4
Introduzione
La rivista “Quindici” nacque a Roma nel giugno del 1967 su progetto di
alcuni esponenti della neoavanguardia, diventando in breve tempo il
bollettino ufficiale del Gruppo 63.
1
Diretto da Alfredo Giuliani fino al numero
18, quando subentrò Nanni Balestrini già direttore editoriale, il mensile
proseguì la sua attività fino all’agosto del 1969 occupandosi inizialmente
soprattutto di questioni letterarie, giungendo in seguito all’approfondimento
delle più disparate tematiche, dall’arte alla scienza, dalla politica alla
società.
2
Il periodo storico sulla quale si concentra questo lavoro, ovvero la seconda
metà degli anni sessanta, segnò un momento di grosse trasformazioni
politiche e sociali non solo in ambito italiano, ma parallelamente anche a
livello internazionale. Esplosero le lotte degli studenti e dei lavoratori a
livello mondiale: Berkeley, Tokio, Londra, Berlino, Parigi, Roma, Torino,
Praga, Varsavia, parte dell’America Latina ed altri grossi centri furono
coinvolti in quella che Alain Touraine identificò come “l’ultima giornata
rivoluzionaria dell’Ottocento” e che altri studiosi, invece, interpretarono
come momento culminante di un vastissimo processo di liberazione ed
indipendenza.
3
Il movimento di protesta raggiunse il suo picco nel 1968,
anno in cui il manifestarsi di molteplici crisi sociali si trasformò in vero e
proprio collante fra paesi con realtà politiche, sociali e culturali molto
diversificate fra loro.
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1
C. Salaris, P. Echaurren, Controcultura in Italia 1967-1977, Torino, Bollati Boringhieri 1999, p.
104.
2
Ivi, p. 105.
3
N. Balestrini, P. Moroni, L'orda d'oro 1968-1977. La grande ondata rivoluzionaria e creativa,
politica ed esistenziale, Feltrinelli 2007, pp. 220–221.
4
Ivi, pp. 221-222.
5
Durante il corso di questo decennio andò costituendosi il Gruppo 63 che
comprendeva non solo scrittori e poeti, ma anche numerosi critici e studiosi
accomunati dal rifiuto comune verso l’ideologia crociana e dalla volontà di
sperimentare un nuovo tipo di linguaggio letterario.
5
Il Gruppo nacque
nell’ottobre del 1963 (da qui il loro nome) a Palermo, ispirandosi
dichiaratamente al tedesco Gruppo 47, con lo scopo, come ricordato da uno
dei membri, Umberto Eco, «di riunire tante persone che vivevano di una
temperie comune, per leggersi a vicenda i propri testi, ciascuno parlando
male anzitutto dell’altro, poi, se avanzava tempo, degli altri, quelli che
secondo noi intendevano la letteratura come consolazione e non come
provocazione».
6
L’attività del Gruppo comprese una serie di riunioni (cinque
in totale, una per anno) che prevedevano letture e discussioni di testi non
ancora dati alle stampe.
7
Esse si svolsero a Palermo, Reggio Emilia, La Spezia
ed infine a Fano, dove nel 1967, con un’ampia presenza di nuovi scrittori,
ebbe luogo l’ultimo convegno.
8
Arrivati a quel punto i protagonisti del
Gruppo 63 sentirono di aver ormai raggiunto il loro scopo, ovvero l’aver
contribuito sia alla formazione di una nuova generazione di scrittori e
letterati e sia al concepimento di nuovi principi teorici.
9
Fino a quel momento i letterati appartenenti alla neoavanguardia avevano
avuto a disposizione rare occasione per esprimere la loro dissidenza nei
confronti della letteratura ufficiale: in primo luogo le pagine de “Il Verri”,
rivista con cadenza trimestrale fondata a Milano nel 1956 da Luciano
Anceschi, ed in secondo luogo la pubblicazione de “I Novissimi”, un’antologia
uscita a cura di Alfredo Giuliani nel 1961 che raccolse le poesie dei più
5
Il Gruppo 63 quarant’anni dopo: Bologna 8/11 maggio 2003, atti del convegno, Bologna,
Pendragon 2005, pp. 27–29.
6
Ivi, p. 31.
7
Quindici. Una rivista e il Sessantotto, a cura di N. Balestrini, Milano, Feltrinelli 2008, p. 5.
8
Gruppo 63: critica e teoria, a cura di R. Barilli e A. Guglielmi, Milano, Feltrinelli economica 1976,
pp. 337–338.
9
Quindici. Una rivista e il Sessantotto, a cura di N. Balestrini, Milano, Feltrinelli 2008, p. 5.
