maat-ra (Ra è il signore della verità), il nome di
figlio di Ra, Amen-hotep, heqa-Waset (Amenhotep, signore di Tebe).
Quando Thutmosi IV morì, dopo dieci anni di regno, suo figlio Amenhotep, erede designato, era un ragazzo
di soli 10-12 anni, per cui inizialmente è probabile che la reggenza venne tenuta dalla madre, Mutemwia, una
delle mogli secondarie di Thutmosi IV.
Una delle sue prime azioni fu la solenne riapertura delle cave di pietra calcarea di Tura, a sud del Cairo e di
Deir el- Bersha nel Medio Egitto, testimonianza di un programma edilizio di un’ampiezza senza precedenti.
Nel suo V anno di regno Amenhotep III portò a termine con successo la prima campagna militare, e l’unica
datata, contro le tribù ribelli di Kush stanziate nell’attuale Sudan.
Amenhotep III, in ogni caso, regnò su un impero ormai pacificato, infatti i dieci anni di regno del padre
avevano segnato un punto di svolta nella storia della XVIII dinastia: le campagne militari in Asia, che
avevano caratterizzato i regni di Thutmosi III e di Thutmosi II, erano finite e Thutmosi IV consolidò un
trattato con il regno di Mitanni (fig. 1) grazie al matrimonio con la figlia del re di questo paese.
I due regni rimasero alleati per tutto il regno di Amehotep III il quale, portando avanti la consuetudine
inaugurata dal padre, sposò una serie di principesse straniere, come emerge dalle cosiddette Lettere di
Amarna2, testimonianza della corrispondenza esistente tra il faraone e gli altri regni del Vicino Oriente.
L’archivio epistolare, su tavolette di argilla in accadico, venne redatto a partire dal XXX anno di regno di
Amenhotep III e si concluse non più tardi del III anno di regno di Thutankhamon.
In particolare, le 350 lettere sono state divise dagli egittologi in due gruppi: quelle che coinvolgono i regni
stranieri indipendenti che trattavano con l’Egitto in qualità di eguali e quelle che costituiscono il gruppo più
numeroso, che coinvolgono i piccoli regni locali in Siria e Palestina, che erano per la maggior parte Stati
vassalli dell’Egitto.
1
Per quanto concerne Amenhotep III e il suo regno vedere KOZLOFF, A. P., BRYAN, B. M., BERMAN, L. M., 1992; O’CONNOR, D.,
CLINE, E. H., 2001
2
A questo proposito vedere LIVERANI, M., 1998 e LIVERANI, M., 1999
3
Da queste lettere si evince che il primario interesse del faraone era quello di procurarsi principesse straniere,
mentre i regni stranieri cercavano l’oro, di cui l’Egitto poteva disporre in grande quantità grazie al possesso
della Nubia.
Questi matrimoni, strumenti della politica estera di Amenhotep III, se da una parte consolidarono le alleanze
con i potenti regni stranieri, dall’altra mantennero o addirittura incrementarono la posizione del faraone come
principale sovrano nel Vicino Oriente antico.
Mentre principesse straniere potevano giungere in Egitto come future mogli del faraone3, sembra non potesse
accadere il contrario: non risulta che principesse egiziane abbiano mai lasciato la corte per andare spose a un
sovrano straniero, nonostante qualcuno di essi ne avesse fatta richiesta.
Fig. 1 L’Egitto e il Vicino Oriente4
Durante il II anno di regno, Amenhotep III prese in moglie Tiyi in qualità di “grande sposa reale”; di essa
abbiamo più informazioni che su qualsiasi altra regina della XVIII dinastia, ad eccezione di Hatshepsut.
Il matrimonio fu celebrato con l’emissione di diverse centinaia di scarabei in pietra, su cui compaiono sia i
nomi del faraone e della regina, sia, in alcuni casi, i nomi dei genitori di quest’ultima, Yuya e Tuya, per i
quali venne costruita una tomba apposita nella Valle dei Re, oggi conosciuta come KV 46.
3
Sul destino di queste principesse, una volta diventate mogli del faraone, niente è dato sapere.
