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RFID Smart Shelves
INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
Nella presente tesi verrà trattato il tema della localizzazione in ambienti indoor
mediante la tecnologia RFID (Radio Frequency IDentification): i primi sistemi RFID
furono caratterizzati da semplici funzioni di identificazione a distanza di oggetti, persone
o animali, mediante comunicazioni a radio frequenza tra le etichette elettroniche, o Tag,
ad essi applicate ed un Reader. In tempi recenti sono entrati in via di sviluppo sistemi
che utilizzano questa tecnologia non solamente per rilevare la presenza di un oggetto
all’interno di un certo volume, ma anche per localizzare tale oggetto mediante stima
delle coordinate del Tag ad esso applicato. Gli algoritmi di localizzazione che possono
essere adottati in sistemi RFID sfruttano principi già ampiamente noti in letteratura,
come le tecniche di triangolazione o di prossimità, le quali, tipicamente in seguito a
modifiche ed ottimizzazioni, vengono adattate agli RFID.
In questo lavoro di tesi si tratterà dell’implementazione delle cosiddette “Smart
Shelves”, ovvero la realizzazione di scaffali per libri e vestiario, cassetti per medicinali,
credenze o ripiani di frigorifero etc. che siano in grado di localizzare i Tag applicati agli
oggetti al loro interno mediante comunicazione con antenne Reader; in particolare ci
soffermeremo dettagliatamente sulla progettazione di un cassetto intelligente, ad
esempio per medicinali.
Per motivi che verranno illustrati sarà adottata la tecnologia RFID alle frequenze UHF
(860MHz), unitamente all’impiego di Tag passivi e si analizzeranno quegli algoritmi
che, partendo dalla disponibilità dell’informazione RSSI (Received Signal Strength
Indication), permettano la localizzazione di Tag su una superficie bidimensionale; sarà
dedicato particolare riguardo nei confronti dell’algoritmo k-NN (k-Nearest Neighbor) il
quale, a causa dei numerosi problemi di multipath e rumore riscontrati nello scenario di
misura del cassetto, è apparsa essere una delle tecniche più robuste e maggiormente
affidabili. Uno degli obiettivi di questo lavoro è quello di introdurre delle linee guida di
progetto da poter utilizzare nella localizzazione di Tag in questo particolare scenario,
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lasciando a sviluppi futuri la possibilità di una sua applicazione in contesti a più ampia
portata, come scaffali o librerie.
Nel primo capitolo saranno brevemente presentate la tecnologia, l’architettura ed il
principio di funzionamento di un sistema RFID. Nel secondo capitolo si trova un
consistente Stato dell’Arte aggiornato riguardo la localizzazione RFID in generale e con
particolare considerazione agli studi ed algoritmi che sfruttano l’informazione RSSI e
Tag passivi, in particolare. Nel terzo capitolo si effettueranno misure preliminari del
parametro RSSI che il Reader a nostra disposizione fornisce ad ogni lettura di un Tag, in
modo da analizzare e conoscere il comportamento del parametro che andremo a sfruttare
per localizzare; verranno eseguite misure in un primo scenario in cui Reader, antenna del
Reader ed un unico Tag vengono disposti su di un tavolo di legno, in modo da acquisire
questi primi valori in un ambiente privo di ostacoli vicini, pur mantenendosi in un
ambito reale; successivamente saranno ripetute le misure in presenza del cassetto di
legno (anch’esso posizionato sullo stesso tavolo). In tali ambiti, si acquisiranno svariate
curve di RSSI in funzione della distanza tra un unico Tag e l‘antenna del Reader:
verranno effettuati test al variare della potenza in trasmissione e del tipo di antenna
(polarizzazione lineare o circolare), al variare del tipo di Tag (si analizzeranno 5
tipologie di Tag passivi) e della loro orientazione rispetto all’antenna. In presenza del
cassetto si effettueranno misure anche al variare del posizionamento dell’antenna, che
può porsi in vari modi su uno dei lati oppure sotto al cassetto.
