4
un inusuale successo competitivo in particolari settori” (Porter 1998: 78). Tale osservazione
di Porter sull’importanza dei cluster potrebbe riflettere il fatto che il trend verso la
regionalizzazione è connessa a una discontinuità nella recente storia economica, la transizione
dal Fordismo al post-Fordismo quale principale forma di produzione nei paesi industrializzati.
Questa transazione ha alcune importanti conseguenze per l’organizzazione e localizzazione
dell’attività industriale, e di conseguenza per il processo di sviluppo regionale e per le
politiche regionali (Isaksen 2001). Tale transazione è accompagnata da cambiamenti nella
natura del processo innovativo; in particolare fattori locali e regionali hanno incrementato la
loro rilevanza nei processi innovativi e nello sviluppo economico (Tödtling 1994). Il modello
lineare di innovazione applicabile nel Fordismo non è più utilizzabile in quanto l’innovazione
avviene grazie ad un processo di apprendimento interattivo tra le imprese e l’ambiente che le
circonda, stimolato da risorse localmente specifiche e cooperazioni “face-to-face”. Questa
realtà dei fatti contraddice la visione di lungo periodo secondo cui l’utilizzo sempre maggiore
delle tecnologie informatiche e delle comunicazioni (ICT) avrebbe portato alla dispersione
geografica dell’attività innovativa. Anzi, maggiori sono le conoscenze necessarie per l’attività
economica, più tale attività sarà concentrata geograficamente (Asheim & Gertler, 2005: 291).
Questa nuova connotazione del processo innovativo va affiancata alla considerazione che: “le
imprese devono essere competitive per sopravvivere e che essere competitivi richiede anche
di essere innovativi. Competitività e innovatività sono diventate inestricabilmente legate, in
quanto i mercati occidentali sono stati assaliti da prodotti e processi di migliore qualità, più
innovativi e con un rapporto qualità-prezzo superiore provenienti dalla Pacific Rim” (Cooke
1998: 3). Come conseguenza di questi due fattori (nuova connotazione del processo
innovativo e bisogno delle imprese di innovare per sopravvivere) Porter (1998) osserva che
“paradossalmente, il vantaggio competitivo duraturo in un’economia globale si basa sempre
più in cose locali – conoscenze, relazioni, e motivazioni che rivali distanti non possono
combinare”. Tale osservazione è corroborata dal fatto che alcuni clusters innovativi sono nodi
chiave nel contesto di produzione globale. I clusters possono rivestire tale ruolo perché
possono contenere assets e risorse produttive (nella forma di relazioni, regole e convezioni),
necessari alla nuova tipologia di processo innovativo dell’era post-Fordista sopra richiamata,
che sono uniche e localizzate. Queste risorse ed assets rimangono localizzati quando non
possono essere imitate, standardizzate, o rese accessibili ad altri facilmente. Questo avviene
principalmente quando le conoscenze richieste per produrre o utilizzare quei determinati
assets sono incastonati in particolari relazioni concrete o nella cultura locale, o richiedono
conoscenze incodificabili (Storper 1997), diventando difficile così utilizzare le information
and communication technologies per trasmetterle a distanza.
5
Premesse tali considerazioni sull’assetto dell’economia globale, in questa tesi saranno
analizzate le caratteristiche del processo innovativo e quali condizioni sono necessarie perché
un determinato luogo sia l’ambiente ideale per il proliferare di tale processo. Inoltre saranno
esaminate quali relazioni caratterizzano i sistemi regionali di innovazione per comprendere
come questi risolvano i problemi di incentivo connessi allo scambio di conoscenze
economicamente rilevanti tra soggetti non appartenenti alle medesima entità economica, ma
localizzati in un medesimo luogo e accomunati da vicinanza socio-culturale, per poi dedurre
elementi che possano aiutare a comprendere la formazione, sostenibilità e riproduzione dei
sistemi stessi.
