6
eppure, tra mille difficolt�, sopravvivono le piccole emittenti in citt� e le radio
decentrate rispetto ai contesti urbani.
Un conteggio definitivo non esiste, ma l�Italia, dopo gli Stati Uniti (con 10
mila stazioni), � forse il paese al mondo con il maggior numero di emittenti
attive
1
. Fatte le proporzioni con la popolazione (quattro volte superiore) e la
vastit� del territorio nordamericano (la superficie � addirittura trenta volte quella
italiana), quest�ultimo appare un dato sorprendente, che dimostra � anche se non
ne spiega le cause � quanto sia sfaccettato il sistema radiofonico del nostro paese
(quindi quanto sia difficile studiarlo nel suo complesso) e quanto siano numerosi
coloro che, a diversi livelli, lavorano, o si dilettano, nell�ambito della radiofonia.
Le piccole radio private, commerciali o comunitarie, hanno un linguaggio
proprio, che ovviamente non � legato ad esigenze di servizio pubblico, quali
quelle della Rai. Le emittenti commerciali locali mantengono un�impostazione e
un linguaggio giovanili, quando non adolescenziali, anche se molto spesso il loro
target non � rappresentato da giovani; le loro caratteristiche principali sono un
forte legame con il territorio di appartenenza e l�emulazione delle tendenze
stilistiche � non sempre le pi� valide � evocate e provenienti dal contesto
massmediatico (televisione, grandi network, ecc.).
Per quanto riguarda le radio comunitarie, ci sono emittenti che amano definirsi
radio d�informazione alternativa (ecco il legame con le radio libere e di
1
Enrico Menduni, Il mondo della radio. Dal transistor a Internet, Bologna, il Mulino, 2001, Universale
Paperbacks, pp. 150-152. � stato calcolato che �nel 1999 si contassero 1.100 radio locali, di cui 250
comunitarie; 5 syndacation, 14 emittenti nazionali.�
7
movimento degli anni �70), altre ancora che si situano nell�ampio raggio d�azione
della Chiesa cattolica (delle quali mi occuper� in un apposito paragrafo), e infine
una fetta di emittenti, nemmeno troppo esigua, le cui identit� e programmazione
sono vicine ad altre confessioni religiose, prevalentemente le chiese pentecostali
o del protestantesimo riformato.
La mia ricerca inizia qui, scegliendo di guardare al linguaggio utilizzato nel
sistema radiofonico stando seduto non nel suo centro, ma nelle periferie, quegli
spazi di cui quasi si dimentica l�esistenza.
Radio Beckwith, oggetto di studio in queste pagine, stazione radio nata
diciotto anni fa a Torre Pellice, cinquanta chilometri a sud-ovest di Torino, �
un�emittente comunitaria di provincia, che diffonde il suo segnale nell�area
compresa fra Torino, Pinerolo e Cuneo. Riprendendo una frase di Pino Pace,
l�autore del programma Centolire ad essa dedicato, la si potrebbe chiamare dead-
end-radio, una �radio binario morto�, perch� pi� in l� c�� soltanto la barriera
delle Alpi e, oltre queste, la Francia.
Non � l�unica radio italiana che trasmette programmi o culti protestanti. Ogni
domenica mattina, su Radio Uno, curato dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, va in onda il culto radio. Anche se vive grazie ai contributi
economici della Chiesa valdese, Radio Beckwith non � della Chiesa valdese, ma
resta di propriet� di un�associazione culturale.
L�emittente diffonde informazioni sul mondo protestante, ma vuole essere,
con le parole del direttore, �una radio per una comunit�, quindi per il territorio
8
che riesce a coprire con il suo segnale�. Lo dimostra non solo la relazione con le
stesse chiese valdesi esistenti, presenza storica e fondamentale nel territorio
pinerolese, ma anche l�attenzione riservata alla cultura occitana, alla lingua
francese e pi� in generale alle notizie locali. La musica e i contenuti della
maggior parte dei programmi non sono religiosi. Inoltre, sono attivi oltre
cinquanta collaboratori volontari che si affiancano ai redattori nella conduzione.