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Immagine tratta da KOZLOFF, A. P., BRYAN, B. M., BERMAN, L. M., 1992, map. 1
4
Era la prima volta che un faraone prendeva come regina una donna che non avesse origini regali, ma ciò che
è più notevole non sono soltanto le origini di Tiyi, quanto ciò che la regina diventò. Nessuna sovrana
precedente fu infatti mai raffigurata così estesamente durante il regno del proprio marito.
Tiyi appare regolarmente accanto ad Amenhotep III nella statuaria, nei rilievi delle tombe, nei templi e nelle
stele. Nuovi elementi nel suo ritratto, come l’aggiunta alla parrucca delle corna e del disco solare, attributi
della dea Hathor, e la sua rappresentazione come una sfinge, ne enfatizzano il ruolo come sposa divina del re.
Ciò è dimostrato dal fatto che anche Tiyi portava il titolo di “sposa divina di Amon”, appellativo che venne
per la prima volta detenuto da Ahmosi Nefertari, moglie di Ahmosi, considerato il fondatore della XVIII
dinastia.
Amenhotep III le dedicò un tempio a Sedeinga, nel nord del Sudan, dove la regina era venerata come una
forma di Hathor; il monumento rappresentava una sorta di pendant del tempio che il re fece costruire a
Soleb, 15 km a sud5.
Amenhotep III e Tiyi ebbero quattro figlie che sono ben conosciute oggi: Sitamen, Henuttaneb, Iside e
Nebetah che, come la madre, sono frequentemente raffigurate sulla statuaria e sui rilievi.
Al contrario, i figli reali sono raramente raffigurati accanto al sovrano nella statuaria e nei rilievi: in qualità
di bambini possono comparire nelle tombe dei loro tutori oppure, una volta raggiunta la maturità, possono
apparire mentre svolgono diverse funzioni.
È noto in particolare quello che fu probabilmente il figlio maggiore, Thutmosi, che detenne la carica di
grande sacerdote di Ptah a Menfi e di cui si conserva una statuetta in steatite nera, al museo del Louvre, che
lo raffigura con gli emblemi di un grande sacerdote menfita.
Gli altri figli conosciuti di Amenhotep III sono Amenhotep IV che divenne faraone e cambiò il suo nome in
Akhenaton e Sa-atum, rappresentato ancora fanciullo in grembo al suo tutore, Meryra (vedi infra).
Amenhotep III, che raggiunse i trentotto anni di regno, celebrò tre giubilei regali, o feste sed, la nota
cerimonia in cui il potere del re veniva rivivificato e la sua natura divina veniva riaffermata.
Amenhotep III celebrò un giubileo al XXX anno, uno al XXXIV anno e uno al XXXVII anno, tutti svoltisi
nel palazzo che fece costruire nell’odierna Malqata, sulla sponda occidentale del Nilo: chiamata in antico
Per-Hay, cioè la casa della gioia, la quale includeva un tempio di Amon e una sala delle celebrazioni
appositamente costruita per ospitare la festa sed.
La totale assenza di date precedenti al XXX giubileo reale testimoniano che Amenhotep III non visse qui per
i primi vent'anni del suo regno sebbene la costruzione del sito, che includeva un grande bacino artificiale, si
può datare a circa dieci anni o più prima di questa data.
Centinaia di etichette di giara, scoperte sul sito dalla missione del Metropolitan Museum of Art nel 1910-
1920 e dalla missione dell’University Museum of Pennsylvania nel 1971-1974 testimoniano la consegna di
approvvigionamenti per tutte e tre le feste sed.
5
Tale pratica fu imitata da Ramesse II che fece costruire ad Abu Simbel il tempio principale e un piccolo tempio dedicato alla sua
grande sposa reale, la regina Nefertari.
5
Scene che riguardano queste feste sed si trovano un po’ dappertutto, in particolare sui rilievi del tempio di
Soleb, sui frammenti parietali del tempio dei milioni di anni del faraone a Tebe ovest (Kom el-Hetan), sui
rilievi del tempio dei milioni di anni di Amenhotep figlio di Hapu e nei rilievi delle tombe tebane di
funzionari quale quelle di Khaemhat e Kheruef.