6
CAPITOLO I
- L’INNOVAZIONE -
7
INTRODUZIONE
Questo capitolo cercherà, con l’ausilio di studi di diversi autori, di dare un’idea del concetto
di innovazione o per lo meno di evidenziare la complessità di questo fenomeno. Inizialmente
verranno esaminate le varie tipologie di innovazioni cercando di evidenziarne le
caratteristiche essenziali, la trattazione in questo capitolo si soffermerà poi sulle
caratteristiche del processo che porta ad un’innovazione. In seguito verrà evidenziato come le
innovazioni si sviluppino in maniera differente nel tempo e nello spazio. Il capitolo poi
verterà sull’analisi dei modelli, più o meno semplificati, che consentano in qualche modo di
descrivere il processo innovativo e per concludere sarà presa in esame una caratteristica
fondamentale dell’innovazione per l’economia di tale processo e cioè l’incertezza che la
pervade. Per quanto l'innovazione abbia rivestito nella storia umana un ruolo fondamentale,
questa non ha sempre ricevuto l'attenzione da parte degli studiosi che le competeva. E’ solo
negli ultimi decenni che le scienze sociali hanno incominciato a dare a questo fenomeno la
giusta importanza. Un indicatore di questo fatto è la percentuale di pubblicazioni specializzate
in scienze sociali che avessero nel titolo il termine "innovazione", che da circa l'1% nel 1955 è
passata a quasi il 20% nei primi anni del 2000. Vengono presi in considerazione gli articoli
pubblicati nell'ambito delle scienze sociali in quanto nessuna disciplina in particolare è in
grado di cogliere tutti gli aspetti dell'innovazione. Infatti per cercare di comprendere nel
miglior modo possibile questo fenomeno è necessario combinare i vari punti di vista
provenienti da diverse discipline. Tradizionalmente, per esempio, l'economia ha considerato
l'innovazione semplicemente come il risultato di una possibile allocazione di risorse in ricerca
e sviluppo (in competizione con altre) e ne ha misurato i suoi effetti economici, mentre il
processo innovativo in sé è sempre stato considerato come una scatola nera. Cosa avvenisse
all'interno di questa scatola è sempre stato lasciato a studiosi di altre discipline.
Molto di ciò che accade ovviamente ha a che fare con l'apprendimento. Questo apprendimento
avviene in ambienti organizzati come in gruppi, team, aziende e networks e ne viene studiato
il meccanismo in discipline come la sociologia, il management e l’economia.
L’apprendimento, come fanno notare coloro che studiano la geografia economica e economia
industriale dello sviluppo locale, tende ad essere legata a determinati contesti ed è localizzata.
Il modo in cui l'innovazione è organizzata e localizzata subisce importanti cambiamenti nel
tempo, come sottolineato dal lavoro di studiosi di storia economica. Non solo storici
dell'economia ma anche studiosi di storia della tecnologia sono coinvolti sottolineando che il
modo in cui vengono organizzate le innovazioni e il loro effetti economici e sociali dipendono
in maniera sostanziale dalla natura specifica della tecnologia utilizzata. Tutte queste diverse
8
discipline, ognuna delle quali coglie un aspetto dell'innovazione, negli ultimi decenni hanno
prodotto una notevole letteratura in continuo aumento.
1.1 COSA E’ UN’INNOVAZIONE
1.1.1 Tassonomia e definizioni
Generalmente viene fatta un’importante distinzione tra invenzione e di innovazione.
Un'invenzione è il primo apparire di un'idea per un nuovo prodotto o processo, mentre
innovazione è il primo tentativo di metterle in pratica. Qualche volta, invenzione e
innovazione sono strettamente collegati, al punto che è avvolte difficile distinguere l'una
dall'altra (le biotecnologie per esempio). In molti casi comunque, è presente un notevole
divario temporale tra invenzione ed innovazione. Tale divario temporale riflette i diversi
bisogni, connessi da una parte alla creazione di un'idea e dall'altra alla sua implementazione.
