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riservatezza dei dati personali, nonché dell’articolo 15,
comma 2, della legge 15 marzo 1997, n. 59 e dei relativi
regolamenti di attuazione».
Questa norma stabilisce il punto di riferimento,
almeno cronologico, del processo di riforma che
dovrebbe portare a una nuova epoca, con l’inizio
dell’amministrazione elettronica del Paese.
È vero che il termine di cui all’art. 50 non è affatto
perentorio, quanto piuttosto meramente indicativo per le
amministrazioni, potremmo dire puramente
programmatico, per cui non ci sarà da stupirsi se non
verrà rispettato; tanto più che il TU non prevede
effettivamente alcuna sanzione per le PA inadempienti.
Si potrebbe dire che il legislatore ha lasciato inalterato il
riferimento temporale all’1\1\04, quasi (e unicamente) a
voler fare da stimolo alle pubbliche amministrazioni
perché queste si adoperino per realizzare le disposizioni
del TU….
Al di là del termine temporale, comunque, il testo –
originariamente contenuto nell’articolo 21, comma 3, del
DPR 20 ottobre 1998, n.428 – prevede che le nostre
pubbliche amministrazioni dovranno dotarsi di sistemi
funzionali alla gestione informatica dei flussi documentali
(cui è dedicato l’intero capo IV, vale a dire gli artt. 50-70,
del TU), comunque «in conformità alle disposizioni»
contenute nelle altre sezioni del TU, relative cioè (anche)
al documento informatico e alla firma digitale.
(da www.asm-settimo.it)
A partire dalle norme organizzative e tecniche contenute
in questi provvedimenti, ogni pubblica amministrazione può
1 gennaio 2004
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attivare sperimentazioni ed iniziative ben finalizzate, iniziando
a costruire, mattone su mattone, l’edificio della nuova tele-
amministrazione pubblica. E questo termine, tele-
amministrazione, sta proprio a sottolineare come
l’introduzione delle tecnologie informatiche e telematiche
incida su tutti gli aspetti del lavoro dell’ente pubblico, che è
principalmente riferibile alla gestione ordinata delle
informazioni e dei documenti che le contengono.
Il viaggio della riforma dovrà quindi traghettare una
Pubblica Amministrazione, che oggi opera su informazioni
contenute in documenti cartacei, verso una tele-
amministrazione, che opera principalmente su documenti
informatici, accessibili per via telematica.
L'errore più grosso sarebbe quello di pensare di
"informatizzare la carta", cioè di mantenere invariate le attuali
procedure, applicandole ai documenti informatici. Nei
prossimi anni, il documento informatico si differenzierà
radicalmente da quello cartaceo, soprattutto con l'applicazione
di standard di marcatura dei dati universalmente accettati
(XML). Ciò significa che i documenti amministrativi
informatici saranno sempre più "strutturati", e predisposti per
il trattamento automatizzato e potranno comprendere dati
provenienti da diverse fonti, siglate e certificate da ciascuna di
queste.
Il risultato finale consentirà a molte "pratiche", che
prevedono esclusivamente la verifica su dati presenti entro la
pubblica amministrazione, di essere gestite in maniera
totalmente automatizzata, con la possibilità per l'utente di
ottenere una risposta in tempo reale.
Altri procedimenti, che prevedono processi decisionali o
elaborazioni personalizzate, saranno comunque accelerati,
tele-amministrazione
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grazie alla sempre più ampia e rapida disponibilità delle
informazioni e all'estensione delle possibilità di immediata
elaborazione.
E' difficile prevedere i reali tempi di attuazione di queste
riforme, ma un fatto sembra certo: la Pubblica
Amministrazione Italiana si sta muovendo per cercare di
essere all'altezza dei propri compiti nella società
dell'informazione che caratterizzerà il nuovo millennio. I
tempi e la qualità dei risultati dipenderanno non solo dagli
operatori della (e per la) Pubblica Amministrazione, ma anche
e soprattutto dai semplici cittadini-utenti, il cui giudizio dovrà
essere, in ultima analisi, il metro con cui misurare l'efficacia
del lavoro svolto.
Lasciando per una volta da parte tutte le implicazioni
e gli interessantissimi spunti che il fenomeno del
«documento informatico» e della «firma digitale»
pongono di fronte al giurista, ancor più che allo studioso
di scienza dell’amministrazione, vale forse però la pena
di sottolineare che l’articolo 50 mette in evidenza un
aspetto a volte trascurato del DPR 445\2000. Di fatto
esso caratterizza il protocollo informatico come la
struttura di base per l'informatizzazione generalizzata ed
omogenea dei procedimenti amministrativi, in tutti i
comparti della Pubblica Amministrazione, anche in
applicazione delle norme originariamente contenute nel
DPR 513/97 sul documento elettronico e firma digitale (e
relative regole tecniche contenute nel DPCM 8/2/99).
L’introduzione del protocollo informatico diventa di
rilevanza chiave, in quanto, nel disegno complessivo di
Riforma della Pubblica Amministrazione, il nuovo
centralità del
protocollo informatico
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sistema di gestione documentale assume il ruolo di leva
strategica per la diffusione capillare e razionale
dell'informatica nella Pubblica Amministrazione.