L’attività edilizia che Amenhotep III intraprese in Egitto durante gli anni del suo regno fu molto intensa: i
funzionari supervisionarono la creazione e la sistemazione di templi in tutto il paese, dal Delta fino alla
Nubia. Una caratteristica delle attività del re in questi siti fu la scala colossale degli edifici e della statuaria.
Nel Delta frammenti di edifici provengono da Bubastis, Letopolis e Heliopolis dove è noto che Amenhotep
III fece costruire un tempio dedicato a Ra in calcare. Athribis fu il sito in cui sorse un importante tempio oggi
interamente perduto; tuttavia, l’attività edilizia di Amenhotep III in questa città è conosciuta grazie alle
iscrizioni del suo fidato funzionario Amenhotep figlio di Hapu, originario di questo luogo.
Del tempio si ha testimonianza in due statue di questo funzionario che provengono dal sito e dall’iscrizione
di un cono funerario. In particolare, secondo il testo di una delle statue, Amenhotep III favorì Athribis come
ricompensa per Amenhotep figlio di Hapu.
Blocchi di quarzite marrone dorata conservano la decorazione di un grande tempio che Amenhotep III fece
costruire a Menfi, chiamato “Nebmaatra Unito a Ptah”, di cui oggi poco si conserva. La colossale statua in
quarzite di Ptah, rilavorata da Ramesse II che ora si trova all’ingresso del Museo Egizio del Cairo, molto
probabilmente proviene da questo tempio.
L’interesse del re per Menfi è ulteriormente sottolineato dalla sua associazione con la prima sepoltura del
toro Api nel Serapeum, operata attraverso l’attività del figlio Thutmosi, grande sacerdote di Ptah.
A sud di Menfi, Amenhotep III fu particolarmente attivo in Medio Egitto, sebbene poco rimanga oggi di
queste opere: a Hebenu, capitale del distretto dell’Orice, l’attuale Zawiet el-Mayietin, il faraone fece
costruire una struttura in calcare da cui provengono alcuni rilievi dipinti; a Hermopoli, la moderna el-
Ashmunein centro di culto del dio Thot, sono rimasti colossali monumenti in quarzite.
Ma la preferenza di Amenhotep III per il colossale è apprezzabile oggi soprattutto nell’Alto Egitto. La
trasformazione di Tebe durante il suo regno dimostra che il faraone portò avanti un programma edilizio che
ha rari paragoni nell’antico Egitto.
Prima di dare una breve descrizione dei principali edifici realizzati da Amenhotep III nell’Alto Egitto è
necessario premettere una nota di carattere artistico: ogni re della XVIII dinastia è distinguibile nelle
immagini sia per le proporzioni del corpo sia per la sua fisionomia e, fino al regno di Amenhotep III, in
genere sono raffigurati con possenti toraci che si assottigliano alla vita e ai fianchi e con gambe lunghe.
I volti dei sovrani thutmosidi, nonostante siano distinti l’uno dall’altro, enfatizzano i tratti in comune.
Thutmosi IV, nelle sue ultime sculture, viene raffigurato con grandi occhi a forma di mandorla leggermente
obliqui e il viso allungato.
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Le innumerevoli immagini di Amenhotep III furono sviluppate a partire da questo particolare tipo di volto,
accentuando l’allungamento e l’inclinazione degli occhi, il naso corto e camuso e una bocca spessa e ampia,
che si incurva in un sorriso; questa è contornata da una linea, caratteristica che non è attestata nelle immagini
dei predecessori.
La nuova tipologia di volto adottata per Amenhotep III mirava a comunicare la magnifica diversità dai suoi
progenitori. Una tale scelta artistica è anche alla base dell’uso che il sovrano fece dei monumenti da lui
voluti che servirono per riproporre il tema della divinità della regalità. Diversificando la sua immagine da
quella degli altri thutmosidi, Amenhotep III desiderava essere considerato come vero figlio di Amon Ra, una
funzione attorno alla quale impostò tutta la realizzazione del tempio di Luxor.
Altrettanto innovative sono le proporzioni del corpo nei rilievi di Amenhotep III. Infatti,verso la fine del suo
lungo regno, le membra diventano meno possenti rispetto agli atletici modelli thutmosidi utilizzati fino a
quel momento.
