sostenuti dalla collettività e dal Nido nella scelta consapevole del percorso e
della fascia oraria del loro figlio.
Pertanto, come emergeva anche nella ricerca Istat “Uso del Tempo 2002-
2003”, il 44% dei padri di figli fino a 13 anni non era coinvolto nella cura dei figli
e, in ogni caso, i padri non seguivano tutto l'aspetto delle cure, ma erano solo
compagni di gioco. Tale realtà comporta che oggi la donna, madre e
lavoratrice, risulti maggiormente responsabilizzata dalla società nella cura dei
figli.
Quindi, ho ritenuto opportuno approfondire lo sviluppo sociale e normativo
del ruolo della madre lavoratrice, anche se cercherò di far emergere che il ruolo
paterno deve essere responsabilizzato e coinvolto totalmente nella cura dei figli
(crf. Legge 53/2000 “congedi parentali”).
Infatti, sebbene le normative prevedano dei sostegni, la donna spesso non
riesce a conciliare la cura dei figli con la vita lavorativa e questo comporta la
nascita di problematiche quali l’assenteismo e la solitudine.
Oggi la donna, quando diventa madre tende a perdere il suo ruolo “di
donna”, smette di essere produttiva e viene lasciata sola a se stessa con l’unico
compito di “aver cura” del proprio figlio3.
Sebbene questo sia un dato di fatto, oggi la famiglia può usufruire
dell’asilo nido nella veste di servizio che dovrebbe nascere per rispondere ai
bisogni dei bambini senza dimenticare il doveroso sostegno alla genitorialità.
Infatti, la «crescente domanda di sostegno alla genitorialità costituisce il
pungolo che ha fatto emergere in forma dirompente negli ultimi anni, anche nel
nostro paese, il bisogno di interrogarsi e di mettere a punto nuove metodiche e
nuove azioni nell'alveo della pedagogia della famiglia»4.
Pertanto, oggi stanno emergendo diverse tipologie di nido legiferate in
Leggi quali: la 285/1997, la 53/2000 e la 328/2000 con seguenti modifiche.
3 Crf., Pruna M. L., Donne al lavoro, Il Mulino, Bologna, 2007, pp.114.119.
4 Crf., Milani P. (a cura di), Co-educare i bambini, Edizioni La Biblioteca Pensa Multimedia,
Lecce, 2007, p.18.
8
Tra i vari servizi nido esistenti, troviamo: l’asilo nido minimo, il nido
integrato, il nido famiglia o micro-nido, il centro infanzia, il nido aziendale.
L’asilo nido però spesso non basta a colmare le necessità emergenti, a
causa del costo economico elevato, della distanza dal luogo di lavoro e per la
mancanza di una flessibilità oraria che vada incontro ai turni lavorativi dei
genitori.
Quindi emerge l’esigenza di chiamare in causa un terzo attore: l’azienda.
L’azienda, come sostiene il Libro Verde della Commissione Europea nel
2001, deve sentirsi parte integrante della comunità sociale e sentirsi
socialmente responsabile investendo sul capitale umano5.
Per fare ciò oggi si parla di Asilo Nido Aziendale inteso come servizio
interno o esterno all’azienda che accoglie i figli dei dipendenti con costi e tempi
agevolati e flessibili in base alle diverse necessità.
L’Asilo Nido Aziendale presenta delle proprie specificità e con tale lavoro
ho deciso di pormi quattro obiettivi grazie ai quali tenterò di comprendere quale
sia oggi il ruolo di tale servizio educativo sia dal punto di vista sociale che
pedagogico:
1. conoscere, attraverso una micro-ricerca quantitativa
sul campo, la realtà dei nidi aziendali in Italia e la loro relazione con il lavoro dei
genitori e in particolare delle donne;
2. conoscere, grazie alle interviste qualitative alle
coordinatrici e pedagogiste e all’utilizzo di uno strumento di osservazione,
alcune tra le migliori realtà di Nido Aziendale presenti nel territorio italiano e il
loro modo di “pensar-si servizio” per i bambini, per i genitori e per l’azienda;
3. conoscere e comprendere anche in maniera critica gli
indicatori di qualità specifici di un nido aziendale utilizzati nella realizzazione di
una griglia di osservazione specifica e nella realizzazione del Nido Aziendale
previsto;
4. conoscere le politiche sociali e le ricerche sulla
5
Crf., Commissione Europea, Libro Verde –Promuovere un quadro europeo per la
responsabilità sociale delle imprese 2001-, p. 7, in www.europa.eu.
