1
CAPITOLO PRIMO
Renato Fucini: vita e opere
I.1 Gli anni pisani e l’esordio poetico
Renato Fucini nasce a Monterotondo, frazione di Massa Marittima, in
provincia di Grosseto l‟8 aprile del 1843.
1
In realtà la nascita a
Monterotondo è dovuta al caso, in quanto il padre David, medico di
una Commissione Sanitaria Governativa, si trovava lì per lavoro,
insieme al dottor Michele, padre di Giosuè Carducci. Il piccolo Giosuè
fu un caro amico di infanzia a cui Fucini rimase legato per il resto
della vita.
Il periodo storico che fa da sfondo alla nascita e alla crescita di Renato
è uno dei più controversi della storia d‟Italia. In quegli anni si
vivevano le Guerre d‟Indipendenza e sembrava concretizzarsi il sogno
di unire l‟Italia. Lo stesso Fucini, in gioventù, sarà un ammiratore di
Garibaldi. Egli vive sia le ansie anteriori all‟unificazione, sia i
1
Per il profilo biografico di Renato Fucini sono state prese in esame le seguenti fonti
bibliografiche: L.G. SBROCCHI, Renato Fucini L’uomo e L’opera, Messina-Firenze,
D‟Anna, 1977; C. SGROI, Renato Fucini, Firenze, Sansoni, 1943; P. BARGELLINI, A
veglia con Renato Fucini, Firenze, Vallecchi, 1943.
2
problemi post unificazione, quando ci si accorge che fatta l‟Italia
c‟erano da fare ancora gli italiani. Con l‟avvenuta Unità politica,
venuto a mancare lo spirito motore a cui si erano ispirati in maggior
parte gli artisti della prima metà del secolo e dei primi anni della
seconda, scrittori e artisti erano alla ricerca di vie nuove anche per
incominciare la nuova fase di “rieducazione” degli Italiani: cercavano
così nuovi temi da sviluppare o ribadivano i vecchi presentandoli sotto
una nuova luce.
2
Fucini stesso sarà attivo tra quella schiera di scrittori
e uomini politici del tempo che prenderanno a cuore il problema del
Mezzogiorno. In questa nuova Italia nasce quella corrente che,
prendendo a spunto il Naturalismo francese, cerca di descrivere la
realtà e la società del tempo. Il Verismo condizionerà infatti, in
maniera totale o marginale, l‟opera degli artisti e scrittori del secondo
Ottocento.
Qualche mese dopo la nascita di Renato la famiglia si trasferì a
Campiglia Marittima, dove rimase fino al 1849. Questi anni furono
importanti per il giovane Renato, in quanto si delineò quel sentimento
per la natura, l‟amore per la caccia e per gli animali, che lo
accompagneranno tutto il resto della sua vita.
3
Agli anni di Campiglia
sono legate le prime esperienze importanti e le prime inclinazioni
2
L.G. SBROCCHI, Renato Fucini, cit., p.31.
3
P. BARGELLINI, A veglia con Renato Fucini, cit., p.2.
3
decisive del futuro Neri Tanfucio (sceglierà questo anagramma del
nome per farsi conoscere al pubblico), dai generosi entusiasmi del ‟48,
alle lietissime gite a piedi tra i boschi e per mare in battello tra
Piombino e l‟isola d‟Elba. Nel 1849 assistette, in mezzo a un gruppo
di liberali, dalla cima del Monte Calvi, al bombardamento di Livorno,
che fu il prologo dell‟ingresso in città di un‟orda di tremila austriaci.
4
Il suo precettore fu un prete, tale Don Giuseppe Barzacchini, che gli
insegnò i primi rudimenti di grammatica.
5
Nel 1849 David Fucini, che aveva preso parte ai moti rivoluzionari del
1848, fu destituito dal suo ruolo di medico e allora per la famiglia
Fucini iniziò un lungo pellegrinare. Da Campiglia emigrarono a
Livorno dove restarono fino al 1853. Qui Renato ebbe come maestro
un certo Giuseppe Taddeini, un uomo severo, da cui apprese come
non si doveva insegnare. Il ragazzo cambiò scuola, quindi, e passò a
quella dei Barnabiti di San Sebastiano. In questo periodo ebbe i primi
contatti con i pittori Macchiaioli
6
che formarono la cerchia dei suoi
amici, quegli amici che gli furono vicino per tutta la sua vita.
4
V. VETTORI, Renato Fucini, in AA. VV., Letteratura italiana, I Minori, Milano,
Marzorati, 1962, pp.3039-3063.
