Parte Prima
VIA PADOVA A MILANO
di:
Antonio COLOMBO 064897
Roberta CONTIS 723062
Isabella MORETTI 052399
Laura VENEGONI 068011
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Prefazione
Quartiere storico, arteria commerciale, collegamento tra il cuore della città e il suo
hinterland, territorio multietnico, luogo d‟immigrazione, via Padova a Milano è tutto
questo e molto altro. Una fra le zone a maggiore densità migratoria di Milano, un
quartiere che porta con sé straordinarie ricchezze, ma anche i problemi di convivenza
interculturale aggravati da cambiamenti veloci e poco regolamentati. Si tratta di un‟area
a nord est della città che è stata sottoposta, dopo l‟omicidio del giovane egiziano Aziz al
Sayed
1
, all‟attenzione dei media per i disordini che ne sono conseguiti e per le dure e
invasive politiche securitarie adottate dalla politica milanese. Una “finestra sul mondo”
che non poteva non suscitare il nostro interesse di ricerca e il desiderio di guardare
dentro questo laboratorio contemporaneo dove il nuovo, il vecchio e le culture si
fondono, si sfiorano, ma anche si scontrano.
Questa Parte I è funzione integrante ed introduttiva di un progetto di ricerca su via
Padova che affronta quattro fra le molte dimensioni e problematiche del quartiere: la
questione abitativa, le reti sociali, gli spazi pubblici ed infine la sicurezza. Ciascuno di
questi temi è stato oggetto di un separato e personale lavoro di tesi.
Studiare questo quartiere non ha significato soltanto circoscrivere un territorio,
descrivendolo approfonditamente, ma ha significato avere la possibilità di studiare
direttamente e in modo ravvicinato le dinamiche sociali contemporanee che attraversano
il mondo occidentale. Alla base del nostro lavoro c‟è stato un continuo interrogarsi sul
ruolo che questo momento di ricerca potesse avere per noi e a come utilizzarlo al
meglio. Da qui il desiderio di unire le forze in vista di un obiettivo comune e di dare
slancio al lavoro individuale di tesi.
Nella nostra esposizione, dopo aver chiarito il disegno della ricerca complessivo,
procederemo all‟inquadramento storico dell‟area territoriale per dare radici al presente e
per capire le influenze storiche sulla situazione odierna del quartiere. In seguito,
1
Nel pomeriggio del 13 febbraio 2010, in seguito ad una lite fra tre ragazzi nordafricani e dei latinos, nata
sulla linea d‟autobus 56 che percorre tutta via Padova, uno di loro, Ahmed Abdel Aziz El Sayed, 19 anni,
egiziano, viene assassinato. Poche ore dopo l‟omicidio, un gruppo di nordafricani si solleva e, lungo un
tratto di via Padova, spacca vetrine, rovescia auto, devasta quello che può fino all‟intervento delle forze
dell‟ordine.
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verranno esaminate alcune tra le diverse dimensioni costitutive del concetto di quartiere:
quelle considerate più meritevoli di approfondimento ai fini del presente lavoro.
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1. INTRODUZIONE
Il presente lavoro costituisce la parte introduttiva di quattro differenti lavori di tesi. Esso
si basa su una progettazione comune che ha aperto la strada a ciascun singolo lavoro di
tesi, la cui metodologia sarà approfondita nei singoli lavori. Ogni lavoro personale è
stato comprensivo di una serie di interviste semi strutturate (una ventina circa) a diverse
tipologie di abitanti del quartiere, aventi per oggetto principale il proprio argomento di
ricerca. Queste interviste hanno permesso domande trasversali agli altri temi, in modo
tale che ciascuno di noi avesse la possibilità di analizzare un numero d‟interviste
maggiore rispetto a quelle personalmente effettuate e di avere così riscontri da tipologie
di persone diverse rispetto a quelle previste nel proprio “campionamento” e, infine,
potendo così cogliere eventuali collegamenti trasversali tra i fenomeni osservati. Il
lavoro sul campo, svolto in periodi vicini ha permesso il costante confronto con gli altri
membri del gruppo.
