Introduzione.
Il seguente lavoro è il frutto dell’interesse suscitatomi da una serie di letture che
argomentavano la teoria, per me nuova, della Rivoluzione francese come complotto
massonico. La tesi che tali letture portavano avanti si basava sull’esistenza di un
gruppo muratorio, chiamato Illuminati di Baviera, che, nel periodo subito a ridosso
del 1789, avrebbe operato per promuovere una cospirazione epocale, mirante a
distruggere Stati e Chiese, che si sarebbe poi inverata nella Rivoluzione. In quegli
scritti si faceva riferimento agli Illuminati come gruppo rappresentante di tutta la
realtà massonica di quel periodo, e si parlava delle molte prove segrete, a sostegno
della veridicità della teoria, esposte in alcune opere clandestine e coeve, di cui la più
nota e significativa erano le Mémoires dell’abate Augustin Barruel.
La curiosità mi ha portato ad approfondire il tema. Nel lavoro di ricerca bibliografica
effettuato, ho dovuto innanzitutto apprendere cosa realmente rappresentasse la
massoneria per gli uomini del Settecento, quale apporto sociale e culturale
quell’istituto così antico e nobile, diede al Secolo. In questo ho trovato dei
riferimenti preziosi nei testi Massoneria e illuminismo di Giuseppe Giarrizzo e
Massoneria illuminata di Margaret Jacob. Nel primo i contributi degli Illuminati alla
causa massonica appaiono essere riferiti ad un certo grado di politicizzazione che,
nel corso degli anni Ottanta, conquista larghi strati della società civile, e, per effetto,
anche le logge. Nel testo di Giarrizzo, si focalizza l’attenzione sullo scontro che va
maturando tra massoni illuministi e massoni cattolici, per poi concentrarsi sulla
dispersione dell’istituto muratorio, durante gli anni della Rivoluzione: il patrimonio
civile e morale della prima massoneria lascerà spazio alla trasformazione
ottocentesca, verso società intorno a cui graviteranno sentimenti nazionalisti o
patriottici. Il testo di Jacob analizza il contributo illuminista alla causa massonica: c’è
una larga adesione, nelle logge, ai principi propugnati dai Lumi, ma, avverte la
storica, di non esagerare sull’apporto sovversivo della libera muratoria, e sulla sua
influenza nei confronti della società civile. In antitesi a Jacob, Reinhardt Koselleck nel
suo Critica illuminista e crisi della società borghese esalta l’idea di una massoneria
intesa come apparato borghese, antistatale e sovversivo. E’ invece da considerare
con maggiore attenzione la tesi contraria, cioè che, pur con la pratica di uguaglianza
e di governo, le logge, specie quelle francesi, sono realtà della società settecentesca
sostanzialmente rispettose dell’ordine civile assunto dall’assolutismo.
Il lavoro di Daniel Mornet si concentra nell’analizzare l’effettiva influenza della libera
muratoria nel periodo rivoluzionario e in quello immediatamente precedente al
1789, passando in rassegna alcuni documenti dell’epoca. Le ricerche di Renzo De
Felice mi hanno aiutato nell’approfondire i motivi mistici e le aspettative che
pervadono i diversi movimenti sociali prima della Rivoluzione. Infine, il saggio di
Marina Sozzi, Il complotto dei philosophes, mi ha permesso di analizzare più nel
dettaglio l’opera summa della storiografia controrivoluzionaria coeva, le Mémoires
dell’abbé Barruel.
Capitolo 1
1.1 La massoneria britannica dalle origini al primo Settecento.
La Scozia del Cinquecento fu l’area d’origine e di sviluppo delle logge massoniche,
che a partire dalle gilde di lavoratori, che operavano nella costruzione di edifici
pubblici e sacri, si svilupparono verso le moderne forme di fratellanza muratoria.