6
importanti esponenti del movimento.
10
Con il tempo però si iniziò a sentire la
necessità di un progetto di più ampio respiro per sopperire all’esigenza di
rivolgersi ad un pubblico ben più vasto rispetto a quello che fino ad allora
avevano avuto le riviste letterarie di supporto al Gruppo.
11
Ovviamente la
grande stampa rimaneva inaccessibile, essendo rigidamente legata
esclusivamente ad alcuni settori della cultura italiana, e questo fu spesso
motivo di contestazioni e reazioni molto ostili verso gli articoli pubblicati
dalla neoavanguardia.
12
Nacque proprio in questo clima l’idea di una rivista quindicinale di
informazione culturale, il cui nome, “Quindici” appunto, prendeva
chiaramente ispirazione dal francese “La Quinzaine”.
13
Approvato il progetto,
l’uscita venne più volte ritardata, così si decise per una gestione autonoma
dell’aspetto editoriale, chiedendo agli editori il solo contributo pubblicitario
per sostenere le spese tipografiche, e si stabilì la redazione a Roma, presso
Via dei Banchi Vecchi 58, mantenendo il nome “Quindici” anche se l’uscita
avveniva con periodicità mensile.
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In totale vennero pubblicati 19 numeri,
10
«Giuliani pubblica l’antologia intitolata appunto I Novissimi nel 1961, ma non si tratta, già lo ha
spiegato Eco, di poeti inediti fino a quel momento, si tratta di poeti che hanno già avuto la
possibilità di pubblicare i loro testi su varie riviste, e qualcuno anche in volume. La comparsa dei
Novissimi cambia profondamente le condizioni della poesia italiana, proprio perché pone fine
all’esistenza di un patetico e di un sublime che avevano caratterizzato e, in molti casi, aduggiato la
poesia italiana degli anni precedenti. Alfredo Giuliani, nell’introduzione all’antologia, insiste sopra
un aspetto che egli giudica giustamente fondamentale della poesia novissima, e cioè la riduzione
dell’io. La riduzione dell’io implica appunto che si ponga fine a ogni effusione patetica e a ogni
innalzamento sublime. La riduzione dell’io comporta un nuovo rapporto dello scrittore con il
proprio testo, un nuovo rapporto con l’idea stessa della poesia.» [Fausto Curi in Il Gruppo 63
quarant’anni dopo: Bologna 8/11 maggio 2003, atti del convegno, Bologna, Pendragon 2005, p.
47].
Riguardo la nascita e l’esperienza de “Il Verri” è interessante considerare le parole di Umberto Eco
all’interno dello stesso volume, pp. 20–25 («E, soprattutto in queste pagine i giovani recensivano i
loro coetanei, e i più anziani recensivano i più giovani, o viceversa, alla sola insegna della curiosità,
senza distinzioni di rango accademico – e questo era fenomeno importante per quei tempi.»).
11
Quindici. Una rivista e il Sessantotto, a cura di N. Balestrini, Milano, Feltrinelli 2008, p. 5.
12
Il Gruppo 63 quarant’anni dopo: Bologna 8/11 maggio 2003, atti del convegno, Bologna,
Pendragon 2005, pp. 29–31.
13
Quindici. Una rivista e il Sessantotto, a cura di N. Balestrini, Milano, Feltrinelli 2008, p. 5.
14
Ivi, p. 6.
7
con un picco di vendite per il numero 7 della rivista (ben 25.000 copie).
15
A
questo punto però qualcosa iniziò ad incrinarsi: si registrano tensioni tra i
vari collaboratori, non tutti si trovarono d’accordo con la linea editoriale che
il giornale aveva iniziato a seguire e, dopo le dimissione date dal direttore
Alfredo Giuliani, con l’uscita del numero 19 dell’agosto 1969 la pubblicazione
di “Quindici” giunse a conclusione.
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Essendo stato un laboratorio culturale di fondamentale importanza verso la
fine degli anni sessanta, il mensile offre molteplici spunti di riflessione anche
per quel che riguarda le arti visive. Si è provveduto quindi a selezionare una
parte degli articoli dedicati a questo specifico settore per poi analizzarli,
contestualizzarli e delineare il panorama artistico della seconda metà del
decennio usando direttamente le parole dei critici o degli artisti che ne
presero parte.
15
Ivi, p. 7.
16
Il Gruppo 63 quarant’anni dopo: Bologna 8/11 maggio 2003, atti del convegno, Bologna,
Pendragon 2005, p. 115.