Mentre le invenzioni possono nascere un po' dovunque, ad esempio nelle università, le
innovazioni avvengono principalmente all'interno di aziende. Per essere capace di trasformare
in innovazione un'invenzione, un'azienda normalmente necessita di combinare differenti tipi
di conoscenza, capacità, abilità e risorse. Per esempio, un'azienda potrebbe richiedere
conoscenze produttive, abilità particolari e attrezzature, conoscenza di mercato, un sistema di
distribuzione ben funzionante, risorse finanziarie sufficienti, e così via. Ne consegue che il
ruolo dell'innovatore (la persona o unità organizzativa responsabile della combinazione di
diversi fattori necessari, colui che Joseph Schumpeter
(1)
chiama "entrepreneur") possa essere
abbastanza differente da quello dell'inventore. La storia, infatti, è costellata di casi in cui
l'inventore, anche di idee rivoluzionarie e potenzialmente di rottura per il paradigma
tecnologico del tempo, non sia riuscito a conseguire i profitti derivanti dal proprio lavoro.
Uno sfasamento temporale di notevole lunghezza tra invenzione e innovazione potrebbe
essere collegato al fatto che in molti casi alcune o tutte le condizioni per la
commercializzazione dell'invenzione non sono presenti. Potrebbe non esserci ancora bisogno
di quella determinata innovazione oppure potrebbe essere impossibile produrla in quanto non
sono reperibili alcuni input vitali oppure fattori complementari necessari. Sebbene Leonardo
da Vinci avesse avuto già molte intuizioni sulle macchine volanti, queste non sono state
messe in atto in quanto vi era una mancanza di materiali adatti, capacità produttive, e
soprattutto la mancanza di un'adeguata fonte d'energia. Infatti la realizzazione delle sue
1
I riferimenti a Schumpeter sono basati sul suo pensiero desumibile dalle sue opere, tra le quali:
-“The theory of Economic Development” (1934)
-“Business Cycles: A Theoretical, Historical, and Statistical Analysis of the Capitalist Process” (1939)
-“Capitalism, Socialism and Democracy” (1943)
-“Economic Theory and Entrepreneurial History” (1949)
9
intuizioni ha dovuto aspettare l'invenzione, e la conseguente commercializzazione e
miglioramento, del motore a combustione interna. Come mostra questo esempio, molte
invenzioni richiedono innovazioni complementari per diventare anch’esse innovazioni.
Un ulteriore complicazione è dovuta al fatto che sia l’attività creatrice di invenzioni che le
innovazioni sono un processo continuo. Per esempio la macchina come la conosciamo oggi, è
radicalmente migliorata rispetto ai primi modelli commercializzati, in quanto oggi ingloba un
gran numero di differenti invenzioni e innovazioni. Infatti, la prima versione di quasi tutte le
innovazioni di notevole importanza, dal motore a vapore all'aeroplano, erano grezze,
inaffidabili versioni dei prodotti che poi si sarebbero ampiamente diffuse. Kline e Rosemberg
sottolineano in un loro articolo che:
"E’ un grave errore trattare un'innovazione come se fosse una cosa ben definita e omogenea
che appare nell'economia a una data precisa o disponibile da un determinato momento in poi.
Questa visione è, ovviamente, incoraggiata dall'ufficio brevetti e dagli scrittori di libri di
storia della scuola secondaria. Ma le invenzioni da un punto di vista economico sono molto
diverse dalle invenzioni da un punto di vista legale. Il fatto è che molte innovazioni importanti
subiscono cambiamenti drastici nella loro vita, cambiamenti che possono, e spesso è così,
trasformare totalmente il loro significato economico. I miglioramenti apportati a
un'invenzione dopo la sua prima introduzione potrebbero essere economicamente molto più
importanti dell'iniziale disponibilità dell'invenzione nella sua forma originale." (Kline e
Rosemberg 1986: 283)
Ciò che noi pensiamo sia una singola innovazione è spesso il risultato di un lungo processo
nel quale sono coinvolte molte innovazioni correlate. È questo uno dei motivi per cui molti
ricercatori nel campo tecnologico trovano naturale l'applicazione di una prospettiva sistemica
piuttosto che una che si focalizzi esclusivamente su una singola innovazione o invenzione.