Non c�� una sola ragione di questo impegno, ma tutti sono accomunati dalla
profonda passione per il fare radio.
Il palinsesto e i programmi di un�emittente comunitaria come Radio Beckwith
sono governati da un insieme di criteri profondamente diversi da quelli che
regolano l�organizzazione di stazioni con intenti commerciali. Lo scopo della tesi
� proprio esplorare questi spazi d�azione, senza soffermarsi sugli ascoltatori
potenziali (il target) e reali (l�audience), ma tentando invece di comprendere
quali siano i risultati, complessi e intrecciati fra loro, di questa scelta difficile ed
economicamente quasi insostenibile: stare �sul bilico�; emittente libera, ma
comunitaria, giovane, eppure legata a una chiesa, con i suoi punti di debolezza,
cio� le scarse risorse finanziarie a disposizione, ma anche i suoi sostanziali punti
di forza, quali la possibilit� di ospitare programmi che non troverebbero posto in
una radio commerciale.
Alcuni interrogativi attraversano la storia e l�attualit� (forse anche il futuro)
dell�emittente, domande alle quali mi piacerebbe rispondere in questa ricerca.
Nel caso di Radio Beckwith, ci troviamo di fronte a una sola identit�, molti
9
obiettivi e infiniti programmi radiofonici? Oppure � la stessa identit�
dell�emittente a essere molteplice, costruendosi sulla base di chi racconta e si
racconta al microfono? Come si potrebbe definire l�emittente e come la
definirebbero i suoi collaboratori? Quali sono i criteri secondo i quali si modella
il palinsesto e si organizza il tipo di programmi diffusi dalla stazione?
Abito a pochi chilometri dalla sede di Radio Beckwith, che frequento da oltre
quattro anni; iniziai a lavorare come redattore nel 1998, ho condotto alcuni
programmi musicali e attualmente sono membro del consiglio direttivo
dell�associazione culturale Francesco Lo Bue, che gestisce Radio Beckwith fin
dalla fondazione. Il mio � un punto d�osservazione affatto particolare: sono
vicino alla situazione, ma non a contatto quotidiano con l�emittente attuale;
inoltre, nel corso dell�indagine e della stesura, eviter� di confrontarmi con altri
collaboratori, adottando un approccio il pi� possibile personale. Tuttavia, non
posso fare a meno di essere influenzato dalla situazione operativa e, perch� no,
emotiva nella quale mi trovo.
In un certo senso Radio Beckwith � la mia radio, quella che mi ha fatto
passare, almeno per qualche ora e come centinaia di altri, dalla parte di
ascoltatore a quella di speaker. Perci� mi ritengo un privilegiato, uno dei tanti
fortunati che hanno avuto l�occasione di stare al di qua della quarta parete, oltre
il vetro e davanti al microfono, nella dimensione, vagamente autoreferenziale,
nella quale ci si compiace di ascoltare la propria voce amplificata, implosa, a
10
volte disturbata e arricchita di fruscio, comunque differente, uscire dalle cuffie
monitor dello studio.
Ho organizzato il mio lavoro in quattro capitoli principali. La prima parte �
un�analisi del metodo de facto multidisciplinare che utilizzer� nel corso della
ricerca: la semiotica applicata ai testi sincretici, l�osservazione della radio come
fenomeno sociale, l�indagine sull�identit� della comunit� radiofonica e gli
interrogativi scaturiti dal concetto di intenzione radiofonica. Nella seconda parte
cercher� di riassumere il contesto della mia ricerca: il panorama della radiofonia
comunitaria, quella religiosa (con l�esame di un caso particolare e insieme
paradigmatico rappresentato da Radio Maria) e un�indagine (realizzata su
periodici e settimanali locali che la raccontano) sulla storia dell�emittente. Nel
terzo capitolo, la ricerca vera e propria, esplorer� l�entit� oggetto di studio: il
palinsesto di Radio Beckwith, la sua programmazione e l�insieme dei
collaboratori impegnati nella messa in onda quotidiana. Nel quarto capitolo mi
soffermer� su un�esperienza parallela all�osservazione sul terreno svolta a Radio
Beckwith, vale a dire il periodo, stavolta breve, vissuto come ospite presso gli
studi Rai di Torino nella fase di montaggio del programma Centolire, diffuso nel
mese di maggio 2002 su Radio Tre e che, �radio nella radio�, ha individuato in
Radio Beckwith la lente d�ingrandimento per descrivere le valli valdesi.