L‟obiettivo generale dello studio condotto è capire se l‟episodio avvenuto il 13 febbraio
2010
2
, con i conseguenti disordini generati nel quartiere, la forte esposizione mediatica,
i provvedimenti e le ordinanze adottate dalle istituzioni pubbliche, sia la punta di un
iceberg di situazioni sommerse e profonde di disagio, passate e presenti, di conflitto fra
i residenti di diverse nazionalità, di degrado urbano e abitativo, di mancate occasioni di
interazione, tali da giustificare interventi invasivi oppure se l‟episodio sia stato del tutto
casuale, a quanto pare nato da un futile pretesto fra giovani, del tipo che sarebbe potuto
avvenire in altri quartieri della città, ma senza probabilmente generare lo stesso clamore.
2
Vedi nota 1
9
2. LE DIMENSIONI DEL QUARTIERE
Il quartiere è comunemente inteso come una parte di città, distinguibile secondo diverse
caratteristiche a seconda degli interessi di studio. Provando a ricomporre le numerose
definizioni che ci fornisce la letteratura si possono trovare quegli elementi comuni che
aiutano a inquadrare “cosa è un quartiere”. Elementi comuni alle diverse definizioni che
si danno in letteratura di “quartiere” sono innanzitutto la ridotta estensione territoriale,
l‟interazione routinaria tra gli abitanti, un certo grado di organizzazione sociale, il tipo
di funzioni ricoperte per la vita delle persone e per il sistema urbano (Borlini, Memo,
2008). Se considerassimo questi aspetti via Padova non potrebbe essere studiata come
una unità: ha una grande estensione territoriale, è priva di un centro e a causa di questi
due fattori si ha la percezione che esistano raggi di azione diversi: chi abita a una
estremità della via ha pochi elementi di routine nell‟altra estremità.
G. Galster ci offre una definizione di quartiere che ha il doppio pregio di rendere la
multidimensionalità del quartiere, dando lo stesso peso a ogni dimensione, e di dare lo
spunto per un approccio pratico allo studio dei quartieri: «fascio di attributi
spazialmente definiti, associati prevalentemente alla residenza, qualche volta in
congiunzione con altri usi del suolo» (Galster, 2001: 2112). Egli elabora il concetto di
quartiere individuando dieci componenti riscontrabili nella maggior parte dei quartieri
urbani, la cui combinazione e le cui caratteristiche variano notevolmente determinando
l‟unicità di ogni quartiere:
caratteristiche strutturali degli edifici: tipologia, dimensione, stato di
conservazione, densità, design etc.;
caratteristiche infrastrutturali delle strade e dei servizi di urbanizzazione;
struttura demografica della popolazione residente, secondo età, genere,
composizione etnica e religiosa, struttura famigliare;
status e posizione sociale della popolazione residente, includendo titoli di
studio, classi di reddito e situazione occupazionale;
servizi pubblici: qualità dei servizi sanitari, delle forze di sicurezza, scolastici,
della pubblica amministrazione e dei servizi ricreativi;
qualità ambientale: caratteristiche topografiche, qualità ambientale, paesaggio
etc.;
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accessibilità dei luoghi: fruibilità alle strutture lavorative, di svago, consumo
etc.;
caratteristiche politiche, quali il grado di mobilitazione politica locale, la
capacità di influenza dei residenti sulle decisioni locali attraverso canali formali
e informali;
caratteristiche dell‟interazione sociale: caratteristiche dei legami sociali primari
e secondari, tipologia e qualità delle associazioni, grado di partecipazione ad
attività locali, percezione di interessi comuni e grado di controllo sociale;
aspetti affettivi: senso di appartenenza a di identificazione con i luoghi, presenza
di luoghi con forte significato storico e simbolico.
Si avranno scale e confini diversi a seconda delle componenti che si considerano:
parlando dei servizi si tenderà a considerare un perimetro più ampio; facendo un
discorso sui cambiamenti di una delle componenti, l‟estensione del quartiere si dilaterà
o si restringerà a seconda di quanto il cambiamento sarà percepito come rilevante o
meno. Non a caso Galster parla in proposito di “spazio di esternalità” per evidenziare le
diverse scale di percezione del quartiere.