9
conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro di un’azienda che da tempo si occupa
di sostenere i suoi lavoratori: la Coop Consumatori Nordest.
Il progetto pedagogico che verrà poi elaborato sarà un esempio di come
dovrebbe essere organizzato un Asilo Nido Aziendale e riproporrà gli elementi
migliori tratti dalle osservazioni e dagli studi eseguiti.
Nello specifico, la tesi sarà divisa in tre parti, ognuna delle quali sarà
suddivisa in capitoli specifici.
La prima parte intitolata “Tra teoria e buone prassi” e contiene i seguenti
capitoli:
• Il 1°Capitolo “Excursus storico e pedagogico sull’asilo nido e la sua
evoluzione sociale” affronta attraverso una descrizione critica la letteratura sugli
Asili Nido sia dal punto di vista storico, che sociale, che pedagogico;
• Il 2° Capitolo “La donna di oggi tra bisogni e nuovi servizi” propone un
excursus storico e legislativo sulla situazione sociale della donna e delinea le
caratteristiche pedagogico-normativo dell’Asilo Nido aziendale, inteso come
nuovo servizio di sostegno per il bambino e per la mamma.
• Il 3° Capitolo “La qualità del servizio Nido” vuole chiarire il concetto di
qualità dei servizi e nello specifico dell’Asilo Nido attraverso l’utilizzo di
indicatori specifici utilizzati come strumento di monitoraggio e valutazione.
• Il 4° Capitolo “Il pensiero pedagogico e la realtà di Reggio Children”
fornisce una descrizione del metodo educativo reggiano sugli asili nido. Tale
scelta nasce dal fatto che i Nidi visitati nella fase di ricerca fanno tutti riferimento
a tale pensiero.
10
La seconda parte intitolata “La ricerca sociale” sarà suddivisa nel modo
seguente:
• Il 1° Capitolo “Il disegno della ricerca sociale” delinea la ricerca che sarà
elaborata, le modalità, gli strumenti e i tempi previsti.
• Il 2° Capitolo “La presentazione degli strumenti e dei dati rilevati” si
propone di fornire una mappatura della situazione attuale dei Nidi Aziendali in
Italia, una descrizione degli strumenti utilizzati e i dati rilevati nella ricerca. Tale
capitolo sarà a sua volta suddiviso in tre parti nelle quali verranno presentati:
- A) i dati quantitativi;
- B) i dati qualitativi;
- C) i dati emersi dall’osservazione degli Asili Nido Aziendali visitati.
• Il 3° Capitolo “Analisi, interpretazione e confronto dei dati emersi”
fornisce un’attenta revisione della ricerca eseguita, cercando di creare una
corretta continuità tra la letteratura di partenza, gli obiettivi della ricerca e ciò
che è emerso con essa.
• Il 4° Capitolo “Un’Azienda vicino ai lavoratori: la Coop Consumatori
NordEst” si propone di presentare alcuni aspetti della ricerca “Indagine clima
interno e sulla conciliazione tempi vita/lavoro“. Tale presentazione servirà per
poter giustificare la scelta della collaborazione del mio lavoro di tesi con questa
azienda.
La terza ed ultima parte, infine, propone il progetto generale e quello
pedagogico delineato e pensato attraverso un’attenta scelta di quelli che sono
gli elementi specifici del servizio Nido e, soprattutto, del Nido Aziendale.
11
PRIMA PARTE: TRA TEORIA E BUONE PRASSI
12
Questa parte ha l’obiettivo di fornire un panorama storico e pedagogico
sull’asilo nido, partendo dal presupposto che tale servizio, dagli anni ’70 ad
oggi, ha subito un forte cambiamento e una forte rivalutazione anche a causa
dell’evoluzione della nostra società.