(Fagerberg 2005: 5-6)
L’automobile è utilizzato da molti studiosi come esempio di industria. Utterback e Abernathy
studiando varie industrie, tra cui quella delle auto, hanno sviluppato un modello che
rappresenta la dinamica dell'innovazione (Figura 1). Questo modello evidenzia come
l'innovazione sia un processo continuo e come un singolo prodotto non è il risultato di
un’innovazione ma di tale processo continuo. Questo modello rappresenta la diversa dinamica
della percentuale di innovazioni di prodotto e delle innovazioni di processo con l’andare del
tempo. Infatti nella prima fase, quando ancora le caratteristiche del prodotto innovativo non
sono ben definite, i vari innovatori in competizione sperimentano vari design e caratteristiche
funzionali di prodotto. Questo porta ad un gran numero di innovazioni. Le innovazioni di
10
processo in questa fase saranno poche in quanto non è chiaro ancora cosa si dovrà produrre
con certezza.
Questa fase di sperimentazione con una grande varietà di prodotti sarà seguita da un’altra in
cui si iniziano ad avere design standards, in cui la percentuale di innovazioni di prodotto
scemerà e in cui gli sforzi dei produttori andranno a concentrarsi sul processo, con un
conseguente aumento della percentuale di innovazioni di questo tipo.
Utterback e Abernathy riprendono la distinzione introdotta da Schumpeter
(1)
per le
innovazioni tra innovazioni di prodotto e innovazioni di processo. Schumpeter in verità
distingue fra cinque diversi tipi di innovazione: nuovi prodotti, nuovi metodi di produzione,
nuove fonti di approvvigionamento, lo sfruttamento di nuovi mercati, nuovi modi di
organizzare il business.
Come si può notare, però, in economia l'attenzione è stata principalmente rivolta ai primi due
tipi di innovazione. Schmookler (1966) definisce la “product technology” come la conoscenza
di come creare e migliorare i prodotti e la “production technology” come la conoscenza di
come produrli.
L'attenzione dedicata a questa distinzione tra innovazione di prodotto e innovazione di
processo è stata sempre giustificata dalla presunzione secondo cui gli effetti economici e
sociali differiscano tra i due tipi. Infatti si presume che l'introduzione di un nuovo prodotto
abbia degli effetti positivi sulla crescita dei guadagni e dell'occupazione; mentre le
Fig. 1 The Dynamics of Innovation (Utterback 1994: xvii)
Rate of
major
innovation
Product Innovation
Process Innovation
Tempo
11
innovazioni di processo, con la loro natura di riduttrici di costo, si ripercuotono in modo più
ambiguo sul contesto economico sociale.
L'attenzione rivolta alle innovazione di prodotto e di processo, sebbene utili per l'analisi di
molte problematiche, non dovrebbe distogliere l'attenzione da altri aspetti importanti
dell'innovazione. Per esempio, durante la prima metà del ventesimo secolo, molte delle
innovazioni che resero possibile la leadership degli Stati Uniti sulle altre economie capitaliste
erano di tipo organizzativo, coinvolgendo esclusivamente nuovi modi di organizzare la
produzione e la distribuzione.
Edquist suggerisce di suddividere la categoria delle innovazioni di processo in “technological
process innovations” e “organizational process innovations”, le prime connesse a nuovi tipi di
macchinari, e le seconde a nuovi modi di organizzare il lavoro. Comunque, le innovazioni
organizzative non si limitano solo a nuovi modi di organizzare il processo di produzione
all'interno di un'azienda. Le innovazioni organizzative, così come le intende Schumpeter
(1)
,
includono anche la riorganizzazione di un'intera industria. Inoltre, come esemplificato dal
caso degli Stati Uniti nella prima metà del 900, molte delle più importanti innovazioni
organizzative si sono verificate nella distribuzione, con grandi conseguenze per l'intero settore
industriale (Fagerberg 2005: 7).
