4
Molte nate negli anni ’70, oggi non esistono più, altre si sono invece ampliate e tuttora godono
di successo e consenso; di fatto le emittenti libere mettono fine al monopolio della RAI
sviluppandosi con grande rapidità su tutto il territorio nazionale.
Il secondo capitolo è dedicato a un approfondimento delle tre emittenti oggetto della ricerca.
Ne ripercorro innanzitutto la storia, anche in relazione ai cambi di proprietà laddove esistenti;
una storia che vede Radio Deejay avviare le trasmissioni nel 1982 per opera di Claudio
Cecchetto, un personaggio di spicco del mondo musicale; R101 – erede diretta della storica
Radio Milano International – trasmettere con il nuovo marchio dopo l’acquisizione del Gruppo
Mondadori nel 2005, mentre Radio 24, la più giovane delle tre (ha festeggiato il decennale lo
scorso anno) si affaccia sul mercato nel 1999. Analizzo, poi, le scelte musicali, i palinsesti dei
programmi nell’arco della settimana e le caratteristiche di conduzione, tutte basate sulla
notorietà degli speaker, anche se, ovviamente, diversi tra loro: giornalisti di chiara fama per
Radio 24, volti e voci note dello show business per le altre. Inoltre, ricostruisco di ciascuna il
posizionamento sul mercato rispetto alle emittenti concorrenti e le caratteristiche del target,
sottolineando anche le differenze fra le tre e i cambiamenti operati negli anni, soprattutto per
ampliare il pubblico degli ascoltatori non tanto e non solo quantitativamente, ma anche a livello
di fasce di età e del profilo socio-demografico.
Preso atto che in generale la selezione musicale è l’elemento distintivo e identificativo del
target di ciascuna emittente radiofonica, nel mio lavoro lascio spazio anche a questo aspetto per
Radio Deejay e per R101 al fine di individuare quelle caratteristiche che possono spiegare,
almeno in parte, le differenze di target; nel caso di Radio 24, essendo orientata – unica a livello
nazionale – esclusivamente all’informazione e all’intrattenimento, la mia analisi si concentra
sulle scelte di programmazione, sul palinsesto e sugli argomenti trattati nell’arco della giornata e
della settimana.
Mentre la parte iniziale si rifà all’ampia letteratura esistente e quella descrittiva poggia su
una disamina e un’osservazione diretta degli strumenti disponibili (sito, articoli di giornale,
presentazioni ufficiali, etc.), l’ultima parte, quella dedicata agli aspetti di marketing e di
5
comunicazione, si avvale principalmente del contributo diretto (interviste) dei responsabili
marketing delle tre emittenti, in particolare Elisabetta Tamagni, direttore marketing di A.
Manzoni & C. concessionaria pubblicitaria di Radio Deejay, Fabrizio Savorani, direttore
marketing di Monradio e infine Roberta Casa, direttore marketing di 24 Ore System
concessionaria pubblicitaria di Radio 24.
Grazie ai colloqui mi è possibile ricostruire gli interventi di pubblicizzazione nella fase di
esordio e di lancio e negli anni del consolidamento delle tre emittenti. Anche in questo caso le
scelte sono estremamente differenti e spaziano dalle azioni pubblicitarie più classiche (R101),
alle attività promozionali (Radio 24), fino a una strategia più articolata che caratterizza le
iniziative promosse da Radio Deejay.
Oltre ai dettagli relativi ai palinsesti, in appendice alla ricerca trova spazio anche l’analisi dei
risultati di un breve questionario diffuso online a circa 200 interlocutori di diverse fasce di età.
6
1. LA RADIO: STORIA E FUNZIONI IN EUROPA E IN ITALIA
Strumento rivoluzionario, forma di comunicazione, megafono del regime, simbolo di nuovi
modelli culturali e sociali, la radio, come la intendiamo oggi, è contenitore e contenuto al
contempo, vale a dire che lo stesso termine identifica l’apparecchio1 – come è stato pensato alle
origini – e ugualmente, per estensione, l’emittente, il medium con precise caratteristiche di
informazione e di programmazione; è quindi anche lo strumento che consente “la diffusione di
notizie, musica, spettacoli di varietà, opere drammatiche, conversazioni di vario argomento”2.
