I
Presentazione
La mia tesi riguarda la toponomastica della zona piø antica di Torino, il
Quadrilatero Romano. L’ipotesi di lavoro è quella di verificare se tale
toponomastica, essendo di antica formazione, conserva nell’uso odierno dei
torinesi traccia delle antiche denominazioni.
Prima di entrare nel cuore del problema ho cercato di spiegare che cos’è la
toponomastica e ho provato a capire quali siano le regole che controllano le
decisioni che vengono prese sull’odonomastica urbana, facendo riferimento a
leggi specifiche in merito. Infatti sono proprio determinate scelte normative a
condizionare la decisione, da parte dell’amministrazione locale, di chiamare una
via con il nome di un famoso personaggio storico piuttosto che come la capitale
d’Italia. Dopo di che ho posto l’attenzione sugli studi toponomastici italiani e su
coloro che hanno dato un notevole contributo alla toponomastica come, per
esempio, Graziadio Isaia Ascoli e Benvenuto Terracini.
Successivamente mi sono concentrata sulla storia di Torino e, in particolar
modo, sulla storia del Quadrilatero Romano, focalizzando principalmente
l’attenzione sugli ampliamenti urbanistici che, nel corso del tempo, hanno
contribuito a creare e a modificare l’antico tessuto urbano di Torino.
Quando ho iniziato ad affrontare il punto nodale del mio lavoro,
inizialmente ho fornito qualche cenno sulle antiche Guide di Torino, e poi ho
formulato una sorta di classificazione odonomastica odierna del Quadrilatero di
Torino, suddividendo tra odonimi che riportano nomi di individui e odonimi
intitolati a vicende storiche ed istituzioni. All’interno del primo gruppo ho inserito
gli agio-odonimi, ovvero i nomi di vie dedicate a Santi, gli odonimi riferiti a
coloro che hanno contribuito a creare la storia di casa Savoia, quelli dedicati ai
personaggi piø importanti del Risorgimento, a coloro che hanno segnato le
vicende dell’Italia, a coloro che vengono ricordati per aver partecipato alla Prima
Guerra Mondiale, ad alcuni studiosi che ancora oggi sono commemorati per
importanti scoperte scientifiche e, infine, a quei personaggi storici che hanno dato
un notevole contributo alla città di Torino. Il secondo raggruppamento, invece, fa
riferimento a tutti quegli odonimi che riguardano l’ambito religioso, le vicende
storiche, le strutture architettoniche e i luoghi geografici della città.
II
Per verificare la continuità o la discontinuità nel tempo degli odonimi da
me identificati, ho utilizzato numerosi documenti, alcuni dei quali conservati
nell’Archivio Storico della Città di Torino.
Un archivio è costituito da tutta una serie di documenti, sia pubblici che
privati, che vengono raccolti “involontariamente” da un individuo. Infatti
l’elemento che distingue un archivio da una raccolta è dato dal fatto che, mentre
una raccolta è un’azione volontaria, gli elementi contenuti all’interno di un
archivio vengono tra di loro riuniti in maniera involontaria, rispecchiando la
normale attività del soggetto che lo ha prodotto. Per esempio, gli archivi notarili
medievali, oggi contenuti nell’Archivio di Stato, sono il risultato di tutti i
documenti notarili stipulati dai notai, mentre l’insieme ordinato di tutti i numeri di
una rivista di odonomastica è una raccolta ordinata che un determinato individuo
compie di quella stessa rivista.
In Italia le leggi archivistiche hanno stabilito che tutti i documenti che
riguardano i così detti “affari in corso” devono essere conservati nell’Archivio
corrente, ovvero in quel luogo che produce la documentazione corrente, come può
essere l’ufficio notarile o l’ufficio tributario. Nel momento in cui “l’affare in
corso” è esaurito, ovvero ha cessato il suo iter legislativo, viene riversato
nell’Archivio di deposito, il cui compito è quello di conservare i documenti per
circa quarant’anni. A questo punto si procede a scartare tutto il materiale che non
si intende piø conservare, e i documenti restanti vengono conservati nell’Archivio
storico, ove rimangono in modo permanente.
Le carte della collezione Simeom che ho utilizzato per il mio lavoro hanno
seguito questo iter burocratico, e ora sono conservate nell’Archivio Storico della
Città di Torino (A.S.C.T.). Dato che la ricostruzione odonimica delle vie è stata
fatta utilizzando soprattutto queste carte, ritengo indispensabile elencarle una ad
una, ordinandole per numero di carta, così come sono state ordinate dallo stesso
Archivio Storico. Ognuna di esse è stata contrassegnata con la lettera D.