Si vedrà, pertanto, che oggi si sono sviluppati dei Nuovi Saperi non
solamente pedagogici che stanno scrivendo una nuova storia del nido come
servizio educativo e territoriale a favore della prima infanzia, della famiglia e di
tutta la collettività.
CAPITOLO 1: EXCURSUS STORICO E PEDAGOGICO
SULL’ASILO NIDO E LA SUA EVOLUZIONE SOCIALE
Il capitolo seguente si propone di sviluppare la concezione del servizio
nido sia dal punto di vista storico, che pedagogico, che sociale.
Infatti, dopo un breve excursus storico sull’asilo nido, affronterò l’aspetto
sociale e pedagogico che deve differenziare tale servizio educativo.
1. Breve excursus storico
L’esperienza degli asili nido prende avvio in Italia prima nel periodo
fascista attraverso l’OMNI (Opera nazionale maternità e infanzia) e poi nel
primo dopoguerra grazie a nidi aziendali e camere di allattamento previsti dalla
normativa vigente in quegli anni.
Tali servizi si presentavano però privi di alcuna base pedagogica, sociale e
gestionale, in quanto creati con un puro obiettivo assistenziale e senza
considerare alcuni parametri fondamentale per rispondere adeguatamente alle
esigenze dei bambini e delle famiglie.
Verso la fine degli anni ‘60 nel territorio Italiano esistevano circa mille
strutture sovraffollate e per risanare tale mancanza fu redatta la Legge 6
13
Dicembre 1971 n. 1044; con tale normativa gli asili nido « vengono riconosciuti
a pieno titolo come servizio sociale pubblico, rivolto alla totalità dei cittadini
nell’ambito di un intervento di carattere a dimensioni nazionali, governato
dall’ente locale, ispirato alla volontà di riconoscere pari opportunità alle donne,
attento a garantire e valorizzare la partecipazione dei genitori e delle forze
sociali organizzate presenti nei diversi territori 6».
La Legge 1044 risulta ancora oggi innovativa dal punto di vista gestionale
e per la sua apertura verso una concezione pubblica del nido. Ciò che
mancava, e che nel corso degli ultimi trent’anni si è sviluppato, è sicuramente
l’aspetto pedagogico che rende il nido un servizio educativo; infatti, esso non
veniva considerato come un’istituzione educativa, ma come un servizio sociale.
Dal 1981 circa si inizia ad individuare un movimento pedagogico chiaro e
assistiamo alla nascita dei primi asili nido con una forte valenza pedaogico-
sociale in Emilia Romagna e in Toscana.
Quindi, si sviluppa l’idea di nido “moderno” che si caratterizza per
determinati «compiti educativi intesi come esperienze svincolate dai luoghi e
tempi istituzionali tradizionali. E proprio sul nido si è venuta a centrare
l’attenzione e l’aspettativa della società, vedendo in esso il punto di partenza di
quell’iter formativo che dovrebbe accompagnare l’individuo per un importante e
fondamentale periodo della sua vita7».
2. Il Nido dal punto di vista normativo
Per avere una visione completa dell’evoluzione dell’asilo nido, è
necessario fare riferimento a quella cornice legislativa e normativa in cui sono
inseriti i servizi per l’infanzia.
6
Borghi B.Q, Guerra L., Manuale di didattica per l’asilo nido, Ed. Laterza, Milano, 1992, p.4.
7
Trisciuzzi L., Guetta S., Miraglia L., Il Nido –Proposte di attività per la prima infanzia e
tecniche professionali-, Armando Editore, Roma, 2005, p.7.
14
Legge 10 dicembre 1925, n. 2277 sulla “Protezione e assistenza
della maternità e dell’infanzia”: viene istituita l’OMNI (Opera Nazionale
Maternità Infanzia) a sostegno della politica di incremento demografico e per
intervenire nel degrado sociale in cui viveva la popolazione in quegli anni.
Legge 26 agosto 1950, n. 860 sulla “Tutela fisica ed economica
delle lavoratrici madri” in cui si determinano l’istituzione di camere di
allattamento, di nidi interaziendali e si dichiara fondamentale l’esistenza di
personale qualificato e idoneo all’interno degli asili.