Uno strumento di massa tanto quanto la stampa, il cinema, la televisione; come sintetizzano i
massmediologi, “nell’accezione forse più intuitiva, una forma di comunicazione, allo stesso
titolo della televisione, della stampa, del cinema. Più precisamente, è quel tipo di
comunicazione di massa che ci raggiunge nelle abitazioni, nei veicoli o attraverso vari tipi di
ricettori fissi o mobili, con i suoi messaggi fatti di suoni, che siano musicali o verbali”3.
Una definizione, un fenomeno che si amplia con il passare degli anni, via via che la sua
storia si arricchisce.
1.1 La radio fra Stato e libertà
La radio è uno dei mezzi di comunicazione di massa tra i più diffusi, risparmiato dalle
critiche che, invece, incontra la televisione4 e sembra addirittura esente dalla crisi di contenuti e
di fruizione di altri media, comprese le più recenti che coinvolgono internet e le sue
1
Il termine radio, derivato da radiazione, viene adottato in una conferenza svoltasi a Berlino, nel 1906, con
riferimento alle comunicazioni mediante onde elettromagnetiche.
2
Piccola Treccani, dizionario enciclopedico, Roma, 1996.
3
G. Cordoni, P. Ortoleva, N. Verna, Le onde del futuro, Costa & Nolan, Milano, 2006, pag. 14.
4
In particolare nei testi di Enrico Menduni e Peppino Ortoleva si sottolinea sia la povertà di contenuti della nostra
televisione generalista - che gli stessi prevedono a breve sia destinata a soccombere rispetto alle Pay TV -, sia gli
aspetti di condizionamento dell’opinione pubblica sui temi di attualità e di politica (ad esempio i numerosissimi
dibattiti sul conflitto di interessi), sia le eccessive ingerenze dei partiti nella gestione della RAI.
7
applicazioni. Se da un lato, infatti, la rete ha mutato e ampliato i modi, i tempi e gli spazi della
comunicazione (linguaggio compreso), è altrettanto vero che da qualche anno media e
opinionisti hanno avviato il dibattito sulla attendibilità, veridicità, credibilità e verificabilità
delle fonti online, oltre che sul rispetto della privacy5. Superata la concorrenza della televisione,
grazie alla capacità di rinnovarsi nei formati e nel linguaggio e grazie alle scoperte tecnologiche
che ne consentono un uso più diversificato e individuale, la radio, oggi, sembra fronteggiare
altrettanto bene la concorrenza della Rete che, anzi, in molti casi viene utilizzata come
strumento per duplicare la programmazione e ampliare le fasce degli ascoltatori.
La radio nasce nella seconda metà dell’800 grazie agli studi del matematico inglese James
Maxwell6 e del fisico tedesco Heinrich Hertz7. Il primo, tra gli altri argomenti, a partire dal 1860
approfondisce le ricerche e le sperimentazioni sui fenomeni elettrici, magnetici e luminosi –
culminati con il celebre trattato “Treatise on electricity and magnetism” del 1873 – e fornisce il
contributo più concreto con i suoi studi sulle equazioni relative ai campi elettromagnetici,
prevedendo, con una quindicina di anni di anticipo rispetto al collega tedesco, la possibilità di
produrre onde elettromagnetiche. Il secondo, confermando le teorie del suo predecessore, riesce
a riprodurre a livello sperimentale le onde medesime, calcolandone anche la velocità di
propagazione.
Successivamente sono gli esperimenti di trasmissione a distanza di Guglielmo Marconi,
brevettati in Inghilterra, ad ampliare le teorie e a trovarne le applicazioni, che culminano nel
1901 quando realizza con successo la prima trasmissione transoceanica. Il nuovo mezzo si
diffonde con grande rapidità per il vantaggio di non necessitare di strumenti di supporto (né fili,
né carta, né pellicola) e di colmare molte lacune nella comunicazione a distanza, per esempio
5
A questo proposito anche in Italia il problema è stato portato all’attenzione del Garante della Privacy. Da “Tra
privacy e libertà, internet in cerca di regole” in La Repubblica, 8 maggio 1998. In tempi più recenti si aperta la
polemica in merito ai diritti di utilizzo delle fonti online da “Notizie, Google sfida Murdoch” in Corriere della Sera,
12 novembre 2009.
6
Fisico e matematico, Edimburgo 1831- Cambridge 1879
7
Fisico teorico, Amburgo 1857 – Bonn 1894. In suo onore la denominazione dell’unità di misura della frequenza,
Hz.
8
quelle del telegrafo, divenendo da subito indispensabile in particolar modo per le comunicazioni
navali.