Nel quarto capitolo, sfruttando le informazioni ricavate nel capitolo precedente che
hanno posto le basi per la scelta del set-up di misura, si effettuano test dell’algoritmo
scelto, il k-NN (algoritmo basato su Tag di Riferimento e sulle differenze di RSSI tra tali
riferimenti ed i Tag incogniti) all’interno del cassetto ed in presenza di molti Tag (fino a
quaranta circa) in modo da simulare una cassettiera con una densa quantità di medicinali.
Sarà infine presentata un’analisi critica dei risultati, fornendo due possibili parametri di
valutazione della bontà delle stime ottenute: il primo riguarda la misura dell’errore
medio commesso nel cassetto e dell’errore per ogni Tag, mentre il secondo si tratta di un
parametro probabilistico mediante il quale, dividendo il cassetto in più zone di
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localizzazione, si calcola la percentuale di stima corretta in funzione della regione di
appartenenza.
Un ringraziamento va al professor Paolo Nepa, docente presso il Dipartimento di
Ingegneria dell’Informazione, università di Pisa, che ha definito e supervisionato tutte le
fasi di questo lavoro e la stesura della tesi, nonché ad Ing. Gabriele Isola, referente di
CAEN RFID che ha fornito tutta la strumentazione per le misure, Reader, Tag, antenne,
oltre alla sua disponibilità per utili suggerimenti riguardo il loro principio di
funzionamento ed utilizzo; ringrazio anche Ing. Alice Buffi, dottorando presso il
Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, università di Pisa, per la disponibilità e
l’aiuto fornito nella prima fase della tesi dedicata alla ricerca riguardante lo Stato
dell’Arte su questa tecnologia. Un ringraziamento in particolare va anche ad Ing. Andrea
D’Alessandro, dottorando presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione,
università di Pisa, che mi ha seguito attivamente durante tutta la fase sperimentale delle
misure caratterizzando un ottimo lavoro di gruppo, nonché per i suoi consigli e la sua
supervisone durante la stesura di questa stessa tesi.
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CAPITOLO 1: LA TECNOLOGIA RFID
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1. LA TECNONOGIA RFID
L’acronimo RFDI, Radio Frequency IDentification, individua una tecnologia di
identificazione e tracciatura di oggetti, persone o animali mediante trasmissioni a radio
frequenza. Ha iniziato a svilupparsi attivamente intorno agli anni ’90 ed oggi sta
finalmente raggiungendo la sua piena maturità: le caratteristiche più evidenti che
contraddistinguono positivamente questa tecnologia da altri sistemi di identificazione
come i noti codici a barre, sono insite nel fatto che RFID è in grado di funzionare a
distanza e senza bisogno di visibilità diretta tra trasmettitore e ricevitore.
1.1 Architettura del sistema RFID
L’architettura di un sistema RFID, schematizzata in Figura 1.1, si compone di tre
elementi fondamentali, i Tag, i Reader ed un sistema di gestione dei dati ricevuti.
Figura 1.1 - Architettura di un classico sistema RFID
I Tag sono transponder a radiofrequenza di piccole dimensioni costituiti da un
chip il quale fornisce semplici funzioni di logica di controllo e forniti di una memoria
digitale interna; il tutto è connesso ad un’antenna integrata che ne permette le
comunicazioni a radio frequenza; sono applicati come etichette ad oggetti, persone o
quant’altro si voglia identificare e tracciare.
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I Reader sono ricetrasmettitori controllati da un microprocessore interno, la cui
funzione è quella di interrogare e ricevere le informazioni in risposta dai Tag.
Il Sistema di gestione è essenzialmente un computer o un server connesso in rete
con i Reader mediante WiFi, USB, Ethernet etc. il quale memorizza ed elabora i dati
acquisiti dai Reader e provenienti dai Tag, provvedendo a funzioni varie, come
l’aggiornamento costante di un database o l’implementazione di eventuali software per
processare le informazioni in modo utile in base all’applicazione: inventario, tracciatura,
localizzazione etc.