Per compiere il mio lavoro ho utilizzato anche documentazione di altra
natura. Il primo testo è un saggio di Ada Peyrot del 1989 intitolato Sguardi sulla
Città: guida, almanacchi e vedute. Esso è suddiviso in quattro tabelle così
composte: nella prima troviamo gli odonimi attuali delle vie; nella seconda sono
III
riportate le denominazioni delle strade che la Peyrot ha ricavato dalla lettura
dell’Itinerario del Grossi datato 1805 ma compilato prima della dominazione
francese; nella terza vi sono i nomi delle vie del periodo repubblicano (1798-
1800); nella quarta compaiono gli odonimi del periodo imperiale (1800-1814).
Ho appena citato l’Itinerario del Grossi. Si tratta di una guida della città di
Torino compilata dall’architetto Amedeo Grossi, conosciuto anche come Degrossi
Amedeo
1
. L’unico esemplare di tale guida è quello conservato nella Collezione
Simeom presso l’Archivio Storico Comunale di Torino. Tale volume, a detta della
Peyrot (Peyrot 1989, p. 395), è fondamentale poichØ descrive la toponomastica
cittadina nel tempo dell’ingegner Grossi.
Il periodo storico in cui visse l’ingegnere Grossi coincise con l’avvento al
potere di Napoleone Bonaparte (1804). In questo periodo le due principali piazze
cittadine, l’attuale piazza Castello e piazza San Carlo, vennero chiamate,
rispettivamente, piazza Imperiale e piazza Napoleone, e alcune contrade
ricevettero il nome di alcuni dipartimenti della Francia. L’obiettivo dell’autorità
imperiale, infatti, era quello di nominare le contrade non piø in base ai monumenti
in esse presenti ma secondo gli eventi francesi piø importanti.
Il Grossi si oppose a questa normativa, e compilò la sua guida riportando
gli odonimi piø conosciuti dal popolo, affinchØ questo reperisse facilmente i nomi
delle antiche vie e delle piazze.
Una seconda fonte di cui mi sono servita è la Toponomastica Torinese
compilata da Pietro Bianchi nel 1978. Accanto al nome di ogni via, il Bianchi ha
individuato il periodo storico in cui la medesima ha assunto la denominazione
odierna, e successivamente ha indicato gli antichi odonimi con i quali era
conosciuta nel passato.
Il confronto tra il saggio della Peyrot e il lavoro del Bianchi mi ha
consentito di incrociare i dati e verificare se entrambi i soggetti riportavano le
stesse denominazioni. Così ho scoperto che non sempre i due autori concordavano
nel fornire gli antichi odonimi delle vie.
Il terzo documento su cui ho lavorato è un testo che è stato scritto qualche
anno fa (purtroppo non è riportata alcuna data) da un certo Movara Riccardo, il
1
Cfr. Palmaverde, cit. 1804, p. 135.
IV
quale ha riscontrato quali vie hanno mutato il loro nome dal 1925-1940 ad oggi.
Leggendolo, ho appurato che quasi tutte le vie della mia ricerca, dal 1920 in
avanti, non hanno riportato evidenti variazioni odonimiche.
Siccome non ritenevo sufficientemente esaurienti questi tre documenti, ho
utilizzato altri testi.
Il primo è un lavoro compiuto da Charvensod che riporta, elencate in
ordine alfabetico, tutte le contrade, le piazze e i vicoli con i nomi antichi,
spiegandone il significato. Via Bertola, per esempio, si chiamava contrada del
Gambero rosso o d’oro per un antico albergo ivi situato
2
.
Il secondo testo che ho utilizzato è stato scritto da Opessi nel 2005. Per
ogni via l’autore fa una breve descrizione del personaggio o dell’istituzione a cui
la strada è intitolata, e successivamente indica le antiche denominazioni di
quest’ultima, precisando se la sua apertura data del primo ingrandimento della
città (1620), del secondo ampliamento (1673), del terzo sviluppo urbano (1702)
oppure dell’ultima trasformazione ( 1840).