Il 26 dicembre 1906 Reginald Fessenden realizza quella che è considerata la prima
trasmissione radiofonica della storia: parole e musica si possono sentire nel raggio di 25 km
dalla trasmittente, situata a Brant Rock sulla costa del Massachusetts.
La creazione della prima stazione radio data 1919 per opera di un ingegnere della
Westinghouse, Frank Conrad, che inizia una serie di trasmissioni dal suo garage di Pittsburgh8.
Poco tempo dopo, proprio per iniziativa della Westinghouse, nasce la prima emittente
radiofonica (KDKA) all’interno degli stabilimenti industriali. Il 2 novembre del 1920 la KDKA
trasmette in diretta il secondo turno delle elezioni presidenziali statunitensi e, sebbene si calcoli
che gli apparecchi sintonizzati siano tra i 500 e i 1.000, all’avvenimento viene data una grande
risonanza9.
Da un uso soprattutto funzionale alle comunicazioni navali, commerciali e militari, negli
anni venti la radio diventa broadcasting10, vale a dire destinata a tutti, o meglio a tutti coloro che
sono dotati di un apparecchio ricevente: inizialmente i locali pubblici, poi, via via, le abitazioni.
Con il broadcasting, quindi, la radio si trasforma in mezzo di comunicazione di massa: invade
lo spazio privato, della famiglia, della casa - per un ascolto condiviso - e, infine, soddisfa anche
la necessità dell’individuo, per un ascolto soggettivo e più intimo. Si diffonde, come sottolinea
Enrico Menduni, Docente di Culture e Formati della Televisione e della Radio, in uno dei suoi
tanti studi dedicati alla radio, “… la radio come la conosciamo noi, un apparato che fa parte
8
Tutto ciò non sfugge al vicepresidente della Westinghouse che pensa immediatamente di utilizzare parte della
catena di montaggio, che durante la guerra ha fabbricato apparati per le forze militari, al fine di produrre
radioricevitori da destinare a uso domestico.
9
Da quel momento scatta la corsa alla costruzione di nuove stazioni e alla progettazione e alla vendita di nuovi
apparati riceventi. La Westinghouse stessa costruisce altre stazioni a New York, Chicago e Springfield e, sul finire
del 1922, annuncia la costruzione di altre 6 stazioni.
10
Termine inglese che significa propriamente “semina larga”, indicante una forma di trasmissione via etere che sarà
utilizzata per le emissioni radiofoniche e poi per quelle televisive. La trasmissione avviene sfruttando la rete
immateriale la cui forma è di tipo piramidale discendente, con un vertice che è la stazione emittente una base
costituita da apparecchi solo riceventi che non possono comunicare né con l’emittente, né fra di loro. E. Menduni, I
linguaggi della radio e della televisione, Editori Laterza, 2008, pag. 35.
9
della nostra intima quotidianità e che ci rifornisce docilmente, a comando, di parole e di
musica”11.
La radio nasce agli albori della società dei consumi e già in quel momento c’è chi la
immagina come uno strumento di comunicazione di massa, come un’iniziativa destinata a
coinvolgere una fascia di consumatori molta ampia12.
Negli stessi anni la radio sbarca anche in Europa, dove si diffonde a partire dal 1924, e
proprio negli anni venti il governo inglese, per primo, decide di attivarne il controllo nazionale
con la creazione della British Broadcasting Company (poi British Broadcasting Corporation13),
dando origine sostanzialmente a un monopolio con la finalità di un vero e proprio servizio
pubblico e con l’obiettivo di “educare, informare, intrattenere il pubblico senza cadere nella
volgarità e senza concessioni a esigenze commerciali: la BBC non poteva infatti trasmettere
pubblicità e doveva reggersi sui soli canoni di abbonamento”14. Le scelte inglesi sono negli anni
successivi di stimolo per molti paesi europei, dove sono create analoghe aziende statali di
servizio pubblico, tra queste l’Italia, che introduce, fin dall’anno della sua nascita, anche il
canone15.
Negli anni tra le due guerre la radio registra un enorme sviluppo, detenendo in sostanza il
monopolio del sonoro, tanto quanto all’epoca al cinema, ancora muto, si riconosceva quello
dello spettacolo visivo.
