1. - Il rilievo economico e commerciale dello sfruttamento del format televisivo
Il termine “format” in ambito televisivo
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è stato inizialmente associato ai programmi seriali
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ed può essere considerato come l'insieme degli elementi invariabili all'interno di ciascun episodio di
questo tipo di programmi, a partire dal quale produrre elementi variabili
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. In sostanza si tratta di
un'idea da completare, che nei mercati televisivi si suole distinguere in due diverse categorie di
format:
– il “paper format”: uno schema di programma mai realizzato, neanche in un numero zero o in un
programma;
– e il “format”: uno schema di un programma che ha avuto almeno una rappresentazione in una
forma esterna riconoscibile.
Il format può essere oggetto di tutela giuridica e, di conseguenza, di sfruttamento
commerciale da parte dei titolari dei diritti. Più esso viene rappresentato in una forma esterna
riconoscibile, nel qual caso maggiori sono le possibilità di identificarlo e tutelarlo. È possibile
dunque identificare negli archivi televisivi uno strumento utile per contestare un format simile a
programmi già trasmessi presenti in archivio.
La dottrina giuridica prevalente definisce il format come lo schema di base di un
programma, o di una serie di trasmissioni facenti parte di un ciclo coordinato che individua
compiutamente i caratteri identificativi del programma e della serie
4
.
Il concetto di «format» è riferibile a prodotti che appartengono al mondo delle opere
televisive, ma anche a quello dei programmi radiofonici e degli spettacoli di diversa natura la cui
realizzazione sia stata effettuata utilizzando uno schema di base altrui
5
.
Il format può essere considerato sia un bene che un servizio. Si parla di format-bene quando
il titolare non agisce in forma organizzata e con i canoni dell'impresa
6
, e di format-servizio quando è
concesso in licenza nell'ambito (e quale prodotto) di un'attività d'impresa. L'outsourcing è divenuta
la pratica più utilizzata oggi sia in Italia che all'estero tramite l'appalto. Ciò è conseguenza della
forte crescita dell'offerta televisiva che ha dato luogo a un incremento della domanda di programmi
pensati per catturare gli ascolti
7
. La prima e fondamentale ragione dell'acquisto di format da parte di
1 Il neologismo «format» non può essere disgiunto dall'aggettivo «televisivo», in quanto l'uso del termine «format» è
in funzione delle attività di realizzazione di programmi destinati al mercato televisivo. V. FABIANI, M., Per una
tutela del format televisivo, in Bollettino SIAE, Roma, 2002, n. 3, pp. 69-70.
2 Così PERRETTI, F.-NEGRO, G., Il caso Grande Fratello, Milano, 2001.
3 DEMATTÈ, C.-PERRETTI, F., L'impresa televisiva. Principi economici e variabili strategiche, Parma, 2002, p. 93.
4 MARI, G., La protezione del «format» nel sistema della legge sul diritto d'autore. Una riunione del gruppo italiano
dell'ALAI, in Il diritto di autore, 2007, p. 89.
5 MARI, G., La protezione …., cit, p. 90.
6 OPPO, G., Principi, in Trattato di diritto commerciale, diretto da V. BUONOCORE, sez. I, t. I, Torino, 2001, pp.
48-51.
7 PROSPERETTI, E.-TOZZI, F.-VISCO COMANDINI, V., I format televisivi tra acquisto di know how e tutela della
proprietà intellettuale, in Il diritto dell'informazione e dell'informatica, 2007, pp. 1-36.
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broadcaster televisivi è l'aumento dell'audience attraverso programmi che hanno ricevuto successo
all'estero o che si valuta riescano a conseguirla grazie al loro carattere di novità. A tal fine l'acquisto
del format riesce ad abbattere la concorrenza e a ridurre significativamente il time to market grazie
ad istruzioni sufficientemente dettagliate. Ci si trova dunque di fronte alla classica alternativa fra
make o buy, in cui la scelta non è mai predeterminata, ma dipende dall'analisi dei costi relativi a
tutti i fattori compresi quelli non monetari di transazione
8
.
In Italia, così come negli altri paesi, non esiste una legge ad hoc che disciplini il format, il
quale è però tutelato de facti nella pratica commerciale, dove il contenzioso è perlopiù risolto a
livello stragiudiziale.
Normalmente i titolari originari dei format ne affidano la distribuzione a diverse società di
produzione, licenziando a ciascuna di loro i diritti di utilizzazione sul proprio territorio. La società
di produzione propone al broadcaster di acquisire la licenza sul format per realizzare nel proprio
territorio un programma basato sullo stesso. La realizzazione del prodotto viene affidata al
produttore in regime di appalto totale, o parziale, proprio perché questo ha non solo i diritti sul
format, ma il know how legato allo stesso.
Oggi la maggior parte della produzione RAI viene realizzata sulla base di un format
acquisito in licenza e – a prescindere dall'orientamento seguito dalla giurisprudenza in merito sia
alla tutelabilità giuridica del format (su cui si ritornerà infra), sia sul legittimo trasferimento dei
diritti sullo stesso – nessun produttore realizzerà mai un programma basato su un format di terzi
senza versargli una fee, poiché il riconoscimento del valore commerciale del format è prevalente
rispetto alla sua mancata identificazione come opera dell'ingegno.
