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Introduzione
Il turismo è una delle attività economiche che cresce più rapidamente ed è
diventato, ormai, una fondamentale attività umana che riguarda decine di milioni di
persone.
Questo fenomeno oggi rappresenta uno dei comparti dell’economia che offre le
maggiori prospettive di sviluppo economico a livello globale e, sempre più spesso,
costituisce uno dei principali driver alla base di una strategia di sviluppo.
Proprio a causa di quest’enorme sviluppo anche le abitudini di viaggio, col
passare del tempo, sono andate modificandosi fino ad arrivare comprendere un
sistema di domanda e offerta molto variegato. I consumatori di oggi, infatti,
presentano specifici bisogni e desideri che devono essere soddisfatti con specifici
prodotti ed esperienze. Di conseguenza, per far fronte ad una domanda così
variegata, anche l’offerta deve farsi sempre più diversificata. Questo richiede una
capacità di adattamento e diversificazione non indifferente per le destinazioni.
Per rispondere a questa situazione quest’elaborato propone un’ analisi del
turismo industriale come occasione per caricare di capitale simbolico una regione e
accrescere il valore aggiunto dell’offerta turistica di quest’ultima.
Il turismo industriale si caratterizza per essere il turismo della scoperta del
passato attraverso la visita alle strutture, ai luoghi e agli oggetti, che aiuta a capire
chi siamo oggi e cosa stiamo facendo. L’aspetto caratterizzante è quello costituito
dalla scoperta dei valori e dell’identità di un luogo attraverso nuove offerte
orientate all’educazione e alla diffusione della conoscenza. La crescita di questo
tipo di turismo può essere rapportata anche all’esigenza maturata dai turisti di
essere educati durante il loro soggiorno attraverso tipologie di attrazioni che
implichino un coinvolgimento attivo.
Questa branca del turismo vuole conseguire lo scopo di promuovere e rinnovare
l’offerta turistica di una destinazione mediante la valorizzazione delle sue risorse e
la messa in scena di esperienze a contenuto didattico-educativo così che queste
diventino un attrattore turistico rilevante.
A partire dagli anni Settanta del secolo scorso si è verificata una riscoperta del
territorio caratterizzata, soprattutto, per la ricerca della storia e della società locale,
delle tradizioni e dell’intelligenza imprenditrice che le rinnova. In questo modo il
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territorio è diventato non solo una risorsa, ma anche una forma dello sviluppo
economico.
Il turismo industriale ha l’ambizione di intercalare questa esigenza di riscoperta
nel territorio di riferimento attraverso la conservazione, la rigenerazione e la
valorizzazione delle testimonianze del passato recente. Ciò permette alle città e ai
luoghi destinati a questo tipo di turismo, di caratterizzarsi come nuovo prodotto
turistico attraverso il recupero e la rinascita di aree e edifici che altrimenti
sarebbero considerati solo per la loro valenza produttiva o, nel peggiore dei casi,
abbandonati e lasciati nel degrado.
La valorizzazione delle aree industriali permette non solo di migliorare la qualità
del territorio grazie all’attenzione che si crea attorno al prodotto turistico, quindi
alla nascita di tutte le forme di servizi complementari, ma fa in modo che l’industria
assuma all’interno della società un ruolo sociale e culturale. Aprire le porte delle
aziende significa avvicinare la popolazione ad una realtà che al giorno d’oggi
risulta sempre più marginale e permette, a giovani e non, di scoprire il bagaglio di
specializzazione tecnica che interessa le attività produttive.
In questo elaborato si vuole porre l’attenzione sul turismo industriale e su come
questo possa cambiare l’immagine di un’area e valorizzarne le risorse esistenti al
fine di creare un prodotto turistico dal forte appeal per i turisti e che si ponga come
volano per il miglioramento delle qualità ambientali e di vita per i residenti
dell’area di Porto Marghera.
Nel primo capitolo si è cercato di delineare il fenomeno del turismo industriale
attraverso lo studio del fenomeno nella letteratura presente ad oggi. E’ stato
definito il segmento, le varie tipologie di offerta che lo caratterizzano e la domanda.
Nei seguenti due capitoli, quindi secondo e terzo, sono stati esaminati due casi
pratici di rinnovamento urbano e dell’immagine cittadina di Glasgow e Rotterdam.
Queste due realtà si inseriscono all’interno del contesto europeo attuale come due
città dinamiche, effervescenti e vitali, ma non sono sempre state così. Esse si sono
sviluppate soprattutto durante la Rivoluzione Industriale, ma nel periodo di
passaggio dall’economia della “produzione” a quella dei “servizi” hanno dovuto
subire un drastico processo di deindustrializzazione riconvertendo tutte le loro
funzioni. Grazie a delle acute politiche di city marketing e marketing territoriale
entrambe hanno saputo risollevarsi e diventare due città di riferimento all’interno
della situazione europea.
