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cantante può veramente dare la parola a chi non ce l'ha e, soprattutto, dove non
ce l'ha, fuori dal suo ambiente.
Volendo parlare di Renaud non si può prescindere da quello che dice
nelle sue canzoni. Per questo, più che un cantautore, Renaud si deve considera-
re un poeta. La musica è solo il mezzo attraverso il quale diffonde i suoi testi.
Non a caso nella produzione presa in considerazione, quella delle raccolte di
canzoni originali, su 115 canzoni, divise in dieci dischi, ce n'è solo una di cui
non ha scritto le parole, La chanson du loubard del 1977. A parte Soleil im-
monde del 1981, scritta da Coluche, che l'aveva regalata all'amico.
Tutt'altro discorso per le musiche. La musica ha un ruolo secondario
nella produzione di Renaud. Come egli stesso afferma, non si considera un mu-
sicista, ma ha la fortuna di riuscire a creare delle melodie con i pochi accordi di
chitarra che conosce. Ma esse restano comunque semplici e Renaud, soprattutto
nell'ultima fase, preferisce affidare ad altri il compito di scrivergli le musiche.
Nell'ultimo disco ne compone solamente tre, delle dodici che sono raccolte.
Quello che si è cercato di fare con questo studio è soprattutto l'analisi di
ciò che i testi di Renaud raccontano a partire dal 1975, anno in cui esce il primo
disco, fino al 1994, data dell'uscita dell'ultimo. Si è visto come il suo messag-
gio si evolve e cambia nel tempo. Renaud non è importante solo per quello che
ha detto, ma anche per il modo in cui l'ha detto. La scelta di esprimersi con un
linguaggio popolare ha, da un lato, contribuito al suo grande successo; dall'al-
tro, proprio grazie a questo successo, ha contribuito a fare diffondere quel lin-
guaggio in tutta la società francese.
Il lavoro che viene qui presentato è costituito da una parte centrale, in
cui si prendono in considerazione i testi, e da un breve capitolo integrativo,
dedicato alla lingua. Per quello che riguarda il discorso dei testi si è voluto di-
videre la produzione di Renaud in tre periodi, che corrispondono agli esordi, al
3
successo ed alla età adulta. Alcune tematiche sono tipiche di un certo periodo,
alcune altre si ritrovano in tutti e tre, ma con differenti caratteristiche.
Per quello che riguarda la lingua, viene presentato una sorta di "glossa-
rio di Renaud", col quale si cerca, da un lato di rendere visibile l'importanza
che il cantautore ha avuto nella divulgazione di un certo tipo di vocabolario,
proveniente dalle periferie e diventato col tempo "familiare"; dall'altro si offre
al lettore la possibilità di affrontare un tipo di testo che, per il suo linguaggio
lontano dalla lingua letteraria, è particolarmente ostico per chi non ha dimesti-
chezza con la lingua familiare.
Manca volutamente un capitolo dedicato alla musica. Renaud stesso, in-
fatti, ammette la sua scarsa competenza musicale e il fatto che parte dei musici-
sti francesi detesti le sue musiche spartane. Per cui sarebbe inutile dare troppa
importanza ad un aspetto secondario della sua produzione. Soprattutto conside-
rando che l'ultima parte di tale produzione sarebbe comunque esclusa, in quan-
to non si tratta di musiche sue.
La valutazione che, però, più di tutto ha influito sulla eliminazione di un
progettato capitolo sulla musica, è che, quest'ultimo, sarebbe risultato in con-
trasto con il resto del lavoro. L'oggetto di analisi non è infatti la canzone di
Renaud, ma la ricerca del messaggio che il cantautore propone attraverso le sue
canzoni. Ora è evidente che, in questo caso particolare, la musica non offre
nessun tipo di messaggio, per cui essa risulta fuori dal campo d'indagine stabili-
to.
Il testo ne è invece il centro fondamentale e per questo motivo si è rite-
nuto di dover riportare in un'Appendice l'oggetto stesso del lavoro. In essa si
possono ritrovare tutti i testi delle canzoni, e l'indicazione degli album a cui
appartengono; i quali sono disposti in ordine cronologico. Alla fine dell'Ap-
pendice si trovano delle note. Queste permettono una comprensione maggiore
del testo e dell'analisi fatta nei capitoli precedenti.