Questa multidimensionalità implica che studiando uno o più ambiti, si tenga sempre
conto anche delle altre componenti che hanno comunque una influenza sui nostri ambiti.
Implica inoltre che non esiste una sola univoca interpretazione del quartiere, ma tante
quante sono le componenti e le combinazioni delle stesse. Cambia a seconda
dell‟osservatore: se costui è qualcuno che studia il territorio come persona esterna ad
esso o se a definire le dimensioni è un residente della zona.
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3. PROGETTO DI RICERCA
3.1. Focus territoriale
L‟inquadramento del territorio è stato affrontato ricomponendo la complessità di un
pezzetto di città in dimensioni osservabili singolarmente. Ognuna di queste ci ha aiutato
a definire meglio i confini del nostro oggetto di analisi e ci ha dato gli spunti per le
analisi successive. Via Padova è una strada molto lunga con numerose traverse. Era
perciò importante stabilire cosa cercare e dove cercare.
Dal punto di vista amministrativo via Padova e le vie limitrofe rientrano all‟interno
della Zona di Decentramento 2
3
, in particolare nelle Aree Funzionali
4
20, 21, 22, 24, 25,
26, 27, 28, 30, 31
5
. Queste Aree corrispondo grosso modo ad un triangolo di territorio
che ha come vertice meridionale piazzale Loreto, prosegue ad ovest con viale Monza,
ad est con via Palmanova e arriva a nord fino a via Adriano, toccando i confini di Sesto
San Giovanni (Figura 1 e Figura 2).
3
Ai sensi dell‟art. 17 del Testo Unico degli Enti Locali n. 267/2000 i Comuni, come Milano, con
popolazione superiore a 100.000 abitanti, articolano il loro territorio per istituire le circoscrizioni di
decentramento, quali organismi di partecipazione, di consultazione e di gestione di servizi di base, nonché
di esercizio delle funzioni delegate dal Comune.
4
Il Comune di Milano è stato suddiviso, per scopi statistici, in 180 Aree Funzionali. Tali aree sono la
somma di sezioni di censimento e rispettano i limiti delle zone di decentramento.
5
Queste sono le Aree considerate da Agustoni e Alietti in una loro recente ricerca su via Padova, “Società
urbane e convivenza interetnica: vita quotidiana e rappresentazioni degli immigrati in un quartiere di
Milano” (2009). D‟ora in poi nel testo, si farà riferimento a queste aree indicandole come “Aree Via
Padova”. Nello specifico, per una maggior chiarezza espositiva, le aree oggetto della ricerca sono state
rinominate con riferimenti geografici nel seguente modo: A.F. 20: Centrale, A.F. 21: Loreto, A.F. 22:
Trotter, A.F. 24: Turro, A.F. 25: Via Cambini, A.F. 26: Cimiano, A.F. 27: Gorla, A.F. 28: Precotto, A.F.
30: Piazza Costantino, A.F. 31: Crescenzago.
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Figura 1: Mappa zone di decentramento e Aree Funzionali della città di Milano. Fonte: PGT 2009.
Figura 2: Mappa delle Aree Funzionali oggetto della ricerca
Centrale
Loreto
Trotter
Via Cambini
Cimiano
Crescenzago
P.zza
Costantino
Precotto
Gorla
Turro
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3.2. Metodologia
In questa sede non sono state affrontate tutte le dimensioni proposte da Galster. Fra le
dieci dimensioni ci si è concentrati solo su quelle utili ai fini e obiettivi delle quattro tesi
individuali. Si è ritenuto di procedere con metodologie differenti cercando il più
possibile di integrare le informazioni raccolte.
Il presente lavoro è il risultato della combinazione di informazioni provenienti da altre
ricerche
6
, da interviste semi strutturate a testimoni privilegiati e da analisi secondaria di
dati ufficiali.
