I polimeri 
 
 
7 
2 I polimeri 
 
 
I polimeri sono materiali organici ottenuti mediante reazioni di 
polimerizzazione, nelle quali semplici unità molecolari (monomeri) si 
uniscono tramite legami covalenti, dando luogo a lunghe catene 
polimeriche. Il processo di polimerizzazione viene attivato da alcuni 
gruppi funzionali presenti all’interno della matrice polimerica, la loro 
natura e la loro distribuzione spaziale, determina il tipo di polimero in 
formazione. La varietà di forme strutturali, dovute al meccanismo di 
formazione, determina anche le proprietà meccaniche, elettriche e 
termiche. I materiali polimerici sono solitamente definiti materiali 
molecolari, in cui ogni macromolecola è considerata un’entità a se 
stante rispetto alla debole interazione presente con le altre catene. 
I polimeri possono essere classificati in base alla loro struttura 
in termoplastici (lineari e ramificati) e termoindurenti (reticolati). 
Quelli lineari si differenziano in amorfi, cristallini o semicristallini. I 
polimeri reali, tuttavia, contengono sempre regioni amorfe anche per 
matrici con il più alto grado di cristallinità. 
La complessa struttura della matrice polimerica non ci 
permette di definire un unico peso molecolare ma un peso medio, 
definito dalle seguenti relazioni: 
 
Equazione 2.1 Peso molecolare medio numerico 
n
ii
i
M XM=
∑
 
 
Capitolo 2 
 
 
8  
dove X
i
 rappresenta la frazione molare della macromolecola 
avente peso molecolare M
i
. 
 
Equazione 2.2 Peso molecolare medio ponderale 
p
ii
i
M WM=
∑
 
 
dove Wi è la frazione ponderale
1
 della macromolecola avente 
peso Mi. 
Servendosi delle quantità M
i
 e M
p
 si possono ottenere 
correlazioni con le proprietà del materiale che dipendono dal numero 
di molecole, cioè quelle colligative (punto di fusione, abbassamento 
crioscopico, innalzamento ebulloscopico), sia con quelle che 
dipendono dalla loro lunghezza, come quelle reologiche e meccaniche. 
In confronto ai materiali inorganici (di natura covalente o 
ionica), i polimeri si differenziano per strutture normalmente 
disordinate e caratterizzate da deboli legami intermolecolari. 
Diversamente a quanto scritto per le proprietà meccaniche, essi 
presentano un comportamento elettrico assai complesso e non 
direttamente correlabile a grandezze specifiche. 
L’impiego sempre più diffuso di materiali plastici, specialmente 
nel campo dell’elettronica e in quello anticorrosivo, ha spinto 
l’industria e i centri di ricerca ad approfondire la conoscenza delle loro 
proprietà elettriche. 
                                              
1
 la media ponderale si basa sul fatto che una grande molecola contiene una 
quantità maggiore della massa totale del campione di polimero rispetto alla quantità 
contenuta dalle molecole più piccole. 
 
I polimeri 
 
 
9 
La determinazione delle caratteristiche di isolamento elettrico 
dei polimeri isolanti rappresenta una conditio sine qua non anche dal 
punto di vista economico. Recenti studi hanno dimostrato, infatti, 
come il fenomeno della corrosione produce ogni anno danni elevati; 
pari a circa 30 miliardi di euro annui solamente negli Stati Uniti ed è 
stata stimata in un milione di euro giornalieri la spesa per proteggere le 
condotte dal fenomeno della corrosione. 
Il comportamento elettrico dei materiali polimerici 
 
 
11 
3 Il comportamento elettrico dei 
materiali polimerici 
 
 
I materiali polimerici organici oggi conosciuti coprono un 
campo di conducibilità elettriche esteso quanto quello di tutti gli altri 
materiali inorganici. Questi ultimi, però, sono suddivisi in classi molto 
diverse, come i metalli (conducibilità elevate), i semiconduttori 
elementari e composti (conducibilità intermedie) e i ceramici 
(conducibilità basse). 
Vediamo dapprima alcune proprietà dei materiali polimerici 
sottoposti a un campo elettrico. Le considerazioni che seguono hanno 
carattere generale, ovvero comprendono i diversi comportamenti della 
struttura polimerica indipendentemente dal tipo di stimolo elettrico a 
cui è sottoposta. 
 