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CENNI BIOGRAFICI
Renaud Séchan nasce l'11 Maggio 1952, gemello insieme a David, figli
minori di Olivier e Solange Séchan, genitori già di tre bambini. La famiglia
Séchan abitava nel 14° arrondissement, vicino alla Porte d'Orléans, in una di
quelle case che costituivano il limite della città. Al di là c'erano solo terreni
incolti.
Olivier Séchan è l'unico che lavora in famiglia, mentre Solange rimane
a casa a guardare i bambini. Renaud riceve dai due genitori una eredità cultura-
le differente. Il padre era infatti di famiglia borghese, mentre la madre era di
estrazione popolare. Solange era cresciuta in un ambiente proletario, figlia di
un militante stalinista, e aveva lavorato in una fabbrica a Saint-Étienne fino a
vent'anni. Olivier era invece un intellettuale: figlio di un professore di greco
alla Sorbona, era diventato scrittore, ma aveva dovuto abbandonare la profes-
sione per dare da mangiare alla sua famiglia, diventando professore di tedesco
al liceo G. Fauré.
Per quello che riguarda la musica erano i gusti del padre a determinare
cosa si poteva ascoltare in casa e Renaud è cresciuto tra la musica classica e le
canzoni di Georges Brassens.
Scolaro normale nelle classi inferiori, arrivato al liceo nel 1963 comin-
cia a trovarsi male con le nuove materie. In pochi anni scopre le ragazze, le
moto e le feste e il suo rapporto con la scuola diventa sempre più difficile. Nel
1967 non viene accettato al liceo Fauré come ripetente e si iscrive al liceo
Montaigne, nei pressi del quartiere latino. Qui l'ambiente politico è diverso e
Renaud organizza e partecipa a gruppi di protesta. E' un impegno che lo allon-
tana sempre più dalla scuola, ma che gli procura anche problemi in famiglia. La
protesta è, per esempio, anche portare i capelli lunghi, cosa che indigna il pa-
dre, il quale rifiuta di averlo al suo tavolo, costringendolo a mangiare da solo in
cucina.
Nel maggio del 1968, a soli sedici anni, aderisce immediatamente al
movimento di protesta e arrivato il 13 maggio alla Sorbona occupata, non ne
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uscirà che tre settimana più tardi. Nasce in questo periodo la sua prima canzone
di successo, Crève salope, che diventa una sorta di inno degli studenti in prote-
sta. Ma qualche mese più tardi arriva la delusione per la fine del movimento,
anche se Renaud non smette di impegnarsi politicamente.
Nel 1969 viene iscritto in un nuovo liceo, ma durante l'anno decide de-
finitivamente di abbandonare gli studi. I genitori lo obbligano allora a lavorare
per rimanere a casa. Trova un lavoro in una libreria e in questo periodo scopre
il gusto di leggere per piacere. Legge Vian, Prévert, Maupassant, Bruant e altri.
Questo è anche il periodo in cui comincia a frequentate i bar, dove si incontra
con gli amici. Che sono l'auditorio di fronte a cui canta le sue canzoni.
Grazie al lavoro può comprarsi la prima moto, che gli dura sei mesi.
Riesce però a convincere i genitori a comprargliene un'altra. Per merito o per
colpa della moto, Renaud comincia a bazzicare le bande di periferia. Frequen-
tando i giovani teppisti impara a conoscere la loro vita e le zuffe, anche se non
vi partecipa. Rischia anche di diventare un malvivente e lo trattiene solo il pen-
siero del dolore che avrebbe dato alla madre andando in prigione.
Nel 1971 incontra Patrick Deweare che gli offre un posto temporaneo
da attore al Café de la Gare, dove diventa amico di Coluche. Il lavoro notturno
si ripercuote negativamente su quello diurno e in poco tempo Renaud viene
licenziato dalla libreria. Cerca fortuna ad Avignone, ma dopo pochi mesi torna
a Parigi.
Qui, mentre passa da un lavoro a un altro, fa la conoscenza di Michel
Pons, bravo fisarmonicista che canta le canzoni di Bruant e del bal musette.