La ricerca sar� caratterizzata dal mio punto di vista, che si realizzer� sul piano
pratico durante la stesura, quello dei collaboratori, e quello, esterno, dell�autore
delle Centolire. Occhi differenti su una sola realt�, anch�essa frammentata: una
11
radio comunitaria e i suoi desideri, le difficolt� e l�ambizione. Uno sguardo
prolungato su una radio di provincia, che parla dalla periferia, eppure capace di
dare conto del mondo che le sta intorno.
12
1. METODOLOGIA E TEORIA DELLA RICERCA
1.1 Premessa
L�oggetto di analisi di questa ricerca vuole essere la programmazione
dell�emittente Radio Beckwith Evangelica, in particolare il suo contenuto
manifesto e l�organizzazione semantica e sintattica (il discorso, oppure, al
plurale, i discorsi), con l�intento di verificare come e fino a che punto i contenuti
e l�organizzazione dei programmi trasmessi quotidianamente corrispondano alle
attese dell�emittente, intesa come radio comunitaria, cio� �espressione di
particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose�
1
.
Ho individuato in Radio Beckwith Evangelica, o meglio, nel suo formato e nei
programmi da essa ospitati e coordinati, l�universo d�analisi del mio lavoro, che
affronto cosciente delle difficolt� comuni alle ricerche nell�ambito del linguaggio
radiofonico. Oltre a occuparmi di come Radio Beckwith racconta le �sue� storie,
ho voluto includere in questa ricerca, dedicando a questa parte specifica l�ultimo
capitolo, l�analisi di come Radio Beckwith sia stata a sua volta raccontata in un
programma della radio Rai: Centolire.
1.2 Tra sincretismo, metatestualit� e intertestualit�
Radio Beckwith � il mio testo di riferimento, secondo un�accezione del
termine �testo� che, nell�ultima semiotica, diventa estremamente estesa, proprio
1
L. 6 agosto 1990, n. 223, art. 16, comma 5. In Appendice, per completezza, riporto le sezioni della
Legge riguardanti la radiofonia comunitaria.
13
perch� si presuppone di poter allargare l�analisi ai cosiddetti testi sincretici, cio�
�quei testi in cui sono in atto assieme pi� linguaggi (verbali, musicali, gestuali,
ecc.)�
2
, prescindendo cos� dalle �specifiche sostanze in cui il testo �
manifestato�
3
. Perch� fare riferimento alla semiotica? A difesa del metodo
semiotico si pu� citare la grande �potenza di strutturazione�, vale a dire �la sua
capacit� di produrre pi� intellegibilit�, pertinenza e differenziazione�
4
. La
semiotica sarebbe perci� indispensabile a scoprire nel testo le strutture nascoste
del senso, distinguendo gli elementi fondamentali, le differenze e le relazioni
reciproche.
Radio Beckwith, il suo palinsesto, � un testo complesso e in continua
definizione, che a sua volta racchiude molteplici testi, vale a dire i programmi, e,
a un ulteriore livello, codici differenti: la musica, le parole, i rumori, ecc.. Infatti,
a prima vista si � abituati a pensare che
�l�arte radiofonica, per quanto riguarda il suo effetto sui sensi, sembra pi�
facilmente difettosa e incompleta di altre forme d�arte in quanto esclude � la
vista � [ma] la sua essenza consiste nel fatto di servirsi solo dell�udito come
mezzo per offrire una rappresentazione compiuta � di un processo, di un
ragionamento o di una creazione.�
5
2
Maria Pia Pozzato, L�analisi del testo e la cultura di massa nella socio-semiotica, in Roberto Grandi, I
mass media fra testo e contesto. Informazione, pubblicit�, intrattenimento, consumo sotto analisi. Con
due saggi di Giovanni Manetti e Maria Pia Pozzato, seconda edizione, Milano, Lupetti.,1992,
Comunicazione e consumo, p. 194.