Il sistema RFID offre un ottimo livello di gestione dell’identificazione in scenari di ogni
tipo, quali industrie, magazzini, negozi, centri commerciali, biblioteche, farmacie,
ospedali e qualunque altro scenario che richieda una precisa e veloce tracciatura di un
gran numero di elementi in tempo reale.
Per comprendere la grande innovazione che questa tecnologia apporta, si elencano di
seguito i punti di forza che contraddistinguono RFID dai più vecchi sistemi di
identificazione, dei quali i codici a barre sono un valido esempio:
RFID non richiede visuale diretta (in inglese LoS, Line of Sight) per la
comunicazione tra Reader e Tag, quest’ultimo può infatti trovarsi all’interno di un
armadietto, in un cassetto, o nascosto nella confezione di un prodotto, senza che
questo ne impedisca la ricetrasmissione;
i Tag possono essere letti a grande distanza, a partire da qualche metro per quelli
passivi fino a decine di metri per quelli attivi;
un Reader è in grado di interrogare svariati Tag contemporaneamente, restituendo
molte letture nel giro di pochi secondi dei Tag presenti nel Read Range del
trasmettitore;
un Reader è in grado non solo di leggere, ma anche di programmare e scrivere
informazioni all’interno dei Tag durante la comunicazione a distanza;
la quantità di informazioni memorizzabile in un Tag RFID mediante la memoria
elettronica integrata, sebbene non superi qualche Kbyte di capacità, è estremamente
maggiore rispetto a quanto possibile memorizzare ad esempio in una etichetta di
codici a barre.
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1.1.1 Tag RFID
Tutti i Tag utilizzano l’energia a radiofrequenza per comunicare, anche se è possibile
distinguere varie modalità di funzionamento ed in base a questo si possono identificare
tre tipologie di Tag: attivi, passivi e semi-passivi.
Tag attivi: una batteria integrata fornisce l’energia necessaria sia per
l’attivazione dei circuiti interni che per la trasmissione dei dati; un Reader in questo
modo può interrogare l’ambiente circostante con bassi livelli di EIRP ed il Tag è in
grado di rispondere autonomamente mediante segnali estremamente stabili, caratterizzati
da livelli di potenza che consentono di raggiungere distanze fino a svariate decine di
metri. Se paragonati ai Tag di tipo passivo, hanno dimensioni fisiche ragguardevoli ed
un costo per unità relativamente elevato (figura 1.2-a, pagina seguente).
Tag passivi: non presentano alcuna fonte di alimentazione interna, i circuiti del
chip ricavano l’energia per il funzionamento direttamente dall’onda incidente trasmessa
dal Reader e con la stessa energia, mediante un fenomeno di modulazione del segnale
riflesso denominato backscattering, re irradiano la propria risposta con una potenza in
grado di raggiungere distanze decisamente ridotte rispetto al caso di Tag attivi; il
funzionamento di tali Tag dipende quindi non solo dal livello di adattamento tra
l'impedenza dell'antenna e del chip, ma anche da fattori esterni come l’attenuazione del
canale di trasmissione e la potenza trasmessa dal Reader, raggiungendo distanze
massime di qualche metro. La loro memoria interna, poche centinaia di byte, seppur
sufficiente all’inserimento di un codice identificativo, è estremamente ridotta se
paragonata a quella dei Tag attivi che raggiunge invece capacità di qualche Kbyte,
mentre un punto di forza dei Tag passivi sono le dimensioni decisamente inferiori, con
spessori paragonabili a quelli di un foglio di carta, mentre i costi per unità si aggirano
intorno a pochi centesimi di euro (figura 1.2-b, pagina seguente).