Renaud scopre la musica popolare, di cui aveva sentito le eco nella casa del
nonno materno, e propone al fisarmonicista di suonare con lui per le strade. Il
loro repertorio è un misto di vecchie canzoni popolari e di canzoni scritte da
Renaud sullo stile di quelle. E' l'inizio della sua carriera. I due vanno a cantare
davanti al Café de la Gare prima dell'apertura. Il proprietario li nota e decide di
farli esibire nel suo locale. Dopo poche settimane Renaud rimane da solo per-
ché il suo compagno deve partire per il militare. Al Café de la Gare capita un
giorno la produttrice artistica della Polydor, Jacqueline Herrenschnmidt, che
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propone a Renaud di incidere un disco. Il primo disco, Amoureux de Paname,
esce nel 1975 e ottiene il favore della critica, che ne apprezza soprattutto i testi.
Ma Renaud è ancora lontano dalla gloria e la musica non gli dà di che vivere.
Nel 1977 incontra Dominique e se ne innamora. Nello stesso anno esce
il secondo disco, Laisse béton. Con questo Renaud conosce il successo, ma
anche tutto ciò che il successo comporta. Primo fra tutti il fatto di venire subito
etichettato dalla critica. Vengono fuori le contraddizioni tra quello che è nella
vita reale e l'immagine che offre di se, contestata dai critici, ma anche dai fans;
che identificano il personaggio delle periferie raccontato nelle canzoni con
l'uomo reale. Nel 1979 esce il terzo disco, Ma gonzesse.
Con Marche à l'ombre (1980) si attira addosso anche l'odio dei comuni-
sti, che non gradiscono alcuni passi della canzone Où c'est que j'ai mis mon
flingue?. Nel marzo del 1980 Renaud esprime il suo amore per la canzone po-
polare dedicando metà del repertorio del suo concerto a Bobino alla "chanson
réaliste" Il pubblico apprezza. Da questo spettacolo nasceranno due dischi: Live
a Bobino (1980), in cui sono raccolte le canzoni del cantautore, e Le p'tit bal du
samedi soir..«et autres chansons réalistes» (1981). Qualche mese dopo, in ago-
sto, nasce la figlia Lolita.
Nel 1981 esce il nuovo disco, Le retour de Gérard Lambert, ma è
soprattutto l'anno in cui muore il suo grande maestro spirituale, Georges Bras-
sens. Quello stesso anno viene pubblicato un fumetto scritto da Renaud, che
racconta le storie di Gérard Lambert, un personaggio delle sue canzoni. Viene
anche eletto Presidente delle Repubblica François Mitterrand, di cui Renaud ha
una grande stima.
L'anno successivo tiene finalmente il suo primo concerto all'Olympia di
Parigi, luogo simbolo del grande successo. Ma il successo vuol dire anche per-
dita di una vita privata e Renaud fugge dalla capitale per rifugiarsi nella sua
barca appena comprata. Per quasi un anno, fino all'estate del 1983, resterà fuori
dal mondo dello show-business. Al suo ritorno comincia a registrare il nuovo
disco, ma abbandona gli studi francesi per andare a Los Angeles. Morgane de
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toi... polverizza tutti i record di vendita per quello che riguarda la canzone fran-
cese, con più di un milione e mezzo di dischi venduti.
Nel 1985 partecipa ad una manifestazione di Greenpeace contro l'ucci-
sione delle balene occupando il locali della Japan Airline, negli Champs El-
ysées. Lo stesso anno pubblica sull'Humanité (Domenica 7 aprile) una lettera
aperta in cui incoraggia Nelson Mandela a continuare la sua lotta contro l'apar-
theid, ma soprattutto diventa il capofila dell'operazione "Chanteurs sans fron-
tières", che ha il fine di aiutare i popoli etiopi, scrivendo il loro inno. Firma un
nuovo contratto con la casa discografica Virgin e pubblica Mistral Gagnant.