 
3.1 Processi elementari di polarizzazione nei 
polimeri 
 
I processi dissipativi nei materiali sottoposti all'azione di un 
campo elettrico esterno, sia esso continuo o variabile, avvengono per 
effetto dei movimenti microscopici indotti sulle cariche elettriche delle 
particelle costituenti il materiale stesso (atomi, ioni, molecole) e 
costituiscono i cosiddetti processi di polarizzazione del materiale. La 
loro conoscenza riveste un ruolo fondamentale nello studio delle 
proprietà elettriche in regime alternato poiché tali processi sono 
Capitolo 3 
 
 
12  
direttamente correlabili con la struttura macromolecolare e la 
microstruttura dei polimeri. Una breve trattazione rimane comunque 
utile anche nel caso in cui si indaghi nel campo statico o quasi statico, 
in quanto la polarizzazione riveste un ruolo determinante durante le 
fasi transitorie e di “plateau”. I processi i polarizzazione del materiale 
sono fondamentalmente di quattro tipi: 
 
a) polarizzazione elettronica 
Risultante dallo spostamento degli elettroni rispetto al nucleo 
negli atomi stessi, e perciò presente in ogni materiale. Tale 
spostamento è in sostanza indipendente dalla temperatura ed avviene 
in tempi dell'ordine di 10
-15
 s, corrispondenti approssimativamente a 
frequenze della luce ultravioletta. 
 
b) polarizzazione atomica 
Risultante dallo spostamento relativo di atomi a carica diversa. 
Tale spostamento (non dipendente dalla temperatura) avviene in 
tempi dell'ordine di 10
-12
 s, corrispondenti perciò a frequenze della 
luce infrarossa. Tale processo ha importanza nei polimeri solo in 
relazione alle proprietà ottiche. 
 
c) polarizzazione dipolare o di Debye 
Risultante dal progressivo allineamento dei dipoli esistenti nel 
materiale con il campo elettrico applicato. Se il campo elettrico è 
sinusoidale, i dipoli tendono a seguire le variazioni del campo 
elettrico, dando così un forte contributo ai processi dissipativi. Nel 
caso in cui il materiale sia in condizione di regime stazionario si avrà 
Il comportamento elettrico dei materiali polimerici 
 
 
13 
un comportamento complesso, in virtù del fatto che tali spostamenti 
richiedono tempi variabilissimi in funzione della natura e dei gradi di 
libertà dei dipoli (condizionati dalla struttura e dallo stato 
chimico-fisico del materiale). Questo processo di orientamento ha 
tempi che vanno da 10
-10
 s a tempi dell'ordine dei secondi, minuti, ore 
e anche giorni. La dipendenza della mobilità dei dipoli dalla 
temperatura, rende questi processi termicamente attivati. I processi di 
orientazione dipolare nei polimeri rivestono la massima importanza 
sia per le perdite cui possono dar luogo, sia per le informazioni che si 
possono trarre sulla struttura. Infatti i processi di orientazione 
dipolare sono direttamente legati non solo alla natura dei gruppi 
chimici presenti, all'intensità del loro momento dipolare ed al loro 
numero, ma anche ai loro legami con le catene macromolecolari ed 
alle configurazioni e conformazioni di queste nel caso dei polimeri 
lineari. Sotto l'azione del campo elettrico applicato tali gruppi 
coinvolgono moti di parti più o meno grandi della macromolecola, 
dando luogo ai processi dissipativi rilevati sperimentalmente ed a 
comportamenti in regime stazionario ancora in fase di studio. Tali 
fenomeni sono spesso correlabili coi processi di rilassamento 
meccanico-dinamici. I polimeri che contengono momenti dipolari 
strutturali vengono detti polari, mentre gli altri vengono denominati 
apolari; in realtà, anche polimeri teoricamente apolari possono 
presentare definiti processi di polarizzazione, a causa della presenza 
d’impurezze, dei terminali di catena o di gruppi dipolari derivanti da 
reazioni chimiche (per esempio da ossidazione o degradazione). 
Nel definire i processi elementari di polarizzazione dei polimeri 
bisogna considerare che movimenti molecolari specifici di polimeri 
Capitolo 3 
 
