CAPITOLO 1
Cos'è il counseling, chi è il counselor
1.1 Definizione di Counseling e Counsellor
La parola counseling (o counselling) deriva dal verbo to counsel che risale al latino consulo-ĕre,
traducibile in “consolare”, “confortare”, “venire in aiuto”. Si compone di cum e solĕre, “alzarsi
insieme”, sia propriamente come atto che nell'accezione di “aiuto a sollevarsi”. È omologo ad un
altro verbo latino consulto-āre, iterativo di consultum, participio passato di consulo, con il
significato di “consigliarsi”, “deliberare”, “riflettere”. Ciò pone il termine tra le forme del verbo
italiano “consultare” come ricorso a competenze superiori per necessità contingenti.
La traduzione di counseling in italiano con “consulenza” è controversa poiché un altro termine,
consulting, ha in inglese il medesimo significato. Di seguito viene esposta una definizione di
base. Il counseling è una relazione fondata su principi e caratterizzata dall’applicazione di una o
più teorie psicologiche e di un insieme riconosciuto di abilità comunicative – modificate
dall’esperienza, dall’intuizione e da altri fattori interpersonali – alle preoccupazioni, problemi e
aspirazioni intime dei clienti. Il suo ethos dominante è quello di agevolare piuttosto che offrire
consigli o costringere. Può essere di durata molto breve o media, attuata in contesti organizzativi
o in studi privati, e abbinarsi o meno a trattamenti medici o di assistenza sociale. La definizione
dell’Associazione Britannica di Counseling, B.A.C. (1985) dice “…ci si impegna nel counseling
quando una persona, che riveste regolarmente o temporaneamente il ruolo di counselor, offre o
concorda tempo attenzione e rispetto ad un’altra persona, o persone, temporaneamente nel ruolo
di cliente. Compito del counseling è quello di dare al cliente l’opportunità di esplorare, scoprire
e chiarire dei modi di vivere più fruttuosi e miranti ad un più elevato stato di benessere”.
Il counseling, inoltre, può essere usato per facilitare il lavoro del cliente secondo modalità che ne
rispetta valori, risorse personali e capacità di auto-determinazione. Si distingue dalle situazioni in
cui vengono semplicemente utilizzate delle abilità di counseling quando sia colui che le usa che
colui che ne fruisce concordano esplicitamente di avviare una relazione di counseling (ABC,
1990). È quindi un’attività distintiva intrapresa da soggetti che convengono di occupare
5
rispettivamente i ruoli di counselor e di cliente. E anche una nuova professione emergente, svolta
sia dai membri di tale professione che da volontari. È un servizio ricercato da persone in stato di
disagio o di confusione, che desiderano discutere o risolvere nel quadro di una relazione più
disciplinata e confidenziale dell’amicizia e forse meno stigmatizzante di quelle offerte nei modelli
medici e psichiatrici tradizionali. Il processo può comportare molte esperienze diverse: tematiche
evolutive; assunzione di decisioni critiche; fatica di affrontare schemi auto-lesivi di emozioni,
sentimenti e comportamenti; riconoscimento di eventi di vita dolorosi. Secondo l’Associazione
Americana di Counseling (1992) coloro che lavorano nell’area del counseling e dello sviluppo
umano riconoscono che tutte le persone hanno periodicamente bisogno di aiuto o consiglio, via
via che sperimentano i normali stadi e transizioni della vita.. Esistono molte scuole, ma tutte
rispettano l’autonomia del cliente. La pratica prevede uno schema di incontri di un’ora a
settimana. Il counseling individuale per adulti rappresenta la forma più comune, ma esiste la
forma di coppia, familiare e di gruppo. L’obiettivo è promuovere nell’individuo un
funzionamento sano e focalizzarlo sulla soluzione dei problemi.
1
Nel 1951 la parola counseling fu usata da Carl Rogers per indicare una relazione nella quale il
cliente è assistito nelle proprie difficoltà senza rinunciare alla libertà di scelta e alla propria
responsabilità. Le prime notizie su l’attività di counseling si hanno negli Stati Uniti e si trovano
fin dai primi anni del '900. In occasione del ritorno dei soldati dalla guerra alcuni operatori sociali
adottano il termine per definire l'attività di orientamento professionale a loro rivolta, al fine di
trovare una ricollocazione professionale. Agli inizi non avveniva alcuna assegnazione di diplomi
o attestati, al fine di non creare nella mente di chi imparava delle abilità di counseling un
possibile atteggiamento di superiorità e quindi rimanendo sullo stesso livello.
2
Tuttavia Carl Rogers introduce il termine Counseling intorno al 1940, nel suo primo lavoro
Counseling and Psycotherapy
3
. Il counseling arriva in Inghilterra negli anni ’70 come servizio
nell'ambito pedagogico dei servizi sociali e del volontariato.
La professione del counselor in Italia trova inizio all’incirca a partire dal 1990, quando alcune
scuole di formazione in psicoterapia e l'associazionismo fruiscono corsi di formazione per
counselor. Nel 2000, negli elenchi del IV Rapporto di monitoraggio sulle Associazioni
rappresentative delle Professioni non regolamentate del CNEL sono riportate per la prima volta
1
C. Feltham, W. Dryden, Dizionario di Counseling, Sovera, trad. Paola Crimini, Roma 1995
2
Carl Rogers, I gruppi di incontro, Astrolabio, Roma 1970
3
Roger Mucchielli, Apprendere il Counseling, Erickson, Gardolo (TN) 1987
6
due associazioni di counseling.