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Tag semi-passivi: come i Tag attivi utilizzano una batteria integrata, ma solo per
l’alimentazione dei circuiti interni, mentre la comunicazione con il Reader avviene allo
stesso modo dei Tag Passivi, mediante modulazione di backscattering (figura 1.2-c).
(a) (b) (c)
Figura 1.2 - Esempi di Tag passivi (a), semi-passivi (b), attivi (c)
Oltre alla suddivisione in base al tipo di alimentazione, si identificano altri parametri
caratteristici:
sensibilità: è il livello minimo di potenza incidente necessaria per l’attivazione del
Tag, che dunque dipende essenzialmente dalla potenza di soglia del chip, dal tipo di
antenna ad esso collegata e dal livello di adattamento tra chip ed antenna. Valori
tipici di potenza di attivazione si aggirano intorno ai -10dBm;
portata: o “Read Range”, è la distanza massima alla quale il Tag può essere letto da
un Reader, dunque dipende oltre che dalla sensibilità del Tag, anche dalla potenza
trasmessa dal Reader (per i Tag passivi e semi-passivi), ovvero dalla potenza che il
Tag è in grado di irradiare mediante la propria batteria interna (per i Tag attivi).
Dipende inoltre dal livello di attenuazione (indicato con il termine inglese Path Loss)
introdotto dal canale nel quale si propagano le onde elettromagnetiche;
chip: il tipo di chip installato in un Tag ne caratterizza totalmente le prestazioni e le
funzionalità. Da esso dipendono i parametri di sensibilità e portata appena introdotti,
i tipi di protocollo e le modulazioni supportate (tipicamente ASK, PSK e loro
varianti), il livello di sensibilità alle interferenze, la quantità di memoria disponibile
e la velocità massima di lettura, di scrittura e di trasmissione dei dati al Reader.
Inoltre il chip può gestire anche più antenne [43] [45] in base al numero di ingressi,
nel caso in cui sia voglia sfruttare il funzionamento in diversità; per i Tag passivi il
chip caratterizza anche il livello di D-RCS (Differential Radar Cross Section),
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parametro che sarà discusso in seguito e che incide sulla bontà della modulazione di
backscattering;
antenna: il tipo di antenna integrata può essere di tipo diverso, in UHF si possono
trovare antenne a dipolo corto, dipolo corto ripiegato o anche antenne a loop: in
genere sono antenne caricate alle estremità e spesso presentano meandri per
migliorarne le prestazioni. Oltre ad incidere sui parametri ovvi come la direttività e
l’impedenza d’ingresso (quest’ultima fondamentale per l’adattamento in impedenza
con il chip), caratterizzano anche il comportamento del Tag che può essere di tipo
Near Field o Far Field. Naturalmente anche le dimensioni esterne, seppur largamente
imposte dalla frequenza di lavoro, possono essere modificate (ad esempio ridotte
mediante un design a dipolo ripiegato o a meandri) in base al tipo di applicazione;
protocollo: il protocollo utilizzato tra Tag e Reader ne stabilisce una serie di
parametri di comunicazione tra i quali spicca il criterio implementato per
l’anticollisione quando si leggono più Tag contemporaneamente. Il protocollo
dunque è importante sia per le prestazioni che per la compatibilità tra sistemi diversi:
attualmente il più recente standard utilizzato da tutti i Tag sul mercato è l’EPC
Global Class 1 Gen 2 [1] il quale ad esempio implementa un algoritmo di
anticollisione basato sul Dynamic Framed Slotted ALOHA
1
(DFSA) [2]-[3].
Generalmente i Tag RFID, soprattutto nel caso di Tag passivi dove le potenze in gioco
risultano piccole, sono in grado di funzionare solamente lontano da ostacoli o al
massimo in vicinanza di materiali isolanti ed elettromagneticamente non assorbenti, dal
momento che la presenza ravvicinata di materiali conduttori come i metalli ne altera la
capacità di modulazione in backscattering, mentre la vicinanza a materiali assorbenti,
come i liquidi, tende a ridurne la capacità di attivazione del chip ed i livelli di potenza
re irradiata, dal momento che gran parte della potenza incidente sul Tag o re irradiata
indietro verso il Reader viene invece assorbita dal materiale circostante.