Secondo la classificazione data da Raymond Johnson, all’inizio del suo regno erano adottati tipi iconografici
dalle gambe corte con un lungo torso e una vita sottile; questi divennero verso la fine del regno modelli
iconografici realizzati con gambe lunghe, con un torso più corto e una vita e fianchi più ampi.
Nell’insieme, la raffigurazione del faraone restituiva l’immagine di un sovrano paffuto, tant’è vero che nelle
realizzazioni più tarde, Amenhotep III è rappresentato anche con una leggera pinguedine.
Il distacco dall’immagine di monarca atletico e militare era manifestazione di un’ideologia reale alternativa,
che Amenhotep III cercò di comunicare nelle decorazioni e nei rilievi dell’ultima parte del suo regno. Con la
raffigurazione del sovrano grassoccio, egli voleva evidenziare la sua somiglianza con l’immagine del dio
Nilo Hapy, tradizionalmente raffigurato con seni cadenti e il ventre pingue, a indicare la fecondità della terra
portata dalle piene del Nilo.
Gli edifici sulla sponda orientale del Nilo furono realizzati interamente ex novo dal faraone, come una serie
di costruzioni a Karnak, che gli egiziani chiamavano Ipet-sut.
Qui prima di tutto Amenhotep III completò la costruzione degli edifici iniziata sotto il regno di Thutmosi IV,
tra cui una cappella per la barca sacra; tuttavia, una volta espletati i doveri filiali che gli imponevano di
portare a termine tali costruzioni, egli smantellò questi e altri edifici di Thutmosi III, i cui frammenti furono
posti all’interno delle fondazioni del III pilone, fatto costruire ex novo da Amenhotep III lungo l’asse est-
ovest del tempio.
La decorazione della facciata est del pilone è, per ragioni stilistiche, databile verso la fine del regno. Infatti,
in un bassorilievo profondamente inciso il faraone indossa degli elaborati oggetti reali che non compaiono
mai nei rilievi antecedenti il suo XXX anno6.
Inoltre, Amenhotep III iniziò la costruzione del X pilone, lungo l’asse nord sud del tempio; alla sua morte
questo era ancora in costruzione e venne completato circa 30 anni più tardi, durante il regno di Horemheb.
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Per il periodo che va dal XXX anno di regno di Amenhotep III in avanti, Raymond Johnson ha identificato nei rilievi alcuni criteri
stilistici che non appaiono nei primi anni. Si tratta del disco solare che adorna la testa degli urei rappresentati sul pendente del
gonnellino del faraone, dei bracciali d’oro ai bicipiti e collane d’oro.
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Il X pilone riorientò l’asse nord sud del tempio di Karnak ponendolo sullo stesso asse del recinto di Mut.
All’esterno di quest’ultimo pilone Amenhotep III fece porre una statua colossale in quarzite marrone. Oggi
di questa statua, che fu una delle più importanti realizzazioni di Amenhotep figlio di Hapu, rimangono solo
frammenti.
È anche probabile che Amenhotep III fece costruire una prima fase del tempio di Khonsu, orientato nord-
sud, inaugurando a Tebe il culto del figlio di Amon e di Mut, il dio della luna Khonsu Neferhotep.
A nord del recinto di Amon vi è un altro recinto. In questo luogo Amenhotep III fece costruire due templi
schiena contro schiena di cui uno, dedicato ad Amon Ra Montu, era chiamato Khaemmaat, nome che
riprendeva il nome di Horus del faraone, mentre l’altro era dedicato a Maat, sorella del dio sole, orientato
nell’opposta direzione rispetto al precedente tempio, con cui condivideva il muro di fondo del santuario.
Tale realizzazione costituisce un’innovazione per questo periodo, precorritrice dei cosiddetti contra-templi
che divennero comuni negli anni seguenti.
Il tempio oggi è in pessime condizioni di conservazione. Fronteggiato da obelischi e con l’entrata
fiancheggiata da sfingi in granodiorite del re, il tempio di Amon Ra Montu era dotato di un cortile solare
seguito da una sala delle apparizioni e da una sala per le offerte. Attraversando una porta a est e una a sud, si
giungeva al santuario principale, fiancheggiato da diverse altre stanze; questo schema è lo stesso che venne
utilizzato anche per il tempio di Luxor.