5
L.G. SBROCCHI, Renato Fucini, cit., p.13.
6
Si analizzeranno nel secondo capitolo i rapporti che legarono Fucini e il gruppo dei
Macchiaioli, intanto si ricorda che per il profilo bibliografico dei Macchiaioli sono stati
scelti i seguenti testi: MARIO GIARDELLI, I Macchiaioli e l’epoca loro, Milano,
Ceschina, 1958. DARIO DURBÈ, I Macchiaioli, prefazione di Lamberto Vitali, Roma,
De Luca, 1978.
4
Per le ristrettezze economiche in cui vennero a trovarsi, i Fucini
passarono nel 1853 da Livorno alla villa paterna di Dianella presso
Empoli. Qui il giovane Renato lesse ed imparò ad amare i romanzi
storico-sentimentali del D‟Azeglio e del Grossi. Tra i vari libri
conservati a Dianella vi era un manoscritto in vernacolo pisano
intitolato La Betulia liberata, dal sapore comico-realistico, stile a cui
il Fucini si rifarà. È il maremmano stesso che informa, nelle memorie
postume, su quali furono le sue prime letture e su come lo
influenzarono.
Anche i romanzi del Grossi e del D‟Azeglio avevano per me grande attrattiva, ma
sopra tutti le novelle del Grossi Ildegonda, La Fuggitiva, ed altre che io leggevo
versando torrenti di lacrime. Fra i pochi libri che trovai in un vecchio armadio,
inciampai anche in uno sgualcito quaderno contenente un poemetto manoscritto,
in vernacolo livornese, non mi ricordo se in sestine o in ottave, intitolato La
Betulia liberata.
Era roba un po‟ oscena, ma dettata con molta facilità e con spirito bastante a
dilettarmi grandemente. La lessi e la rilessi finché non l‟ebbi quasi tutta imparata
a memoria. E forse quella lettura gettò nel mio piccolo cervello quei semi che poi
fruttificarono coi sonetti in vernacolo pisano.
7
7
R. FUCINI, Tutti gli scritti di Renato Fucini (Neri Tanfucio), con introduzione di P.
Bargellini, Milano, Trevisini, 1921, p.725.
5
A Dianella realizzò anche i primi saggi di composizione poetica in
vena satirica. Di questo periodo è La Soviglianeide, poemetto in
sestine di cui non è rimasto nulla.
8
Nel 1855 il dottor David Fucini ottenne la condotta della città di
Vinci, dove la famiglia si trasferì definitivamente. Qui però non vi
erano scuole, e così Renato fu mandato ad Empoli nello stesso anno
per continuare gli studi.
Nell‟aprile del 1859, quando Leopoldo II fuggì da Firenze, anche
Renato partecipò alla gioia della liberazione, si entusiasmò e divenne
ammiratore di Garibaldi.
Nel novembre del 1859 Renato si recò a Pisa per iscriversi
all‟università, ma non avendo dato il debito esame di entrata, gli fu
permesso di iscriversi alla facoltà di medicina solo come uditore. Non
ammesso all‟esame di passaggio al secondo anno, gli fu offerta la
possibilità di iscriversi ad un‟altra facoltà. Fra la Veterinaria e
l‟Agraria scelse la seconda, più affine alla sua passione per la natura.
Questi studi gli fecero conseguire la licenza ma non la laurea.
9
Gli anni passati a Pisa furono i più felici della sua esistenza: la città
era famosa per le baraonde di studenti e per il loro spirito battagliero
caratterizzato da avventure di ogni genere e dalla libertà illimitata. Il
8
L.G. SBROCCHI, Renato Fucini L’uomo e L’opera, cit., p.15.
9
P. BARGELLINI, A veglia con Renato Fucini, cit., p.3.
6
battesimo di Renato Fucini tra le matricole pisane avvenne presto: una
sera dovette subire lo scotto della matricola, ovvero pagare da bere a
tutta la compagnia presente al Caffè.
10
Ottenuta la licenza in Agraria, non trovò lavoro consono al suo titolo
di studio e finì per accettare qualsiasi incarico gli venisse offerto.
Nel 1865 la capitale del Nuovo Regno fu spostata da Torino a Firenze
quale conseguenza del patto raggiunto nella Convenzione di Settembre
(15 settembre 1864). Firenze, divenuta capitale provvisoria del Regno
d‟Italia, si era trasformata in un formicaio febbrile di gente.