Il terzo testo di cui mi sono servita è un’antica guida della città di Torino
compilata da Onorato Derossi, grazie alla quale, incontrando l’antica
denominazione di una via, sono riuscita a risalire ai proprietari o agli abitanti delle
case che le diedero il nome. Per esempio, la contrada delle Orfanelle era così
chiamata dalla Chiesa delle Orfanelle posta nella suddetta contrada.
3
Infine, per indicare l’attuale collocazione di una via o di una piazza, ho
utilizzato La grande guida delle strade di Torino di Rossotti e la Guida
toponomastica di Torino costituita da 139 tavole.
Ma il blocco di documenti piø importante ed imponente, quello che
consente di seguire, quasi passo per passo, l’evoluzione urbanistica e quella
odonomastica di Torino nell’arco di tre secoli, tra il 1620 ed il 1920, è costituito
senz’altro dalla così detta <<Collezione Simeom>>. Si tratta di una collezione di
documenti topografici, conservati presso l’Archivio Storico della Città di Torino,
che elenco qui di seguito:
2
Cfr. Charvensod, p. 93.
3
Cfr. Derossi, p. 9.
V
Simeom D 13 [1680]: Pianta topografica della città con i nuovi
ingrandimenti fatti eseguire da Carlo Emanule I nel 1620 e da Carlo Emanuele II
nel 1675 verso Porta Nuova e Porta di Po, incisa da Abbiati Giovanni nel 1680.
Simeom D 20 [1704]: Turin, Ville capitale de Piemont; residence
ordinaire des Ducs de Savoye, siege du Archeveque et d’une celebre Academie,
del 1704, di cui non si conosce nØ l’autore, nØ l’editore.
Simeom D 21 [1705]: Turin, Ville capitale de Piemont; residence
ordinaire des Ducs de Savoye, siege du Archeveque et d’une celebre Academie,
edita nel 1705 da Chez le S.r De Fer per Harmanus van Loon.
Simeom D 35 [1724]: Piano della città di Torino colla denominazione
delle contrade secondo la disposizione del nettamento, e l’Indice delle Isole
assegnate ai sessanta Capitani di Quartiere, del 1724, priva di autore ed editore.
Simeom D 36 [1750]: Pianta topografica della città senza Cittadella, con
indicazione delle isole, incisione in rame, anonima, 1750.
Simeom D 56 [1751]: Nuova pianta della reale città di Torino con i nomi
di ciascheduna Isola con la tavola per ritrovare le chiese, e luoghi pii co’ numeri
segnati, e tavola alfabetica per ritrovare i luoghi piø principali della città, 1751,
edita da Rameletti Demenico per Beltrami Antonio.
Simeom D 60 [1782]: Nova Pianta della reale città di Torino colla
divizione dei dipartimenti delle Isole che spettano a ciascuno dei quindici
Capitani Militari de’ Quartieri stabiliti da S. M. nel mese di marzo del 1782 per
la notturna illuminazione, datata 1782 circa e anonima
Simeom D 71 [1800a]: Pianta della Città di Torino nelle cui Isole sono
annotati li numeri romani e arabici indicanti esse Isole, e li numeri arabici
VI
relativi a ciascun ingresso nelle medesime cioè alle porte e portine, incisa da
Boasso Vittorio nel 1800.
Simeom D 72 [1800b]: Nuova Pianta del Comune di Torino giusta la
regola tenuta nell’anno 9. Rep., edita nel 1800 dai Fratelli Reycend per Amati
Pietro.
Simeom D 75 [1802]: Plan de la Commune de Turin divisØ en quatre
sØctions avec les numØros des cantons, et portes selon les nouvel ordre Øtabli par
le Gouvernement, l’an dixième de la Rèpublique Française, incisa dai fratelli
Reycend per Pietro Amati nel 1802.
Simeom D 77 [1809]: Ville de Turin divisØe en IV sections avec la
nouvelle nomenclature des rues en MDCCCVIII, incisa nel 1809 da Amati Pietro,
Lombardi Lorenzo e Tela Pio.
Simeom D 79 [1817]: Pianta della città di Torino, 1817, edita dai Fratelli
Reycend per Amati Pietro, Conti Giuseppe e Tela Pio.
Simeom D 85 [1835]: Pianta della città di Torino, edita nel 1835 dai
Fratelli Reycend per Amati Pietro, Conti Giuseppe e Tela Pio (Coll. Simeom, D
85).
Simeom D 87 [1831]: Pianta Regolare della Città e Borghi di Torino, del
1831, stampata da Giovanni Battista Maggi.