Il tempio di Maat è più semplice e più piccolo: l’unione delle due divinità, Amon Ra Montu e Maat era
raffigurata idealmente dall’unione dei due santuari che condividono il muro di fondo.
In una tomba tebana (TT 253) è visibile Amenhotep III che presiede a una festa del raccolto, mentre riempie
un grande granaio. L’edificio potrebbe essere quello conosciuto dalla presenza di un certo numero di blocchi
sparsi a Karnak e decorati con un profondo bassorilievo. I blocchi ancora esistenti appartengono solo ai vani
delle porte del granaio e quindi si è dedotto che si trattasse di una costruzione in mattoni crudi con solo i vani
delle porte in pietra.
Nelle scene ancora visibili su questi blocchi Amenhotep III appare, come R. Johnson ha sottolineato, con un
viso esageratamente giovanile, rotondo e paffuto; a questa immagine giovanile del re sono state aggiunte le
insegne regali che sottolineano i legami solari, in questo modo l’intera immagine mostra Amenhotep III
come incarnazione della fecondità portata all’Egitto dal dio sole.
A Sumenu, la moderna er Rizeiqat a sud di Tebe, Amenhotep III fece costruire un tempio, centro di culto del
dio Sobek che venne connesso al dio sole Ra, evento sottolineato dalla comparsa sulla testa del dio del disco
solare.
Ancora più a sud, a el-Kab, il faraone lasciò una cappella che costituisce una delle prime costruzioni del re.
Eretta da Amenhotep III all’entrata dello Wadi Hellal a circa 130 km da Tebe e dedicata a Nekhbet,
costituiva una stazione di sosta per la statua della dea quando veniva prelevata dal suo santuario principale,
poco distante e portata verso est, forse per salutare il ritorno delle spedizioni.
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La barca processionale in cui la statua viaggiava è dipinta sui muri del santuario, dove si vedono anche
Amenhotep III insieme a Nekhbet e diverse altre importanti divinità.
È stato possibile datare questa piccola cappella agli anni precedenti il XXX giubileo del faraone, grazie alla
forma stessa dell’edificio e a criteri stilistici. Infatti, la cappella ha la forma tipica dei santuari thutmosidi,
che si può facilmente paragonare a cappelle fatte costruire da Thutmosi III nel tempio di Karnak.
È possibile quindi che la cappella sia stata fatta costruire da Thutmosi IV e la sua decorazione realizzata da
Amenhotep III. In diverse scene infatti, padre e figlio compaiono insieme.
Per quanto riguarda i criteri stilistici, si percepisce sui rilievi il tipo iconografico proprio dei primi anni di
regno e di influenza thutmoside, costituito da una figura con gambe corte, torso lungo e vita sottile.
Il santuario continuò ad essere utilizzato in epoca tolemaica, poiché la figura di Nekhbet sembra essere stata
incisa e dipinta di nuovo; questo testimonia l’importanza della cappella come luogo di pellegrinaggio che
non ha mai perso il suo significato.
A Elefantina Amenhotep III lasciò un altro piccolo santuario, ora distrutto.
In Nubia il faraone fece costruire una cappella dove egli stesso era deificato. Blocchi decorati con il suo
nome provengono dal tempio di Horus ad Aniba, mentre mattoni stampigliati a suo nome sono conosciuti
nelle vicinanze di Quban, un importante accesso alle strade che conducevano verso le miniere d'oro.
Ancora più a sud fece costruire due templi a Soleb e Sedeinga dedicati l’uno a una forma deificata di se
stesso e l’altro a una forma deificata di sua moglie Tiyi.
In tutte queste costruzioni il re interpretò in modo nuovo i vecchi culti per adattare le tendenze religiose
contemporanee alla particolare enfasi data alla centralità delle divinità solari e delle divinità identificate con
il potere creativo del sole.