 
14  
completamente amorfi caratterizzano normalmente anche le parti 
amorfe di polimeri semicristallini fino al 30% di cristallinità. 
Analogamente, movimenti molecolari specifici di cristalli possono 
comparire già in polimeri a cristallinità superiore al 60%. Nei polimeri 
amorfi, al di sopra della temperatura di transizione vetrosa
2
, i processi 
di orientazione dipolare coinvolgono movimenti di interi segmenti di 
catena (intermedi o terminali), mentre al di sotto di tale temperatura 
possono avvenire solo limitati movimenti dipolari, sempre causati dai 
gruppi o dalle impurezze presenti. Nei polimeri cristallini possono 
verificarsi questi stessi processi elementari, con tutti i maggiori vincoli 
imposti dal maggiore ordine strutturale. Particolari movimenti 
possono però instaurarsi nelle zone cristalline, ad esempio ai 
ripiegamenti delle catene o lungo i segmenti (rotazioni, torsioni). 
 
d) polarizzazione interfacciale 
Risultante dall'accumulo di cariche elettriche libere (ioni e/o 
elettroni) alle interfacce esistenti nel sistema considerato, possono 
essere di natura microstrutturale e morfologica (se si pensa che un 
polimero semicristallino è costituito da piccole lamelle in una matrice 
amorfa della stessa composizione), o di natura estrinseca, come tra le 
interfacce elettrodiche, o tra quelle polimero-riempitivo. Tali processi 
avvengono di solito per frequenze inferiori a 10
3
 Hz. L’azione 
microscopica è quella di uno spostamento e di una separazione delle 
cariche elettriche all'interno del materiale, causati anche della 
                                              
2 I polimeri sono caratterizzati da strutture amorfe o parzialmente cristalline 
dotate di una limitatissima mobilità a bassa temperatura. La crescita della temperatura 
provoca un aumento della possibilità di movimento delle molecole con il risultato che il 
polimero diventa più flessibile. La temperatura che causa questo incremento di libertà viene 
detta temperatura di transizione vetrosa. In termini più tecnici esprime il passaggio dallo 
stato vetroso a quello gommoso. 
Il comportamento elettrico dei materiali polimerici 
 
 
15 
formazione delle cariche spaziali e della conseguente distorsione del 
campo elettrico. I fenomeni appena descritti inducono spesso ad un 
aumento della capacità misurata. 
 
Nei polimeri si hanno più fenomeni di rilassamento a seconda 
della frequenza, della tensione e della temperatura a cui sono 
sottoposti. La frequenza alla quale avviene il rilassamento per 
polarizzazione dipolare è generalmente bassa (poche centinaia di Hz), 
mentre risulta alta per sostanze organiche a basso peso molecolare. 
Appare chiaro, quindi, che la dimensione della molecola influisce sulla 
frequenza di oscillazione e sul tempo necessario per raggiungere 
l’equilibrio. 
 
