13
rappresenta invece un’alternativa alla conoscenza fondata sul rapporto con l’estraneo,
negando l’unica forma di rapporto che permetta uno scambio produttivo. I modelli
dinamici che guidano le categorie interpretative e di intervento all’interno di queste tre
coordinate si ispirano << alla cosiddetta epistemologia della complessità>> alla quale
dobbiamo << il riconoscimento della relatività socio-storico-culturale dei modelli utilizzati
per comprendere la realtà>> (Venuleo, 2008). La prassi in psicologia clinica si caratterizza
per l’adesione al paradigma indiziario i cui assunti appaiono in linea con la prospettiva
epistemologica del paradigma della complessità, visto che, grazie ad esso, si <<aprì la
strada all’idea che l’oggetto del conoscere sia in effetti da riconoscere nel processo stesso
di conoscenza […] l’interazione tra il fenomeno osservato, l’osservatore e gli strumenti che
quest’ultimo utilizza non è solo inevitabile, ma è anche l’unica cosa che in effetti è
possibile conoscere>> (Cordella e Pennella, 2007). Per paradigma indiziario, si intende
quel <<processo di conoscenza che si sviluppa in una situazione clinica [che] non può
essere ricondotto ed esaurito all’interno di una logica induttiva e deduttiva […] l’intervento
si fonda cioè su un metodo che tiene in gran conto i dati marginali>> (Cordella e Pennella,
2007). Il metodo di cui si parla è una forma di ragionamento che dall’effetto conduce alla
sua probabile causa. Abduce, cioè a delle ipotesi possibili, <<svolgendo una importante
funzione euristica>> (Montesarchio, 2004). Ciò che caratterizza questo sapere è la capacità
di risalire da dati sperimentali apparentemente trascurabili a una realtà complessa non
sperimentabile direttamente. L’abduzione è quindi un processo di produzione di
conoscenza, un sapere nuovo che possiamo definire <<di tipo congetturale [e] ciò
comporta di conseguenza la probabilità ma non la certezza della conclusione >> (Pennella,
2007). Se, come affermato da Carli, Grasso e Paniccia (2007), <<la psicologia clinica è
una scienza della relazione>>, la teoria della tecnica che da questa scienza prende forma, e
14
che fonda, a sua volta, la prassi psicologico-clinica, individua nel modello dell’analisi
della domanda, il suo strumento e tema centrale. Tale modello è fondato su alcune
premesse teoriche, che ho qui riproposto, sintetizzandole in un breve elenco esplicativo,
estrapolandole dai lavori di Carli e Paniccia (2002, 2003, 2005, 2007):
- le emozioni: <<la psicologia clinica è una prassi che lavora entro l’area emozionale.
[…] La percezione consente di organizzare il contesto nel suo significato cognitivo; la
simbolizzazione affettiva consente di organizzarlo emozionalmente. Percezione e
simbolizzazione affettiva sono le due modalità, in stretta interazione, che fondano la
relazione tra individuo e contesto>> (Carli e Paniccia, 2003), nella quale l’azione, oltre
che come realizzazione di scopi e piani razionali, <<può essere considerata una
realizzazione simbolica di fantasie inconsce>> (Matte Blanco, 1975);
- la collusione: la dinamica collusiva fonda la teoria del rapporto tra individuo e
contesto. Noi esistiamo perché siamo in grado di simbolizzare affettivamente il
contesto, condividendo questa simbolizzazione con altri, entro le relazioni sociali.
Dalla nascita in poi la nostra vita si dispiega entro le dinamiche collusive. Senza di essa
non ci sarebbe motivazione a interagire con gli altri, a sviluppare competenze sociali,
linguistiche o un pensiero sulle emozioni, quindi, a fondare i processi produttivi […] di
conoscenza categoriale della realtà. L’analisi della domanda è un <<modello che si
fonda sulla simbolizzazione affettiva collusiva, vale a dire sulla simbolizzazione
affettiva concernente il medesimo contesto, che costruisce la relazione tra chi quel
contesto condivide […] un contesto “culturale” e non strutturale; la cooccorrenza delle
simbolizzazioni affettive non richiede, quindi, la compresenza di chi concorre alla
fenomenologia collusiva entro uno spazio od un tempo definiti. La collusione è un
15
fenomeno che attraversa gruppi, organizzazioni, dimensioni culturali; è un fenomeno
che fonda la relazione sociale.>> (Carli, 2007)
- l’inconscio: <<Il modello dell’analisi della domanda è un modello operativo […] di
una teoria della tecnica fondante l’operare psicologico clinico […] e prende le mosse
dalla teoria che fonda il modo di essere inconscio della mente.>> (Carli, 1987). I. M.