Simeom D 93 [1893]: Pianta della città di Torino, 1893, edita da Giovanni
Battista Maggi per Biasioli Angelo.
Simeom D 94 [1840a]: Pianta della città e borghi di Torino, 1840, edita
dai Fratelli Reycend per Musante G. A.
VII
Simeom D 95 [1840b]: Pianta regolare della città e borghi di Torino,
1840, edita da Giovanni Battista Maggi.
Simeom D 101 [1850]: Pianta della città di Torino antica e moderna coi
progettati ingrandimenti, del 1850 circa, priva di autore ed editore.
Simeom D 106 [1860]: Pianta geometrica della città di Torino con tutti gli
ingrandimenti eseguiti od approvati, del 1860, edita dai Fratelli Doyen.
Simeom D 108 [1863a]: Pianta guida e statistica poliometrica della città
di Torino colle distanze in chilometri alle reali villeggiature ed alle frazioni
comunali delle rispettive parti di detta città e l’indicazione dei ministeri,
segreterie, alberghi e trattorie, la divisione delle Giudicature, nuova
denominazione, lunghezza e larghezza in metri delle vie e piazze e numerazione
delle Porte, 1863,edita da Bciarini Francesco per Cotto Fortunato Giuseppe e
Rolla.
Simeom D 109 [1863b]: Pianta guida e statistica poliometrica della città
di Torino colle distanze in chilometri alle reali villeggiature ed alle frazioni
comunali delle rispettive parti di detta città e l’indicazione dei ministeri,
segreterie, alberghi e trattorie, la divisione delle giudicature, nuova
denominazione, lunghezza e larghezza in metri delle vie e piazze e numerazione
delle porte, 1863, edita da Bacciarini Francesco per Gotto Fortunato Giuseppe e
Rolla.
Simeom D 110 [1866]: Pianta geometrica della città di Torino sino alla
cinta e linea daziaria coi piani regolatori d’ingrandimento, edita dai Fratelli
Doyen nel 1866.
VIII
Simeom D 112 [1869]: Pianta geometrica della città di Torino sino alla
cinta e linea daziaria coi piani regolatori d’ingrandimento, 1869, edita dai
Fratelli Doyen.
Simeom D 113 [1874]: Pianta generale della città di Torino approvata dal
municipio, 1874, compilata dai geometri Emilio Cabella e Firminio Caneparo, G.
Gualdi e Ca., edita da Tinivella A.
Simeom D 117 [1880]: Pianta geometrica illustrata della città di Torino
all’onorevole signor sindaco di Torino avvocato Luigi Ferraris senatore del
Regno, D. D. D., edita da Giovanni Battista Paravia nel 1880.
Simeom D 118 [1883]: Pianta della città di Torino, 1883, edita da
Marchisio B. e figli, e da Giovanni Battista Paravia.
Simeom D 119 [1886]: Pianta di Torino cogli ampliamenti fino al 1886,
edita da Marchisio B.
Simeom D 122 [1892a]: Nuova pianta di Torino, anno 1892, edita da
Toffaloni.
Simeom D 123 [1892b]: Torino antica e moderna, 1892, edita da
Toffaloni E. per Corio E. e Vaudano A.
Simeom D 124 [1895]: Carta topografica della città e sobborghi di Torino
coi recenti ingrandimenti, alla scala metà della camerale, edita nel 1895 da
Gayet.
Simeom D 126 [1896]: Pianta di Torino edita nel 1896 da Salussolia.
IX
Simeom D 131 [1904]: Pianta di Torino edita nel 1904 circa da Paravia
per Locchi Domenico.
Simeom D 136 [1918]: Sviluppo edilizio di Torino nella prima metà del
secolo XX, edita nel 1918 da Salussolia per Boggio Camillo.
Simeom D 137 [1920]: Pianta di Torino con indicazione di mura, selciati,
fogne ed altri avanzi d’epoca romana, medioevale e piø recente, sino al 1800,
riconosciuti in parte durante l’esecuzione delle opere di fognatura ed analoghe,
del 1920 circa, priva di autore ed editore.
Dopo aver affrontato il lavoro dal punto di vista diacronico mi sono
preoccupata di svolgerlo sotto il profilo sincronico. Così ho intervistato due
soggetti.