Le logge erano, allora, delle realtà corporative che limitavano l’ingresso ai manovali -
muratori, tagliapietre o fabbri - della nobile e antica arte di innalzare edifici
complessi; così, “identificata con la geometria, la massoneria diventava una delle
1
sette arti liberali”. Nei cantieri, infatti, il capo mastro, uomo che conosceva le
tecniche sublimi dell’architettura, era preposto al compito, ritenuto sacro, di
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presiedere alla costruzione di edifici come chiese e cattedrali. In quel contesto,
come nei riti iniziatici delle logge, si effettuava una gnosi ermetica col mito di Hiram
e del Tempio di Gerusalemme. Il simbolismo che arricchiva le celebrazioni della
massoneria quattro-cinquecentesca di segni segreti di identificazione, di mason
words, di riti e procedure iniziatiche, derivava dai “temi speculativi magico-ermetici,
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che la cultura rinascimentale *portò+ nelle logge di Scozia”.
In quel periodo, le logge dei lavoratori, funzionavano anche da uffici corporativi che
dialogavano con i rappresentanti dei governi cittadini e intervenivano nella difesa
1
G. GIARRIZZO, Massoneria e illuminismo, Marsilio, Venezia, 1994, p. 12: “Il nome massoneria/masonry, così la
gerarchia dei gradi e delle insegne (il grembiule di cuoio, la cazzuola, la squadra, il compasso, il filo a piombo, ecc.) –
tutto riporta all’arte muratoria, alle corporazioni di muratori e fabbri, la cui leggenda è stata dagli stessi massoni fatta
propria, elaborata, ampliata con l’obiettivo di consolidarne la maggior dignità fra le arti”.
2
M. JACOB, Massoneria illuminata, Einaudi, Torino, 1995, p.16.
3
G. GIARRIZZO, op. cit., p.15.
4
dei diritti e dei privilegi dei lavoratori. In questo senso, le gilde corporative
esistevano da molto tempo - tanto che la stessa “corporazione muratoria scozzese
disponeva da secoli di una propria leggenda” – ma, solo nella seconda metà del
Cinquecento, in Scozia essa conobbe una rapida ascesa grazie allo “sviluppo senza
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precedenti dell’edilizia pubblica sotto Giacomo VI”. A quel punto, la leggenda aveva
già raggiunto “un grado assai alto di elaborazione”: prendendo le mosse da una
complessa vicenda biblica, si sosteneva che gli 80 mila muratori che innalzarono
l’edificio sacro del Tempio di Salomone, avrebbero successivamente diffuso l’arte
muratoria alla Francia e all’Inghilterra; qui, essa sarebbe sopravvissuta ai disordini
interni del paese grazie al re Athelstane e al figlio Edwin, promotore della carta dei
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muratori.
Alla fine del XVI secolo, la massoneria scozzese fu arricchita da temi speculativi: qui,
per tramite del maestro delle opere del re, William Schaw, penetrò il pensiero
ermetico che a sua volta subì quelle influenze da un discepolo di Giordano Bruno,
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Alexander Dicson, giunto alla corte degli Stuart, nel 1590 circa. “Queste tradizioni
mistico-filosofiche, trapiantate in una corporazione di mestiere di origine medievale,
non facevano altro che renderla più interessante e spiegano come mai alcuni
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gentiluomini con interessi filosofici vi si affiliarono”. Fu in questo lungo periodo di
transizione che le corporazioni, in particolare quelle dei muratori, aprirono anche ai
4
M.JACOB, op. cit., p.18.
5
G. GIARRIZZO, op. cit., p.14-15.
6
Ibidem, p.12-13. ”Essa affonda le radici nella Genesi biblica, precedente al Diluvio universale: le conoscenze e le
conquiste umane -tra queste la geometria- sarebbero state serbate nella colonna incisa da Jabal ed i suoi fratelli, figli
di Noè; riscoperte da un pronipote di Noè, esse in seguito sarebbero servite alla costruzione della Torre di Babele, per
poi essere tramandate, attraverso Abramo ed Euclide, a David e al figlio Salomone, al quale toccherà completare la
costruzione del Tempio di Gerusalemme.
