Nicola Casile - Reti sentieristiche e itinerari tematici per la valorizzazione del paesaggio montano in Calabria.
Una proposta progettuale: Il Sentiero del Brigante tra l’Aspromonte e le Serre
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1 Posizione del problema
Per la prima volta nella storia dell‟uomo, nel Mondo sono in maggior numero le
persone che vivono in città di quelle che abitano le aree rurali. L'Europa è uno
dei continenti più urbanizzati. Circa il 75% della sua popolazione vive in aree
urbane; entro il 2020 questa percentuale salirà a 80% (EEA, 2006). In questo
contesto, profondamente mutato rispetto ad alcuni decenni fa, le aree rurali si
configurano come lo spazio fisico entro il quale non è più il solo aspetto
produttivo dell‟agricoltura ad assumere rilevanza.
Il territorio rurale, considerato solitamente come un ambito conservativo, negli
ultimi decenni ha vissuto profonde trasformazioni dovute all‟esodo dalle
campagne, ai nuovi ordinamenti territoriali, all‟“aggressione urbana”, alla
specializzazione dell‟agricoltura,all‟ammodernamento delle modalità
produttive, allo scardinamento dei rapporti e dei ruoli all‟interno delle società
rurali.
Nello stesso tempo è cresciuta l‟attenzione verso le dinamiche delle aree rurali,
grazie ad una nuova sensibilità che, in ambito europeo, ha fatto rivedere le
funzioni tradizionali delle attività che in esse si svolgono, estendendo possibilità
e opportunità e definendo un nuovo approccio all‟agricoltura definito
“multifunzionale”. La multifunzionalità comprende, nel senso più vasto, vari
tipi di funzioni fornite dall‟agricoltura, e quindi dagli agrosistemi, in aggiunta
alla tipica attività agricola. Tra questi, occorre ricordare i servizi che si
riferiscono al ruolo dell‟agricoltura a favore della coesione rurale, per
l‟ambiente e lo sviluppo, la preservazione e la pratica delle tradizioni storiche e
culturali, l‟offerta agrituristica, la fruizione ricreativa (Padovani et al., 2009).
Le aree montane, tra le aree rurali, sono quelle meno forti e sono caratterizzate
da una prevalenza della componente agricola e selvicolturale. Tali attività,
tuttavia, da sole non sono in grado di garantire uno sviluppo socio-economico
tale da far crescere e consolidare i livelli di occupazione e di reddito e
migliorare le condizioni di vita delle popolazioni. Diventa quindi essenziale
perseguire modelli di sviluppo integrato. Agli interventi in agricoltura vanno
associati quelli infrastrutturali, nel turismo, nei servizi e nell‟ambiente (Vacca,
2001).
Il turismo rurale ha acquisito negli ultimi anni un‟importanza rilevante,
portando un numero sempre maggiore di visitatori nelle campagne italiane. I
motivi dell‟affermazione di tale tendenza sono molteplici e possono essere
riassunti in alcuni punti che di seguito si elencano:
- la tendenza a spezzare il periodo della vacanza in più periodi di breve
durata;
- la ricerca di “diversità”, ovvero la visita di luoghi che offrano
esperienze, modi e ambienti di vita, contesti culturali, diversi da quelli
che caratterizzano la routine quotidiana;
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- la ricerca di “identità” e “autenticità”, ovvero di luoghi fortemente
caratterizzati;
- la ricerca di esperienze ricreative a contatto con la natura, in un
ambiente sano (Di Fazio & Fichera, 2001).
La promozione dello spazio rurale e delle aree montane, tuttavia, non può che
passare, prima di tutto, attraverso una laborioso percorso di riscoperta, capace di
coinvolgere attivamente le popolazioni locali che, generazione dopo
generazione, sono protagoniste del processo di continua trasformazione.
Propedeutica a uno sviluppo prettamente economico, nella maggior parte dei
casi inteso come unico modello possibile e applicabile indistintamente per ogni
luogo e scala, è la riscoperta di un‟identità forte e peculiare, che proprio nelle
aree interne e meno urbanizzate, ha lasciato impronte evidenti, per lungo tempo
trascurate. L‟assunzione della territorialità cambia nel profondo il modo stesso
di intendere lo sviluppo, i cui lineamenti non sono più individuabili in semplici
processi lineari, univoci, ripetitivi e prevedibili, ma piuttosto rintracciati nelle
specificità dei luoghi, nelle sedimentazioni umane localizzate, nelle
organizzazioni radicate, nei caratteri ambientali, nei tessuti relazionali, ossia nei
contesti istituzionali locali (Cersosimo, 2000).