 
3.2 Portatori di carica 
 
Innanzitutto si deve osservare che la generazione intrinseca di 
portatori (elettroni o lacune), supposto applicabile il classico modello 
a bande, è assai improbabile nei polimeri. Infatti, essi contengono 
molecole con legami intramolecolari forti, a grande sovrapposizione di 
orbitali, dove gli stati di legame costituiscono la banda di valenza 
completamente piena e gli stati di antilegame la banda di conduzione 
completamente vuota. La separazione E
G
 tra le bande è pertanto 
molto ampia, ben superiore a 1 eV, il che comporta, secondo la teoria, 
un numero di portatori elettronici inferiori a 10
10
 cm
-3
 per 
temperature inferiori a 25°C, e comunque sempre molto piccolo fino 
a temperature prossime a quella di decomposizione (anche tenuto 
Capitolo 3 
 
 
16  
conto del fattore di Boltzmann 
G
(E /kT)-
e ). Sistemi costituiti da una 
singola catena polimetilenica sono stati considerati a questo riguardo, 
giungendo alla conclusione che, anche se generati con difficoltà, 
portatori elettronici (o lacune) potrebbero tuttavia migrare lungo la 
catena con elevata mobilità (50 cm
2
/Vs) prossima a quelle dei metalli. 
Nei polimeri reali, invece, occorre tenere conto della presenza delle 
altre molecole, quindi dei relativi legami intermolecolari deboli, a 
scarsa sovrapposizione degli orbitali, risultanti in bande di energia 
molto ristrette. I portatori possono passare da una molecola all'altra 
solo mediante processi di salti da un sito molecolare all'altro (hopping) 
termicamente attivati, o mediante effetto tunnel, indipendente dalla 
temperatura. 
La mobilità media dei portatori risulta pertanto molto bassa, 
ben al di sotto di 1 cm
2
/Vs, e in genere compresa nell'intervallo 10
-1
 ÷  
10
-9
 cm
2
/Vs e altrettanto bassa risulta, in conseguenza, la 
conducibilità. Da questi valori di mobilità e da quello più sopra 
riportato di E
G
 si ricaverebbero delle conducibilità non misurabili 
nella pratica. In realtà, le ristrette bande di energia risultanti dagli 
orbitali intermolecolari, i vari difetti strutturali sempre presenti ai 
ripiegamenti, ai terminali di catena, alle ramificazioni, alle interfacce 
tra zone amorfe e zone cristalline, le impurezze inevitabilmente 
presenti (additivi, gruppi provenienti da ossidazione, ecc.) possono 
costituire livelli o stati localizzati intermedi, capaci di permettere la 
migrazione dei portatori elettronici, così da rendere misurabile la loro 
pur bassa conducibilità. Lo schema dei livelli energetici in un polimero 
diviene così assai più complicato rispetto a quello dei materiali 
inorganici. In ogni caso, debbono essere presenti portatori di 
Il comportamento elettrico dei materiali polimerici 
 
 
17 
provenienza estrinseca se la loro conducibilità, pur piccola, risulta 
sperimentalmente determinabile. A questo proposito, prende rilevanza 
la conduzione ionica dovuta generalmente ad impurezze, gruppi 
terminali, laterali o in catena ionizzabili, comunque presenti in 
concentrazioni tali da costituire fonte di elevata conducibilità. 
 
3.2.1 Iniezione di portatori 
 
Ruolo fondamentale nella generazione dei portatori rivestono i 
contatti elettrodo-polimero. Essi sono raramente ohmici, cioè a 
caratteristiche I-V lineari, e sono tuttora oggetto di discussione per la 
scarsa conoscenza degli stati superficiali e volumici dei polimeri. In 
generale, gli elettrodi si sono dimostrati tra i più efficaci iniettori di 
cariche, il cui tipo di portatore (elettrone o lacuna) può essere variato 
modificando il tipo di contatto, in modo da variare la posizione 
relativa dei livelli di Fermi nel metallo o nel polimero. Perché un 
elettrone possa passare dal catodo al polimero, deve superare la 
barriera d'energia χ
-
 = φ
M
 - E
A,
 dove φ
M
 è l'energia di estrazione del 
metallo ed E
A
 l'affinità elettronica del polimero. Per lo stesso processo 
all'anodo, una lacuna deve superare la barriera di energia χ
+
 = I
p
 - φ
M
 