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Gli algoritmi della famiglia slotted Aloha sono basati sulla suddivisone dell’asse dei tempi in slot: ogni
utente invia il proprio segnale all’interno di uno di questi intervalli, selezionato in modo pseudo-casuale.
La trasmissione avviene con successo solo nel caso in cui non avvengano collisioni di più segnali
trasmessi simultaneamente all’interno della stessa slot; in caso contrario, si effettua un nuovo tentativo.
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Alcune soluzioni adottate per venire incontro a questi problemi solo l’utilizzo di:
distanziali
basse frequenze
metal Tags
plasmonic structure Tags
Distanziali: una soluzione semplice, ma anche poco efficace per ridurre i
problemi di funzionamento e di Read Range a contatto con metalli o liquidi, prevede il
posizionamento dei Tag aggiungendo un distanziale di qualche millimetro e realizzato in
materiale inerte alle radiofrequenze. I miglioramenti sono ovviamente piuttosto lievi.
Basse frequenze: generalmente l’utilizzo di basse frequenze nelle bande LF o
HF, rispetto alle bande UHF rende la comunicazione meno sensibile all’ambiente
circostante. Questo aspetto sarà analizzato meglio nel paragrafo successivo.
Metal Tag: un’altra soluzione decisamente efficace prevede l’utilizzo di metal
Tag, espressamente progettati per lavorare a contatto non solamente di un metallo ma
anche di un recipiente contenente liquidi o qualunque altro materiale: sfruttano la
presenza di un piano di massa metallico inserito appositamente al loro interno, che
provvede alle due funzioni di schermare il Tag dalle interferenze del materiale
sottostante e di fungere da piano riflettore per l’antenna integrata. E’ posto dunque a una
distanza tale da permettere una somma costruttiva del segnale da esso riflesso.
Ovviamente, come tutte le antenne a riflettore[7], i metal Tag funzionano bene
solamente ad alta frequenza (UHF) e solo all’interno di bande molto strette (la distanza
tra Tag e riflettore è fortemente legata alla lunghezza d’onda de segnale), ma in quegli
intervalli frequenziali forniscono prestazioni molto buone e portate discrete, a volte
anche superiori a quelle dei Tag standard. Le dimensioni fisiche risultano essere
maggiori a causa del piano metallico che deve avere un' area schermante adeguata e che
deve essere inserito mediante un distanziale di un certo spessore, funzione della
lunghezza d’onda. In figura 1.3 (pagina seguente) sono presentati alcuni esempi di metal
Tag, in particolare, in Figura 1.3-b è mostrata la soluzione ideata dai laboratori di ricerca
dell’University of Kansas' Information and Telecommunication Technology Center, che
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hanno realizzato un particolare tipo di Tag metallico consistente in un’antenna a patch
con piano di massa sottostante, che tra le varie soluzioni presenti sul mercato, ha fornito
uno dei migliori risultati di Read Range (6m) in presenza di metallo o liquido, seppur
realizzato con uno spessore di poco più di 1mm.
(a) (b)
(c) (d)
Figura 1.3 - Esempi di Metal Tag
Plasmonic Structure [4]-[6]: una quarta soluzione molto interessante per venire
incontro ai problemi di Tag in prossimità di metalli o liquidi, si rivela essere un nuovo
approccio grazie ad una tecnologia proprietaria di “QinetiQ”.
Mediante la “biomimetica”, cioè lo studio consapevole dei
processi biologici e biomeccanici della natura come fonte di
ispirazione per il miglioramento delle tecnologie umane, il
team di sviluppo di QinetiQ ha studiato il modo in cui la
struttura alare della farfalla “Morpho” (illustrata a lato) è in
grado di riflettere la luce. Tale concetto è stato implementato nell’RFID progettando un
materiale brevettato con il nome di Plasmonic Structure col quale vengono fabbricati i
Tag, sostituendo questa struttura all’antenna integrata, che non è più presente; questo
materiale non è altro che un dielettrico dalle caratteristiche molto interessanti da un
punto di vista elettromagnetico.