La penetrazione della radio negli USA, in questo senso paese all’avanguardia,
comincia subito dopo la prima guerra mondiale e cresce moltissimo negli anni ’20 e ’30 fino a
11
E. Menduni, Il mondo della radio, dal transistor a Internet, il Mulino, Bologna, 2001, pag. 15.
12
Si tratta di David Sarnoff, presidente dell’American Marconi Company, F. Monteleone, Storia della radio e della
televisione in Italia, Marsilio, Venezia, 1999.
13
La British Broadcasting Corporation, nata nel 1922, è la più grande società radiotelevisiva del mondo. L’azienda
nasce con il nome di British Broadcasting Company come operatore radiofonico ad opera di alcune compagnie di
telecomunicazioni (tra cui figuravano società sussidiarie della General Electric e della AT&T) per i primi esperimenti
di trasmissioni radio, il cui servizio regolare iniziò il 14 novembre dello stesso anno. Sotto la direzione generale di
John Reith diventa l'odierna British Broadcasting Corporation e nel 1932 inizia un servizio di trasmissioni televisive
sperimentali; il 2 novembre 1936 diviene il primo operatore televisivo al mondo a fornire un servizio regolare.
www.bbc.co.uk.
14
G. Cordoni, P. Ortoleva, N. Verna, Le onde del futuro, Costa & Nolan, Milano, 2006, pag. 36.
15
Il regio decreto del 1924 con il quale nasceva ufficialmente la radio in Italia definiva anche i contenuti della
radiodiffusione compresi il sistema dei finanziamenti pubblicitari e i canoni di abbonamento. Si tratta in sostanza di
legittimare un doppio finanziamento, un caso peculiare ancora oggi ampiamente discusso.
10
raggiungere il 60% delle abitazioni. In Europa il fenomeno è molto più lento; infatti, solo in
pochi paesi esiste un’ampia fascia di popolazione con una capacità di spesa sufficiente a coprire
l’acquisto di beni che non siano di prima necessità.
Nata con una funzione pubblica, di informazione, di servizio per lo Stato e a sostegno delle
attività commerciali e mercantili, diventa in quegli stessi anni un efficacissimo strumento
politico: basti pensare in questo senso a quale incredibile megafono propagandistico è per i
regimi totalitari europei negli anni tra le due guerre, uno strumento capace di raggiungere
contemporaneamente milioni di individui, senza necessariamente doverli raccogliere in un unico
ambito, cui trasmettere con grande enfasi e immediatezza messaggi politici. Di contro negli
stessi anni si trasforma in un valido sostegno psicologico, quello, ad esempio, garantito agli
alleati da Radio Londra durante la seconda guerra mondiale. Proprio Marshall McLuhan16
sottolinea quanto ogni guerra tende a dare impulso alle tecnologie, comprese quelle della
comunicazione; la seconda guerra mondiale in particolare accelera la diffusione della
comunicazione di massa – attraverso la stampa e la radio – generando un profondo
cambiamento nell’uso sociale di tali media.
L’avvento della televisione non compromette la funzione e l’utilizzo della radio.
Inizialmente sono proprio le trasmissioni radio a essere riproposte tali e quali in TV con gli
stessi formati e gli stessi conduttori, permettendo alla televisione di sostituirsi via via alla radio
nella sua funzione sociale, vale a dire quella di riunire le famiglie di fronte all’apparecchio
televisivo.
La televisione, di fatto, in breve tempo prende il posto occupato dalla radio nel ruolo di
medium mainstream17 riscuotendo un enorme successo, ma la fine della radiofonia non è ancora
decretata. Questa riesce, infatti, a trovare un nuovo ruolo, ridefinendo le modalità del rapporto
con il proprio pubblico, in parte attraverso un linguaggio innovativo, in parte grazie alle
16
Herbert Marshall McLuhan (Edmonton, 21 luglio 1911 – Toronto, 31 dicembre 1980), sociologo canadese la cui
fama legata all’interpretazione visionaria degli effetti prodotti dalla comunicazione sia sulla società nel suo
complesso sia sui comportamenti dei singoli.
17
Mainstream è un termine che significa "una corrente conosciuta dalle masse", di "tendenza".
11
innovazioni tecnologiche, come l’invenzione dei transistor, nel 1948, che sostituisce le valvole
molto più ingombranti dell’apparecchio. In questo modo la radio perde la sua dimensione
domestica e si presta a un uso personale e individuale, soprattutto da parte dei giovani che, più
di altri, sentono il bisogno di prendere le distanze dai condizionamenti familiari e di esercitare
proprie scelte di consumo. Anche la riduzione dei costi ne favorisce lo sviluppo.
