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Introduzione
La storiografia sull‟Esercito italiano durante Prima Guerra mondiale si sofferma sulla
narrazione delle gesta dei nostri soldati, delle sofferenze patite da loro e dai loro
familiari, della limitata lungimiranza della politica italiana, dello scarso buon senso di
alcuni generali come pure delle ottime capacità di comando di molti altri ufficiali.
Tuttavia non molto è rintracciabile in merito ad una attività che fu tanto discreta quanto
vitale per le sorti dell‟intervento italiano nel conflitto: la raccolta, la valutazione e
l‟impiego delle informazioni sul nemico austriaco.
Già 2500 anni fa così scriveva Sun Tzu nel sua opera L‟Arte della guerra il cui
tredicesimo capitolo è considerato il primo trattato inerente l‟attività di raccolta e analisi
delle informazioni sull‟esercito rivale:“Se so che le mie truppe sono in grado di
attaccare, ma non so se il nemico può essere assalito, le possibilità di vittoria sono solo
del cinquanta per cento. Sapere che il nemico può essere attaccato e che le mie truppe
sono in condizione di svolgere questo compito, ma non sapere se il terreno e adatto allo
scontro, significa avere solo il cinquanta per cento di possibilità di vittoria. Perciò si
dice: conoscete il nemico e voi stessi e la vittoria non sarà in pericolo
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”. Per il
condottiero cinese quindi, era “la conoscenza anticipata dei fatti”
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ovvero la
disponibilità di notizie sul campo di battaglia e sull‟esercito avversario, che faceva
vincente il generale astuto. L‟attività „di intelligenza‟ di personale specializzato, non
solo tesa all‟acquisizione e valutazione dei dati per un loro successivo, opportuno
impiego, ma anche finalizzata al mascheramento delle attività delle proprie truppe, ha
da sempre rappresentato la differenza tra la vittoria e la sconfitta di un esercito, spesso a
prescindere dalle differenze numeriche tra le forze contrapposte.
L‟obiettivo di questa tesi, oltre all‟illustrazione dell‟importante evoluzione che
l‟apparato di intelligence militare italiano ebbe dalla vigilia del primo conflitto
mondiale fino all‟armistizio di Villa Giusti, non solo per quanto riguardava l‟aspetto
strutturale, ma anche di specializzazione degli addetti e delle tecniche di raccolta delle
notizie e delle attività di disinformazione, è quella di illustrare come il servizio
informazioni, insieme organico di enti, uffici e unità preposto a garantire uno Stato e il
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Sun Tzu, L‟arte della guerra, Biblioteca Neri Pozza, Vicenza, 1999, pag. 164.
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Ivi, pag. 181.
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sui esercito dalle sorprese da parte delle forze contrapposte in pace o in guerra, abbia
più o meno direttamente condizionato, pur se in concorso con altre cause, l‟azione
dell‟Esercito italiano; ulteriore aspetto analizzato è del rapporto cause/effetti che
l‟apparato produsse durante gli anni del conflitto. Le attività del servizio informazioni
sono state esaminate con particolare attenzione rivolta alle fasi di raccolta, analisi ed
impiego delle informazioni.