Nel 1988 esce Putain de camion, dedicato a Michel Colucci, Coluche,
morto in un incidente stradale il 19 giugno del 1986. A partire da questo disco
Renaud decide di uscire dalle regole del mercato discografico ed evita stampa e
televisione per pubblicizzare le sue nuove opere. Il disco riceverà il Grand prix
du Disque de la ville de Paris, il Grand Prix national du Disque del ministero
della cultura e il Grand Prix della S.A.C.E.M.
Nel 1991 esce Marchand de cailloux.
Nel 1992 partecipa alla realizzazione della trasposizione cinematografi-
ca del romanzo di Zola Germinal, interpretando Étienne Lantier. Tra il 1992 ed
il 1993 collabora con il settimanale Charlie Hebdo.
Nel 1993 riscopre le origini "chtimi" della parte materna e incide il di-
sco Renaud chante el' nord, raccolta di canzoni del nord della Francia.
Nel 1994 esce À la belle de mai.
Nel 1995 rende omaggio al suo grande maestro e pubblica Renaud
chante Brassens, nel quale cerca di mantenersi il più fedele possibile alla ver-
sione originale. Si tratta di un disco che non porta niente di nuovo ai fans di
Brassens, ma che cerca di far conoscere il vecchio cantautore anarchico alle
nuove generazioni.
2000! Durante i suoi concerti Renaud rivela due novità: una buona e
una cattiva. Quella buona è che finalmente, dopo sei anni, è pronto un nuovo
disco. Quella cattiva è che si tratta di un "45 giri", di un disco con due canzoni.
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1. GLI ESORDI: 1975-1980
Un primo periodo nella produzione artistica di Renaud si può individua-
re nell'album dell'esordio e nei due seguenti, con i quali in un certo senso si
definisce e si presenta al pubblico.
Renaud debutta nel mondo discografico nel 1975, ma la sua carriera di
cantante era già cominciata da anni. Almeno dal '68, quando pur ragazzino fre-
quentava gli ambienti universitari, nei quali una canzone scritta a quei tempi,
Crève salope, divenne quasi un inno della rivolta, cantato in tutte le università.
Negli anni successivi Renaud si avvicina al mondo dello spettacolo e, benché
non pensi di diventare cantautore, si guadagna i soldi per la birra suonando
sulle strade o in qualche locale.
1.1 ALBUM DELLA PRIMA FASE
Amoureux de Paname (1975).
1
E' una raccolta di canzoni che egli già
cantava nei teatri e nelle strade e che risentono di questa origine. Si potrebbero
definire, con un'espressione che usa egli stesso, delle "chanson(s) en béton.
2
In
questo primo disco Renaud cerca subito di crearsi l'immagine di personaggio
rivoluzionario e anarchico, scagliando le sue invettive contro la società bene-
stante e perbenista, ipocrita e cinica. Accanto a questa immagine ne offre un'al-
tra di partecipazione morale alla vita della banlieue, che fin da piccolo aveva
frequentato ai margini del 14° arrondissement dove abitava.
Laisse béton (1977). E' il disco che porta alla fama Renaud. La quale
viene raggiunta principalmente grazie alla canzone che dà il titolo all'album e
che fa presa nei giovani perché si rivolge ad essi col loro linguaggio. "Béton" è
infatti l'inverso di "tomber" e fa parte di quel verlan che è alla base del lin-
guaggio dei ragazzi. Il disco in un certo senso completa il precedente. Benché
1
Da questo momento il riferimento ai dischi verrà fatto attraverso la data di pubblicazione, se
non è necessario indicarne il titolo. Il testo integrale delle canzoni citate si può consultare in
appendice.
2
In Ma chanson leur a pas plu ('91).
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manchi il mostrarsi in prima persona, i temi della periferia e della contestazione
hanno la maggior parte dello spazio. Prevale un tono ironico, a volte sarcastico,
ma comunque divertito; anche se non mancano le canzoni malinconiche.
Ma gonzesse (1979). Completa la presentazione di Renaud al suo pub-
blico. Vengono alla luce nuovi aspetti della sua personalità, che egli sente il
bisogno di far conoscere. Più di tutti è forse interessante vedere che già da que-
sto periodo ha un'attenzione particolare verso il mondo dell'infanzia e s'imma-
gina padre, dedicando una canzone ad un ipotetico figlio: Chanson pour Pierrot
('79). Ma in tutto il disco si sente la ricerca del mondo sentimentale ed affetti-
vo. Il rivoluzionario non è persona senza cuore, egli crede nell'amore, nell'ami-
cizia e nei sentimenti.