Il processo di riappropriazione dell‟identità si basa, in prima analisi, su un
nuovo atteggiamento delle amministrazioni locali nei confronti di quelle aree
che, in un‟ottica di mera produttività, sono state a lungo considerate marginali.
E la loro marginalità ha progressivamente generato fenomeni di abbandono e
spopolamento, le cui conseguenze sono importanti soprattutto se si considera il
ruolo di presidio positivo delle popolazioni rurali nella tutela e salvaguardia
degli ambienti naturali, delle tradizioni locali, del patrimonio culturale.
Il tema della “rilocalizzazione” ricorre spesso nei dibattiti politici e all‟interno
dei media, poiché si tratta di un‟aspirazione ampiamente condivisa. Tuttavia, è
spesso difficile avviare un reale processo di rivalutazione locale, soprattutto in
un contesto economico che spinge in direzione contraria e che spesso reputa
come non convenienti soluzioni che, invece, sarebbero molto vantaggiose sul
piano sociale e ambientale. (Latouche, 2006).
Da un punto di vista economico, tuttavia, il concetto di “locale” appare
abbastanza ambiguo se non è specificata quale sia l‟estensione locale. Ci si può
riferire, infatti, alla piccola località o alla società transnazionale, al micro o al
macro. È più chiaro e inequivocabile, invece, legare il termine con il territorio,
il suolo e, ancora di più, con i patrimoni in esso presenti (materiali, culturali,
relazionali).
Oggi l‟uomo “urbano”, dopo aver disprezzato la ruralità, guarda alla campagna
e alla montagna come a un luogo privilegiato dove è possibile rintracciare valori
importanti, essenziali, che altrove sono andati perduti (Fichera et al., 2000).
Ecco quindi che oggetti ed espressioni della vita quotidiana e del lavoro si
caricano di un valore culturale e divengono un “bene”.
Il termine “bene culturale” è relativamente recente, ultimamente se ne è sempre
più estesa e precisata la nozione, riferendosi a un senso antropologico che
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risiede nei comportamenti di un gruppo, con le sue comunicazioni e le sue
produzioni. Parliamo dunque di usi, costumi, tradizioni, antichi lavori ma anche
manufatti, costruzioni in particolari luoghi, e di tutto ciò che materializza
un‟idea ed un identità, all‟interno di uno spazio culturale (Lago, 1994).
Superando dunque la concezione dello spazio come semplice scenario
dell‟azione umana e delle dinamiche naturali, il paesaggio assume un significato
e assume in sé i valori della cultura che vi si produce. Il paesaggio rurale
conserva e disvela elementi culturali tali da renderlo caratteristico, irripetibile di
luogo in luogo, nonostante le analogie tra le differenti regioni.
I segni e gli elementi fisici che caratterizzano i paesaggi rurali sono vari e
collegati tra loro secondo la logicità delle attività umane che nel tempo li hanno
generati. Ecco quindi che tra un antico insediamento rurale di campagna e un
altrettanto antico luogo di culto, sono spesso presenti e visibili le tracce dei
pellegrini e dei fedeli che, percorrendo e ripercorrendo lo stesso tracciato, gli
hanno conferito un significato che va ben oltre un semplice segno sulla terra, o
un collegamento funzionale. Le aree rurali sono ricche di antiche vie che si
dipanano in ogni direzione, lungo valli e crinali, s‟intersecano ai “passi” e alla
pianura prima di divergere ancora per seguire un disegno di dominio del
territorio sviluppatosi nei secoli. Quelle vie raccontano di legnatico, pastrorizia,
transumanza, commerci, pellegrinaggi, difesa, fughe.
Il camminare fa parte, da sempre, della storia dell‟uomo, ed ha assunto
caratteristiche, finalità e modalità differenti nelle varie epoche. Il camminare ha
creato sentieri, strade, rotte commerciali e ha generato concezioni di spazio
locali e transcontinentali; ha conformato città e parchi; prodotto mappe, guide,
attrezzature e, ancora, una vasta biblioteca di racconti e di poemi che ci parlano
di camminate, pellegrinaggi, spedizioni alpinistiche, vagabondaggi, e anche di
passeggiate sentimentali e picnic estivi. I paesaggi urbani e rurali, i grandi spazi
marini e montani, hanno ispirato racconti e i racconti ci riportano alla storia del
camminare che, pur interagendo con campi ben definiti come l‟anatomia,
l‟antropologia, l‟architettura, la geografia, la storia politica e culturale, la
letteratura, la religione, non si arresta in alcuno di essi perché appartiene a tutti.
