4
anche per questa ragione che i servizi informativi del World Wide Web sono stati
frettolosamente ribattezzati giornali elettronici. Ma cosa rimane del modello
caratteristico del giornale cartaceo nel mondo degli ipertesti, dei bit e della
multimedialità? In che termini è coinvolto nella competizione mediatica di fine
millennio, il cui risultato finale sembra avvicinarsi di giorno in giorno alla completa
convergenza multimediale? È realmente plausibile che Internet rappresenti il temuto
inizio della fine per la stampa e forse anche per la stessa televisione? Oppure questi
nuovi strumenti porteranno ogni singolo medium a rivalutare le proprie caratteristiche
più profonde – temporali, spaziali, materiali – e a differenziarsi da tutti gli altri?
L’informazione in Rete è più testo o più immagine? A cosa può condurre il persistente
mutuare dal sistema di informazione tradizionale modelli che difficilmente si possono
adattare ad un mezzo di comunicazione completamente innovativo, che ribalta i
presupposti tipici di attività e passività di chi fa e di chi riceve notizie?
Comunicazione, informazione, giornalismo sono le tre parole chiave che
sottendono a questa ricerca, volta a mettere in luce il progressivo mutamento
dell’ambiente circostante dalla materiale carta e dall’impalpabile etere al virtuale bit.
Comunicare corrisponde più che mai, secondo l’accezione originale di questa parola, a
“mettere in comune”; l’informazione diviene unità di un processo conoscitivo
complesso che ha nella successione delle differenze tra 0 e 1 del linguaggio binario le
sue basi; il giornalismo mantiene in parte il retaggio tradizionale – se non altro verbale
– del giornale, ma qualifica soprattutto la strutturazione di insiemi di informazioni
secondo percorsi ragionati come completamento o alternativa al fai-da-te delle notizie
incoraggiato dai media on-demand e dalla circolarità dell’informazione in rete.
La prima parte di questo lavoro si propone di effettuare una panoramica sulle
tappe evolutive dell’editoria elettronica e delle reti di comunicazione, delineando un
percorso attraverso strumenti e infrastrutture lungo il quale sono state sperimentate
forme di creazione e di distribuzione dell’informazione fin dagli anni ’60. Infine si
traccia un’analisi critica di Internet e dei nuovi strumenti telematici e multimediali
attraverso le opinioni e i lavori di alcuni tra i più attivi studiosi della materia,
suggerendo la definizione di un campo di indagine che non riguarda soltanto le ricadute
5
sociali di queste estensioni elettroniche alla vita umana, ma che si trasferisce all’interno
dei flussi di comunicazione e dei luoghi virtuali creati da questa tecnologia.
Sulla base di questa traccia tecnologica, storica e sociale, la seconda parte entra
nel merito dell’evoluzione e delle implicazioni dell’informazione giornalistica sul
World Wide Web, mettendo in risalto le profonde trasformazioni imposte dal mezzo sui
ruoli di autore e lettore e sul modello di produzione, diffusione e recezione delle notizie.
Alla luce della multimedialità dello strumento in esame, viene messa in discussione la
stessa entità del testo ed esaminati i passi concreti compiuti verso la ricerca di un
linguaggio in grado di coniugare parole e immagini. Viene quindi proposta una
qualificazione degli attuali servizi informativi online, con lo scopo di individuare – tra
le numerose, pur apprezzabili, sperimentazioni generaliste di grandi gruppi editoriali –
le linee originali di sviluppo intraprese dall’informazione giornalistica in Rete. In questo
contesto emerge un sorprendente recupero – proprio all’interno del più globale fra i
mezzi di comunicazione – della sfera informativa locale, come se singole comunità di
contenuti e di persone, interconnesse le une alle altre, costituissero l’unità di misura per
una più funzionale interpretazione dell’ambiente virtuale e, indirettamente e laddove
possibile, dello stesso ambiente reale di riferimento. Sulla base di queste riflessioni
teoriche si cercherà di stabilire se e in che termini sopravviveranno in Internet l’idea
stessa di informazione giornalistica e il ruolo del professionista dell’informazione.