1.2 L'ANARCHICO E L'OPPOSIZIONE AL SISTEMA
Come già accennato, i primi dischi offrono l'immagine del rivoluziona-
rio e risentono della militanza di Renaud nel movimento sessantottino e della
sua vita passata nelle strade. Principalmente nel primo, Renaud raccoglie le
canzoni più violente contro lo Stato e la società, quasi a volersi costruire una
barricata dietro la quale sentirsi al riparo dai loro attacchi. Si hanno così canzo-
ni come Société tu m'auras pas ('75) o Exagone ('75), con le quali prende le
distanze da una società violenta e cinica, che ha l'unica preoccupazione di per-
petuare se stessa. Ricorda la sua esperienza di sessantottino e di come lo Stato
ha messo in atto una feroce ritorsione contro quel movimento.
3
Egli non può
accettare una società organizzata secondo la forza e la repressione
4
e propone
come soluzione il mito della rivoluzione e della Comune. Una "société" che in
italiano si potrebbe chiamare sistema, nel tentativo di conservarne l'aspetto
negativo che gli viene assegnato. Renaud lotta contro il sistema accanto a colo-
ro che ne sono esclusi.
3
"J'ai vu occuper ma ville\ Par des cons en uniforme\ ...\ J'ai vu pousser des barricades\ ...\ J'ai
vu ce que tu faisais\ Du peuple qui vit pour toi\ J'ai connu l'absurdité\ De ta morale et des tes
lois", in Société tu m'auras pas ('75).
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Il mezzo attraverso il quale il sistema difende la propria legittimità è la
legge e soprattutto sono i poliziotti o, più in generale, gli uomini in uniforme.
Questi sono rappresentati da Renaud come persone violente il cui unico compi-
to è quello di reprimere tutto ciò che disturba la quiete dell'ordine pubblico.
Sono numerosissimi gli aggettivi negativi e le azioni violente che già in questi
primi album utilizza per descrivere i servitori dello Stato. Essi sono dei "cons
en uniforme", dei "fuineurs" che "ont ficelé sur du bois blanc" il povero delin-
quente "Et lui ont tranché le cou"; essi "assassinent". Il cantautore offende le
persone dicendo che sono "aussi cons qu' des militaires". I poliziotti sono visti
come una macchina, privi di pensieri e di morale, tanto che non vengono mai
mostrati come singoli individui, ma rappresentati nel loro ruolo di servitori
(forse servi) dello Stato, dietro al quale la personalità del singolo non può avere
spazio per emergere. Renaud li chiama "les flics", "les militaires", cioè utilizza
sempre un plurale che li trasforma in una forza dietro la quale non ci sono per-
sone.
L'esempio forse più chiaro della funzione dei poliziotti, quella di "faire
regner l'ordre publique", di difesa dell'ordine pubblico in maniera servile ed
acritica, lo si ha in Le blues del la porte d'Orléans ('77). In questa canzone Re-
naud descrive il suo arrondissement e ne definisce i caratteri particolari che lo
distinguono dagli altri, compresa una lingua ed una cultura propri. Subito dopo
commenta: "Tout ça pour dire que l' quatorzième\ C'est un quartier qui est pas
banale\ À part les flics qui sont les mêmes\ Que dans le reste de la capitale".
Per quanto un luogo possa essere particolare e singolare, anche là ci saranno i
poliziotti, essi sempre uguali a se stessi.
Vi è un rancore nei confronti delle forze dell'ordine che deriva dal suo
atteggiamento anarchico, che non gli permette di accettare nessuna disciplina,
tanto più quando è finalizzata all'uso della violenza; ma si spiega ancora meglio
col fatto che Renaud guarda la società, il sistema, dal punto di vista di coloro
che ne sono stati espulsi e che hanno con essa solo dei contatti occasionali, ad
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"La France est un pays de flics\ À tous les coins de rue y'en a 100\ Pour faire regner l'ordre
public\ Ils assassinent impunément", in Exagone ('75).