7
Ibidem, p.12-18: “ William Schaw (1550 circa- 1602), dal 1583 a Edimburgo King’s Master of Works. Alexander Dicson
(1558-1604), l’autore del Thamus, un’arte magica della memoria ripresa dagli scritti di Giordano Bruno. Allo Schaw
sono legati i nuovi ‘statuti e ordinanze’ del 1598, che riordinano in Scozia l’arte muratoria”. Giarrizzo evidenzia quindi
il nesso tra tradizione ermetico-rinascimentale, forme esoteriche dell’arte della memoria e le origini della massoneria:
“Con la scienza e l’arte della memoria è entrata nelle logge la dimensione ermetico-cabalistica. I maestri hanno
accesso ai segreti della fabbrica del mondo osservando i segni e le ombre di Dio attraverso l’anamnesi e lo specchio
delle caverne”. JACOB, op. cit., p.57. Non c’è dubbio che nel giro di qualche decennio i massoni “avrebbero sviluppato
anche una certa affinità col rosacrucianesimo, ossia con una forma di idealismo mistico di origine germanica”.
8
M. JACOB, op. cit., p.58.
non-mestieranti, originando un’esperienza che travalicava la sociabilità corporativa
9
di vecchio stampo. Grazie alla nuova politica d’ingressi, si elevò il grado di istruzione
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e di conoscenze, che spaziavano quindi dall’arte architettonica a quella filosofica.
Fu nel corso del Seicento che dalla Scozia la libera muratoria si spostò in Inghilterra,
dove subì una trasformazione grazie al contributo inglese su “costituzioni, leggi e
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sistema di governo”. Il passaggio è cruciale: esso da un lato consentì, come
sottolinea la storica Jacob, di diffondere la leggenda - che avrebbe attecchito nella
maggior parte delle logge europee - dell’origine inglese dell’istituto massonico;
dall’altro, secondo Giarrizzo, affermò definitivamente la massoneria come modello
sociale aperto a tutti, anche ai non operai. Così, in Inghilterra, la libera muratoria si
slegava dall’operatività delle logge scozzesi; qui il tema della geometria appariva
meno importante, mentre la crescita del simbolismo coincideva con la “decadenza
1213
del magico”. Le logge divenivano innanzitutto società conviviali, mentre il
dibattito politico, stimolato dalle rivoluzioni inglesi secentesche, era, per lo più,
lasciato alle numerose altre forme di modelli associativi tipici dell’Inghilterra
secentesca e dell’Europa del secolo successivo, tra i quali “caffè e taverne,
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accademie e corporazioni, collegi e fondazioni”.
9
Ibidem, p. 73-74. Perseguendo l’armonia sociale la libera muratoria “apriva dei varchi nella frontiera tra pubblico e
privato”. Annullato dal libero mercato il potere contrattuale delle società di mestiere, le logge si presentavano come
nuovi referenti nel contesto sociale, referenti che offrivano, tra l’altro, uno stimolo nell’ideale di uguaglianza a cui i
fratelli si appassionavano; essi erano pronti a versare somme rilevanti per vivere il sogno egualitario. Nell’Inghilterra
questo sogno poteva stimolare gli adepti ad identificarsi nello stato, ma quando questo venne a contatto con una
realtà diversa, quella dell’assolutismo, l’effetto fu quello di portare a galla una contrapposizione tra cultura illuminista
e valori tradizionali.
10
G. GIARRIZZO, op. cit.,p.29 e ss. L’alchimia, l’astrologia, le scienze occulte, la cabala, centrali nelle ricerche
muratorie per tutto il Seicento, iniziano un declino che ad inizio Settecento esaurisce la dimensione esoterica del
platonismo di Elias Ashmole, di Henry more e degli altri. Attraverso le propaggini della scienza newtoniana di
Desaguliers, con la sua fiducia nei principi elaborati da Newton e nell’applicazione della meccanica all’industria, e
quella libertina di Martin Folkes, la massoneria conosce l’illuminismo.
11
M. JACOB, op. cit. p.59. Sul tema cfr G. Giarrizzo, op. cit, p. : l’autore specifica che ci sono state due vie di
propagazione della massoneria dalla Scozia all’Inghilterra: la successione di Giacomo I (IV di Scozia) che porta la
dimensione corporativa della muratoria, la leggenda, la mason word, e il filone ermetico, di forte filiazione
rosacrociana.
12
G.GIARRIZZO, op. cit., p.37: “La convulsa creazione di significati simbolici interpreta l’esigenza di conferire
spiegazioni razionali di gesti, atti, parole che la nuova razionalità sente ormai come assurdi”.
13
Ibidem, p.33.
14
Ibidem, p.37.