Per tracciare un inquadramento storico e identitario della zona sono state indubbiamente
utili le ricerche passate, ma ha giocato un ruolo importante ciò che è emerso dalle
interviste con i testimoni privilegiati dell‟area. I testimoni privilegiati costituiscono una
fonte, spesso inconsapevole, di saperi importanti circa la situazione di un territorio.
Abitando e/o svolgendo il proprio lavoro nel quartiere, incontrando persone, vite ed
esperienze e scontrandosi con i problemi ivi presenti, sono custodi di un patrimonio di
conoscenze particolari che permette loro di avere uno sguardo e una visione unica,
esclusiva, del territorio.
Le dimensioni demografiche e di status della popolazione residente sono state effettuate
ricorrendo a fonti statistiche ufficiali di fonte censuaria, degli anni 1991 e 2001, e
anagrafica del 2009.
Altra dimensione considerata è stata quella relativa alle caratteristiche strutturali degli
edifici (dati fonte Sice). Abbiamo restituito anche una sintesi della situazione
commerciale della zona per poi concentrarci sulle problematiche dell‟area, rilevate
attraverso le interviste semi strutturate ai testimoni privilegiati.
Il ruolo delle interviste qualitative ai testimoni privilegiati del quartiere è stato duplice.
Da un lato, si è voluto fornire un quadro generale del quartiere, focalizzando e
indagando le caratteristiche proprie e tipiche delle diverse dimensioni del quartiere utili
anche per gli approfondimenti individuali. Dall‟altro lato, le interviste ai testimoni
privilegiati sono servite ad integrare le informazioni derivanti dall‟analisi delle
statistiche ufficiali, introducendo particolari aspetti quali la “vision” degli “opinion
leader” sullo stato e sulle sorti del “loro” territorio.
6
Vedi ricerche citate in bibliografia di Agustoni, Alietti (2009), Bonaconsa (2009), Cremaschi (2008),
Fiorese (1986), Previ (2006), Villa Pallavicini (2010).
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La voce dei testimoni privilegiati è stata raccolta tra i mesi di giugno e settembre 2010,
tramite una traccia di intervista semi strutturata molto dettagliata, suddivisa in alcuni
macrotemi riconducibili alle diverse dimensioni di indagine del quartiere (si veda
Appendice A):
- associazione: attività dell‟ente, strutturazione interna, obiettivi, rapporti orizzontali
con le altre associazioni del quartiere, rapporti verticali con le istituzioni cittadine di
vario livello;
- quartiere: definizione dei confini, dei luoghi cardine e identitari, dei punti di forze e di
debolezza, della problematica della sicurezza e dei cambiamenti incorsi nell‟arco degli
ultimi anni;
- immigrati: profilo socio-demografico, alla presenza nelle attività commerciali e nel
mercato immobiliare.
Infine, a completamento delle interviste e dell‟analisi secondaria, va aggiunto un
importante lavoro di conoscenza diretta del territorio ottenuto grazie alla nostra diretta
partecipazione a eventi, manifestazioni, feste e seminari promossi in e per via Padova
7
.
3.2.1. Le associazioni: fondamentali testimoni privilegiati
La scelta dei soggetti da intervistare è avvenuta sulla base di diverse considerazioni.
Innanzitutto la rassegna della letteratura e delle ricerche disponibili sul quartiere in
esame ci ha permesso di effettuare un primo censimento delle realtà locali più
importanti e attive per e nel territorio. In secondo luogo, si è scelto di diversificare le
voci degli intervistati, scegliendo soggetti provenienti da esperienze diverse e impegnati
in attività anche molto differenti tra loro, in modo tale che ciascuno di essi potesse
fornire il proprio sguardo sul quartiere e il proprio punto di vista unico e diverso da ogni
altro.