3
Loc. cit.
4
Ibidem, p. 196. Qui l�autrice del saggio fa riferimento a due autori in particolare, J.M. Floch e P. Fabbri,
che in diverse occasioni hanno ribadito la centralit� del metodo semiotico.
5
Rudolf Arnheim, Elogio della cecit�: liberazione dal corpo, in Roberto Grandi (a cura di), Il pensiero e
la radio. Cento anni di radio: una antologia di scritti classici, Milano, Lupetti, 1995, Libri per conoscere
e usare i media, la televisione, il cinema, p. 51.
14
Se � l�orecchio a percepire sono per� molti le lingue e addirittura i codici
utilizzati in radio: � un testo sincretico, che comunica per mezzo di testi a loro
volta sincretici oltre che intertestuali, metatestuali e metalinguistici (per via del
costante riferimento, anche implicito, ad altri programmi e alla natura del codice
stesso).
Ho deciso di escludere da questa analisi, quando possibile, quella parte di
ricerca, bench� importante ma pi� squisitamente sociologica, o addirittura
etnologica e soprattutto sociosemiologica, che prende in esame l�audience, il
bacino di ascoltatori e l�interpretazione del messaggio da parte di questi, pur
consapevole dell�intrinseco carattere negoziale proprio di ogni atto comunicativo,
poich� �i fenomeni di senso prendono forma solo nella contestualizzazione
sociale�
6
. L�interpretazione del messaggio, o meglio del testo, da parte del
destinatario, �comporta la decodifica dei successivi livelli, progressivamente pi�
profondi e complessi, in esso contenuti�
7
. Secondo Umberto Eco, il compito del
destinatario attivo � particolarmente variegato: �vi � innanzi tutto da interpretare
il livello �superficiale� del testo � quindi si devono attuare certe inferenze
cognitive ... Infine si deve attuare una esplicitazione semantica del testo per
mezzo delle isotopie in esso presenti�
8
. Con isotopie, come delineato dallo
6
Giovanni Manetti, I modelli comunicativi e il rapporto testo lettore nella semiotica interpretativa, in
Roberto Grandi, I mass media fra testo e contesto. Informazione, pubblicit�, intrattenimento, consumo
sotto analisi. Con due saggi di Giovanni Manetti e Maria Pia Pozzato, seconda edizione, Milano,
Lupetti.,1992, Comunicazione e consumo, p. 67.
7
Umberto Eco, Lector in fabula. La cooperazione interpretativa nei testi narrativi, cit. da Roberto
Ariagno, Il cinema nel cinema di Tarantino, in Paolo Bertetti (a cura di), Nuove narrazioni. Tarantino,
Baricco, il cyberpunk, Torino, Centro Ricerche Semiotiche di Torino, 1996, Graffiti, p. 125.
8
Loc. cit.
15
studioso e teorico di semiotica francese, Algirdas Julien Greimas, si intendono
quegli elementi che da un universo di percorsi discorsivi possibili garantiscono al
discorso, e quindi al testo, la sua omogeneit�
9
. Nella posizione sostenuta da Eco,
il testo �non comunica finch� non intervenga un soggetto che sia in grado di
cogliere ci� che al suo interno � significante, realizzandolo come portatore di
senso�
10
.