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La città di Glasgow è stata scelta perché si è voluto proporre l’esempio di una
realtà che è riuscita a cambiare drasticamente la sua immagine nel corso del tempo
sfruttando la sua elezione a Capitale Europea della Cultura nel 1990, facendo leva
sulle sue caratteristiche peculiari e grazie ad un’attenta collaborazione tra le varie
forze di governo locale.
Fondamentale, per redigere questo capitolo, è stata la visita della città insieme al
Sig. William Barr della Scottish Industrial Heritage Society (SIHS), e del Sig. Mark
Watson dell’Historic Scotland che mi ha fornito alcune pubblicazioni in merito alla
storia della città.
La città di Rotterdam, invece, è stata scelta perché si avvicina di più alla nostra
realtà lagunare. Anch’essa si caratterizza per essere un importante porto e aveva
deciso, in passato, di basare la propria economia sul settore del petrolchimico e
della cantieristica navale. Tuttavia Rotterdam ha preferito cambiare direzione,
passando da un’economia della produzione a quella dei servizi imponendosi,
quindi, come metropoli del terziario avanzato. Oltre a questo Rotterdam è un ottimo
esempio di città che riserva grande attenzione nei confronti della popolazione
residente e nella gestione del porto come prodotto turistico. Anche qui il contatto
con Irma de Winter della fondazione Industrieel Toerisme è stato fondamentale per
redigere il capitolo.
Nel terzo capitolo si analizzano la storia e l’evoluzione produttiva di Porto
Marghera dalla sua nascita ai giorni nostri e come la zona industriale s’inserisce
all’interno del contesto veneziano, grazie ai contributi del COSES e dell’Arch. I.
Scaramuzzi.
Nel quarto capitolo è stato analizzato come anche a Venezia, e più
specificatamente, nell’area di Porto Marghera, si possa sviluppare una forma di
turismo industriale volta al rinnovamento e alla diversificazione dell’offerta grazie
alla riscoperta, alla valorizzazione e alla comunicazione dell’identità locale e
facendo di questa una leva per lo sviluppo locale. Questo attraverso due progetti:
“Le Nuove Vie di Porto Marghera”, iniziativa a cura del VEGA Parco Scientifico e
Tecnologico di Venezia e intrapresa tra i mesi di Novembre 2008 e Marzo 2009,
che ha richiamato nell’area industriale circa 4000 persone. L’analisi del flusso
turistico è stata poi redatta sulla base dei dati forniti dalla società Impact S.r.l..
L’altro progetto, invece, consiste nella proposta (mai concretizzata) elaborata dal
COSES nel 2006 per conto della Provincia di Venezia. Questo progetto prevede la
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creazione di un museo “virtuale” composto dalla stanza Marghera che si suddivide
in più “porte”, ognuna delle quali approfondisce una tematica riguardante la storia
produttiva di Porto Marghera. I percorsi suggeriti virtualmente dovrebbero poi
concretizzarsi nella realtà attraverso la creazione d’itinerari reali.
Questi due progetti costituiscono due proposte attraverso cui l’area industriale
potrebbe “riconvertire” la sua immagine mettendo a disposizione della cittadinanza
e dei turisti il suo patrimonio industriale.
L’obiettivo di questa tesi, pertanto, consiste nel valutare la possibilità di inserire
la proposta di turismo della scoperta economica all’interno del più grande circuito
turistico lagunare allo scopo di rigenerare, per quanto possibile, l’area industriale e
ampliare l’offerta turistica di Venezia in un’ottica più sostenibile.
Nell’ultimo capitolo, il sesto, si analizza l’importanza del territorio come leva
per uno sviluppo turistico sostenibile e viene trattata tematica del management della
destinazione allo scopo di suggerire un modo per gestire la collaborazione tra i vari
enti partecipanti e lo sviluppo e la concretizzazione di questo nuovo prodotto
turistico allo scopo di rigenerare e rivitalizzare l’area di Porto Marghera.
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1. Il Turismo Industriale
1.1 DEFINIZIONE DEL FENOMENO
Quello del turismo industriale è un tema di ricerca relativamente inesplorato che
si caratterizza per la visita alle strutture, ai luoghi e agli oggetti che cercano di
trasmettere al visitatore una conoscenza delle metodologie, degli strumenti, dei
processi delle attività produttive e delle persone di un territorio. È un turismo della
scoperta del passato che aiuta a capire chi siamo e cosa stiamo facendo oggi, che
cerca di trasmettere valori e identità grazie all’archeologia industriale, ai musei
d’impresa, alle visite aziendali e ai distretti industriali, ai villaggi aziendali e agli
spacci aziendali. Si può identificare come una “tipologia di turismo particolarmente
variegata e complessa, difficile da circoscrivere, poco conosciuta quest’ambito del
turismo risulta essere interessante tanto per le imprese turistiche quanto per gli altri
settori produttivi, nonché per il turista” (Grollo, 2011).