Amenhotep III fece costruire templi per associare se stesso in qualità di re alle divinità solari. Sebbene
l'identificazione del sovrano con il dio sole può essere riscontrata anche nei testi delle piramidi dell’Antico
Regno, i templi e la statuaria di Amenhotep III dal contenuto, dall'iconografia e dalle iscrizioni definirono
esattamente quali ruoli il re aveva nella cosmologia egiziana.
Durante l’Antico Regno il sovrano era considerato l’incarnazione della divinità sulla terra, ma questa
concezione era cambiata dopo il Primo Periodo Intermedio e nel Medio Regno il faraone era considerato il
rappresentante della divinità sulla terra, ma non più una divinità egli stesso. Durante il Nuovo Regno, a
partire dal regno di Hatshepsut il clero tebano di Amon aveva a tal punto accresciuto la sua potenza,
ricchezza e importanza, che il faraone sentì il bisogno di riaffermarsi come figlio della divinità o divinità egli
stesso per riproporre e consolidare il potere della monarchia in tutto il paese.
A questo proposito si possono identificare nei monumenti reali tre maggiori temi: il primo mira a raffigurare
Amenhotep III come il dio solare o come figlio del dio sole che giornalmente viaggia attraverso i cieli e il
tempio di Luxor e un numero di statue si concentrano su questo ruolo divino. Il secondo mira a raffigurare
Amenhotep III come un agente di Ra e in particolare identifica gli occhi di Ra con il faraone e sua moglie.
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Il terzo, infine, mira a identificare il faraone come il dio sole che porta fertilità alla terra, alle persone e
ricchezza all’Egitto.
I monumenti associati con le feste sed abbondano di questo tema e includono l'innovazione artistica di un
corpo dalle forme abbondanti, sia maschile sia femminile, per trasmettere l'idea di fecondità.
L’edificio senza dubbio più importante che rivela la volontà del faraone di presentarsi come figlio del dio
sole Amon Ra è il tempio di Luxor. L’insieme costituisce essenzialmente un’opera di Amenhotep III che lo
edificò sul luogo dove già esisteva una modesta cappella di Hatshepsut e Thutmosi III, attualmente inglobata
nel primo cortile fatto aggiungere al tempio da Ramesse II.
L’imponente edificio fu eseguito in tre fasi: dapprima fu eretta a sud la zona dei santuari, con ambienti per le
offerte, il santuario per la barca sacra, altri ambienti con diverse funzioni e una sala ipostila che fungeva da
grande portico di ingresso. La seconda fase consistette nell’aggiunta di un vasto peristilio, il cortile solare, al
quale si accedeva tramite una rampa e infine fu realizzato a nord il grande colonnato, iniziato da Amenhotep
II, proseguito da Horemheb e concluso da Thutankhamon.
È impossibile fornire una data specifica per la costruzione del tempio di Luxor, ma sicuramente non fu uno
dei progetti finali del re.
La realizzazione del monumento si deve a Sobekmose, il sovrintendente dei lavori in Ipet del sud, come era
chiamato il tempio di Luxor.
La sua tomba, come si dirà in seguito, si trova a er Rizeiqat, a sud di Luxor, e le sue responsabilità dovevano
includere anche la fornitura dei blocchi di arenaria per il tempio, probabilmente da Gebel Silsilah, oltre a una
grande quantità di alabastro di Hatnub per diversi monumenti, tra cui la statua colossale che raffigura
Amenhotep III e il dio Sobek, attualmente al museo di Luxor.
Probabilmente Sobekmose era figlio dell’intendente di Amon, Sobeknakht che esercitò le sue funzioni
intorno all’anno XX del regno di Amenhotep III. Sobekmose è conosciuto da etichette di giara del primo
giubileo del re provenienti da Malqata, mentre suo figlio, Sobekhotep, chiamato Panehesy, svolgeva la
funzione di sovrintendente del Tesoro nell’anno XXXVI. Di conseguenza, la costruzione del tempio di
Luxor sotto la supervisione di Sobekmose si può collocare nella terza decade del regno di Amenhotep III.
La funzione del tempio di Luxor è strettamente legata alla celebrazione dell’evento religioso più importante
di Tebe, che si svolgeva annualmente durante il mese di Opet ed era quindi noto come la Grande Festa di
Opet.