A partire dagli anni ’60, quindi, la televisione assolve il ruolo di mezzo destinato alle
famiglie, mentre la radio trova spazio nell’uso individuale fruibile ovunque: cambiano i modelli
espressivi e il linguaggio, che, soprattutto per i giovani diventa più diretto, meno convenzionale,
più provocatorio e più vicino alle modalità espressive dei giovani, una scelta che attesta, per
esempio, il successo di conduzione di Renzo Arbore e di Gianni Boncompagni, tra i più
acclamati conduttori radiofonici dell’epoca. E’ il pubblico, con il suo gradimento, a
determinarne il successo, un successo che poggia anche sull’avvento della diretta, sulle
informazioni e i racconti di eventi forniti in tempo reale che anticipano i momenti canonici
dedicati alle notizie e all’aggiornamento, spesso con commenti appassionati e coinvolgenti che
animano l’ascolto fino a quel momento più passivo. Si tratta per lo più dei grandi appuntamenti
sportivi di calcio e di ciclismo, di pugilato e di tennis.
Certamente si tratta di un più rivoluzionario concetto di massa: singoli individui, di tutte le
estrazioni sociali, ubicati nei luoghi più diversi raggiunti contemporaneamente da un identico
messaggio, una rivoluzione che esercita anche la televisione, vittima, però di una diffusione
ancora limitata; in sintesi: “siamo, insomma, di fronte a una forma di comunicazione largamente
distribuita e fortemente radicata, nelle aree povere come in quelle ricche del mondo, un medium
che viene fruito in una varietà di luoghi e situazioni forse senza eguali”18. In questo c’è tutto il
senso rivoluzionario rappresentato dalla radio: girare una manopola consente a chiunque una
comunicazione abbondante, continuativa, gratuita, disponibile ovunque e a piacimento, che non
implica elevati livelli di cultura e di scolarizzazione. La soggettività dell’ascolto, quindi, spiega
perché la radio ha, ancora oggi, un’audience decisamente più segmentata rispetto alla
18
G. Cordoni, P. Ortoleva, N. Verna, Le onde del futuro, Costa & Nolan, Milano, 2006, pag. 20.
12
televisione “generalista”, una caratteristica che ha stimolato un’offerta molto più varia e mirata,
al fine di raggiungere i diversi target della popolazione con messaggi e programmi su misura per
età, gusti, provenienza, etc..
Se inizialmente, come afferma C.A. Lewis, il primo responsabile dei programmi della BBC,
“la radiodiffusione implica una riscoperta della dimensione domestica”, e quindi stimola nuove
modalità familiari e sociali di convivenza: ascoltare la radio è inizialmente un momento di
aggregazione familiare, rappresenta una pausa ludica, attesa e condivisa all’interno della
famiglia o di gruppi omogenei di ascoltatori. Le tecnologie poi permettono di fruirne
liberamente, anche fuori dalle pareti domestiche: per strada, in auto, da soli o in compagnia.
E’ bene sottolineare anche che la radio resiste nel tempo grazie alla centralità della musica.
In precedenza legata a occasioni rituali o ai calendari dei teatri e delle sale da concerto, l’ascolto
della musica, grazie alla radio, diventa parte della vita quotidiana di milioni di persone19; inoltre,
con l’introduzione della modulazione di frequenza, è possibile ottenere un suono decisamente
migliore che favorisce la diffusione della musica, soprattutto del genere rock, un vero modello
culturale per i giovani, espressione della controcultura, della ribellione rispetto ai modelli
sociali, educativi, comportamentali ed espressivi fino a quel momento imposti dalla politica,
dalla scuola, dalla famiglia; si tratta di un nuovo modello esistenziale diffusosi a partire dalle
rivolte universitarie del 1967. E non è solo una questione di suoni e ritmi nuovi, è la musica in
senso lato a cambiare: cambiano gli strumenti – dove tastiere e chitarre elettriche, bassi e
percussioni, sostituiscono pianoforti e chitarre classiche – cambiano i testi e le parole che
affrontano temi fino a quel momento considerati tabù (come il sesso, le guerre, le droghe) e
cambiano le gestualità e la presenza scenica dei cantanti e delle band. Gli anni ’60, quindi, non
sono solo il decennio dei diritti civili e della guerra in Vietnam, degli assassini politici e delle
rivolte di strada, ma anche dei Beatles e dei Rolling Stones, di Bob Dylan e Janis Joplin, di Jimi
19
Secondo un’indagine Doxa, nell’Italia del 1965, circa sei milioni di giovani di età compresa tra i 13 e i 19 anni,
aveva acquistato nel 1964 almeno un 45 giri a settimana e 22 milioni di dischi, per un totale di 16 miliardi.