dove I
p
 è l'energia di ionizzazione del polimero. Va ricordato, 
comunque, che un contatto può essere energeticamente bloccante, ma 
contemporaneamente agire da iniettore per effetto tunnel. A campi 
elettrici abbastanza elevati l'energia necessaria per l'iniezione dei 
portatori può essere fornita dallo stesso campo elettrico mediante 
l'effetto Richardson-Dushman-Schottky. 
Capitolo 3 
 
 
18  
Oltre che per mezzo del campo elettrico applicato, i portatori 
possono essere iniettati anche per fotoemissione del metallo 
elettrodico sottoposto a irraggiamento luminoso. 
 
3.2.2 Trasporto dei portatori 
 
Una volta iniettati nel polimero, i portatori si comportano 
indipendentemente dalla loro origine, e risentono quindi 
notevolmente degli effetti della temperatura, del campo elettrico locale 
e della struttura polimerica. Durante il loro moto risentiranno perciò 
delle diverse particolarità strutturali che potranno anche bloccarli 
come vere e proprie trappole. Si verificano così vari regimi 
nell'andamento della corrente in funzione del campo elettrico. 
Nei processi di trasporto di carica nei polimeri è stata 
frequentemente rilevata una dipendenza delle energie di 
intrappolamento e delle mobilità dei portatori dal campo applicato, in 
contrasto con le ipotesi della teoria che vede la corrente limitata dalla 
carica spaziale. La forte dipendenza della mobilità dei portatori dal 
campo elettrico applicato e dalle particolarità strutturali crea un 
quadro estremamente complesso, che talora ha portato a risultati 
alquanto incongruenti anche per uno stesso polimero. 
 
Il comportamento elettrico dei materiali polimerici 
 
 
19 
3.2.3 Conduzione ionica 
 
A causa della difficile generazione intrinseca dei portatori ed in 
assenza di processi di iniezione importanti (cioè a campi elettrici 
medio-bassi), la conduzione nei polimeri può effettivamente assumere 
carattere ionico. La generazione di portatori di origine ionica è legata 
alle impurezze quasi sempre presenti e difficilmente eliminabili 
(residui catalitici, additivi, stabilizzanti), da gruppi ionizzabili terminali, 
laterali o in catena (ionomeri, polielettroliti) o da acqua assorbita. Il 
trasporto elettrolitico è stato però stabilito con certezza solo in pochi 
casi: la determinazione diretta della massa trasportata 
elettroliticamente secondo le usuali leggi di Faraday è infatti 
generalmente impossibile, a causa delle piccolissime quantità 
coinvolte. Il trasporto elettrolitico viene perciò dedotto per via 
indiretta specie dalle deviazioni della legge di Ohm. 
 
 
3.3 Conducibilit� elettrica in corrente continua 
 
Generalmente, i materiali polimerici sono poveri conduttori 
dell'elettricità, rientrando per questo nel settore degli isolanti. Ne 
consegue che il numero di portatori, costituiti da elettroni, lacune, 
ioni, o loro combinazioni, deve essere estremamente basso. Il ridotto 
numero di portatori implica una forte dipendenza della conducibilità 
da molteplici fattori: dalla storia termica, meccanica ed elettrica, dalla 
purezza e dal metodo di preparazione. L’insieme di questi fattori 
determina una limitata riproducibilità delle misure di conducibilità in 
Capitolo 3 
 