Legge 6 dicembre 1971, n. 1044 “Piano quinquennale per
l’istituzione di asili nido comunali con il concorso dello Stato” in cui si parla del
nido (solamente comunale) come un servizio sociale e si sottolineano le finalità
di custodia temporanea dei bambini, di assistenza alla famiglia e alla donna.
Inoltre, si definiscono i compiti dello Stato, della Regione e del Comune in
relazione del decentramento “Stato-Regioni” avvenuto proprio in questi anni.
Da questi anni si assiste al superamento dell’immobilismo e della
disorganicità verso l’infanzia e l’adolescenza. Inoltre, valutata la legge 1044, si
prosegue verso un cammino in evoluzione che vuole considerare il nido anche
dal punto di vista psico-pedagogico per rispondere alle esigenze di bambini più
piccoli.
I successivi interventi normativi sono stati:
Legge 285/1997 “Disposizioni per la promozione di diritti e di
opportunità per l’infanzia e l’adolescenza” in cui all’art. 5 si parla di Innovazione
e sperimentazione di servizi socio-educativi per la prima infanzia.
Legge 451/1997 “Istituzione della Commissione parlamentare per
l’infanzia e dell’Osservatorio nazionale per l’Infanzia (ad es. i Rapporti
sull’infanzia e l’adolescenza)”.
Legge 53/2000 “Disposizioni per il sostegno della maternità e
della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento
15
dei tempi delle città”.
Legge 328/2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema
integrato di interventi e servizi sociali” con cui si sottolinea l’universalismo delle
politiche sociali e della promozione delle potenzialità di sviluppo della persona
per il benessere del singolo e comunitario, grazie ad una rete integrata di
interventi ed azioni.
Inoltre, sono stati molto importanti il Primo e Secondo Piano nazionale di
azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età
evolutiva e il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2001-2003 in
cui si ribadisce il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale e soprattutto si
menziona la realizzazione “di servizi per la prima infanzia, attraverso lo sviluppo
e la qualificazione di nidi d’infanzia e di servizi ad essi integrativi che
consentono una risposta qualificata e flessibile a bisogni sociali ed educativi
diversificati” (pag. 16).
Sono ancora in corso di approvazione numerose proposte di Legge sui
servizi per la prima infanzia.
3. Le diverse tipologie di nido presenti sul territorio italiano
Vista l’evoluzione della nostra società e della famiglia, oggi possiamo
beneficiare di diverse tipologie di nido, seppure non presenti in modo
omogeneo su tutto il territorio nazionale.
Asilo nido: servizio di interesse pubblico rivolto alla prima infanzia
con finalità di assistenza, di socializzazione e di educazione nel quadro di una
politica di tutela dei diritti dell’infanzia.
Asilo nido minimo: servizio di interesse pubblico rivolto alla prima
infanzia in cui il numero di potenziali utenti è inferiore a quello minimo di 30
bambini.
16
Nido integrato: si tratta di un “asilo nido minimo” all’interno di una
scuola dell'infanzia. Le differenze consistono fondamentalmente
nell’integrazione psicopedagogia con la Scuola d’Infanzia. Oggi si parla di Nido
Integrato anche nel caso in cui si voglia integrare bambini disabili con bambini
normodotati.
Nido famiglia o micro-nido: è un servizio finalizzato a valorizzare il
ruolo dei genitori nell’intervento educativo prevedendone il diretto
coinvolgimento nella conduzione e nella gestione del servizio.
Centro infanzia: è un servizio nel quale il servizio di Nido e quello di
scuole d’infanzia tendono a fondersi, per cui l’integrazione fra i due momenti è
massima; organizzato sulla base di percorsi pedagogici flessibili in relazione ai
rapporto tra la maturità dei soggetti e in contenuti dell’intervento educativo.
Nidi aziendali: è un servizio realizzato presso un’azienda pubblica o
privata o unità produttiva di beni e servizi e rivolto ai figli dei lavoratori.
4. Il Nido oggi: valenza sociale, psicologica ed educativa
L’evoluzione storica vista, dimostra come il nido sia cambiato in base alle
esigenze del nuovo welfare e come ciò comporti che esso assuma nella nostra
società una forte valenza sociale, psicologica ed educativa.