Blanco (1975) parla di funzionamento bi-logico della mente, cioè delle interazioni tra i
modi di essere, denominati come simmetrico (inconscio o omogeneo e indivisibile) e
asimmetrico (razionale o eterogeneo e dividente), della mente stessa. <<L’autore
riassumendo l’intera area delle caratteristiche dell’inconscio, nelle due dimensioni di
“generalizzazione” e di “simmetria”, ricorda come il potere uniformante e
omogeneizzante […] porterebbe ad uno stato mentale equiparabile ad un buco nero
infinito, e che quindi il modo di essere inconscio della mente ha bisogno del contesto,
della relazione percettiva e quindi del sociale, per imbrigliare la mente entro differenze
ed eterogenicità che consentono il pensiero e l’azione finalizzata, coerente con gli
obiettivi possibili per chi pensa>> (Carli e Paniccia, 2002). Per Matte Blanco,
l’inconscio è innanzitutto una modalità di trattare il mondo, <<modalità in cui
assumono un ruolo primario le relazioni esistenti tra gli oggetti […] qualsiasi nostra
comunicazione veicola e attiva sempre tanto la simmetria, l’omogeneità e
l’indivisibilità dell’inconscio, quanto la simmetria, l’eterogeneità e la divisibilità della
coscienza>> (1975);
- la relazione: interlocutore dello psicologo e oggetto del suo intervento è la relazione tra
individuo e contesto;
16
- Contesto: <<insieme delle relazioni e della loro struttura organizzata, entro il quale
ciascun individuo vive la propria esperienza>> (Montesarchio e Buccoleri, 1999).
Attraverso <<lo studio del contesto, inteso all’interno del modello teorico dell’analisi
della domanda […] è possibile fare delle inferenze rispetto ai processi collusivi che
sottostanno alla popolazione stessa>> (Grassi, 2002). <<Il contesto evoca quindi la
collusione mentre quest’ultima influenza ed orienta il contesto stesso. Si stabilisce
quindi, tra collusione e contesto, una circolarità tendente ad orientare dinamicamente la
relazione sociale>> (Montesarchio e Buccoleri, 1999);
- la convivenza: come relazione tra sistemi di appartenenza ed estraneo, fondata su
regole del gioco convenute. Questi sistemi possono essere integrati con l’estraneità o
contrapposti ad essa, ossia <<implicare una integrazione con processi di
comunicazione di costruzione di conoscenza nella relazione con l’estraneo che si
esprime attraverso relazioni di scambio - oppure, nel secondo caso, tradursi in
emozionalità familiste, scontate e date. Un costrutto che emancipa la psicologia dal
modello medico, che ne limiterebbe la prassi ai disturbi mentali. La convivenza è l’area
entro la quale si situa l’intervento psicologico>> (Carli, 1987);
- la dinamica possesso-scambio: nell’ambito della relazione sociale le due dimensioni
entro le quali si organizza il rapporto, sono quelle del possedere l’altro o dello
scambiare con l’altro. La prima nega l’estraneità ed esaurisce la simbolizzazione
emozionale dell’altro (è il cosiddetto potere senza competenza); la seconda,
riconoscendo l’estraneo – e quindi la propria solitudine - consente la realizzazione del
prodotto che emerge dalla reciproca competenza. <<Il passaggio dall’una all’altra delle
due dimensioni si declina lungo un continuum definito da due polarità, da un lato un
17
massimo di simmetria polisemica ed un massimo di acontestualità, dall’altro un sempre
più puntuale ancoraggio al contesto sino alla competenza a simbolizzare l’altro quale
estraneo, che prelude allo scambio produttivo. Prima che l’analisi dei processi
emozionali raggiunga livelli crescenti di riduzione di polisemia, si riscontrano tappe
intermedie di organizzazioni di rapporti entro un relativo ignoramento del contesto,
caratterizzate da copioni emozionali>> (Carli e Paniccia, 2003). Questi copioni, che
più che riguardare emozioni, sono schemi comportamentali inconsci che mirano ad
evocare e sono evocati dalla collusione sociale, sono stati definiti da Carli e Paniccia
come <<neo-emozioni>>;
- lo sviluppo: è il saper fare psicologico, ossia l’intervento. Esso prende vita entro la
relazione individuo-contesto. <<Chi interviene assume la capacità produttiva e la
competenza a scambiare, quali parametri sui quali intervenire, con l’obiettivo di
sviluppare i sistemi di convivenza. […] Un obiettivo che non si configura come uno
stato terminale pre-progettato, ma che si può definire metodologico, co-costruito,
fondato sulla dinamica d’evoluzione delle simbolizzazioni emozionali del contesto e
sulla sostituzione dell’agito emozionale collusivo con il pensare le simbolizzazioni
stesse: […] esso è il ponte che lega la teoria della tecnica psicologica, l’analisi della
domanda, alla prassi d’intervento>> (Carli e Paniccia, 2002, 2003, 2005);
- la committenza e/o il mandato sociale: <<il mandato sociale è il processo di
legittimazione che sta a monte di una prassi, in altre parole, questo processo non
avviene entro la relazione nella quale si realizza quella prassi. Il mandato sociale
definisce finalità, non obiettivi. La committenza, invece, non è scontata, è una
condizione possibile, ma non necessaria della relazione professionale.