Gli sforzi europei per conservare il passato industriale hanno avuto inizio negli
anni Sessanta, e in Nord America negli anni Settanta. I cambiamenti tecnologici
intervenuti dal secolo scorso hanno contribuito a modificare le vecchie economie,
trasformandole in sistemi più orientati ai servizi. Questa ristrutturazione ha
provocato l’abbandono di una buona parte dell’industria pesante tradizionale, e il
conseguente deterioramento di molte strutture e paesaggi ad essa associati. Ciò ha
fatto sì che negli ultimi anni le regioni post-industriali reinterpretassero le risorse
superate, riuscendo così a commercializzare il patrimonio industriale come una
nuova risorsa generando, allo stesso tempo, un grande impegno per conservare il
passato industriale. Molte comunità urbane e rurali hanno dovuto fare uno sforzo
consapevole per reinventare la loro immagine, da centri industriali a destinazioni
turistiche. (Bramwell e Rawding, 1996; Mansfeld, 1992).
L’industria, di fatto, con i suoi prodotti può essere un formidabile luogo di
divertimento. In altri paesi europei questa risorsa viene sfruttata da anni e con
successo. Sembra incredibile ma in Francia ci sono 5.500 aziende a disposizione
per visite turistiche e sono addirittura novemila in Germania. In Italia invece,
malgrado la forza e la capillarità del suo tessuto industriale, non si visitano
fabbriche per divertimento. A Wolfsburg non nascondono di essere il luogo dove si
producono le Volkswagen e a Stoccarda si vantano di produrre la Mercedes e la
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Bmw, lo scrivono nei depliant turistici e aprono i cancelli ai visitatori con grande
successo. Il Ministero del Turismo francese ha valutato che nel 2001 sono stati
nove milioni i visitatori delle imprese aperte: l’Airbus in Francia ha avuto, nel
2000, 74.500 visitatori, una Centrale Elettrica in Bretagna 360 mila. Una recente
indagine ha dimostrato che il 60% dei turisti avrebbe voglia di visitare una fabbrica;
in cima ai desideri ci sono automobili e aerei, ma vanno forte anche
l’agroalimentare e i musei tecnici.
L’interesse verso questo nuovo tema è solo recente e questo comporta la
mancanza di alcune definizioni universalmente riconosciute, infatti il termine
turismo industriale assume significati diversi a seconda del contesto in cui è
inserito.
In alcuni paesi il turismo industriale si concretizza principalmente nella visita
presso aziende la cui produzione è attiva, mentre in altri paesi si riferisce
prevalentemente alla visita del patrimonio industriale dismesso, non più operativo,
oppure comprende entrambi i significati.
In Francia, la visione dominante del tourisme industriel sembra essere quella
della visita alle imprese ancora operative. Già nel 1930 lo stabilimento Peugeot a
Sochaux aprì le sue porte ai visitatori, seguita da molte altre imprese, come il
birrificio Kronenbourgh a Strasburgo. Dal 1990, molte società francesi hanno
aperto le loro porte per fidelizzare i clienti. Nel 2006 sono state circa 1,700 le
aziende elencate sul sito web www.visite-entreprise.com. In diverse regioni
francesi, le organizzazioni locali, tra cui camere di commercio e industria, uffici
turistici e gli operatori di viaggio hanno anticipato questa tendenza proponendo
pacchetti turistici sul tema. Per esempio, a Pays de la Loire molte aziende della
regione sono state coinvolte nello sviluppo di un sito web comune:
www.visiteznosentreprises.com.
In Germania, invece, l’ Industrietourismus è spesso associato alla visita del
patrimonio industriale, in particolare nella regione della Ruhr, ma anche in altre
regioni con una forte base industriale. I vecchi edifici industriali sono stati
ristrutturati e convertiti in attrazioni turistiche.
In altri paesi, il termine "turismo industriale" non è molto comune. La gente
preferisce usare i termini più neutri, quali "visite aziendali" o "visita della
fabbrica". Il vantaggio principale di usare questi termini è che non sono
direttamente connessi con il turismo, ammettendo così, un ventaglio più ampio di
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motivi per visitare una società (tempo libero, l'istruzione, lo scambio di conoscenze,
ecc). Altri ancora usano il termine "visite tecniche” per indicare le visite effettuate
con un motivo formativo o professionale.