Oggi questa connotazione è sempre più importante, soprattutto perché il
nido è diventato un servizio che si pone come obiettivi principali la crescita del
bambino e il sostegno della famiglia.
Tale aspetto viene trattato in particolare da due pedagogisti: Borghi e
Mantovani.
17
4.1.Valenza Sociale
In questo ambito Borghi e Mantovani concordano con l’affermare che oggi
l’asilo nido ha assunto sempre di più il ruolo di servizio sociale e «sembra agire
in sostituzione di una città e di un territorio non predisposti e non a “misura” di
bambino8». Pertanto, il nido è un servizio che agisce su diversi fronti quali: il
bambino, la famiglia e il territorio.
Mentre la Mantovani basa il suo studio principalmente sul sostegno alla
famiglia, Borghi sottolinea anche l’importanza del sostegno al bambino e al
territorio di riferimento.
Vediamoli in profondità.
a) L’asilo nido per il bambino .
Quando il welfare si basava su una concezione puramente assistenziale, il
nido rappresentava solamente un luogo dove lasciare il bambino durante
l’orario di lavoro dei genitori. Oggi, in una situazione di welfare community,
«l’asilo nido diventa la prima struttura pubblica che si pone positivamente
obiettivi non di recupero, ma di prevenzione»9 e si pone come un vero e proprio
sostegno al bambino anche in situazioni di difficoltà.
Tale ruolo nasce come risposta ad una forte esigenza di creare Comunità
e Rete tra servizi e famiglie, ponendosi come primo obiettivo quello di
supportare e sostenere l’individuo e i suoi bisogni in una sorta di solidarietà
sussidiaria.
Pertanto, l’asilo nido diventa anche luogo di crescita e di socializzazione
del bambino tramite una sorta di vera e propria presa in carico del suo
benessere psico-fisico.
I servizi per l’infanzia diventano così fattori protettivi per lo sviluppo del
bambino e per il benessere della famiglia.
8
Borghi B.Q, Guerra L., Manuale di didattica per l’asilo nido, cit., p.23.
9
Ibidem
18
b) L’asilo nido per la famiglia
In questo contesto Mantovani sottolinea che il bambino che frequenta il
nido non può che essere un bambino familizzato.
Per questo motivo oggi «l’utenza del nido è costituita dalla famiglia che
appare il luogo e lo strumento di mediazione tra l’individuo (il bambino) e le
risorse. Essa, pertanto, non solo eroga un servizio, ma funge da canale di
redistribuzione di risorse erogate dal pubblico»10.
Infatti, il rapporto tra nido e famiglie porta con sé una doppia
problematica; da una parte oggi si individua una trasformazione della famiglia e
il necessario adeguamento dei servizi ad essa, dall’altra si cerca di far fronte ai
bisogni delle molteplici tipologie familiari esistenti11.
Inoltre, la Mantovani sottolinea che le ultime ricerche dimostrano come un
elevato numero di giovani coppie si auspica di instaurare un certo grado di
condivisione delle cure e delle responsabilità educative con dei servizi che
possono garantire professionisti competenti, luoghi idonei e incontri per i
genitori.
Borghi, invece, pone l’accento sul fatto che il nido oggi nasce sicuramente
come servizio di sostegno alla famiglia, offrendo anche risposte di cura e di
educazione per i loro figli, ma soprattutto si propone come supplenza dei
genitori.
Infine, ciò che mi preme sottolineare è quanto sia importante, partendo dal
pensiero pedagogico di Bronfenbrenner, il creare delle forme di partenariato tra
Nido e famiglia che rendano i genitori consapevoli del loro sapere e aiutino
entrambe le parti a creare delle relazioni di fiducia12.
10
Bondioli A., Mantovani S. (a cura di), Manuale critico dell’asilo nido, Franco Angeli, Milano,
1993, p. 15.
11
Crf., Bondioli A., Mantovani S. (a cura di), Manuale critico dell’asilo nido, Franco Angeli,
Milano, 1993, p. 15.