Durante questa festa la statua di Amon residente a Karnak veniva portata in processione su una barca lungo il
viale processionale di sfingi per 2,5 km. Lungo il tragitto c’erano una serie di cappelle-repositori per la barca
sacra, l’imbarcazione che trasportava la statua di Amon, accompagnato dalla sua sposa Mut e dal loro figlio
Khonsu e dalla statua di culto del sovrano stesso. La processione era salutata dall’intera popolazione di Tebe
con manifestazioni di gioia e di giubilo fino al raggiungimento del tempio di Luxor, dove il re rendeva visita
all’Amon ivi residente per ravvivare il ka reale.
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Una volta all’interno del recinto, le statue di culto venivano rimosse dalle rispettive barche e poste nel
santuario. La parte più sacra del tempio era costituita, oltre che da questo santuario, anche da una serie di
altre cappelle tra cui la cosiddetta sala della nascita.
La ripresa, nella decorazione di questa cappella, delle raffigurazioni utilizzate da Hatshepsut nel suo tempio a
Deir el-Bahari, in cui la sovrana aveva rappresentato il suo concepimento e la nascita divina da Amon Ra, si
integra perfettamente con la tematica del tempio, che intende sottolineare l’intimità tra Amon e il sovrano e
l’essenza divina di quest’ultimo.
Infatti, in questa sala è visibile la nascita divina di Amenhotep III avvenuta in seguito all’incontro di
Mutemwia con il grande dio Amon Ra, che ha assunto le sembianze di suo marito, Thutmosi IV. Dopo la sua
rinascita come figlio del dio sole, Amenhotep III emerge dalla porzione più nascosta del santuario nella sala
delle apparizioni, una stanza che venne modificata in epoca romana come sala per il culto dell’imperatore.
Il santuario di Amon contiene una scena insolita: nella parete nord è visibile Amenhotep III mentre
magicamente vivifica un’immagine mummificata itifallica di Amon. Una volta risvegliato, il dio prende il
tempio come sua dimora. Si tratta di una rappresentazione inusuale, per cui si è pensato che sia stato proprio
Amenhotep III a fondare il culto di Amon in Ipet del sud.
È da sottolineare che sulle iscrizioni dell’architrave della sala ipostila sono presenti epiteti che non
compaiono mai nella parte posteriore del tempio, in particolare alcuni definiscono il re “Nebmaatra, l’Aton
risplendente”, e “risplendente delle manifestazioni del sole”.
Gli studi dei cambiamenti scultorei compiuti su un grande numero di figure del re e delle divinità nella sala
delle apparizioni, nella sala delle offerte e nel santuario della barca, suggeriscono che queste figure furono
intonacate e riscolpite in concomitanza con i lavori di Thutankhamon nel colonnato antistante il cortile
solare. La mutilazione di scene di offerta fu abbastanza pesante in queste sale durante il periodo amarniano e
i successivi restauri fornirono una buona occasione per aggiornare le figure del re in modo che
assomigliassero di più a Thutankhamon.
Il tempio di milioni di anni di Amenhotep III è collocato sulla riva occidentale del Nilo, a Kom el Hetan: si
tratta del più grande complesso a Tebe, ancora più grande del Ramesseo e del tempio di Ramesse III a
Medinet Habu. Oggi i colossi di Memnone sono gli unici monumenti ancora eretti di questa grande
costruzione, ma le basi delle colonne dei suoi diversi cortili sono ancora in posto. Sebbene poco rimanga
della decorazione, i rilievi in arenaria rimasti mostrano rappresentazioni della festa sed del re, accompagnato
dalla moglie e dalle figlie e dalla corte dei suoi ufficiali7.
In aggiunta, monumenti in calcare dovevano essere stati scolpiti per la piccola cappella a nord-sud di Ptah-
Sokar-Osiride, tra cui probabilmente il grande busto in calcare del re, che oggi si trova al British Museum e
la statua di una dea.
7
A questo proposito vedere GRIMAL. N, ADLY, E., AMAUDIÈS, A., 2008; Id., 2007; Id., 2006; GRIMAL. N, ADLY, E., 2005; Id., 2004;
Id., 2003; LECLANT, G., A. MINAULT-GOUT, 2001; Id., 2000