La prima fase di raccolta va intesa come acquisizione dei dati numerici, di posizione
e schieramento delle unità nemiche e dei loro movimenti, del livello di addestramento e
armamento, del loro morale, dei lavori di fortificazione e della disponibilità di viveri e
munizioni di scorta. Particolare sottolineatura è stata posta sulla differenza tra
l‟acquisizione delle informazioni a livello tattico, ovvero „di fronte‟ e „tra‟ il nemico,
dalla ricerca a livello „esterno‟ o „dietro‟ il nemico; vedremo come il primo tipo di
raccolta si concretizzava tramite specifiche unità dislocate lungo il fronte, posti di
osservazione, pattuglie esplorative, fotografia aerea, stazioni di intercettazione
radiotelegrafica, ma anche tramite interrogatori a prigionieri, disertori e profughi e,
soprattutto, per mezzo di reti di fiduciari residenti oltre le linee i quali, mossi da
motivazioni patriottiche, svolgevano l‟attività di raccolta e trasmissione delle
informazioni mettendo a rischio la propria vita. Per quanto riguardava l‟acquisizione
„esterna‟ dei dati sul nemico invece, essa si realizzava principalmente grazie all‟attività
di consolati e centri di informazioni che si avvalevano di informatori remunerati, come
giornalisti, banchieri e uomini d‟affari; altra importante fonte era rappresentata dallo
spoglio della stampa dei quotidiani e periodici esteri europei. Nella tesi è posta
particolare evidenza tra la differenza di attendibilità ed affidabilità tra le due tipologie di
informatori: i volontari, spinti da spirito patriottico e le „spie‟, ovvero individui mossi da
principi meno nobili di guadagno ed avventura.
La fase di analisi è riferita alla prerogativa degli organi del Comando Supremo di
elaborare le informazioni raccolte ai fini della previsione sulle reali intenzioni del
nemico. L‟Ufficio (poi Servizio) Informazioni era preposto alla raccolta e prima
selezione dei dati, riassumendoli poi in appositi bollettini periodici e diari storici,
mentre era l‟Ufficio Situazione l‟organo incaricato di valutare le intenzioni del nemico
in considerazione della dislocazione, del concentramento e dei movimenti delle unità
contrapposte e della tipologia dei loro armamenti, in particolare di artiglieria. Nei diari
storici veniva riassunta l‟attività giornaliera delle varie sezioni dell‟Ufficio I e venivano
suddivise le informazioni per tipologie: materie politiche, materie economiche,
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controspionaggio, censura e cifra-radiotelegrammi. Per quanto riguardava le notizie
politiche (M.P.), esse venivano estrapolate dallo spoglio dei quotidiani e riviste estere o
fornite da informatori nelle ambasciate e consolati. Esse riguardavano principalmente i
dissensi politici e militari degli Stati nemici, ma anche notizie politiche italiane dal
punto di vista della stampa estera, previsioni di alleanze per la fine della guerra,
malumori interni alle alleanze stesse, tendenze di pensiero delle classi borghesi e
popolari dei paesi europei, la diffusione del malcontento per la guerra, tendenze di
pensiero politico dei governi dei paesi neutrali, ecc. Per quanto riguardava le materie
economiche (M.E.) esse venivano raccolte non solo estrapolandole dalla stampa estera
ma anche per mezzo di segnalazioni provenienti dai Centri di Informazione all‟estero,
dai Prefetti, dal Ministero del Tesoro, dalla Direzione Censura, da informatori nelle
banche, ecc. Le notizie vertevano principalmente sui movimenti di materie alimentari e
materie prime tra i confini europei, le variazioni dei loro prezzi, le importazioni ed
esportazioni, gli accordi tra alleati per le forniture di ferro e acciaio, traffici di materie
particolari tra paesi neutrali specialmente dà e per la Svizzera, scoperte di giacimenti di
petrolio e miniere d‟oro e altri minerali in Europa, blocchi e sospensione dei traffici di
merci, carestie e penurie di materie alimentari, diffusioni di malattie negli allevamenti
europei, movimenti di capitali tra istituti bancari europei, prestiti tra Stati alleati,
apertura di nuove linee commerciali, compravendita di navi e altri mezzi bellici,
andamento delle quotazioni di borsa con particolare rilievo delle società neutrali,
operazioni speculative, ecc. Nella parte dedicata al controspionaggio (C.S.) venivano
elencate le attività che veniva svolta soprattutto in concerto con le Prefetture, gli uffici
speciali di Milano e Berna, i comandi dei Carabinieri Reali, i reparti Censura, la
Direzione di Pubblica Sicurezza, gli Uffici Investigazioni, i Ministeri degli Interni e
degli Esteri, ecc. Esse riportavano segnalazioni di persone indiziate di spionaggio e
conseguenti richieste di sorveglianza da parte delle Prefetture e dei CC.RR. Il sospetto
di spionaggio poteva essere motivato da un‟anomala alta frequenza di viaggi in treno su
una stessa tratta dall‟Italia alla Svizzera, dall‟invio di lettere dal contenuto dubbio
(senza senso, indecifrabile, scritte con inchiostro simpatico, ecc.), dalla frequenza
personale con persone già sospette e naturalmente da segnalazioni degli addetti al
controspionaggio.