Si pu� ben comprendere come, soprattutto nel caso di una radio locale e
comunitaria, il contesto venga a giocare un ruolo molto importante nella
programmazione dell�emittente: infatti la comunicazione radiofonica, come ogni
tipo di comunicazione, �si basa sulla condivisione di un linguaggio e di un
immaginario fra chi fa la radio e chi l�ascolta�
11
. Tuttavia, considerato lo spazio e
i tempi a disposizione per questa ricerca, ho voluto concentrarmi sugli autori del
testo, gli emittenti e le emittenti, cio� i conduttori, i registi e i tecnici, e i loro
prodotti, in altre parole i programmi, e l�organizzazione di essi nel palinsesto.
Vorrei subito rilevare che, per una radio di dimensioni limitate come Radio
Beckwith, quando utilizzo il termine �conduttori� intendo riferirmi a tutte le
persone impegnate al microfono che (quasi) sempre sono anche gli autori del
rispettivo programma, quando non i registi e i tecnici. I redattori sono i
9
Cit. in Francesco Marsciani, Alessandro Zinna, Elementi di semiotica generativa. Processi e sistemi
della significazione, Bologna, Esculapio, 1991, Progetto Leonardo-Teoria della Cultura, pp. 42-43.
10
Roberto Ariagno, op. cit., pp. 127-128.
11
Sergio Valzania, Una radio strutturalista. Consigli per ascoltare e trasmettere, Roma, Rai
Radiotelevisione Italiana, 2002, Comunicazione, p. 31.
16
collaboratori retribuiti dell�emittente, che solitamente si occupano della
conduzione dei notiziari e delle rassegne stampa.
In particolar modo nel caso di una radio comunitaria, quindi alla presenza di
personale perlopi� volontario o con modeste esperienze professionali e di un
apparato tecnologico molto ridotto, un aspetto estremamente importante e sul
quale ritorner� in seguito � quello che si potrebbe definire il grado di
consapevolezza radiofonica. Come sottolinea Sergio Valzania,
�Un elemento di analisi significativo rimane quello dell�intenzione,
dell�atteggiamento, cio� della posizione mentale, e arriverei a dire culturale,
nella quale si pone colui che parla al microfono rispetto al pubblico e alle altre
componenti della programmazione, in particolare la musica.�
12
Effettivamente, secondo il modello semiotico-enunciazionale,
�l�emittente determina la forma dei propri messaggi non soltanto pensando ai
contenuti da trasmettere, ma anche facendo delle inferenze e congetture sulle
possibili convinzioni, aspettative e comportamenti interpretativi dei
destinatari�
13
e questo � un fenomeno che, insieme agli altri presupposti dell�intenzione
comunicativa, non pu� essere sottovalutato: tra questi presupposti non c�� solo il
target, cio� l�immagine ideale dei propri ascoltatori, bens� anche i modelli
esterni, quindi le altre radio ascoltate e vissute, i propri programmi preferiti e i
disc jockey pi� amati, in altre parole l�universo radiofonico che sta sopra, intorno
e dentro Radio Beckwith Evangelica.
12
Ibidem, p. 51.
13
Giovanni Manetti, op. cit., p. 71.
17
Quanto e in che modo, quando prendiamo in considerazione i programmi di
Radio Beckwith, �siamo di fronte a testi che sono apertamente consapevoli del
proprio farsi�
14
? Quanto lo stesso contenuto del fare radio, vale a dire il suo
scopo, � raccontare l�atto stesso della narrazione? Una semiotica del linguaggio
radiofonico non pu� fare a meno di prendere atto che un testo radiofonico ha
caratteristiche e modi propri ed esclusivi, presenta quella che si potrebbe definire
�una sorta di isotopia del raccontare, dell�atto del narrare, che viene enunciato e
sottolineato dal testo stesso, che si autoenuncia, si rivela come � frutto di una
situazione discorsiva�
15
specifica. La radio resta �un fenomeno complesso, con
una forte componente di progettualit�� e il ricercatore si trova di fronte a un
oggetto le cui finalit� �restano in buona parte presuntive, empiriche, poco
scientifiche, o almeno discutibilmente positiviste�
16
. Una critica degli intenti,
questa di Sergio Valzania, che suona particolarmente radicale, forse scomoda,
soprattutto in anni nei quali una pianificazione rigorosa � proclamata in quasi
tutti i settori della comunicazione. Lo stesso Valzania aggiunge, non senza
polemica: �Nessuno fa qualcosa senza immaginare, o dichiarare a se stesso e agli
altri, di essere mosso da una ragione precisa, razionale e a suo modo certa.�
17
Nella mia ricerca prendo in esame il palinsesto come testo di livello superiore,
che � con-testo dei singoli programmi presi in esame, a loro volta messi in
14
Roberto Ariagno, op. cit., p. 117.