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esempio proprio attraverso i poliziotti. I quali, in nome della legalità, vanno a
intromettersi nelle regole che governano la vita dei quartieri poveri, pretenden-
do di imporne altre.
Se da una parte c'è lo scontro con lo Stato, derivante dalla sua preferen-
za per la gente delle periferie, Renaud attacca anche un altro aspetto della so-
cietà benestante: la demagogia. E' un atteggiamento che stigmatizza spesso e
che ha un'importanza elevata, visto che è il tema della prima canzone del primo
album, Amoureux de Paname ('75). In questo caso il discorso è duro e forte-
mente accusatorio, afferma "Faudrait remettre vos montres à l'heure\ ...\ Vos
beaux discours y'en a plein le dos" e smaschera il falso interesse dei potenti
verso un tema, quello dell'ecologia, che si affronta solo perché ormai è di moda
e permette perciò di entrare in contatto con un numero elevato di persone.
5
Ma
i suoi destinatari sono accusati di ipocrisia nel momento stesso in cui si rivolge
a loro dicendo "Vous qui voulez du beau gazon\ Des belles pelouses, des p'tits
moutons,\ Des feuilles de vigne et des p'tites fleures", facendo apparire il loro
concetto di natura molto più vicino all'ideale bucolico che alla preoccupazione
di limitare i danni dell'inquinamento. Il solo interesse per questi personaggi è
ancora una volta il potere, un mostro che affascina tutte le persone. E' questo il
commento finale di Exagone ('75),
6
in cui l'ipocrisia e la stupidità del popolo
francese viene descritta mese per mese.
7
Renaud denuncia il fatto, ad esempio,
che ci si indigna per la violenza dei gruppi indipendentisti baschi, ma che in
Francia è ancora in funzione la "guillotine" (marzo); ricorda a chi denuncia
Pinochet che "le fascisme" c'è anche in Francia, esso è "la gangrène\ À Santia-
go comme à Paris" (settembre). Ma la cosa più stupida di tutte è il fascino che
nelle persone esercita l'odiato potere, a cui tutti, però, segretamente ambiscono.
Il riconoscimento supremo per chi accetta le regole del sistema è quello di veni-
5
Si scaglia contro gli "Écologistes du sam'di soir", gli "Écologistes des boul'vards", gli "Écolo-
gistes des grands soirs".
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"Si le roi des cons perdait son trône,\ Y aurait 50 millions de prétendents".
7
In dodici strofe, corrispondenti ai mesi dell'anno, da "janvier" a "décembre", mostra una quali-
tà negativa che caratterizza un avvenimento in quel determinato mese.
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re eletto Presidente della Repubblica. Un riconoscimento a cui aspira anche
"Jojo le démago".
Nella canzone che prende il titolo da questo personaggio, Jojo le déma-
go ('77), Renaud rappresenta la scalata politica di un "fils de prolo", che riusci-
rà un giorno a farsi eleggere presidente, dopo essere stato rappresentante del
suo quartiere. Forse questo è l'atto di accusa più forte nei confronti della dema-
gogia politica. Jojo deve il successo alla stupidità della gente, egli è "L' prési-
dent des gogos"; come ogni buon politico è pronto a dimenticarsi del suo elet-
torato appena è salito al potere, "C'est Jojo l' démago\ Qu'a trahi les prolos", ed
a sfruttare la sua posizione per il proprio interesse personale: "vous paye l'apé-
ro\ Sur l'argent des impôts". Non basta certo il tono scherzoso con cui vengono
lanciate queste accuse e la musica danzerina, lontana dal rock delle canzoni di
protesta, per addolcire il messaggio. Dietro l'ironia si sente forte il desiderio di
accusare e lo scherzo ha il sapore amaro del sarcasmo. Renaud mostra una in-
sofferenza profonda nei confronti di tali personaggi, che si legano in un modo o
in un altro alla stupidità.