Il primo soggetto è Piero Cazzola (P. C.), un avvocato in pensione di 88
anni, figlio di avvocati, nato a Torino e cresciuto, per un certo periodo, nella zona
del Quadrilatero Romano. Figlio di borghesi, ad un certo punto della sua vita
decise di dedicarsi agli studi di slavistica e di russisitica attraverso ricerche,
traduzioni, saggi, libri, viaggi, per giungere alla cattedra universitaria di lingua e
letteratura russa a Bologna. Così, per diciannove anni, se da una parte fu
impegnato come docente universitario, dall’altra continuò a praticare l’attività
forense a Torino.
Il secondo soggetto è il sig. Dario Bosco (D. B.), un collaboratore del
Centro Studi Piemontesi, nato e cresciuto a Torino, anch’esso figlio di genitori
torinesi.
Il loro contributo al mio lavoro è stato molto significativo poichØ entrambi
mi hanno suggerito informazioni che non ho ritrovato nei saggi, ovvero notizie
che solo un anziano abitante di Torino può conoscere. A volte queste conoscenze
hanno confermato le antiche denominazioni da me riscontrate nelle fonti
consultate, altre volte, invece, essi mi hanno informata di non essere a conoscenza
del fatto che, per esempio, via Bonelli si chiamò, per un certo periodo, Contrà dla
Pusterla.
X
Infine, per ciascuna via, ho disegnato a mano le carte delle antiche strade
citate dalla Peyrot relative all’Itinerario del Grossi, al periodo repubblicano
(1798-1800) e a quello imperiale (1800-1814).
Trascrizione IPA
Consonanti
Bilabia
li
Sorde
sonore
Labiodentali
Sorde
sonore
Dentali
Sorde
sonore
Palatali
Sorde
sonore
Velari
Sorde
Sonore
Uvulari
Sorde
sonore
Faringali
Sorde
sonore
Glottidali
Sorde
sonore
Occlusive p b t d k g q ʔ
Fricative φ β f v s z
θ ð
ʃ ʒ x ɣ χ ʁ ʕ h
Affricative pf ts dz t ʃ d ʒ
Nasali m ɱ n ɲ ŋ
Laterali l ʎ
XI
Vibranti
r
ʀ
Semivocali
w
l
Vocali
Anteriori Centrali Posteriori
Chiuse i y u
Semichiuse e ø o
Semiaperte ɛ œ ə ɔ
Aperte a
1
CAPITOLO PRIMO
La Toponomastica
1. Introduzione alla toponomastica
Il vocabolo toponomastica deriva dal greco “tòpos” (luogo) e “ònoma”
(nome), ed è lo studio dei nomi di luogo
1
. A seconda del tipo di luogo si avranno
le successive classificazioni:
idronimi = nomi dei fiumi e dei corsi d’acqua
limnonimi = nomi dei laghi
oronimi = nomi dei monti
coronimi = suddivisioni amministrative delle città, delle strade, delle
regioni, degli stati, ecc.
2
I nomi di luogo tendono a conservare una notevole stabilità. Ciò fa sì che
molto spesso lo studio dei toponimi riveli i resti di stratificazioni linguistiche a noi
sconosciute: per esempio, alcuni suffissi in –asco e –asca, presenti in Piemonte e
in Liguria, indicano la presenza di Liguri preesistenti all’invasione celtica e alla
conquista romana. Quando una nuova popolazione, con la propria lingua e la
propria cultura, si insedia in un luogo precedentemente abitato, tende ad imparare
e assimilare i nomi esistenti per adattarsi agli abitanti originari del luogo. Perciò,
accanto ai nomi dei luoghi di nuova fondazione, i nomi antichi delle località già
esistenti si manterranno in vita anche all’interno del mutato quadro linguistico.
La toponomastica riveste anche un particolare interesse sia per gli studi
geografici che per quelli storici. In ambito geografico risulta interessante
l’elemento antropico, perchØ i nomi di luogo recano spesso il segno dell’azione
1
Cfr. Beccaria (1994), s.v. Toponomastica.
2
Cfr. A.A V.V. (2008).
2
insediativa umana: si pensi, per esempio, ai toponimi che fanno riferimento al
disboscamento, come Roccatagliata (GE), Cesena, Cesana (BL), che derivano dal
latino caedo, tagliare,
3
oppure ai toponimi che richiamano l’elemento fisico e
quello climatico, come i fito-toponimi, ovvero i toponimi derivati dai nomi di
piante che segnalano specie vegetali che, magari, non sono attualmente presenti
nel luogo. Un esempio è Carpineto della Nora (PE), priva attualmente di carpini.