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Quando un’onda generata da un Reader investe
questo genere di Tag (immagine a lato), la
Plasmonic Structure della quale esso è composto
cattura ed assorbe tutta l’onda incidente evitando di
farla disperdere nelle vicinanze. Di conseguenza il
Tag si trova isolato dal materiale al quale è
applicato o nel quale è immerso e non ne risente l’influenza: il risultato è che il Tag
funziona come se tale materiale non fosse presente; l’onda catturata oscilla all’interno
del dielettrico, dando luogo ad una regione ad alta concentrazione energetica e tale
energia attiva il chip, il quale invia la risposta verso il Reader modulando l’onda
assorbita che viene infine rilasciata. Come dimostrano gli esperimenti effettuati[5] tali
Tag funzionano meglio delle tecnologie classiche, fornendo approssimativamente i
seguenti range di lettura massimi:
Tag su metallo 10 metri
Tag su plastica, vicino a Metallo 8 metri
Tag immerso in acqua 2.5 metri
1.1.2 Reader RFID
Come già detto, il Reader è il ricetrasmettitore utilizzato per la comunicazione con i Tag
da un lato e con il sistema di controllo (server o PC) dall’altro: un Reader deve dunque
fornire l’energia necessaria per l’attivazione dei Tag in base alla loro sensibilità e nel
caso di Tag passivi o semi-passivi devono fornire anche una ulteriore porzione di
energia sufficiente da rendere il Tag in grado di emettere il segnale di risposta.
Ovviamente il tipo di Reader determina le bande frequenziali nelle quali può lavorare
(LF, HF, UHF) ed i tipi di protocollo supportati. Si possono individuare altri parametri
che caratterizzano un Reader RFID tra i quali potenza in uscita, antenna, isolamento,
software di controllo e parametri in uscita.
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Potenza in uscita ed EIRP: per quanto sopra detto risulta chiaro che
l’Equivalent Isotropic Radiated Power (EIRP) dipendente ovviamente anche
dall’antenna utilizzata, è direttamente proporzionale al massimo Read Range del sistema
ed il suo livello massimo è regolamentato dal paese in cui si trova a lavorare il Reader.
La potenza utilizzata in trasmissione è tipicamente regolabile a step, ed in base al tipo di
lettore valori di picco tipici possono andare da circa 100mW fino ad 1 o 2W per i
modelli ad alte prestazioni (il guadagno dell’antenna utilizzata ne definirà poi l’EIRP
massimo, che non può superare i valori consentiti dalla legge).
Antenne ed isolamento: il numero di antenne direttamente collegabili al Reader
ne determina la versatilità ed ovviamente il numero dei connettori è direttamente
proporzionale al costo finale dell’apparato. Si utilizzano tipicamente antenne molto
direttive, ma un parametro molto importante è soprattutto il livello di isolamento tra i
canali in trasmissione e ricezione, necessario per non mascherare il debole segnale di
ritorno dai Tag, soprattutto se passivi. Per aumentare questo livello di isolamento
esistono Reader dalla struttura bistatica la quale utilizza due antenne diverse una per il
trasmettitore, l’altra per il ricevitore, a differenza dei Reader monostatici in cui un’unica
antenna esegue entrambe le funzioni grazie alla presenza di un circolatore (figura 1.4).
Figura 1.4 - Schema a circolatore per Reader RFID monostatico
Software di controllo e parametri in uscita: il software di gestione fornito con
il Reader ne determina le funzionalità direttamente utilizzabili dall’utente finale. Tra i
parametri forniti dal Reader e presentati in uscita sul software, oltre all’identificativo dei