7
Nello specifico: Camminata Liberatoria del 29 aprile 2010, convegno dell‟8 maggio 2010 al Liceo
Caravaggio, seminario su “Immigrazione – periferie urbane” all‟Università Cattolica del Sacro Cuore del
10 maggio 2010, seminario FarSiCura 20 maggio 2010 tenutosi alla Università Milano Bicocca, festa
“Via Padova è meglio di Milano” 22 e 23 maggio 2010, presentazione della ricerca di Villa Pallavicini
del 15 giugno 2010, fondazione del Comitato Stranieri a Villa Pallavicini il 16 luglio 2010, gruppo di
studio su urbanistica e territorio promosso dal Comitato Vivere Zona 2” del 14 ottobre 2010, pranzo
multiculturale per la campagna elettorale di Stefano Boeri del 6 novembre 2010, presentazione del libro
Milano Downtown ad Assab One 16 novembre 2010, flash mob per le scritte di auguri multietnici, 18
dicembre 2010.
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Del ricco tessuto associativo, si è deciso di intervistare i sedici soggetti riportati in
Tabella 1, appartenenti a diverse realtà espressione della “società civile organizzata” a
livello di quartiere, ma anche figure religiose e politiche.
Tabella 1: Elenco dei Testimoni Privilegiati intervistati
ID Ente Sede
TP01 Comitato Vivere Zona 2 Via Iglesias, 36
TP02 Casa della Cultura Islamica Via Padova, 144
TP03 Consiglio di Zona 2 – PD Viale Zara, 100
TP04 Consiglio di Zona 2 - PdL (ex-AN) Viale Zara, 100
TP05 Consiglio di Zona 2 - PdL (ex-FI) Viale Zara, 100
TP06 Comitato genitori Casa del Sole Via Padova, 69
TP07 Associazione Amici Parco Trotter Via Padova, 69
TP08 Parrocchia S. G. Crisostomo Via Cambini, 10
TP09 Assab One Via Assab, 1
TP10 Comitato Vivere Zona 2 Via Iglesias, 36
TP11 Spi-Cgil Via Boiardo, 20
TP12 Ass. Culturale Boliviani in Italia Via Cambini, 10
TP13 Agenzia Codici P.za IV Novembre
TP14 Scuola Parco Trotter Via Giacosa,46
TP15 Casa della carità Via Brambilla, 10
TP16 Comitato Riprendiamoci Milano -
Tra le realtà maggiormente attive a livello di quartiere è sicuramente da segnalare
l‟associazione “Città del Sole-Amici del Parco Trotter”, costituitasi nell‟aprile del 1994.
Come suggerisce il nome, l‟associazione Onlus ruota intorno al Parco Trotter e nasce
con l‟obiettivo di conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio ambientale,
naturalistico, architettonico e storico di questo parco pubblico. Col passare degli anni
però le attività dell‟associazione vengono modificate e declinate in funzione dei nuovi
bisogni del territorio; in particolare vengono intraprese iniziative ad hoc volte
all‟integrazione delle famiglie straniere nel quartiere.
L‟associazione rivolge la sua attenzione prima di tutto ai bambini della scuola “Casa del
Sole”, che ha sede nel parco. Si tratta di un complesso didattico storico, nato come
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colonia estiva elioterapica per bambini gracili e trasformato in scuola all‟aperto dai
metodi didattici e pedagogici innovativi; oggi ospita circa 1000 alunni (tra materna,
elementari e medie), la metà dei quali con genitori di origine straniera: per questo,
all‟interno del parco, la convivenza tra culture diverse è ormai un fatto quotidiano.
Abbiamo scelto di interpellare anche un‟altra organizzazione legata al parco: il
Comitato Genitori Casa del Sole. Il comitato si occupa e si attiva per problemi specifici
legati alle infrastrutture della scuola, ma anche per problemi di carattere più generale e
di natura scolastica-didattica. L‟importanza storica cittadina del parco, considerato
spazio pubblico e luogo di aggregazione e integrazione e la varietà delle iniziative che
attorno ad esso ruotano sono stati i motivi della scelta di questo primo nucleo di
interviste ai soggetti che, a vario ruolo e con diversa formazione, si occupano della Casa
del Sole-Parco Trotter.
Una delle realtà che si occupa di creare occasioni di incontro fra giovani, anziani e
adulti, sia tra la popolazione autoctona che fra quella immigrata, è la Parrocchia di S.