 
20  
corrente continua e ha precluso, finora, la formulazione di una teoria 
unitaria della conduzione in corrente continua. Contrariamente, 
troviamo in letteratura studi che descrivono le proprietà dielettriche in 
regime alternato nei quali la teoria della polarizzazione e le sue 
descrizioni, sia pure empiriche, forniscono una base generale 
sufficientemente adeguata per molti scopi. Verranno perciò esposti i 
concetti di base più attendibili, avvertendo che molti di essi sono 
tuttora oggetto di ricerca e di discussione. 
La natura macromolecolare dei materiali polimerici provoca 
evidenti effetti su tutte la proprietà fisiche, meccaniche ed elettriche. 
Particolarmente per le proprietà elettriche non si hanno informazioni 
certe sulla natura dei portatori di carica, quindi l’interpretazione del 
comportamento elettrico complessivo di questi materiali deve fare 
riferimento a diversi gradi di dettaglio. Alcuni di questi sono, ad 
esempio, la microstruttura (cristallinità, dimensioni, orientazione, 
distribuzione dei cristalli, presenza di altre fasi), la struttura della 
catena macromolecolare (gruppi laterali, configurazioni, 
conformazioni) e, infine, la natura del monomero
3
 e di altri sostituenti 
presenti in catena. 
Indipendentemente dal modello che utilizziamo per descrivere 
il fenomeno del trasporto di carica, possiamo definire la conducibilità 
elettrica di volume di un materiale (γ
V
[S/m]) sottoposto 
all’applicazione di un campo elettrico costante V, la seguente: 
 
                                              
3
 In greco significa: una sola parte. E’ il costituente fondamentale di un polimero, 
formato da una molecola contenente gruppi reattivi in grado di legarsi ad altri monomeri 
originando una catena lunga. Il gruppo reattivo più importante in polimerizzazione è il 
doppio legame. Il più semplice dei monomeri è l’etilene che dà origine al polietilene. Se due 
o più monomeri diversi reagiscono insieme a dare una catena polimerica mista sono 
chiamati comonomeri 
Il comportamento elettrico dei materiali polimerici 
 
 
21 
Equazione 3.1 Conducibilità elettrica di volume 
Vi
1
nqµ
J
E
γ == =
ρ
∑
 
 
dove J[A/m
2
] è la densità di corrente che attraversa il materiale 
sottoposto al campo elettrico, E[V/m], n
i
[m
-3
], q
i
[C] e µ
i
[m
2
/Vs] 
rappresentano rispettivamente il numero di portatori per unità di 
volume, la carica e la mobilità del portatore i-esimo. La resistività di 
volume è definita come il reciproco della conducibilità, ovvero ρ
V
 
=1/γ
V. 
 Analogamente si definisce la resistività
4
 di superficie come 
l’inverso della conducibilità di superficie σ
s
 =1/γ
s
  
La dipendenza di n
i
 e µ
i 
, oltre che dalla temperatura, dal tempo 
e dalla posizione nel materiale, anche dal campo elettrico applicato 
(elettroni eccitati nella banda di conduzione, ioni provenienti da 
dissociazioni, ecc.), ci induce spesso a parlare di conducibilità 
apparente anziché assoluta, in discordanza quindi rispetto al 
comportamento di un materiale puramente ohmico. 
 
 
                                              
4
 La resistività e la resistenza di un materiale, anche se proprietà collegate, non 
possono essere considerate sinonimi. La resistività è una proprietà intrinseca del materiale, 
quindi indipendente dal geometria del campione. Diversamente, la resistenza non dipende 
solamente dal materiale ma anche dall’area della sezione interessata al percorso elettronico. 
Quando si misura la resistività volumica, la resistenza misurata è moltiplicata per l’area 
perpendicolare al flusso della corrente e divisa per la lunghezza del suo cammino (è 
espressa solitamente in Ω cm). Quando si misura la resistività di superficie, la resistenza 
misurata è moltiplicata per la larghezza della superficie attraverso la quale la corrente scorre 
e divisa per la lunghezza del percorso che la corrente compie su tale superficie (è espressa 
in Ω /).