15
Ibidem, p. 119.
16
Sergio Valzania, op. cit., p. 17.
17
Loc. cit.
18
relazione reciproca da legami intertestuali e intrinsecamente metatestuali. Pur
soffermandomi sui programmi, l�attenzione all�intero palinsesto come unit� della
mia analisi deve essere costante, proprio perch� solo a questo livello si possono
dare giudizi o esaminare la complessit� del medium radio.
Si potrebbe inoltre affermare che non c�� testo radiofonico, palinsesto o
singolo programma, senza un suo ulteriore supertesto o contesto, poich� �una
radio � la propria programmazione ma anche le iniziative che sviluppa sul
territorio, la promozione che riesce a realizzare, il modo di relazionarsi con la
societ� civile e con quella massmediatica�
18
. Perci� ho voluto includere in questa
mia ricerca l�analisi di come Radio Beckwith Evangelica, i suoi programmi ma
anche la sua realt� comunitaria, soprattutto comunit� di operatori radiofonici, sia
stata raccontata dalla trasmissione Centolire a essa dedicata. Radio Tre che
racconta Radio Beckwith. La radio che dichiara apertamente il suo carattere
metatestuale e intertestuale.
1.3 La radio come fenomeno sociale: osservando sul terreno
Se la radio, come sostiene Valzania, � molto pi� di un insieme di programmi,
ma un universo sincretico e composito, qualsiasi analisi che si proponga di
indagare con strumenti innanzi tutto semiologici lo specifico medium
rappresentato da un�emittente comunitaria come Radio Beckwith, pur escludendo
a priori una deriva etnologica e antropologica, deve essere supportata da una
18
Ibidem, p. 64.
19
ricerca sul campo, dalla quale con un passaggio dall�evento al documento
19
si
possa arrivare all�elaborazione teorica.
Proprio per attenuare il rischio che la ricerca sul terreno assuma le
caratteristiche del suo oggetto di studio, cio� l�eccessivo empirismo e la scarsa
scientificit�
20
, � importante che le procedure siano definite fin dall�inizio,
facendo propri criteri e raccomandazioni generali e validi per ogni tipo di ricerca
da realizzarsi nell�ambito delle scienze sociali. Carla Bianco suggerisce undici
fasi da percorrere e fare proprie:
1. Il problema: l�individuazione dell�argomento della propria ricerca.
2. L�ipotesi, vale a dire la formulazione di un�opzione interpretativa.
3. Tipi di indagine: il modo di procurarsi i dati utili: da qui, ad esempio, la
necessit� di raccogliere informazioni sul contesto e la storia dell�emittente.
4. Il piano di lavoro, cio� la scelta delle variabili in gioco.
5. Luoghi e tempi della ricerca: per quanto riguarda i luoghi, da un lato gli
studi di Radio Beckwith e dall�altro gli studi Rai di Torino. Determinare i tempi a
priori non � facile: pochi giorni per la Rai, un periodo pi� lungo per Radio
Beckwith Evangelica.
6. Rappresentativit� e campionamento. Questo � un aspetto abbastanza
difficile perch� interessa i soggetti individuati come oggetto della ricerca.
19
Carla Bianco, Dall�evento al documento. Orientamenti etnografici, CISU, 1994, cit. nella tesi
Educazione e identit� di minoranza. Una ricerca nel contesto delle Valli Valdesi: la scuola domenicale,
autore Elisa Jouvenal, Torino, a.a. 1995-96.
20
Sergio Valzania, op. cit., p. 17.