Ridare un senso a queste tracce, nella maggior parte dei casi sentieri, a volte in
stato di abbandono più o meno avanzato, è un passaggio importante nel
processo di ricostruzione identitaria attraverso la conoscenza della propria storia
e della propria cultura. E se un secolo fa il viaggio, l‟escursione e la passeggiata
ricreativa in montagna o in campagna rappresentavano uno svago concesso solo
alle elìte aristocratiche, oggi diviene una pratica diffusa, date le migliorate
condizioni di vita e culturali e la crescente sensibilità ambientale che le società
occidentali hanno acquisito negli ultimi decenni.
Nuovi modelli di fruizione dello spazio rurale, come ad esempio
l‟escursionismo, si basano proprio sulla riqualificazione ed il ripristino dei
sentieri esistenti, inserendosi così all‟interno di un nuovo modello di turismo
rurale sostenibile (Contò, 2002). Ma un‟attività turistica, fondata sulle
caratteristiche peculiari e irripetibili di un determinato territorio, assume un
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valore quando genera vantaggi e opportunità immediatamente disponibili e
reinvestibili sul posto. La piena riattivazione del patrimonio rurale, secondo le
opportunità offerte dal mutamento della visione culturale e dai nuovi ruoli che
caratterizzano il territorio rurale, deve coniugare valorizzazione e tutela,
fruizione e conservazione, e richiede, talvolta, specifiche infrastrutture
territoriali, fisiche e culturali.
Le infrastrutture culturali devono agevolare l‟accesso al patrimonio diffuso nel
territorio, fornendo una nuova proposta interpretativa, ricostituendo i nessi con
la cultura di cui esso è espressione, offrendo ambiti privilegiati di visita,
proponendo nuove esperienze. L‟interpretazione è la condizione essenziale
perché un patrimonio culturale possa essere effettivamente riattivato secondo
tutto il suo potenziale; senza di essa i valori resterebbero sopiti, perché
irriconoscibili, e gli edifici apparirebbero come null‟altro che un insieme di
pietre e tegole più o meno ordinato (Di Fazio, 2003).
Il patrimonio diffuso deve essere accessibile, leggibile in relazione al luogo di
cui è espressione, collegato e connesso per mezzo di infrastrutture fisiche.Le
infrastrutture culturali e quelle fisiche sono quindi strettamente correlate. Esse
giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo delle popolazioni rurali e, per
questo motivo, richiedono un approccio nuovo, finalizzato alla valorizzazione e
promozione delle risorse.
Uno degli aspetti su cui si fonda il nuovo approccio allo sviluppo delle aree
rurali è proprio quello relativo alla valorizzazione delle vie interne, attraverso
una loro rilettura storica e culturale che si prefigga di recuperare i valori andati
perduti nel corso del lungo periodo di smantellamento culturale.
I sentieri si configurano allora come mezzo di collegamento tra le risorse
componenti il patrimonio da valorizzare, e sono, essi stessi, patrimonio del
territorio e segni tangibili della storia e delle vicende delle popolazioni che li
hanno tracciati, percorsi, abbandonati. Sulle infrastrutture territoriali si è
recentemente indirizzata la ricerca scientifica e si sono sviluppati progetti e
iniziative, talvolta seguendo un disegno organico, altre volte in maniera
frammentaria ed episodica.
L‟esperienza degli itinerari tematici, dedicati alla valorizzazione di particolari
risorse, si muove proprio in questa direzione. Le funzioni di un itinerario
culturale sono sostanzialmente due: lo sviluppo del turismo culturale e la
riscoperta del territorio e della sua storia. Il patrimonio culturale si fa carattere
identitario, e il percorso diviene il mezzo per la sua promozione (Baldacci,
2006). Le componenti fondamentali di un itinerario culturale sono: strada,
paesaggio, patrimonio culturale e tema. Senza una viabilità un percorso non
esiste, ma è il paesaggio a conferire fisionomia all‟itinerario. Oltre alle reti di
sentieri, altre strutture specifiche, concepite ex novo o riadattate a seconda delle
esigenze specifiche, possono essere funzionali alla creazione dell‟itinerario
tematico. È il caso, ad esempio, dei musei, dei centri visita, dei punti
interpretativi.