12
Crf, Milani P. (a cura di), Co-educare i bambini, Edizioni La Biblioteca Pensa Multimedia,
Lecce, 2007, p. 79.
19
c) L’asilo nido nel territorio
In questo caso per territorio intendiamo sia il livello nazionale, sia la rete
locale che si crea attorno al nido e alle famiglie.
Per quanto riguarda il primo punto, è sicuramente interessante notare
come entrambi gli autori individuino nel territorio nazionale delle differenze di
diffusione del servizio e di risposta ai bisogni delle famiglie italiane.
Infatti, la Mantovani cita un’indagine di Ciorli e Tosi che dimostra come la
variabile territoriale incida fortemente sull’utilizzo del servizio il quale, inoltre, è
diffuso diversamente tra Nord e Sud e tra centri medio-piccoli e le aree
metropolitane, senza un adeguato rapporto con la manifestazione dei bisogni.
Il nido e i servizi ad esso affini si possono pertanto considerare “luoghi
terzi” rispetto alla famiglia, in cui è possibile confrontarsi, discutere, esplicitare i
propri valori e saperi educativi in un’ottica di comunità sociale
Per quanto riguarda il territorio considerato dal punto di vista locale,
Borghi sottolinea che il nido deve essere un servizio che inserisce il bambino
nel suo spazio urbano presentandosi come esperienza esterna alla famiglia.
4.1.1. L’asilo nido nel sistema formativo
L’asilo nido oggi può trovare una terza collocazione territoriale, intesa
come “sistema formativo”. Questa collocazione, secondo Borghi, si dirama in
due prospettive: una orizzontale e una verticale; la prima mira a considerare
fondamentale il raccordo tra il nido e il contesto culturale e formativo di
riferimento, la seconda «rimanda essenzialmente al problema della continuità
fra asilo nido e scuola dell’infanzia»13.
Approfondendo tale argomento, Lauria sostiene che oggi la continuità è un
problema molto sentito in quanto spesso è mancato un progetto politico e
pedagogico unitario: ad esempio in riferimento alla nascita dei vari livelli
13
Borghi B.Q, Guerra L., Manuale di didattica per l’asilo nido, cit., p.33.
20
scolastici in tempi diversi, alla disomogeneità territoriale dei servizi per l’infanzia
e al diverso iter formativo richiesto a educatori e maestre14.
Infatti, la discontinuità esistita ed ancora esistente, ha prodotto
l’affermazione «di un modello formativo segmentale, autosufficiente e auto-
centrato consolidando l’assunto che sono le logiche delle singole istituzioni
scolastiche a prevalere sui bisogni dei soggetti»15.
Inoltre, garantire la continuità significa evitare “traumi di passaggio” al
bambino, e permette di «riconoscere e rispettare le reciproche autonomie e
differenze educative in una prospettiva di coordinamento strutturale; significa
anche attivare ed incentivare, coerentemente, la reciproca conoscenza fra nidi
e scuole dell’infanzia»16.
Pertanto, essere operatori di continuità, adottando un “protocollo delle
azioni di continuità tra nidi e scuole dell’infanzia”, significa garantire al bambino
buoni legami affettivi di lunga durata con i pari e con gli adulti e attribuire una
maggiore dignità dell’educazione della prima infanzia inserendola in una cornice
metodologica comune.
Continuità non va intesa come una subordinazione tra istituzioni, ma come
una coerente armonizzazione tra questi nella prospettiva di una visione unitaria
dell’infan
4.1.2 La Qualità come elemento innovativo
A partire dalla Legge 285/1995 fino ad arrivare all’Accreditamento e alla
Certificazione del servizio, la qualità è diventata un concetto fondamentale nella
nuova idea di nido nella nostra società.
14
Crf, Poropat Bassa M.T., Chicco L., Il nido come sistema complesso –percorsi formativi e di
intervento nell’ottica della qualità totale-, Ed. Junior, Bergamo, 2004, p. 7.
15
Poropat Bassa M.T., Chicco L., Il nido come sistema complesso –percorsi formativi e di
intervento nell’ottica della qualità totale-, Ed. Junior, Bergamo, 2004, p. 7.
16
Ivi, p.8
21