La congrega dei politici e degli ipocriti demagoghi si preoccupa, come
si è detto, di mantenere il poter e di perpetuare il sistema attraverso le leggi e
l'uso improprio della forza. Renaud si oppone a questa organizzazione della
società e vede come suo nemico non solo chi è possessore del potere, ma anche
chi trae beneficio da essa e desidera quindi la difesa dell' "ordre publique": il
ceto borghese.
Renaud si scontra con il potere, che lo vorrebbe inglobare nel sistema, e
con la "bourgeoisie", la gente che vive nel benessere e di perbenismo. Anche in
questo caso il tono cambia fra gli album e nuovamente troviamo l'attacco più
violento, sia dal punto di vista musicale che da quello dei testi, in quello del
debutto, Amoureux de Paname. Si trova una canzone come Camarade bourge-
ois ('75) che, rivolgendosi al figlio di papà compagno di scuola, con atteggia-
mento di rimprovero, fa apparire negativi gli oggetti ed i modi di fare di cui si
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serve il ricco per distinguersi dalla massa.
8
Anche nei confronti della borghesia,
così come nei confronti della società intera, c'è la convinzione che tutto possa
cambiare e che il più debole possa vincere contro il più forte. Di nuovo compa-
re l'idea della rivoluzione, rivolta contro i borghesi.
Se in Société tu m'auras pas ('75) la rivoluzione viene collegata ai fatti
storici del 1871, "la Commune refleurira", contro il borghese di Camarade
bourgeois ('75) questa assume i caratteri giacobini della lotta contro il feudale-
simo e la fine che gli spetta è quella degli aristocratici di fine '700: "le jour de
la révolution\ On lui coupera qu' la tête". La rivoluzione, legata all'ideale della
libertà, è vista come qualcosa che ancora deve concludersi in maniera definiti-
va. La Comune e la Rivoluzione del 1789 non hanno completato l'opera di sov-
vertimento sociale, ma hanno in qualche modo segnato una via da percorrere.
Della Comune il cantautore dice appunto che "refleurira", tornerà per portare a
termine il compito iniziato; della Rivoluzione dice che essa "n'a jamais éliminé\
La misère et l'exploitation", mostrando così come una nuova rivoluzione è più
che mai necessaria nella sua società. Ma egli non si sente capo carismatico di
un gruppo rivoluzionario. Aspetta quasi che la rivolta arrivi da sola e l'unico
impegno che si sente in grado di prendere è quello di denunciare i mali della
società attraverso le canzoni. Rivolto al sistema afferma: "Mais en attendant (la
Comune), je chante,\ Et je te crache à la gueule\ Cette petite chanson méchante\
Que t'écoutes dans ton fauteuil". La rivolta è vista da Renaud come un ideale
verso cui tendere, mentre l'azione, lo scontro sociale, riguardano la sfera musi-
cale ed il suo ruolo di cantautore impegnato. E' interessante sottolineare, so-
prattutto in rapporto con ciò che dirà in futuro, che la libertà e il riscatto dei
deboli sono legati alla verità.
9
Il sistema è mostrato ancora come una forza che
utilizza l'ignoranza e la demagogia per controllare il popolo.
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"Le p'tit chèque en fin de moi\ ...\ Tu rules en Ferrari\ Ou en Lamborghini\ Tu rules les épau-
les\ Tu te crois super-drôle".
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"Demain, prend garde à ta peau,\ À ton fric, à ton boulot\ Car la vérité vaincra...", in Société tu
m'auras pas ('75)
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La distanza che sente tra sé ed il mondo borghese è un abisso incolma-
bile, che soffoca persino i sentimenti più nobili e l'amore. In Adieu Minette
('77) un giovane, partito militare, si rivolge alla sua fidanzata di una volta e le
spiega quanto sono diversi. I due personaggi vengono contrapposti e il giovane
sembra riflettere come uno specchio deformante la bella immagine di lei. La
ragazza aveva "cheveux trop blonds\ Décolorés", "grands yeux si bleus\ Trop
maquillés", mentre il giovane "la tignasse en battaille\ Et les yeux délavés". Il
confronto tra il mondo benestante e quello del giovane, che è lo stesso Renaud,
continua nel campo delle amicizie,
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dove ancora una volta la distanza risulta
incolmabile.