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Nel pianificare e progettare infrastrutture e iniziative culturali sul territorio e per
il territorio rurale, il coinvolgimento attivo delle popolazioni locali, degli enti e
delle amministrazioni, è condizione fondamentale e imprescindibile per il
raggiungimento degli obiettivi in un‟ottica di efficacia e sostenibilità.
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OBIETTIVI, METODO E STRUTTURA DEL
PRESENTE LAVORO
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2 Obiettivi, metodo e struttura del presente lavoro
Nel quadro del problema posto nel capitolo precedente, il presente lavoro si è
prefisso l‟obiettivo di definire il percorso metodologico e progettuale per la
realizzazione (o il ripristino) di infrastrutture lineari miranti a valorizzare il
patrimonio rurale secondo modalità integrate. Tali infrastrutture sono finalizzate
alla valorizzazione in situ di particolari risorse, distribuite in un‟area di analisi,
viste come chiave d‟interpretazione del paesaggio, fattore identitario ed
elemento attrattivo di supporto per attività turistiche e ricreative integrabili con
l‟utilizzazione agrosilvopastorale del territorio.
Pur trattando un aspetto d‟interesse generale, l‟obiettivo è stato specializzato,
con riferimento ad un‟area montana tra l‟Aspromonte e le Serre, per evidenziare
in modo più immediato i risvolti operativi dei presupposti teorici di volta in
volta individuati. Pertanto, si sono definiti criteri metodologici e applicazioni
progettuali per l‟implementazione d‟infrastrutture territoriali miranti a
supportare la fruizione diversificata del territorio rurale; ciò attraverso la
definizione di un itinerario tematico, il Sentiero del Brigante, basato da un lato
su una nuova chiave interpretativa, dall‟altro su una proposta progettuale
finalizzata al suo ripristino.
Si è ritenuto interessante approfondire il tema della rete di viabilità turistica e
alternativa, che potenzialmente costituisce un patrimonio del territorio.
Quest‟ultima, in anni recenti, si è particolarmente affittita nelle aree rurali,
collegando risorse, rendendole accessibili, suggerendone interpretazioni
all‟interno di una lettura tematica del territorio, supportando nuove attività per
una diversa fruizione delle aree montane e di quelle rurali. Gli itinerari, i
percorsi, i sentieri sono, per loro natura, infrastrutture culturali territoriali la cui
funzione è quella della promozione e integrazione di modi diversi di utilizzare e
percorrere il territorio.
La tesi è articolata in due sezioni, una di carattere prevalentemente teorico,
condotta su base bibiografica, volta a definire lo stato dell‟arte e le acquisizioni
metodologiche consolidate; l‟altra di tipo progettuale-applicativo, che mira a
verificare e implementare le acquisizioni di metodo più recenti, sviluppandole
nell‟area di studio. Quest‟ultima parte del lavoro è stata fondata sulla
costruzione di una base conoscitiva del territorio e delle risorse presenti,
supportata da ricognizioni, rilievi e indagini dirette.
Nella prima parte (cap.3) si affronta il tema delle infrastrutture territoriali per la
valorizzazione, lo sviluppo e la fruizione integrata del territorio rurale montano.
Tra le molteplici attività che oggi trovano sede nello spazio rurale e che
competono con l‟agricoltura nell‟utilizzazione delle risorse, il turismo rurale è
certamente quella che maggiormente ha contribuito a favorire lo sviluppo delle
popolazioni rurali e la valorizzazione di alcune funzioni e produzioni che
caratterizzano l‟agricoltura nelle aree marginali. Pertanto al turismo rurale si è
prestata particolare attenzione, soprattutto in relazione ai modi di percorrere il
territorio e di fruire delle risorse che ne caratterizzano lo svolgimento o che, per
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esso, possono costituire opportunità. Dopo aver fatto luce sul nuovo carattere
multifunzionale dello spazio rurale (par. 3.1), che si configura dunque come
contenitore di attività ed esperienze diversificate, si è passati ad analizzare il
ruolo delle aree rurali montane quali luogo privilegiato per nuove forme di
turismo (par. 3.1.1). Inquadrato il tema del turismo sostenibile, si è posta
particolare enfasi nel correlare il turismo rurale e il turismo verde in un nuovo
contesto di promozione rurale (par. 3.2). Una delle forme di fruizione dello
spazio rurale, soprattutto di quello montano, è l‟escursionismo (par.3.2.1), da
alcuni decenni e con una curva crescente praticato anche in Italia, che si serve di
una grande rete di vie rurali (soprattutto sentieri), spesso ripristinate per essere
utilizzate a tali fini, che costituiscono una insostituibile risorsa territoriale.