Contemporaneamente, riferiva Panorama, nell’ottobre del ’66, i 20 mila jukebox, funzionanti un po’ dovunque, hanno
raccolto monete da 50 e da 100 lire per complessivi 5 miliardi. Da S. Casilio, “Controcultura e politica nel
Sessantotto italiano. Una generazione di cosmopoliti senza radici”, Storicamente, 5 (2009),
http://www.storicamente.org/ 07_dossier/sessantotto-casilio.htm.
13
Hendrix e Jim Morrison. A suon di rock & roll, molti dei giovani di quel periodo elaborano
un’identità collettiva generazionale attraverso un uso consapevole degli strumenti materiali e
simbolici, quali l’abbigliamento e l’industria del tempo libero; è in sostanza, il primo esempio di
cultura giovanile globale, mondiale e trasgressiva.
La trasformazione della radio è graduale e basata su un cospicuo numero di processi sfasati
temporalmente e convergenti in modo abbastanza casuale (le novità tecnologiche del transistor e
della modulazione di frequenza, quella culturale del rock, quella commerciale della ricerca del
target da parte dei pubblicitari), che contribuiscono a trasformare il mercato radiofonico in un
contesto di evoluzione-selezione simile al modello darwiniano, ovvero un settore altamente
competitivo in cui il crescente numero di emittenti e il clima di sperimentazione diffuso sono
alla base dello sviluppo di una grande varietà di modelli di programmazione e di business,
modelli che nel corso degli anni sono sottoposti a una forte selezione, operata dal mercato
pubblicitario, dal pubblico e, in misura minore, dalle istituzioni e dalle associazioni religiose,
politiche, culturali.
1.2 Dalle radio pirata alle antenne libere
Mentre negli USA, la radio è da sempre completamente libera e privata, nei paesi europei è
pubblica e, sostanzialmente, con un ruolo didattico e quindi refrattaria a recepire i cambiamenti
di gusto dei suoi ascoltatori. Quasi ovunque le emittenti sono per anni un monopolio dello Stato,
gestite da enti pubblici, anche per una necessità evidente e continua di finanziamenti.
Alcuni imprenditori decidono, allora, di violare l’embargo e agli inizi degli anni ’60 iniziano
a trasmettere, aggirando la legge, da vecchie navi inutilizzate ancorate in acque extraterritoriali,
soprattutto al largo delle coste inglesi, danesi, olandesi e svedesi. In tal modo le loro
trasmissioni e le loro attività di raccolta pubblicitaria non sono legalmente perseguibili perché
14
fuori dalla giurisdizione di qualsiasi governo. A differenza degli Stati Uniti, quindi, dove, in
assenza di forme di monopolio o concessione statale, gli unici problemi sono legati al
reperimento di finanziamenti sufficienti e all’accesso all'ente tecnico regolatore delle
attrezzature20, in Europa inizia una fase di proliferazione di radio libere, cioè radio indipendenti
dalle grandi reti nazionali. E’ necessario violare la legge se si è intenzionati a trasmettere via
radio ed è quanto fanno le radio pirata, poi radio libere, che raggiungono l’apice di seguito e di
successo anche grazie alle possibilità offerte dai cambiamenti culturali, sociali, linguistici e di
anarchia di quegli anni, dominati dalla contestazione giovanile scatenatasi negli Stati Uniti e poi
diffusasi in Europa e in Italia. E’ proprio la radio a fare da trait d’union tra due culture così
antitetiche ed è sempre la radio a raccogliere e diffondere le provocazioni giovanili, a
trasformare la musica in messaggi di controcultura. Il solo fatto, poi, di essere in quel momento
libere ma illegali e perseguitate dalle istituzioni le trasforma in simbolo di rivoluzione. La prima
radio a trasmettere off-shore21 è Radio Mercur22, allestita su una nave da trasporto battente
bandiera panamense e ancorata a largo delle coste di Copenaghen; con Mercur nasce la prima
radio commerciale del Nord-Europa, svincolata da ogni controllo governativo: “gli ideatori di
questa avventura scelsero per Radio Mercur, con astuzia, la frequenza di 93,13 mhz, a cavallo
tra il primo e il secondo programma danese. Nessuno, passando dall’uno all’altro canale, poteva
evitare di sbattere contro questo scoglio musicale, tanto diverso dai soliti programmi”23. Ben
presto ne seguono molte altre dando inizio all’epopea delle radio pirata; tra queste la svedese
Radio Nord24 e l’olandese Radio Veronica25, anche se la più famosa e la più gloriosa, che resta
in attività per più di 26 anni, è certamente Radio Caroline (la cui storia ha ispirato recentemente
20
Sono questi gli anni raccontati dal film “Radio Days” di Woody Allen, citati anche nel film dei fratelli Cohen
“Brother, where are you?”, www.musicaememoria.com
21
Al largo, lontano da terra.