Un'altra approccio, sempre basato sul lavoro di Schumpeter, è quello di classificare le
innovazioni in base a quanto queste siano radicali nei confronti della tecnologia esistente al
momento. Da questa prospettiva, continui miglioramenti, come quelli evidenziati in
precedenza per l'industria automobilistica, sono definiti come innovazioni “incrementali” o
“marginali”; contrapposte alle innovazioni cosiddette “radicali” (come l'introduzione di
macchinari totalmente nuovi) o “rivoluzioni tecnologiche” (consistenti in un insieme di
innovazioni che possono avere un impatto molto grande). Schumpeter si è concentrato nella
sua analisi principalmente sulle ultime due, credendo che queste avessero un effetto di
importanza maggiore. Comunque, molti studiosi, ritengono che l'impatto complessivo delle
innovazioni incrementali sia almeno equivalente a quello delle innovazioni radicali. Ignorare
quest'aspetto porterebbe a una visione distorta dei cambiamenti economici e sociali di lungo
termine. Inoltre bisogna sottolineare che l'ottenimento di benefici economici derivanti da
innovazioni radicali (come ad esempio l'automobile o all'aeroplano) richiede tutta una serie di
miglioramenti incrementali. Si potrebbe discutere infatti che la maggior parte dei benefici
economici derivi da innovazioni incrementali.
Esiste anche il problema di come prendere in esame differenti contesti. Se un soggetto A per
la prima volta introduce una particolare innovazione in un contesto, mentre un altro soggetto
B più tardi introduce la stessa innovazione in un altro, ci troviamo di fronte, in entrambi i casi,
12
ad innovatori? E’ un problema di convenzione. In genere, utilizzando ancora una volta il
lavoro di Schumpeter
(1)
, si usa definire il soggetto A come innovatore, mentre soggetto B
come imitatore. Comunque uno potrebbe identificare il soggetto B come innovatore in quanto
introduce una determinata innovazione per la prima volta in un nuovo contesto. È
inequivocabile comunque che esista una differenza qualitativa tra commercializzare qualcosa
per la prima volta e copiarla e introdurla in un differente contesto. Copiare un'innovazione ed
introdurla in un nuovo contesto comprende una elevata dose di comportamento di tipo
imitativo , o quello che qualche volta viene chiamato "technology transfer". Questo però non
esclude la possibilità che l'imitazione porti a nuove innovazioni. Infatti, come sottolineato da
Kline e Rosemberg (1986), molte innovazioni di rilievo da un punto di vista economico
vengono introdotte mentre il prodotto o il processo si sta diffondendo. Introdurre qualcosa in
un nuovo contesto molto spesso implica un'attività considerevole di adattamento (e quindi di
innovazioni incrementali) e, come spesso la storia insegna, cambiamenti nell'organizzazione o
innovazioni che incrementano in maniera significativa produttività e competitività.
Cos’è un’innovazione quindi? A questo punto della trattazione possiamo dire che
l’innovazione è il risultato di un processo che esplora e sfrutta le opportunità di creare o
migliorare prodotti, processi o servizi, basandosi o su un miglioramento delle pratiche
tecnologiche (“know-how”), o su un cambiamento della domanda di mercato, o una
combinazione dei due fattori. Questo processo è incerto in quanto è impossibile prevedere con
esattezza i costi e la performance di un nuovo prodotto o servizio, e la reazione degli
utilizzatori a questo. Coinvolge inevitabilmente il processo di apprendimento o attraverso la
sperimentazione (prova ed errore) o attraverso un miglioramento delle conoscenze teoriche.