I sentieri sono delle infrastrutture lineari (fig. 3.3.1), che nella loro
riproposizione a fini turistici e culturali, non assolvono semplicemente il loro
compito originario di collegamento “tra” e “per”, ma sono essi stessi storia,
memoria, tradizioni, fatica e speranza. Si configurano anche come presidio di
sostenibilità (fig. 3.3.2), in realzione agli effetti positivi che la loro fruizione
consapevole ed orientata comporta nel campo della salvaguardia ambientale,
della valorizzazione del patrimonio naturale, della prevenzione degli incendi, e,
infine, delle nuove opportunità di reddito per le popolazioni locali.
I sentieri e le reti sentieristiche sono, all‟interno dei piani locali, regionali o
delle aree protette, uno dei punti strategici su cui si punta per la promozione del
territorio e delle sue risorse attraverso modelli di fruizione a basso impatto
ambientale in grado di mettere il visitatore in stretto contatto con il territorio, la
sua cultura e la sua popolazione.
Si è quindi analizzata la realtà italiana, fino a pochi decenni fa priva di chiari
riferimenti normativi e operativi, che ha visto nell‟associazionismo (in primo
luogo il CAI, Club Alpino Italiano) uno degli attori principali nella
valorizzazione della rete viabile minore, spesso ripristinata, collegata, connessa
e ultimamente ordinata in un vero e proprio Catasto dei Sentieri (par.3.3.3). Non
mancano inoltre riferimenti e considerazioni in merito ad alcune realtà
internazionali (par.3.3.4) in materia di sentieristica, avendo ben presenti le
differenti condizioni e livelli di evoluzione della gestione delle reti. Da alcune
di esse sono stati tratti interessanti spunti, soprattutto per quanto riguarda i
criteri di pianicazione.
Successivamente si è passati ad analizzare l‟area di studio (cap. 4), fascia di
territorio montano di crinale compresa tra l‟Aspromonte e le Serre, tra
Gambarie di Santo Srefano in Aspromonte e Serra San Bruno, all‟interno della
quale, con un approccio generale, sono state descritte le caratteristiche naturali e
paesaggistiche (par. 4.1). La proposta progettuale ha come principale obiettivo
la promozione e la valorizzazione dello spazio rurale e delle risorse in esso
diffuse. Risorse naturali, paesaggistiche, culturali, storico-architettoniche.
Per quanto l‟area d‟interesse sia vasta ed eterogenea, è stato possibile un
inquadramento generale focalizzando l‟attenzione verso quelle categorie di
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risorse che meglio si prestano all‟articolazione di un itinerario tematico di lunga
percorrenza.
Per quanto concerne la vegetazione (par.4.1.1), ci si è soffermati maggiormente
su quella forestale, che costituisce i boschi, nella maggior parte dei casi di
faggio, ma anche di pino laricio e di abete bianco, all‟interno dei quali si
sviluppano buona parte dei sentieri esistenti. Oltre alla vegetazione forestale,
buona parte dell‟area è interessata da coltivi, superfici agricole utilizzate o
abbandonate, frutteti. Nelle zone collinari e pedemontane, l‟olivicoltura
rappresenta una quota rilevante del sistema agricolo locale (par. 4.1.2). Questi
elementi contribuiscono alla caratterizzazione del paesaggio rurale.
Si è quindi passati alla descrizione dei vari tipi di paesaggio (par. 4.1.3) che
connotano l‟area in esame, soprattutto quelli relativi alle cosidette “pietre”, alle
fiumare, ai centri abitati. Ci si è riferiti all‟accezione del paesaggio che è dettata
dalla Convenzione Europea del Paesaggio.