(da www.asm-settimo.it)
Il sistema del protocollo diventa di fatto unitario in tutta la
Pubblica Amministrazione Italiana, e viene gestito con un
sistema informatico, che prevede lo scambio di dati per via
telematica attraverso la rete unitaria. Il sistema del protocollo
nella Pubblica Amministrazione è essenziale per schedare,
catalogare ed archiviare ogni documento o gruppi di
documenti correlati, in modo da consentirne il recupero in ogni
momento. Attraverso il numero di protocollo si potrà risalire
immediatamente, utilizzando un semplice motore di ricerca, a
tutti i dati a questo associati, oppure conoscendo parte dei dati,
sarà possibile ottenere il numero di protocollo.
2. Il protocollo prima delle riforme
(da www.asm-settimo.it)
Molti comparti della Pubblica Amministrazione italiana
sono rimasti fermi per troppo tempo. Basti pensare che fino
all'approvazione della nuova legge sul protocollo (DPR
428/98), la gestione dei flussi dei documenti
nell'Amministrazione Pubblica era ancora basata sul Regio
Decreto n. 35 del 25 gennaio 1900.
Da allora è cambiato tutto. Un paese agricolo si è
industrializzato, e sta per entrare nella società
dell'informazione. E' cambiata anche la lingua che parliamo.
Ma il modo di gestire gli atti da parte della Pubblica
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Amministrazione è fondamentalmente rimasto lo stesso.
Il Regio Decreto 35\1900 prescriveva, per ogni
amministrazione, l'apposizione di un timbro con la data ed il
numero progressivo sui documenti protocollati, la trascrizione
di questi su un apposito registro, ed i meccanismi per la
fascicolazione (creazione di un fascicolo con documenti
correlati), l'invio al destinatario e l'archiviazione
"I dispacci, le lettere ed i pieghi indirizzati
all’Amministrazione sono aperti da un ufficiale appositamente
incaricato", recita l'articolo 4 del Regio Decreto numero 35
del 1900.
"I dispacci, le istanze, le lettere, i ricorsi sono bollati e
trasmessi sollecitamente alla registratura. Col bollo si
imprime la data dell’arrivo e si designa lo spazio della
successiva registrazione (art. 10).
"Sopra ogni atto registrato, accanto alla data dell’arrivo
già impressa, si indica il protocollo e si trascrive il numero
della registrazione" (art. 29).
"Le copie coi rispettivi originali sono inviati agli uffici
per essere collazionate e presentate a chi le deve
sottoscrivere" (art. 53).
A questo si aggiunga che ancora oggi
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, nella Pubblica
Amministrazione italiana, centrale e periferica, esistono da
140.000 a 200.000 protocolli di reparto, inquadrati in 30-
40.000 uffici di protocollo diversi (che fanno un lavoro spesso
poco utile ai fini di un rapido processo documentale), con un
costo stimato tra 20.000 e 30.000 miliardi all'anno. Un
carrozzone per lo più inutile, scarsamente rilevante ai fini della
concreta gestione delle pratiche
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. E questo è solo un esempio
di una più generale inadeguatezza della struttura organizzativa
ed operativa presente in quasi tutti i comparti della Pubblica
Regio Decreto n.35\1900
la situazione attuale
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Amministrazione.
Le procedure tradizionali della Pubblica Amministrazione
sono diventate difficilmente sostenibili in un mondo in cui i
cittadini possono, per via telematica, gestire il loro conto
corrente, comprare e vendere azioni, fare acquisti, prenotare
alberghi e vacanze.
Molto presto non sarà facile spiegare perché non possono
fare lo stesso per ottenere un certificato, segnalare all'anagrafe
il cambio di indirizzo, pagare le imposte comunali, come è
ormai possibile in vari paesi del mondo, anche tra quelli non
"ricchi", come il Brasile.
La società dell'informazione ridefinisce il concetto di
tempo. Un'azienda che non risponde in ore alle mail dei propri
clienti rischia di perderli, è questo il significato
dell’efficienza… la Pubblica Amministrazione non corre
questo rischio, ma non può più permettersi di impiegare
settimane o mesi per dare risposte alle richieste dei propri
cittadini.
Nel nuovo millennio i servizi di informazione, di
certificazione e di autorizzazione saranno forniti all'interno del
villaggio globale multimediale rappresentato da Internet. La
Pubblica Amministrazione stessa dovrà diventare uno dei
maggiori fornitori di informazioni e di servizi telematici per i
cittadini, se vorrà mantenere il suo ruolo. Ecco perché deve
cambiare, e presto!
Questa consapevolezza ormai esiste nel mondo politico,
ed infatti abbiamo assistito negli ultimi anni ad una valanga di
leggi e regolamenti che vogliono cambiare tutto in un periodo
di tempo forse troppo breve. In molti casi non sarà né facile né
immediato gettare via il timbro ed impugnare il mouse, per
usarlo in modo efficace.
perché cambiare
un approccio nuovo