Per quanto riguarda il rapporto tra toponomastica e storia, grazie allo
studio dei toponimi è possibile risalire ai nomi di luogo dei territori antichi. Se,
per esempio, incontriamo Augusta Praetoria, sappiamo che è il nome che i latini
diedero ad Aosta, mentre Segusia, ovvero la città forte, fu il nome che i Celti
attribuirono all’attuale Susa (TO).
4
All’interno di questo ambito storico rivestono un particolare interesse
anche gli agio-odonimi, ovvero i nomi di strade dedicati ai santi, come via San
Giovanni Bosco e via San Francesco d’Assisi a Torino, e i così detti etno-
odonimi, ovvero quei toponimi che richiamano una stirpe o un’etnia collegata ad
un insediamento. Una via come corso Lombardia (TO), per esempio, designa la
regione centrale dell’insediamento longobardo in Italia Settentrionale.
5
I nomi delle vie sono importanti sia dal punto di vista storico che da quello
geografico perchØ non solo permettono di conoscere l’identità di una città, ma
sono anche un fondamentale strumento di orientamento nel reticolo viario
cittadino. Spesso, camminando per le strade di Torino, leggiamo nomi di vie di
cui ignoriamo le origini e la storia, oppure incontriamo targhe che riportano
l’antica dicitura dell’attuale via (per esempio, ancora oggi molti anziani a Torino
sono soliti chiamare corso Oporto l’attuale corso Matteotti),
6
mentre a volte
accade che i nuovi odonimi si discostino sensibilmente dalla tradizione,
evidenziando che il legame con il passato non è piø radicato, come l’attuale via
Garibaldi, precedentemente detta via Doragrossa.
3
Cfr. RAIMONDI (2003).
4
Idem
5
Idem
6
Cfr. A.A. V.V. (2008).
3
Molti tipi odonimici, poi, si ripetono in varie città italiane con riferimento
frequente alla topografia antica della città e dell’area un tempo suburbana. Tali
nomi a volte sono trasparenti, ma capita sovente che essi non siano piø compresi
perchØ sostituiti da appellativi recenti delle contrade e delle strade intitolate a
personaggi illustri. Altre volte, invece, si rinvengono soltanto nei documenti
antichi. Per esempio, nella toponomastica urbana di Venezia è stata chiamata via
Vittorio Emanuele una strada aperta nel 1871 in onore del re d’Italia. Dopo l’8
settembre 1943 le fu imposta la nuova denominazione di via Ettore Muti.
Terminata la guerra, per qualche anno, si chiamò via XXV Aprile, e poi le venne
riconosciuta la dicitura che ha sempre avuto per i veneziani, ovvero Strada Nova
7
.
All’interno della toponomastica, poi, un ruolo importante è dato anche
dalla neo-toponomastica, ovvero quella scienza che studia i nuovi insediamenti
nei dintorni dei centri già esistenti. Per esempio, tra i comuni di recente nascita vi
è Porto Viro (RO), che si è formato nel 1994 con l’aggregazione dei comuni di
Donada e Contarina.
8
Nomi di ultima formazione sono anche quelli attribuiti ai
corsi d’acqua, come risultato di canalizzazioni e sistemazioni idrauliche, in
particolare in aree di bonifica moderna. Ne è un esempio Canale della Vittoria
(TV), una derivazione del Piave, che nel nome ricorda i combattimenti avvenuti
nel 1918.
Un’ulteriore branca della toponomastica è la toponomastica di riporto,
vale a dire la disciplina che studia quei toponimi replicati in un altro luogo per
creare nuove denominazioni, per esempio Milano Marittima, frazione di Cervia
(RA), e i recenti insediamenti Milano Due e Milano Tre nel comune di Segrate
(MI). Una curiosità molto interessante è che vi sono toponimi di riporto italiani
che, con l’emigrazione, sono stati riprodotti per denominare nuovi insediamenti
nelle Americhe. Negli Stati Uniti, infatti, si ripete piø volte Verona, mentre gli
emigranti settentrionali, specie veneti, in Brasile, nella regione del Rio Grande do
Sul, hanno fondato Nova Bassano, Nova Trento, Nova Milano, Nova Brescia,
Nova Vicenza e Nova Prata.
9
7
Cfr. MARCATO (2009)
8
Idem.
9
Idem.