All‟interno dell‟area di studio insistono varie aree protette tra cui, oltre a
numerosi Sic (Siti d‟interesse comunitario), vanno ricordati il Parco Nazionale
dell‟Aspromonte e il Parco Naturale Regionale delle Serre. La presenza di tali
aree protette rappresenta una reale opportunità se si considera che la
promozione e la gestione dei sentieri e della mobilità non motorizzata è uno dei
punti su cui tali Enti investono in maniera considerevole (par. 4.2).
Le aree protette garantiscono un alto livello di tutela e salvaguardia degli
ambienti naturali. Allo stesso tempo tutelano e promuovono gli aspetti culturali,
con le loro particolarità e sfaccettature, quelli produttivi, con particolare
riguardo alle tipicità, rendendo così appetibile, interessante e unico un territorio.
All‟interno di tale contesto le reti sentieristiche e gli itinerari tematici
rappresentano il filo conduttore e la base di partenza possono su cui articolare
offerta e proposte.
I centri abitati, soprattutto gli antichi borghi, i caratteristici paesi, i luoghi di
culto e i siti storici in essi presenti, rappresentano, inoltre, motivo di attrazione,
connessa all‟itinerario, in misura maggiore quanto più l‟itinerario è loro vicino
ed accessibile.
Lungo la linea di crinale che collega l‟Aspromonte alle Serre, e nelle immediate
vicinanze, insistono un gran numero di emergenze storico-architettoniche (par.
4.3) e culturali tali da costituire un patrimonio che, se proposto con le giuste
chiavi interpretative e la giusta connessione logica, costituisce un continuum di
elementi che ripercorrono la storia dei territori e si ricollegano ai temi proposti.
Si tratta di siti, strutture, edifici rurali, chiese, monasteri e attività che
conferiscono forte identità all‟area che, per quanto vasta, ha una connotazione
unitaria. Tra le varie risorse, materiali e immateriali, particolare attenzione si è
posta nei confronti dell‟attività produttiva tradizionale del carbone vegetale
nelle Serre (par.4.3.1), trattandosi di un aspetto caratteristico fortemente legato
alla storia e alle tradizioni dei luoghi.
Nel cap. 5 si è passati alla proposta progettuale di un itinerario tematico di lunga
percorrenza, tra l‟Aspromonte e le Serre, che è strutturato su un sentiero, già
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esistente e tracciato (il Sentiero del Brigante, tracciato dal GEA, Gruppo
Escursionisti d‟Aspromonte, tra il 1988 e il 1991), che si articola lungo la linea
di crinale collegando e connettendo logicamente le varie risorse. Si sono
studiate alcune esperienze significative di valorizzazione della viabilità storica
nelle aree montane e pastorali; si sono analizzate le esperienze più recenti di
itinerari tematici (enogastronomici, storici, di fede) e di percorsi verdi nelle aree
rurali, tracciando un quadro sintetico degli elementi caratterizzanti ed
evidenziandone i punti di forza e le criticità.
Preliminarmente si è effettuata l‟analisi della rete sentieristica in Aspromonte e
nelle Serre (par. 5.1), dato che è all‟interno di una rete articolata che un singolo
sentiero o un itinerario assume rilevanza. La rete di sentieri in Aspromonte è
composta da un gran numero di percorsi che, a partire dalla metà degli anni
ottanta dello scorso secolo, sono stati rivalutati e promossi, e che hanno visto un
progressivo aumento delle visite nel corso degli anni, grazie anche al lavoro
volontario delle associazioni e, più di recente, dell‟Ente Parco. Quest‟ultimo ha
emanato alcune direttive relative all‟utilizzo e alla gestione della rete
sentieristica, ed ha operato una classificazione dei vari tipi di sentieri in base
alle loro caratteristiche.
Oltre ai sentieri per escursionisti, in Aspromonte e nelle Serre sono stati ideati e
creati, negli ultimi anni, anche dei veri e propri itinerari culturali (par. 5.1.3),
alcuni dei quali ripercorrono antiche vie di pellegrinaggio.
Si è passato quindi alla definizione di itinerario culturale, confrontando le varie
interpretazioni e le vari scuole in merito, e si è cercato di identificare, tra le
varie esperienze nazionali e internazionali prese in considerazione, quelle che
meglio risultano applicabili al contesto specifico. La comparazione e l‟analisi
critica delle esperienze svolte in questo campo, consente infatti di estrapolare
criteri progettuali di interesse generale.