Anche tra gli studiosi si osserva una certa confusione quando si tratta di definire
il turismo industriale: Peumans (2006) definisce il turismo industriale come
sottocategoria del “Educational Tourism”, turismo scolastico, a scopo educativo,
per cui l'obiettivo principale dei visitatori è quello di ampliare le proprie
conoscenze su un tema specifico. Frew (2000), invece, afferma che “industrial
tourism involves visits by tourists to operational industrial sites where the core
activity of the site is non-tourism oriented”. Ciò significa che il turismo industriale
implica la visita da parte dei turisti presso siti industriali operativi in cui l'attività
principale del sito non è orientata verso il turismo quale attività caratterizzante
perciò le visite al patrimonio industriale non più attivo sono escluse da questa
definizione.
Altri, invece, come WES Consult (2005) lo definiscono come “as all tourism-
related activities that aim to attract visitors that want to discover operational and
non-operational firms” intendendo il turismo industriale come tutte quelle attività
collegate al turismo che puntano ad attrarre visitatori che vogliono scoprire le
imprese operative e non.
Li e Soyez (2003) presentano un modello bidimensionale per la categorizzazione
dei prodotti turistici industriali, con l'asse orizzontale che indica la differenza tra il
patrimonio e il mercato (imprese operative) e l'asse verticale che va da luoghi da
destinazione. Le visite aziendali, quindi, si combinano in una posizione con il
mercato, mentre i “brand parks” sono considerati esempi di destinazioni nel
mercato.
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Figura 1 Modello bidimensionale per definire il prodotto industriale
Fonte: Li e Soyez (2003)
Allo stesso tempo, però, in letteratura sussistono delle differenze a proposito
delle “industrie” che dovrebbero essere visitate. Yale (1991) definisce il turismo
industriale come la presentazione del “contemporary manufacturing process”,
tralasciando così la visita alle società di servizi. Analogamente Swarbrooke (1005),
lo definisce come “visits to working factories to see industry in action. Mainly
manufacturing industry”. Anch’egli pone l’enfasi sul processo di produzione
ponendo maggiore attenzione sulla visita della produzione, escludendo quella dei
servizi ed il patrimonio industriale.
MacCannel (1976), tuttavia, afferma che tutte le imprese moderne possono
diventare un’attrazione turistica se lo desiderano. Frew (2000), infatti specifica
ulteriormente quest’ultima definizione, sostenendo che il termine “industriale”
dovrebbe essere letto come “settore” non solo come “produzione”. Quest’ultimo
punto di vista si accompagna bene con la definizione di industria data di Hill et al
(1975): “Industry comprises agricolture, forestry, fishing, mining, construction,
wholesale trade, finance, insurances, teal estate, services, reatail, tran sport,
communications, energy, health services and production”. La produzione dunque
deve essere considerata come una parte dell’industria.
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Per di più, i prodotti turistici industriali possono essere classificati, secondo
Peumans (2006), in base alla loro tangibilità o intangibilità. Alcune aziende
producono beni che si possono toccare, vedere, a volte se ne possono anche sentire
l’odore ed il sapore durante la visita, ad es. presso una fabbrica di birra o di
cioccolato. Altre volte invece la visita si caratterizza per l’intangibilità del prodotto
che si va a conoscere, come per es. durante la visita al Parlamento o a un’istituzione
civica durante la quale vengono mostrati i servizi offerti da queste istituzioni.
Prentice (1993) ha individuato 23 diversi tipi di attrazioni turistiche, di cui la
nostra visione del turismo industriale comprende 4 di queste 23 categorie: le
attrazioni legate alla produzione autentica (ad esempio aziende agricole, vigneti,
pesca, ecc); la produzione artigianale (scultori , falegnami, tessitori, ecc); le
fabbriche (la produzione di massa) e i trasporti (per esempio un giro su un
traghetto). Allo stesso modo, Carter (1991) distingue quattro diverse categorie di
attrazioni turistiche industriali
1. Controversial Industries, come ad es. l'energia nucleare;
2. Wonders od the world, che abbraccia per lo più notevoli esempi di
ingegneria civile e costruzione, come dighe e ponti enormi;
3. Shops connected with experiences, comprende lo shopping in negozi di
lusso e di prodotti artigianali. Se la visita aziendale è legata a questo tipo di
negozi, diventa parte dell'esperienza di shopping;
4. Real work comprende visite ad aziende che danno un assaggio di come
funziona la vita reale. Questa categoria racchiude per esempio visite ai siti
di produzione dei prodotti chiave della vita quotidiana (come il pane o
latte), ma include anche visite guidate attraverso il servizio o le
organizzazioni amministrative (come il parlamento, la borsa, ecc.) Inoltre,
non solo il processo di produzione in senso ampio è rilevante, ma annovera
all’interno della visita il processo di management, quindi si va a mostrare
come una azienda offre corsi di formazione, come prestazione di servizi,
come è organizzata e come si esercita la leadership (Carter, 1991).