Data l‟enorme mole di lavoro che questo spostamento portava con sé,
dappertutto si cercavano impiegati, specialmente tra i giovani. Così
anche Fucini, che era stato ingegnere per qualche tempo trovò lavoro
presso l‟Ufficio tecnico comunale. In questo periodo scrisse le prime
poesie di cui abbiamo qualche testimonianza in una delle sue ultime
opere, ovvero Acqua Passata. Anche in questa città i caffè rivestivano
un ruolo importante per la vita intellettuale e fu al Caffè Risorti che
nacque il suo primo sonetto in vernacolo pisano.
11
Nell‟opera Acqua passata è presente un ricordo dal titolo Come
nacque il mio primo sonetto pisano con cui Fucini informa sulla
natura puramente casuale del suo fare poetico:
10
L.G. SBROCCHI, Renato Fucini L’uomo e L’opera, cit., p.21.
11
Ivi, p.22.
7
Sui primi tempi che ero a Firenze a far pratiche nello studio dell‟ingegner Petrini,
capitavo spesso nel Caffè dei Risorti (ora sparito) sull‟angolo fra la via Larga (ora
Cavour) e via de` Pucci, dove, in un crocchio d‟amici, passavo qualche ora
piacevole. Una sera comparve nel caffè l‟ingegnere Olinto Squarcialupi. Il quale
da qualche giorno mancava all‟appello. Tornava di Pisa dove era stato rinchiuso
dalla piena dell‟Arno che, straripando, aveva allagato qualche quartiere della città.
S‟era prestato, con gli ingegneri e con altri impiegati di quel Comune, a portar
soccorso ai bloccati dall‟acqua; e narrò una quantità di episodi tragicomici
piccantissimi e dialoghi di ogni genere avvenuti fra i bloccati che stavano alle
finestre a sbraitare dall‟appetito e i loro soccorritori che erano giù nelle barche.
Uno di questi dialoghi mi piacque più degli altri, e, tornato a casa, lo rifeci in un
sonetto. La sera dopo, lo lessi agli amici del caffè, i quali lo accolsero con un
rumore di applausi e di risate. La sera dopo n‟avevo un altro che ottenne la stessa
accoglienza; la terza sera, un altro; la quarta un altro, e così via di seguito per
molte sere.
12
Nel corso degli anni Settanta dell‟Ottocento Fucini mise assieme una
prima corona di cento sonetti, aggiungendovene poi altri in dialetto e
in lingua italiana. Ma come scrive Croce «non cedette alla tentazione
di fare della sua felice attitudine una professione o un mestiere».
13
12
R. FUCINI, Tutti gli scritti di Renato Fucini (Neri Tanfucio), cit., pp.501-502.
13
B. CROCE, Note sulla Letteratura italiana nella seconda metà del secolo XIX, in
«Critica», IV, (1906), pp.249-266.
8
I suoi felici sonetti in vernacolo pisano gli fecero ottenere il favore di
Raffaello Foresi, direttore di un diffuso giornale, «Il Piovano
Arlotto»,
14
e fecero rapidamente il giro dei vari caffè. Il suo umorismo
e la sua poesia furono subito apprezzati da critici, letterati e poeti del
tempo, quali Fanfani, Prati, Aleardi, Forese, Rigutini ed altri che lo
introdussero nei vari salotti dell‟alta società fiorentina. I signori
Ubaldino ed Emilia Peruzzi lo presero a benvolere e lo presentarono a
letterati ed uomini politici del tempo quali Sidney Sonnino, Leopoldo
Franchetti, Edmondo De Amicis e Pasquale Villari. La sua cerchia di
amici si allargò fino ad includere il prof. Giambattista Giorgini
(genero del Manzoni), i fratelli da Vinci, il Fattori, il Ceseri, il Corcos,
insomma a tutto il gruppo di pittori Macchiaioli.
Fucini fu però attivo anche in altri campi: fu milite della Guardia
Nazionale Fiorentina e dovette svolgere bene il suo compito in quanto
il 31 luglio 1870 fu nominato caporale della guardia stessa, posizione
che occupò fino al 1871.
15
L‟esperienza nella Guardia Nazionale lasciò il segno, tanto che Fucini
la ricorda con ironia nelle memorie postume:
14
V. VETTORI, Renato Fucini, in AA. VV., Letteratura italiana, I Minori,cit., p.3040.
15
L.G. SBROCCHI, Renato Fucini L’uomo e L’opera, cit., p.23.