In un gran numero di casi, nel concepire un itinerario culturale, si parte da
percorsi e vie già esistenti, antiche vie di comunicazione, commercio,
transumanza, fede. Ed è su una di queste, la Via Grande, via di crinale di origine
preistorica attraversata e percorsa nel tempo da pastori, mercanti, eserciti e,
negli ultimi secoli, da fuggitivi e briganti (par. 5.2.1), che si sviluppa per buona
parte il Sentiero del Brigante
Una volta inquadrato il problema e definiti i concetti, si è passati al cuore della
proposta, ossia, come già detto, alla proposta progettuale di un itinerario
tematico. Prima fase è stata l‟analisi SWOT (par. 5.3), al fine di valutare punti
di forza, opportunità, punti di debolezza e minacce del contesto in cui si è
operato, per avere, così, un‟idea di massima degli indirizzi e dei limiti. Sono
stati poi esaminati e illustrati i punti qualificanti della proposta (par. 5.3.1),
passando alla definizione degli obiettivi e degli elementi funzionali e strategici
per la realizzazione dell‟itinerario.
La struttura logica dell‟esperienza interpretativa e fruitiva dell‟itinerario è stata
articolata attorno a tre chiavi interpretative connesse da nodi d‟interrelazione,
proprio per fornire una lettura orientata e tematica delle risorse e del territorio.
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Queste chiavi interpretative sono la storia del territorio, l‟ambiente naturale, la
cultura e le tradizioni (par. 5.3.3).
Il tema proposto per l‟itinerario è il brigantaggio, fenomeno controverso, visto
che con il termine briganti sono stati identificati, nel tempo, un‟ampia varietà di
personaggi, più o meno noti, e spesso molto differenti tra loro. Se ne evince
dunque un utilizzo “etichettante” del termine, che spesso non restituisce una
visione obiettiva e storicamente corretta degli avvenimenti. La scelta del tema è
stata dettata soprattutto dalla presenza, in tutta l‟area, di segni più o meno
evidenti, materiali o immateriali, del passaggio di briganti, ribelli e fuggitivi
(par. 5.4.1). Si tratta di toponimi, grotte, luoghi, ma anche di antiche strutture
produttive, fino all‟Unità d‟Italia molto attive e all‟avanguardia, la cui chiusura
ha contribuito ad alimentare un particolare tipo di brigantaggio, quello post-
unitario, che in Calabria è stato presente e intenso.
Nel proporre il tema si è tentato di offrire un‟interpretazione critica del
fenomeno e delle sue specificità, ma allo stesso tempo lo si è veicolato
attraverso una sequenza logica di luoghi, percorsi e attività che, pur non
fornendo una visione di parte o pre-condizionata del tema trattato, invitano alla
riflessione. Quello su cui si punta maggiormente, infatti, è l‟aspetto territoriale
dei fatti accaduti. Ed è sul territorio che, servendosi di documenti di archivio,
testi storici e racconti, si è ricostruita, anche su base cartografica, la probabile
area d‟influenza dei briganti (par. 5.4.2). Tale ricostruizione è stata necessaria
ed utile per meglio strutturare la proposta e per articolare il percorso
dell‟itinerario - per quanto possibile data la scelta di un sentiero pre-esistente -
nel modo migliore. Come punto interpretativo principale dell‟itinerario è stato
proposto un “Museo del Brigantaggio”, in località Zomaro, presso il locale
Centro Visita del Parco Nazionale d‟Aspromonte.
Nell‟offrire le chiavi interpretative e il tema dell‟itinerario, è stato necessario
considerare nuove e più ampie classi di utenza (par. 5.6) cui proporlo, atteso che
il Sentiero del Brigante, per le sue caratteristiche fisiche e la sua natura di
sentiero montano poco attrezzato, si presta prevalentemente ad una fruizione di
tipo escursionistico.
Varie e autorevoli esperienze nazionali e internazionali suggeriscono,
nell‟ideare un itinerario tematico, di analizzare le tipologie di utenti prevedibili,
il contesto socio-economico locale, le proposte simili nell‟area e di creare
partnership e convezioni con Enti, Associazioni o soggetti privati in modo da
rendere efficiente la pianificazione e la gestione. Una volta ideato e realizzato
l‟itinerario, tuttavia, occorre l‟utente, sia esso escursionista, appassionato di
montagna o turista, che lo utilizzi e lo renda vivo e vitale. Ne discende la
previsione e necessità di un‟opera di promozione e comunicazione mirata che si
concretizza, tra l‟altro, atraverso pubblicazioni, mappe ed efficace diffusione
nella “rete”. (par. 5.7).