Le difficoltà del legislatore, e con sé anche della giurisprudenza, di inquadrare
giuridicamente questo fenomeno, derivano dal fatto che l’approccio seguito cerca di adeguare
un'impostazione anglosassone (di common law) agli istituti di diritto continentale (di civil law). La
prima risolve i problemi di natura giuridica caso per caso, ed è dunque più aperta al riconoscimento
dei diritti anche in capo alle aziende e quindi ai produttori, i secondi invece incentrano la tutela
sull'individuo e dunque sull'autore.
Il format infatti si è diffuso intorno agli anni ’90 proprio negli Stati Uniti, quando si è voluta
compensare la forte riduzione dell'esportazione di prodotti finiti per effetto del forte aumento delle
produzioni dei broadcaster e dei produttori europei, con la valorizzazione, anche economica, dei
format di maggiore e rodato successo. Ciò avrebbe consentito agli acquirenti oltreoceano un
notevole risparmio, soprattutto in termini di costi di sperimentazione, ricerca e sviluppo, riducibili a
quelli relativi alla messa in atto di semplici interventi di adattamento o “localizzazione” a seconda
dei gusti del pubblico del paese in cui il programma sarebbe stato trasmesso.
8 Cfr. COASE, R., The nature of the firm, in Economica, 1937, pp. 1 ss.
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Questi fattori hanno portato allo sviluppo di un rilevante mercato a livello nazionale e
internazionale dei format, i quali hanno assunto un'autonomia ontologica pur in assenza di una
tutela certa e di una compiuta definizione sul piano giuridico. I titolari dei format assumono dunque
un'incisiva forza contrattuale anche sul piano degli assetti economici e della ripartizione dei diritti.
Alcuni programmi come “Chi vuole essere milionario” vengono messi in onda nella stessa
identica maniera in tutto il mondo, in altri casi l'idea originale viene adattata ai gusti dei paesi in cui
viene esportata, pur facendo salva l'idea di base e continuando quindi a riconoscere i diritti ai
detentori del format originale
9
.
In questo mercato sempre più sviluppato capire quanto vale un format è molto difficile,
trattandosi di un bene immateriale, tuttavia le cifre si aggirano intorno ai 200 milioni di dollari a
format, per una durata di sfruttamento di 2-15 anni.
Il format costituisce un bene immateriale e nello stato patrimoniale del bilancio
andrebbe dunque iscritto tra le immobilizzazioni immateriali alla voce B) n. 3) diritti di brevetto
industriale e diritti di utilizzazione delle opere dell'ingegno come b) diritti di utilizzazione delle
opere dell'ingegno e in particolare come b1) diritti televisivi acquistati o b2) diritti televisivi
autoprodotti
10
.
Ma quali sono i fattori che incidono sul pricing del format televisivo? In un mercato
perfettamente concorrenziale il puro format di un programma televisivo dovrebbe avere un prezzo
proporzionale allo share o al numero dei contatti attesi o alla fascia di ascolto del programma in via
di costruzione
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, detratti gli eventuali costi di modifica e adattamento del programma al mercato
nazionale dove si intende trasmettere il programma
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.
È possibile considerare anche altre metodologie di valutazione che prendono spunto dalle
tecniche valutative delle testate televisive
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. Una prima soluzione consiste nel considerare il valore
attuale dei flussi monetari complessivi netti residuali, ovvero la differenza tra il flusso monetario
complessivo disponibile medio normalizzato e attualizzato generato dal format, e il patrimonio
netto rettificato
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. Questa operazione farà emergere il valore del bene immateriale “format” non
9 È il caso della trasmissione “L'Eredità”, basata sul format argentino “El Legado” di cui Magnolia ha acquisito i
diritti di sfruttamento.
10 I diritti televisivi potrebbero essere iscritti anche nella successiva voce “concessioni, licenze, marchi, e diritti
simili”. Tale voce andrebbe scissa poi in concessioni e licenze, marchi e diritti simili per fornire meglio il dettaglio
delle “concessioni”. Cfr. CORONELLA S., La gestione dei programmi nelle aziende televisive: riflessi sul bilancio
d'esercizio, in Rivista Italiana di Ragioneria e di Economia Aziendale, Roma, fasc. 2, 2008, pp. 147-162.
11 Si possono utilizzare dunque metodi di valutazione che si ispirano alle stime empiriche del valore economico delle
aziende e quindi degli asset intangibili. Tali metodi sono fondati appunto su moltiplicatori empirici. Si veda, a
questo proposito, ZANDA, G.-LACCHINI, M.-ONESTI, T., La valutazione delle aziende, Torino, 2001, pp. 30 ss.,
nonché GUATRI, L.-BINI, M., Valutazione delle aziende, Milano, 2005, pp. 435 ss. L'utilizzazione di tale
metodologia sarebbe auspicabile per il crescente peso dei beni intangibili per lo più non iscritti in bilancio ed il
crescente sviluppo di transazioni nel mercato televisivo internazionale aventi ad oggetto i format.
12 PROSPERETTI, E.-TOZZI, F.-VISCO COMANDINI, V., I format televisivi …, cit., p. 10.
13 Per approfondimenti, v. ORICCHIO, G., La valutazione economica dei diritti di concessione, Torino, 1996, p. 239
ss.
14 Il patrimonio netto rettificato è il patrimonio netto aziendale calcolato riesprimendo a valori correnti gli elementi
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