Il giovane soldato conclude il suo discorso dicendo che non ci può esse-
re sintonia tra due persone che vivono in ceti sociali così diversi, sia nelle cose
materiali, che nel modo di affrontare la vita. "Tu d'vrais déjà avoir compris\
Qu'on n'est pas né du même côté\ d' la bourgeoisie", il ragazzo dice che la fan-
ciulla dovrebbe aver capito che non sono nati dallo stesso lato della borghesia.
Da queste parole si capisce come secondo il personaggio, dietro il quale si na-
sconde apertamente Renaud, il mondo della borghesia sia separato in maniera
definitiva, come tramite un muro invalicabile, da quello dei ceti sociali meno
fortunati. La maggior parte delle persone si ritrova, senza poterlo decidere, a
vivere nell'uno o nell'altro. Alcuni invece possono scegliere e Renaud, come il
suo personaggio, si schiera dalla parte dei più sfortunati. E' utile ricordare, in-
fatti, che Renaud era figlio di un professore di liceo e di una operaia e che ave-
va vissuto con la famiglia nei quartieri più esterni di Parigi.
1.3 GLI EROI DELLA PERIFERIA
Si può riconoscere nella scelta di prendere la parte delle persone più de-
boli un altro tema fondamentale della sua prima fase artistica di Renaud. Si fa
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Gli amici di lei: "Tu m'a présenté tes copains\ Presque aussi cons qu' des militaires\ C'étaient
des vrais républicains\ Buveurs de bière". Gli amici di lui: "Faut pas en vouloir aux mariolles\
Y z'ont pas eu d'éducation.\ À la Courneuve, y'a pas d'écoles\ Y'a qu' des prisons et du béton\
D'ailleurs y z'ont pas tout cassé\ Y z'ont chouravé qu' l'argenterie".
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paladino non tanto del ceto meno forte della società, come potrebbe essere il
proletariato, ma di quel mondo, di quelle persone, di quella vita che la società
stessa, il sistema, rifiuta, violenta e nasconde dentro le periferie, ai margini
della città.
Accanto al rifiuto della società, Renaud afferma in prima persona, mo-
strandosi come cantautore, che l'oggetto preferito della sua musica non è lo
scontro politico, di cui però non può fare a meno, ma è proprio il mondo della
periferia. Gli piace cantare la gentaglia, la gente disastrata dei quartieri pove-
ri.
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Ancora una volta è col primo album che chiarisce la sua posizione.
Se da una parte sente il bisogno intimo e personale di affermare inequi-
vocabilmente la sua indipendenza intellettuale, dall'altra partecipa alla vita del-
la gente che non ha il diritto di entrare a far parte della società. Si fa loro porta-
voce, in modo da far crollare il muro di indifferenza dietro il quale le persone
perbene nascondono una realtà fastidiosa.
I suoi personaggi sono degli sfortunati, dei derelitti, ai quali il destino
ha negato qualsiasi cosa fin dalla nascita, anche il balsamico amore dei genito-
ri.
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Ma questi personaggi, all'interno delle canzoni, diventano degli eroi. Tutta
l'attenzione è puntata su di loro, tanto che quella vita misera e triste suscita nel
pubblico un certo rispetto e una certa ammirazione; come rispetto e ammira-
zione fanno nascere i grandi eroi della letteratura. Le storie di Renaud, però,
non sono letteratura, sono la vita, per cui si preoccupa di non fare astrarre il suo
eroe in un assoluto, caratterizzando le vicende con elementi di vita quotidiana,
come ad esempio l'uso dei nomi delle fermate della metropolitana.
Si fa portavoce della gente che non può parlare, che non riesce a farsi
ascoltare. Nel primo disco si limita a raccontarne le storie, a farsi testimone
della banlieue; dal secondo dà la parola direttamente ai suoi eroi, i quali parla-
no attraverso le canzoni che mette loro a disposizione. Si passa dal cantautore
che racconta la storia di qualcun altro, al qualcun altro che canta direttamente la
propria storia.
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"Moi j'aime bien chanter la racaille\ La mauvaise herbe des bas-quartiers\ Les mauvais gar-
çons, la canaille\ Ceux qui sont nés sur le pavé", in La java sans joie ('75).