L‟itinerario tematico, oggetto di proposta, si sviluppa per la gran parte, come
già detto, lungo un sentiero già esistente e necessita di una serie di infrastrutture
specifiche, nonché di un ripristino funzionale del sentiero stesso, atto a garantire
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la corretta fruizione di differenti classi di utenza. Il metodo utilizzato per la
definizione dell‟itinerario (par. 6.1), partendo da modelli consolidati ma
ricalibrati, passa attraverso tre successive fasi: analisi, pianificazione,
progettazione.
Nella fase di analisi sono state individuate le connessioni e le realzioni tra il
Sentiero del Brigante e la rete sentieristica insistente nell‟area, oltre che la sua
posizione e il suo sviluppo rispetto alle risorse che ci si prefigge di collegare,
fisicamente e logicamente. È stata poi operata una caratterizzazione del sentiero,
con il rilievo in campo e con il supporto della cartografia. Data la lunghezza
dell‟intero sentiero, si è scelto un tratto campione sul quale approfondire ed
esporre i dati forniti dai rilievi (par. 6.2.3).
In fase di pianificazione si è provveduto alla definizione fisica dell‟itinerario,
articolandolo secondo un sentiero principale e sentieri secondari, ad esso
collegati, talvolta percorribili come tratti autonomi, riferiti a particolari risorse e
punti interpretativi più o meno legati al tema dell‟itinerario.
Oltre all‟identificazione dei sentieri secondari, si è proceduto alla
segmentazione (par. 6.3.2) dell‟intero sentiero in più sentieri di minore
lunghezza, secondo criteri che garantiscono, a ogni segmento, totale autonomia
e accessibilità. La segmentazione è determinante per la modulazione delle
proposte fruitive, per l‟ampliamento dell‟offerta a varie classi di utenza e in
diversi periodi dell‟anno, considerato che la stagionalità svolge un ruolo
importante in area montana.
Le classificazioni esistenti suddividono i sentieri in diverse tipologie basandosi
sulle loro caratteristiche fisiche, l‟ambiente in cui si sviluppano e il loro grado
di difficoltà valutato secondo standard consolidati, e proponendo una scala
valutativa basata su parametri oggettivi (par. 6.3.3).
Il Sentiero del Brigante, per quanto sia un sentiero già tracciato, segnalato e
inserito nei sentieri del Parco Nazionale d‟Aspromonte oltre che nel Catasto dei
Sentieri, è un sentiero in atto privo di infrastrutture specifiche, percorso
prevalentemente da escursionisti e non idoneo ad una estesa fruizione. Per
questo, in fase di progettazione, sono stati previsti gli interventi necessari per
riadattarlo alle nuove esigienze. Si tratta d‟interventi relativi alla segnaletica,
verticale e orizzontale, e alla sistemazione attraverso opere di ingegneria
naturalistica diffusa (consolidamento, stabilizzazione, regimazione delle acque).
Sono stati individuati in campo i punti d‟intervento, e sono state realizzate
apposite tavole, allegate in appendice, che descrivono e riportano i dettagli dei
vari interventi.
Sempre in fase di progettazione si è proposto il ripristino di un Centro Visita del
Parco Nazionale d‟Aspromonte, quello di Cittannova, in atto inutilizzato, ed è
stata prevista una riorganizzazione dei locali e delle funzioni in base alla nuova
destinazione di “Museo del Brigantaggio”, principale punto interpretativo
dell‟intero itinerario (par. 6.4.2).
Tutte le elaborazioni grafiche, le tavole descrittive di rilievo e quelle relative
agli interventi che costituiscono l‟Appendice alla tesi, sono state realizzate con
Nicola Casile - Reti sentieristiche e itinerari tematici per la valorizzazione del paesaggio montano in Calabria.
Una proposta progettuale: Il Sentiero del Brigante tra l’Aspromonte e le Serre
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supporto di GIS, su base cartografica specificata di caso in caso, con dati
rilevati in campo con strumentazione GPS.
Alla fine dei capitoli 3, 4, 5 e 6 sono presenti le appendici contenenti schede di
approfondimento, tabelle, figure e immagini riferite al testo. Nell‟ultima sezione
del presente lavoro è presente inoltre un‟appendice fotografica.