Giovanni Crisostomo. La Parrocchia in particolare è impegnata attivamente su tre fronti:
quello spirituale, quello educativo (attraverso l‟oratorio, la polisportiva e il gruppo
scout) e infine quello dell‟attenzione alla carità e ai bisogni materiali (attraverso il
servizio Caritas, il centro di ascolto, il collocamento sul lavoro, l‟assistenza agli
ammalati). Negli ultimi anni l‟attenzione è stata rivolta molto alle problematiche sociali
e giovanili. La Parrocchia è inoltre importante perché si è fatta promotrice di iniziative
di dialogo con gli immigrati di religione islamica, cui sovente cede dei locali per la
preghiera; è inoltre frequentata da numerosi immigrati di religione cristiana, quali i
boliviani, recentemente riunitisi in un‟associazione – ACBI –, proprio su
incoraggiamento della Parrocchia.
L‟associazione ACBI e la Casa della Cultura Islamica sono peraltro le uniche due
associazioni di immigrati formalmente costituitesi nella zona, per questo è sembrato
importante sentire il loro punto di vista.
L‟ACBI, Associazione Culturale Boliviani in Italia, è presente informalmente nel
quartiere, come gruppo di amici, dal 2006, ma si è costituita formalmente come
associazione solo nel 2010. Gli obiettivi principali che l‟associazione si è data sono
diversi: uno è di natura più sociale, nel duplice tentativo di promuovere da un lato
l‟integrazione con la comunità italiana, tramite la parrocchia, e di aiutare dall‟altro i
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cittadini boliviani in difficoltà; l‟altro obiettivo, più legato alla loro tradizione
folcloristica, ha come proposito quello di far conoscere le danze, i costumi e le usanze
tipiche della cultura boliviana.
Più longeva invece la presenza sul territorio della Casa della Cultura Islamica,
formalizzatasi come associazione nel 1993, che offre ai fedeli lo spazio per il culto
religioso musulmano, ed è diventata punto di riferimento per moltissimi islamici
residenti a Milano. Essa svolge varie attività in collaborazione con i servizi pubblici
cittadini e con le altre realtà culturali e religiose della zona (in particolare negli
ultimissimi anni col Comitato Vivere Zona 2 e con la Parrocchia di San Giovanni
Crisostomo) ed è nota, a Milano, per essere aperta al dialogo interculturale e frequentata
da una pluralità di etnie, fra le quali alcuni italiani. L‟associazione ha lavorato per
l‟integrazione e a favore dell‟inserimento dei bambini musulmani all‟interno delle
scuole pubbliche. Il centro, che ha avuto negli anni diverse collocazioni, si trova ora in
affitto in un ex garage interno ad una palazzina, troppo piccolo per ospitare la preghiera
di quasi 5.000 fedeli, tanto da suscitare le lamentele del vicinato.
Di nascita recente sono altre due realtà, due Comitati di quartiere, che hanno visioni e
obiettivi diversi, a volte contrastanti, ma ambedue ritenuti importanti, significativi e
caratterizzanti il quartiere: il “Comitato Vivere in Zona 2” e il comitato “Riprendiamoci
Milano”
Il “Comitato Vivere in Zona 2”, nato tra il 2007/2008, si distingue dai comitati
“NIMBY” tradizionali, che sorgono rapidamente “contro” determinati problemi e
altrettanto velocemente spariscono, per il suo carattere progettuale, propositivo e con
continuità d‟azione, attorno ai problemi della zona. Fra i diversi progetti promossi dal
comitato vi è quello di portare a termine un intervento complessivo e a 360° su via
Padova, riguardante non solo l‟immigrazione, ma anche la situazione abitativa,
l‟urbanistica, il verde, gli spazi pubblici, il tessuto sociale. Principio fondamentale delle
loro proposte è che le problematiche di via Padova non possono essere affrontate e
risolte se non all‟interno di un progetto di ampio respiro. A tal fine il comitato adotta
una metodologia di intervento basata sull‟ascolto, sul confronto, sulle ricerche fino
all‟idea nata nel settembre del 2009, di promuovere la festa tenutasi nel maggio 2010
“Via Padova è meglio di Milano”, per mettere in rete tutte le associazioni del territorio e