22
Radio pirata danese, inizia a trasmettere regolarmente il 2 agosto del 1958 e viene chiusa ufficialmente il 31 luglio
1962.
23
G. Bernardini, 50 anni fa i pirati dell’etere: e l’Europa scoprì il rock,Avvenire, 27 luglio 2008.
24
Radio off-shore che opera brevemente dal 8 marzo 1961 al 30 giugno del 1962 da una nave ancorata nelle acque
internazionali del Mar Baltico. Successivamente inizia a trasmettere legalmente dagli uffici collocati nel cuore di
Stoccolma.
25
Radio pirata, inizia a trasmettere nel 1960; viene ricordata per la durata delle proprie trasmissioni off-shore: 14
anni continuativi, il periodo di attività più lungo mai registrato per una radio pirata (Radio Caroline resta in attività
per più di 26 anni, anni ma non consecutivi).
15
il film “I Love Radio Rock26”), che nel 1964 inizia le prime trasmissioni dalle coste sud-
orientali e già nell’ottobre dello stesso anno supera negli ascolti la BBC. Sulla stessa frequenza
di Radio Caroline, ma dalle coste occidentali, trasmette Radio Atlanta27; nessuna concorrenza
tra le due che, anzi, mettono in onda una programmazione complementare a tempi alterni,
cosicché quando una spegne i microfoni l’altra, immediatamente, li accende con grande piacere
degli ascoltatori, in particolare giovani, che possono così fruire di 24 ore di musica continuativa.
Visto l’enorme successo, le due emittenti decidono di consociarsi formando un network,
costituito da Radio Caroline North e Radio Caroline South,
per gestire e sfruttare al meglio gli introiti pubblicitari.
Decisiva nell’economia di queste emittenti, è, infatti, la
presenza degli
inserzionisti americani, che già conoscono il potenziale
promozionale del mezzo radiofonico. In Inghilterra
Caroline non ha concorrenza se non in Radio London28, di
qualche mese posteriore, che annovera tra le sue fila DJ di primissimo piano, tra cui un
promettente John Peel29, e si costruisce un’identità musicale unica e inconfondibile per la
priorità assegnata ai successi contemporanei e l’attenzione dedicata alle band emergenti, anche
d’oltreoceano, questo anche grazie alla consulenza di Gordon McLendon, probabilmente la
26
Titolo originale: “the boat that rocked”, regia di Richard Curtis, Gran Bretagna, 2009.
27
Off-shore radio in attività dal 12 maggio al 2 luglio 1964. Trasmetteva dalla nave Mi Amigo (precedentemente
utilizzata anche da Radio Nord) copriva le coste occidentali dell’Inghilterra. A finanziare la radio era il miliardario
americano John Delaney.
28
Wonderful Radio London, meglio conosciuta cone Radio London o “Big L”, è una radio pirata in attività dal 16
December 1964 al 14 August 1967, trasmettendo da una nave, Galaxy, ancorata nel Mare del Nord.
