Introduzione Riflettere oggi sull'importanza del pensiero dei due più significativi
protagonisti del panafricanismo, può apparire a primo impatto una
scelta poco attinente con le tematiche solitamente affrontate nelle tesi
di antropologia. Il pensiero di Marcus Garvey è generalmente oggetto
di interesse degli studiosi di storia, filosofia, scienze politiche. W.E.B.
Du Bois è stato tradizionalmente affrontato in vari campi del sapere:
dalla letteratura, alla filosofia, alla sociologia (Du Bois è spesso
ricordato come il primo sociologo di colore), e ultimamente anche da
alcuni studiosi italiani provenienti da molteplici ambiti di ricerca.
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Garvey è ricordato innanzitutto per aver creato il più grande
movimento di massa nero nella storia degli Stati Uniti. Il percorso
politico-intellettuale di Garvey è stato quindi da sempre analizzato dal
punto di vista storico-politico, evidenziando il suo contributo nell'aver
sviluppato e diffuso una coscienza di razza tra gli afroamericani e
nell'aver posto le basi per un movimento transnazionale di riscatto
sociale fondato su concetti di orgoglio, solidarietà ed emancipazione
razziale. La determinante influenza del suo pensiero risulta evidente
non solo nella nascita e nello sviluppo di alcuni importanti movimenti
politici del Novecento impegnati nella lotta alla discriminazione
razziale negli USA (come il Black Power e il Nation of Islam), ma
anche nella nascita del Rastafarianesimo, un movimento politico-
religioso con una forte connotazione messianica nato in Giamaica
1 Cfr. Beneduce, R., L’etnopsichiatria della migrazione. Fra eredità coloniale e politiche della
differenza , in: « 900» . Rivista semestrale di storia e cultura contemporanea, n. 8-9, gennaio-
dicembre 2003; Mellino, M. La critica postcoloniale: decolonizzazione, capitalismo e
cosmopolitismo nei postcolonial studies, Meltemi, Roma 2005; Mezzadra, S., At the Edge of a
Black World. L'immaginazione geografica di W.E.B. Du Bois, la scoperta dell'Africa e la
reinvenzione del mondo, in « Aut Aut » Altre Afriche n. 339, luglio-settembre 2008 ; Portelli A., La
linea del colore: saggi sulla cultura afroamericana , Manifestolibri, Roma 1994
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negli anni Venti e diffusosi successivamente a livello mondiale. Il
pensiero di questi due grandi del panafricanismo, che era stato
generalmente oggetto di studi storici, politici e sociologici, dagli anni
Sessanta in poi comincia a essere affrontato in maniera approfondita
nel Regno Unito e negli USA da tutta una serie di studiosi che
vengono generalmente collocati nell'ambito dei black studies ,
subaltern studies , studi post-coloniali e studi sulla diaspora.
In ogni caso, tenere conto della grandissima importanza delle
problematiche sollevate da questi due intellettuali, oltre che dal
pensiero panafricano in generale, è a mio avviso molto utile per la
ricerca antropologica, e va in direzione di quell'approccio olistico e
interdisciplinare che sempre più viene rivendicato oggi dal mondo
antropologico stesso. Ad esempio, potrebbe essere interessante per
l'antropologia riconsiderare alcuni punti della riflessione di questi
studiosi nell'analisi delle dinamiche di costruzione delle identità dei
soggetti postcoloniali e trans-nazionali, nello studio dei razzismi
contemporanei o delle politiche dell'alterità per quanto riguarda i
migranti 2
.
Premetto subito che il presente lavoro non ha sicuramente come
obiettivo uno studio comparativo delle opere di Du Bois e Garvey. In
questa sede, vorrei provare a riconsiderare alcune teorie e percorsi
interpretativi di questi due pilastri del pensiero panafricano, indagando
in particolare sulle loro concezioni di razza, identità razziale, identità
nera e blackness ; concezioni che erano e continuano ad essere al
centro dei dibattiti degli intellettuali panafricani.
Gli studi e le teorie portate avanti da molti filosofi del
panafricanismo rivelano innumerevoli campi di interesse e tematiche
in comune con quelli della ricerca antropologica classica. Le teorie
2 Cfr. Beneduce, R., L’etnopsichiatria della migrazione... , cit., p. 10
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sulla razza e le varie diatribe epistemologiche su questa, infatti, sono
state a lungo al centro del dibattito antropologico sin dai suoi albori.