9
Bella, stupenda istituzione, in teoria, quella della Guardia Nazionale, la quale non
aveva altro difetto che quello di essere, in pratica, la istituzione più ridicola che
fantasia umana possa immaginare.
Quali le cause? In verità il problema non è punto difficile a risolversi, se si pensa
a ciò che si può ricavare da un essere senza spina dorsale, cioè da una milizia
senza disciplina.
16
Nel giugno 1871 la capitale fu spostata ancora da Firenze a Roma e
ciò causò la perdita dell‟impiego per moltissimi fiorentini e toscani.
Anche Fucini fu licenziato, ma la pubblicazione dei Cento Sonetti in
vernacolo pisano (1872) gli aprì una nuova carriera, quella letteraria.
Nello stesso anno fu nominato socio letterario della Società per
l’incremento del Teatro comico in Italia.
La raccolta dei Sonetti presenta una struttura organica ben definita che
denota l‟attenzione e la cura che l‟autore ha preso per organizzarla e
per i temi in essa svolti. La prefazione stessa è una sonettona (termine
inventato da Fucini per indicare un sonetto con una coda lunghissima)
intitolata Un bastrè’n casa di Neri, composta di musica, versi, parole
onomatopeiche, dialogo mosso e vivo, parole straniere adattate in
dialetto. Il protagonista dei sonetti è Neri (o Nerino), il cui padre è uno
strozzino e la cui madre è padrona di un casino; un tipo allegro,
16
R. FUCINI, Tutti gli scritti di Renato Fucini (Neri Tanfucio), cit., p.514.
10
osservatore e burlone che appartiene alla piccola borghesia e non al
popolo. La maggior parte dei sonetti tratta di eventi quotidiani che
possono o meno aver fatto scalpore, ma che nello stesso tempo
cercano di presentare e mettere a nudo le condizioni sociali del tempo.
Quasi tutti i sonetti della prima raccolta sono dialogati e trattano di
sentimenti che vanno al di là della semplice battuta dialogica, del
semplice commento giornaliero, della semplice osservazione,
insomma hanno radici profonde nell‟animo di Neri. Intorno al
protagonista c‟è sempre una folla, e molto spesso i nomi dei
personaggi tradiscono la cultura dell‟autore.
Non tutti i sonetti sono di indole comica: ce ne sono alcuni in cui il
sentimento trabocca e si eleva a raggiungere un‟intensità drammatica
(si vedano La molte d’un bimbo, La mamma molta e Miseria). In
questi sonetti la commozione è evidentemente autentica, ma come
sostiene Vittorio Vettori «viene rapidamente assorbita nel miracolo
della vita e della parola, del fresco motteggio e dell‟antica e
disincantata ma nondimeno ilare sapienza comune, con una decisione
e una forza che l‟icastica misura di quattordici versi vale a
sottolineare».
17
17
V. VETTORI, Renato Fucini, in AA. VV., Letteratura italiana, I Minori,cit., p.3045.
11
Si veda ad esempio la drammaticità del sonetto La mamma mòlta.
Babbo
(Pover‟ a noi!)
Figliuola
Perché sospiri tanto?...
Babbo, rispondi; dimmelo cos‟hai.
Babbo
Nulla, piccina mia (mi scappa ‟r pianto)
Figliuola
Ma quando tólna mamma riderai?
Babbo
Si….rideremo…
Figliuola
E tolnerà fra quanto?
Babbo
Presto.
Figliuola
Ma dov‟è andata? Te lo sai.
Babbo
Io…sì…lo so…(mi sento ‟r core ‟nfranto)
12
Figliuola
Mamma ‟attiva! Nu ci ha scritto mai.
Se potessi sapere quando viene,
‟Li vorrei preparà la festicina,
C‟è le rose dell‟òlto tutte piene…
Ma dunque quando tòlna, eh?
Babbo
Domattina.
Figliuola
Babbo…un bacio, ti voglio tanto bene…
Babbo
(Quanto l‟aspetterai, povera Nina!).
18
I sonetti che trattano della Guardia Nazionale sono delle vere e proprie
macchiette che mettono in caricatura il coraggio dei militi e
l‟intelligenza dei caporali presentando vari aspetti della vita militare,
ma in realtà nascono da un‟ispirazione polemica.
Si veda ad esempio il sonetto dal titolo La disciplina della guardia
nazionale. Ossia er capurale di ronda e la sentinella.
18
R. FUCINI, Tutti gli scritti di Renato Fucini (Neri Tanfucio), cit., pp.876-877.