29
John Robert Peel Ravenscroft (Heswall, 30 agosto 1939 – Cusco, 25 ottobre 2004) è stato un giornalista e
conduttore radiofonico, una delle voci storiche della radio inglese. Trova lavoro prima nella radio pirata londinese
Radio London, occupando lo spazio da mezzanotte alle due con un programma chiamato The Perfumed Garden, in
cui, in pieno flower power, dà spazio a band dei più svariati generi: ovviamente i Beatles di Sergeant Pepper, Bob
Dylan, il blues di Lightnin' Hopkins, la west coast wave dei The Doors, The Mothers of Invention e Jefferson
Airplane e la psichedelia dei Pink Floyd, Led Zeppelin e Cream, insieme con il suo gruppo preferito (come rivela
nella sua autobiografia), i Misunderstood. Nel 1967 Radio London chiude e John Peel si trasferisce alla BBC per
lavorare nella neonata BBC Radio One; ci lavorerà fino alla sua morte, avvenuta per infarto del miocardio mentre si
trovava in vacanza lavorativa in Perù. La sua influenza sulla musica contemporanea (specie alternative rock, punk e
reggae) è testimoniata dagli onori dedicatigli dopo la sua morte da artisti di livello mondiale (Blur, Oasis, The Cure,
New Order) e dalla fama raggiunta dal suo programma principale, "John Peel Sessions", in cui ospitava una band per
un'esibizione esclusiva di quattro canzoni del loro repertorio.
16
massima autorità americana per quanto concerne i format radio30. Ecco come un mito della
radio, ben noto anche agli ascoltatori italiani, Federico l’Olandese volante31, illustra lo scenario
che si sta via via creando: “Fino alla fine degli anni ’50 c’erano solo radio di monopolio, in
Inghilterra c’era la BBC, da noi c’era la RAI e poi siamo arrivati, attraverso delle antenne pirata,
noi di radio Veronica, Caroline e Radio Luxemburg che affittava le sue frequenze e le aveva
affittate a questo gruppetto di produzione inglese alla sera, perché di giorno trasmettevamo in
tedesco, il pomeriggio addirittura in fiammingo. Radio Caroline trasmetteva da una nave, al
largo fuori dalle acque territoriali e spesso successe che rompevano le ancore perché nel Mare
del Nord si può immaginare che onde ci fossero e allora le navi venivano portate verso riva e
quindi arrivava la guardia costiera e arrestava tutti. Succedevano di quelle cose anche a Radio
Veronica”32.
E’ vero infatti che tutti i paesi interessati dal fenomeno delle radio off-shore cercano,
inizialmente, di contrastarlo con ogni mezzo disponibile, anche se, essendo ancorate in acque
internazionali e svolgendo la propria attività su imbarcazioni che battono bandiera di altri paesi,
gli interventi della guardia costiera non si possono considerare del tutto legali. Un accanimento
che porta, dopo pochi anni, a sancire ufficialmente l’illegalità delle trasmissioni libere.
Nonostante le pressioni dei vari governi, il numero delle navi pirata in circolazione continua
a crescere, così come il seguito di ascoltatori, tanto da attrarre le risorse finanziarie di numerose
multinazionali americane, le stesse alle quali in Europa vengono negati ripetutamente gli accessi
agli spot pubblicitari delle grandi emittenti nazionali e che trovano nel panorama delle off-shore
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Radio London è stata anche la prima radio a trasmettere i notiziari nel territorio londinese.
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Federico l'Olandese volante, pseudonimo di Friedrick Van Stegeren, è un personaggio televisivo olandese
naturalizzato italiano, considerato uno dei primi disc jockey delle radio libere del Paese. Nato a Deventer nel 1950,
Federico cresce in Olanda e sul lago di Garda. S'iscrive alla facoltà di architettura all'università di Amsterdam nel
1969. Dopo una prima esperienza radiofonica sulla radio Offshore Veronica, Federico, su invito del mitico Noel
Coutisson, fondatore ed inventore del format della prima radio privata italiana, anche se trasmetteva dal Principato,
ovvero Radio Montecarlo, si trasferisce a Monaco ed entra a far parte nel '72 della gloriosa equipe di RMC, dove
conduce il suo Federico Show, programma storico alle 5 del pommeriggio. La radiofonia privata italiana, nata 3 anni
dopo, imita sostanzialmente lo stile di RMC e molti DJ radio si identificarono con Federico, ormai noto, come
L'Olandese volante. Nel 1977 Federico passa a Radio 2 e conduce, con Herbert Pagani e Riccardo Heinen, "A tutte le
Radioline", programma che fece scandalo, anche perché sembrava una piccola RMC intrufolata in RAI! Nel ’78,
chiamato a Milano dall'editore Alberto Hazzan, collabora nella costruzione a di Radio 105, dove rimane il conduttore
del pommeriggio per 12 anni. Trasferitosi a RTL 102.5, attualmente conduce il programma "The Flight".
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G.Cordoni, P.Ortoleva, N.Verna, Radio FM 1976-2006. Trent’anni di libertà d’antenna, Minerva edizioni,
Bologna, 2006, pag. 47.