Al tempo stesso il movimento panafricano è nato e si è sviluppato,
almeno fino alla metà del secolo scorso, soprattutto intorno a delle
visioni del mondo situate su discorsi come “razza”, “nazione” e
“religione”. Sia le opere degli intellettuali panafricani, che quelle degli
antropologi, contribuiscono in maniera decisiva a creare e a
modificare, durante tutto il periodo coloniale e nella fase di
decolonizzazione, i discorsi sull' africano e sul “nero”, oltre che a
definire quel luogo fisico e simbolico che chiamiamo Africa. Il
filosofo congolese V.Y. Mudimbe, riprendendo il metodo
archeologico-genealogico di Foucault, ha cercato di delineare le
potenziali basi storiche ed epistemologiche della “filosofia africana”,
rintracciandole in quel vasto ambito di conoscenze che chiama
“africanismo” . Egli ha giustamente affermato che
Nonostante l'esperienza coloniale rappresenti, nella storia africana, poco più di un
breve momento se considerata da un punto di vista contemporaneo, questo
momento continua ad essere denso e controverso dal momento che, se non altro, si
è tradotto in una nuova formazione storica e ha determinato la possibilità di
discorsi completamente nuovi sulle tradizioni e sulle culture africane.
3
La rottura operata dapprima dalla tratta atlantica degli schiavi e
successivamente dal colonialismo, oltre a dar vita a profondi e
irreversibili processi economici e squilibri sociali, ha dato impulso alla
nascita di nuove consapevolezze e di nuove pratiche di
immaginazione in campo filosofico-intellettuale: gli intellettuali della
diaspora africana e i loro discendenti cominciano a cercare nuovi
3 Mudimbe , V.Y., The Invention of Africa: Gnosis, Philosophy, and the Order of Knowledge
(1988); trad. it. L'invenzione dell'Africa , Meltemi, Roma 2007, p. 22
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linguaggi per rispondere e per dare un senso a una storia plurisecolare
di deportazione, assoggettamento e discriminazione: « I discorsi
filosofici degli africani sull’Africa fanno la loro comparsa entro i
rapporti di potere-sapere disegnati dalla struttura coloniale, dal
discorso missionario e da quello antropologico dentro i quali si
definiscono le nozioni di “tradizione”, “modernità” e “sviluppo” » .
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In questo contesto vanno sicuramente collocate le esperienze di
Garvey e Du Bois. Entrambi gli intellettuali panafricani si sono mossi
contemporaneamente lungo percorsi molteplici: da una parte hanno
dedicato la propria vita alla lotta per i diritti civili e per la fine della
discriminazione razziale negli USA e nel mondo; dall'altra hanno
rivolto le proprie attività politiche ed intellettuali verso la
decolonizzazione del continente africano. In una condizione
profondamente diasporica 5
, essi hanno cercato in tutti i modi di creare
dei legami reali e simbolici con l'Africa, tentando di ricostruire una
storia di dislocazioni forzate e di subordinazione, per rispondere a un
tentativo di “assorbimento” da parte dello stato-nazione, e a un
progetto di negazione storica e di neutralizzazione culturale:
I gruppi di persone il cui senso di identità è centralmente definito da storie
collettive di dislocazione e di perdita violenta non possono essere “curate” con
4 Bargna, I., Trasfigurazioni. La costruzione filosofica dell'identità africana, « Africa e
Mediterraneo », n. 53, 2005, http://www.africaemediterraneo.it/documents/Bargna.pdf
5 Sul concetto di diaspora e di diaspora africana cfr. Braziel J. E., Mannur A., Theorizing
Diaspora: A Reader , Blackwell, Malden, Ma. 2003; Hall, S., Cultural Identity and Diaspora, in
Williams P., Chrismas L., Colonial Discourse and Post-Colonial Theory: A Reader, Columbia
University Press, New York 1994; Cohen R., Global Diasporas: An Introduction , Univerity of
California Press, Los Angeles 1997; Appadurai A., Modernity at Large: Cultural Dimensions of
Globalisation (1996); trad. it. Modernità in polvere, Meltemi, Roma 2001; Appiah, K. A., Gates,
H. L., Jr., (a cura), The Dictionary of Global Culture , Alfred A. Knopf, New York 1996; Bhabha,
H. K., The Location of Culture (1994); trad. it. I luoghi della cultura , Meltemi, Roma 2001; Gilroy
P., The Black Atlantic: Modernity and Double-Consciousness (1993); trad. it. The Black Atlantic.