(Pavitt 2003: 9)
1.1.2 Come avviene un’innovazione?
Lasciando da parte le definizioni, la questione fondamentale per la ricerca sull'innovazione è
ovviamente cercare di spiegare come avvenga il processo innovativo. Uno dei motivi per cui
l'innovazione è stata ignorata per così a lungo nell'ambito della ricerca delle scienze sociali è
che era impossibile da fare. Al massimo si guardava alle innovazione come un qualcosa di
casuale o “manna dal cielo”. Schumpeter
(1)
, nei suoi primi lavori, è stato uno dei primi a
criticare questa impostazione.
Schumpeter sottolinea tre aspetti del processo innovativo. Il primo è l'incertezza inerente a
tutti i progetti innovativi; il secondo è quello di muoversi rapidamente prima che qualcun altro
lo faccia e così facendo soffiare il potenziale ritorno economico.
13
In pratica, Schumpeter afferma che questi due aspetti facevano sì che le regole di
comportamento standard, ad esempio cercare tutte le informazioni, valutarle, e trovare la
soluzione ottimale non funzionassero. Altre vie più veloci andavano trovate. Secondo lui
queste altre vie coinvolgevano “leadership” e “vision”, capacità connesse all'imprenditoria. Il
terzo aspetto che caratterizza i processi innovativi secondo Schumpeter è la presenza di una
resistenza ai nuovi modi, o inerzia, a tutti i livelli della società, che minaccia di distruggere
tutte le iniziative, che costringe gli imprenditori a lottare per far sì che i loro progetti abbiano
successo. Nei suoi primi lavori, Schumpeter
(1)
, delinea l'innovazione come risultato di una
continua lotta all'interno del tempo storico tra imprenditori individuali, che spingono per
nuove soluzioni a problemi particolari, e l'inerzia sociale che invece le impedisce o le
intralcia. Questa potrebbe essere stata una buona interpretazione degli eventi in Europa a
cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, ma durante i primi decenni del ventesimo
secolo, divenne chiaro agli osservatori che l'innovazione coinvolgeva sempre più teamwork e
avveniva all'interno di grandi organizzazioni. Schumpeter nei suoi lavori successivi prende
atto di questo cambiamento e sottolinea la necessità di uno studio sistematico della
“cooperative enterpreneurship” nelle grandi aziende.
Gli studi sui progetti innovativi nelle aziende (e il management di tali progetti) si sono
moltiplicati negli ultimi decenni. In generale, la ricerca in quest'area coincide con il concetto
Schumpeteriano di incertezza. In particolare viene sottolineato che è difficile, se non
impossibile, identificare quali sono le fonti rilevanti o le opzioni migliori da scegliere e che è
ancora più difficile stimare le chance di successo di un progetto innovativo. Un altro aspetto
che è stato sottolineato da questi studi è che le aziende innovative devono tener conto dei
potenziali problemi che potrebbero essere generati dalla “path dependecy”. Per esempio, se
un'azienda intraprende un determinato sentiero innovativo molto presto, potrebbe, se ha
fortuna, godere dei vantaggi del “first mover”. Ma ciò è anche rischioso in quanto potrebbe
rimanere “locked in” in questo determinato sentiero attraverso vari “self reinforcing effects”
(Fagerberg 2005: 10). Se alla fine si dimostrasse che in effetti esisteva un sentiero superiore,
che qualche altra azienda ha avuto la pazienza o la fortuna di trovare, l'azienda che si è mossa
in anticipo scegliendo il sentiero sbagliato, si verrebbe a trovare in grandi problemi poiché
potrebbe essere semplicemente troppo costoso o troppo tardi per cambiare sentiero. È stato
suggerito quindi, che nelle prime fasi di un progetto innovativo, fintanto che la conoscenza
delle soluzioni alternative non è sufficientemente sviluppata, la strategia migliore sia quella di
non rimanere incastrati in un determinato sentiero, ma di riuscire ad essere aperti ad altre
soluzioni alternative.