Per quanto riguardava la censura (C.) venivano riportate le comunicazioni inerenti le
disposizioni per svolgimento del servizio di revisione o richieste di controllo sulla
corrispondenza che veniva inviata ai vari Uffici di Censura. Non venivano inseriti gli
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esiti dell‟analisi del controllo della censura dei vari Uffici a causa della mole di dati, ma
riportati solo i casi di maggior rilievo. Infine nel campo cifra-radiogrammi (C.R.)
venivano riassunti i dati raccolti per mezzo dell‟attività delle stazioni di intercettazione
in ambito armate; appena raccolte, le informazioni venivano quanto prima possibile
inviate all‟Ufficio Situazione per le decisioni strategiche e agli uffici Informazioni dei
comandi d‟armata per le azioni tattiche, ma trasmesse anche al resto degli uffici del
Comando Supremo e, quindi, all‟Ufficio Informazioni che per le eventuali verifiche
tramite le proprie reti informative all‟estero.
La terza e ultima fase di impiego è considerata come l‟attuazione di opportuni
provvedimenti strategici presi dal generale Cadorna a seguito della lettura delle
valutazioni delle informazioni; in questo stadio sono considerevoli le conseguenze
dell‟atteggiamento tenuto dall‟‟asse‟ Ufficio Situazioni − Segreteria del Capo di Stato
Maggiore − Capo di Stato Maggiore. Verrà quindi analizzato il modo di agire tenuto
all‟interno di questa cerchia di alti ufficiali, che almeno fino all‟indomani di Caporetto,
generò le condizioni favorevoli ad una considerevole divergenza tra realtà e previsione
sulla situazione delle forze nemiche e sulle loro reali intenzioni operative, differenze da
cui scaturirono provvedimenti tattici e strategici rivelatisi tardivi ed inefficaci.
Rispetto alle acquisizioni di Pasqualini che nelle Carte Segrete dell‟Intelligence
italiana- 1861-1918 segue la cronologia degli eventi, si tenta una analisi critica ai
rapporti intercorrenti tra l‟Ufficio Informazioni, l‟Ufficio Situazioni e Cadorna; per tale
scopo sono state utili le memorie dei tre ufficiali italiani che hanno lasciato
testimonianze di particolare valore sulle attività dell‟intelligence italiana durante la
Grande Guerra: Tullio Marchetti, Odoardo Marchetti e Cesare Pettorelli Lalatta; ad
integrazione, sono state esaminate le memorie di ufficiali che ebbero un ruolo attivo
negli avvenimenti inerenti il contesto informativo, soprattutto Roberto Bencivenga,
Angelo Gatti e, ovviamente, Luigi Cadorna. Altresì molto preziose sono state le ricerche
documentali presso l‟Archivio Centrale di Stato e l‟Archivio Storico dello Stato
Maggiore dell‟Esercito, anche se oggettivi problemi strutturali di quest‟ultimo ente
hanno ostacolato lo svolgimento di una più approfondita indagine.
Nel capitolo Primo si trovano brevi cenni sullo stato del servizio informazioni
italiano a partire dalla metà del XIX secolo, con particolare sottolineatura su come
all‟epoca la raccolta delle notizie sul nemico non solo era un‟attività molto limitata, ma
era spesso compiuta solo grazie all‟iniziativa personale di alcuni ufficiali, come spesso
accadde alla vigilia del conflitto mondiale; men che meno risultò efficace la valutazione