L'identità nera fra modernità e doppia coscienza , Meltemi, Roma 2003; Harris J., Global
Dimensions of the African Diaspora, Howard University Press, Washington, DC 1993; Clifford J.,
Diasporas, in Further Inflections: Toward Ethnographies of the Future , «Cultural Anthropology » ,
vol. 9, n.. 3, agosto 1994; Edwards B. H., The Uses of Diaspora , « Social Text », vol. 19, n. 1,
primavera 2001, pp. 45-73, http://www.fivecolleges.edu/sites/cisa/documents/Edwards %202001%20-%20The%20Uses%20of%20Diaspora%20(Social%20Text).pdf
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l'assorbimento in una nuova comunità nazionale. Questo è specialmente vero
quando essi sono vittime di pregiudizi continui e strutturali. Le articolazioni
positive delle identità della diaspora oltrepassano il territorio normativo e la
temporalità (mito/storia) dello stato-nazione. [...] Quindi il termine diaspora è un
significante, non solo di transnazionalità e movimento, ma di lotte politiche per
definire il locale, come comunità distintiva, all'interno di storici contesti di
dislocazione.
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Il presente lavoro vorrebbe essere uno spunto per l'approfondimento
di quelli che sono gli aspetti più rilevanti della percezione di categorie
come razza, emancipazione razziale, identità nera, nei lavori di
Marcus Garvey e W.E.B. Du Bois, gli esponenti a mio avviso più
divergenti e al tempo stesso più esemplificativi del panafricanismo
del Novecento. L'importanza che riveste ancora oggi il concetto di
identità razziale, tra i panafricanisti contemporanei e non solo,
dimostra la scottante attualità che caratterizza il pensiero di questi due
intellettuali.
Essere panafricanista implica di più di una semplice identità razziale condivisa.
Quindi l'affermazione più che la negazione di questa identità è importante per
trascendere la tendenza razziale nascosta. Per cui la identità razziale-politica
(solidarietà) è solo una dei vari requisiti per essere panafricanista.
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Nel primo capitolo, cercherò di sintetizzare quelle che sono state le
premesse storiche del movimento panafricano, le esigenze culturali e
politiche a cui rispondeva, con particolare attenzione verso i discorsi
subalterni ed egemonici che caratterizzavano le costruzioni di
categorie come razza, blackness ed emancipazione razziale; la
6 Clifford J., Diasporas. .., cit., pp. 307-308
7 Momoh A., Does Pan-Africanism Have a Future in. Africa? In Search of the Ideational Basis of Afro-
Pessimism, « Africa Political Science Revue » , vol. 8, n. 1, 2003, p. 32 archive.lib.msu.edu/.../African %20Journals/.../political%20science/.../ ajps008001003.pdf
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centralità che questi concetti rivestivano sia nei meccanismi
disciplinari del colonialismo, sia nelle risposte degli intellettuali a
questo, nei vari dislivelli di potere insiti nella modernità. Tenterò di
delineare i principali rapporti tra la nascita del panafricanismo e la
percezione e l'uso del concetto di “razza” da parte dei panafricanisti.
In che modo cioè la “razza”, da discorso europeo creato per
legittimare delle condizioni di schiavitù e di subordinazione su
determinati popoli extraeuropei, si è potuto trasformare in un discorso
di resistenza e di cambiamento politico per questi? E in che misura è
possibile pensare che i discorsi sulla razza portati avanti dai
nazionalisti neri e dai panafricanisti possano essere considerati
discorsi razzisti? Il secondo capitolo sarà incentrato sugli aspetti a mio
avviso più significativi del pensiero di Garvey, relativamente alla sua
concezione di “razza nera”, “impero razziale”, e al suo panafricanismo
“di ritorno”. Nell'ultimo capitolo, tenterò di mettere in evidenza quelle
che sono state le innovazioni del pensiero di Du Bois, rispetto alle
problematiche che ho precedentemente citato. Du Bois ha cercato di
allontanarsi da molti approcci teorici e metodologici in voga nelle
correnti di pensiero del suo tempo: la rigidità che rivestiva fino a quel
punto il concetto di nazione nella costruzione sociale dell'identità
culturale del soggetto; l'atteggiamento unidirezionale e univoco, che
vedeva contrapposti Europa e Africa, colonialista e colonizzato, come
concezioni binarie in cui il rapporto di subordinazione veniva preso
come unica visione prospettica sulla realtà; un'idea di razza gerarchica
ed essenzialista, basata più sul dato assoluto-innato che sulla comune
appartenenza a una storia e a una condizione sociale condivise.
L'opera di Du Bois verrà presa in considerazione sia per l'attualità che
rivestono alcune riflessioni portate avanti dal filosofo afroamericano,
sia dal punto di vista della sua incessante trasformazione, che ha
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accompagnato anche la vita dello stesso. In particolare sarà utile
descrivere i passi fondamentali della riflessione sul “Negro”, dal
superamento di posizioni come l' “essenzialismo razziale” e l'
“assolutismo culturale”, all'elaborazione dei concetti di “doppia
coscienza” e “linea del colore”, e a una visione delle “identità nere”
come soggetti e risultati di complessi movimenti trans-culturali e
diasporici.
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