A questo proposito si rimanda all’articolo “Perché lascio la direzione di Quindici”, firmato da
Alfredo Giuliani, uscito sul numero 16 del marzo 1969, in cui l’ormai ex direttore spiega le ragione
che lo hanno portato alle dimissione, in Quindici. Una rivista e il Sessantotto, a cura di N.
Balestrini, Milano, Feltrinelli 2008, pp. 382–383 («Il giornale non è un fatto compiuto, la sua
struttura interna potrà anche essere riveduta. Ma la mia impressione è che sta diventando
un’altra cosa da quella che volevamo.»).
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Capitolo I
Profilo socio-politico
Gli anni sessanta rappresentarono (e continuano a rappresentare
tutt’oggi) un vero e proprio snodo cruciale nel corso dei principali eventi
storici della seconda metà del novecento. Come già anticipato, in questo
periodo si concentrarono una serie di crisi con conseguenti lotte sociali e
politiche a livello mondiale. Il 1968 diventò da subito l’anno simbolo di
un’intera epoca che non solo aveva prodotto delle rivoluzioni più o meno
durature ed incisive, ma soprattutto aveva «inciso in modo irreversibile sulla
generalità dei codici delle relazioni sociali».
17
Per la prima volta nella storia dei paesi occidentali, nella seconda metà degli
anni sessanta, si assistette alla nascita di una rivolta causata non tanto dalla
scarsità o dall’assenza di beni primari per la sussistenza dell’uomo, ma
paradossalmente proprio dall’abbondanza di «beni economici consolidati».
18
Partendo dai giovani studenti per poi giungere al coinvolgimento diretto
della classe operai, la rivolta rivendicò la necessità di un riconoscimento dei
diritti umani, con particolare attenzione alle qualità intellettuali e culturali.
19
La caratteristica cruciale di questo movimento fu, paradossalmente, la
contraddizione, elemento che contraddistinse la sua formazione e diffusione:
si trattò infatti di una rivolta che nacque simultaneamente in paesi distanti
17
N. Balestrini, P. Moroni, L'orda d'oro 1968-1977. La grande ondata rivoluzionaria e creativa,
politica ed esistenziale, Feltrinelli 2007, p. 221.
18
Ivi, p. 222.
«Pose il problema cioè dell’andare “oltre l’epoca del pane” poiché la nuova miseria dilagante che
generava consapevole angoscia e chiamava alla necessità dell’azione era quella che depotenziava
le qualità culturali e intellettuali dell’umanità intera.»
19
Ibidem.
9
fra loro e con molte differenze a livello socio–politico; inoltre, pur partendo
dal presupposto dell’appartenenza di tutti gli uomini ad un unico gruppo (o
«specie»), andò ad evidenziare in modo marcato le differenze e le divisioni
fra classi, ovvero le barriere sociali che intercorrono fra «oppressi e
oppressori».
20
Il denaro e la tendenza dei mercati finanziari, posti fino ad
allora al centro della società dei consumi, iniziavano a non essere più
considerati il centro della vita sociale.
Proprio in questo breve giro di anni si concentrarono numerose azioni
politiche e, più in generale, avvenimenti rilevanti dal punto di vista sociale
che diedero il via ad una serie di proteste di livello internazionale.
21
Il 4 aprile
1968 venne ucciso a Memphis l’attivista statunitense e leader dei diritti civili
Martin Luther King, provocando reazioni violentissime all’interno della
comunità nera di più di centoventi città americane.
22
La sera del 4 giugno,
dopo aver vinto le primarie in California per le elezioni presidenziali, il
democratico Robert Kennedy fu assassinato a Los Angeles.
23
Il 20 agosto le
truppe dell’alleanza militare dei paesi sovietici (uniti sotto il Patto di
Varsavia) invasero la Cecoslovacchia del riformista Dubcek, determinando
così l’epilogo di un felice periodo di liberazione politica iniziato a gennaio di
quell’anno e noto come Primavera di Praga.
24
Il 2 ottobre, nella Piazza delle
Tre Culture a Città del Messico, i diversi scontri iniziati nell’estate di
quell’anno si conclusero tragicamente con una strage di manifestanti, per lo
più studenti, da parte dell’esercito e della polizia per ordine del presidente
Gustavo Diaz Ordaz.
25
Pochi giorni dopo ebbero inizio le Olimpiadi e,
durante la premiazione per la finale maschile dei 200 metri, i due atleti neri
20
Ibidem.
21
C. Salaris, P. Echaurren, Controcultura in Italia 1967-1977, Torino, Bollati Boringhieri 1999, p.
92.
22
Ibidem.
23
Ibidem.
24
Ibidem.
25
Ibidem.