4
1.2 Inquadramento del counseling nel contesto psicologico.
Nella storia della psicoterapia è possibile individuare tre grandi modelli nati in contesti storico-
culturali diversi e rispecchianti ognuno una visione specifica del mondo. I tre filoni storici sono
l’approccio psicodinamico, quello cognitivo-comportamentale e quello umanistico-esistenziale.
Al loro interno, nel tempo, si sono sviluppati ulteriori indirizzi terapeutici come ad esempio
quello sistemico-relazionale e quello biofunzionale-corporeo. In tal modo il panorama
psicoterapeutico ha assunto un aspetto ricco, avvicinandosi a paradigmi complessi e ad una
pluralità di ontologie e metodologie
5
. Vediamo una breve panoramica di qual è stata l’evoluzione
dei modelli teorici della psicoterapia, per poi arrivare al modello di riferimento applicato al
Counseling.
Il modello psicodinamico è basato sull’interpretazione, nasce con Freud alla fine XIX secolo; il
comportamentismo nasce in America nei primi anni del 1900 e arriva in Europa solo intorno agli
anni ’50. L’interesse si sposta sul comportamento umano, su ciò che l’uomo fa,
sull’apprendimento per prove ed errori; il modello umanistico-esistenziale, considerato la “terza
forza” in psicologia, al suo interno ospita numerosi indirizzi, accomunati principalmente
dall’attenzione verso le esperienze soggettive interne all’individuo. Tale movimento prende
forma tra gli anni ’50 e ’60 del ’900, quando Maslow, insoddisfatto dalla cultura del suo tempo
dominata dalla psicoanalisi e dal comportamentismo, mette insieme una trentina di persone con
l’obiettivo di ricollocare l’uomo al centro della psicologia. Le scuole di pensiero più autorevoli, di
questo modello, sono la terapia esistenziale, la psicoterapia umanistica, la terapia della gestalt e
l’analisi transazionale.
6
La formazione nel counseling è gestita da diverse scuole di specializzazione in psicoterapia e da
associazioni di categoria nazionali che si occupano, tra l’altro, di tutelare tale attività. Nelle
università italiane è possibile accedere a questa formazione, dopo essersi laureati in medicina o
psicologia, e tramite corsi di specializzazione. Nei paesi anglosassoni esistono invece dei corsi di
laurea veri e propri per diventare counselor. In questo contesto vedremo come scuola di
formazione la scuola italiana ASPIC dove mi sono formato personalmente (la sede ASPIC di
4
Liberamente tratto da wikipedia
5
C. Manucci e L. Di Matteo, Come gestire un caso clinico, Sovera, Roma 2004
6
ibid.
7
Bologna attualmente ha cambiato nome e si chiama AICIS).
Il modello di riferimento seguito dall’aspic (Associazione per lo Sviluppo Psicologico
dell’Individuo e della Comunità) è il “modello pluralistico gestaltico di Giusti e Montanari”.
Tale modello trae le sue origini dalla fenomenologia e dalla psicologia umanistica, creando un
indirizzo integrato che accomuna elementi di gestalt, analisi transazionale, psicodinamici,
cognitivo-comportamentali, terapia centrata sul cliente ed elementi appartenenti
all’approccio biofunzionale corporeo provenienti dal modello sistemico. L’analisi
transazionale è una teoria della personalità e una psicoterapia sistemica ai fini della crescita
e del cambiamento della persona.
7
La terapia della Gestalt, viene definita da Laura Perls
come terapia esistenziale sperimentale ed esperenziale”
8
L’approccio cognitivo-comportamentale si rifà alle teorie della RET di Albert Ellis.
9
A grandi
linee la RET affronta i problemi degli esseri umani partendo da tre piani: cognitivo, emotivo e
comportamentale. Nel senso che alla base di un comportamento vi è un pensiero, come
sintetizzato nel modello A-B-C. Ad ogni stimolo segue una risposta, nel suddetto modello A sta
per activating event, B per belif sistem e C per consequences. In sostanza dato un evento
scatenante (punto A) la nostra mente opererà dei pensieri a riguardo, secondo il proprio sistema di
credenze (punto B) e infine avrà un comportamento (punto C).
Il modello dell’ASPIC rivolge particolare attenzione a tre aree: la relazione Counselor-Cliente;
l’ambiente esterno, che innerva tutte le relazioni, inclusa quella fra cliente e counselor; e infine il
tempo, dimensione invisibile che connota e dà forma alle due precedenti. Relativamente a
quest’ultima variabile (il tempo), vengono considerati gli aspetti diacronici (cioè dell’evolversi
nel tempo) e quelli sincronici (il qui-e-ora) nel processo, quindi nella relazione. In quest’ottica,
Giusti, Montanari e Montanarella, propongono quattro tappe evolutive, quattro fasi in cui è
possibile “scomporre” la relazione in un percorso medio-breve: pre-contatto, avvio al contatto,
contatto pieno, post-contatto. Queste quattro fasi costituiscono il “ciclo del contatto” in ognuna di
esse è possibile individuare sei fattori determinati della relazione in atto, dunque trasversali: gli
obiettivi, le tecniche, il contenuto, il transfert e il controtransfert, le resistenza all’alleanza, i
compiti.
7
Ian Steward e Vann Joines, L’analisi transazionale, Garzanti, trad. S. Maddaloni, Forlì 2000
8
Edoardo Giusti e Robert Harman, La psicoterapia della Gestalt, Sovera; trad. L. Gatti, E. Spalletta Roma
1996
9
Cesare De Silvestri, I fondamenti teorici e clinici della Terapia Razionale Emotiva, Astrolabio, Roma 1981
8