Per completare l’analisi delle applicazioni e degli strumenti, vengono proposti
infine due ritratti articolati, volti a mettere in luce le caratteristiche peculiari del
giornalista e del lettore alle prese rispettivamente con la creazione e la fruizione di
informazione attraverso il World Wide Web. Nel primo caso la Rete viene esaminata
come strumento di lavoro a disposizione del giornalista, mentre il punto di vista del
lettore permette di effettuare una panoramica sulle innumerevoli fonti presenti già oggi
in Rete e sui più validi esempi di servizi online personalizzabili e confezionabili su
misura da parte dell’utente.
La terza parte consiste, infine, nella descrizione di due distinte sperimentazioni
legate all’informazione giornalistica sul World Wide Web. La prima descrive le fasi di
realizzazione e gestione di un sito ufficiale dedicato ad un evento tenutosi nel febbraio
del 1998 in Friuli Venezia Giulia. La seconda sperimentazione, sulla scorta di quanto
emerso nell’ambito della trattazione teorica, propone invece un modello ideale di
6
evoluzione del sito WWW dell’Università degli Studi di Trieste – la cui interfaccia
principale e alcune pagine di esempio sono state concretamente progettate, realizzate e
testate localmente presso il Laboratorio per lo Studio della Comunicazione
Multimediale Telematica del Dipartimento di Scienze dell’Uomo – mirante a
riorganizzare i contenuti e i flussi di comunicazione interni della comunità e quelli
diretti verso l’esterno, integrandoli con servizi di impostazione più strettamente
giornalistica.
CONVENZIONI TERMINOLOGICHE
Per una corretta lettura del testo vanno tenute presenti le seguenti indicazioni e convenzioni:
9 World Wide Web e le abbreviazioni WWW e web vengono utilizzati indifferentemente;
9 Internet non può essere considerato sinonimo di World Wide Web, poiché questo termine fa
riferimento ad un complesso di applicazioni e servizi, tra i quali appunto lo stesso www;
9 a partire dalla seconda parte, Rete (se identificato con la R maiuscola) e l’attributo online –
salvo dove diversamente segnalato o implicitamente evidente – vanno intesi come sinonimi
di World Wide Web.
7
Dagli albori dell’editoria elettronica
alle frontiere del World Wide Web
Dagli albori dell’editoria elettronica alle frontiere del World Wide Web
9
Nascita dell’editoria elettronica
1.1 Informazioni via cavo: videotex e audiotex 1.2 Informazioni
via etere: teletext e data broadcasting 1.3 Informazioni
offline: cd-rom e supporti multimediali
Lo sviluppo dell’editoria elettronica ha inizio negli anni ’70, periodo in cui è
cominciata la diffusione dei primi modelli di personal computer e di apparecchiature
telematiche, grazie alle quali veniva resa possibile l’elaborazione e la distribuzione
elettronica delle informazioni. La sua evoluzione ha seguito numerose strade, spesso
parallele, dovute al progressivo affinamento dei supporti e delle tecnologie e alle
diverse caratteristiche adottate nei vari paesi.
I sistemi di distribuzione computerizzata dell’informazione che hanno preceduto
la nascita di Internet sono catalogabili in tre gruppi, in base al sistema utilizzato per la
diffusione dei dati:
• via cavo: videotex, audiotex;
• via etere: teletext, data broadcasting;
• offline: cd-rom e altre piattaforme multimediali.
Dagli albori dell’editoria elettronica alle frontiere del World Wide Web
10
Informazioni via cavo: Videotex e Audiotex.
VIDEOTEX
tecnologia sviluppata in Gran Bretagna dal British Post Office (oggi British
Telecom) a partire dal 1973, inizialmente chiamata Viewdata. Essa
permette il trasferimento delle informazioni attraverso la linea telefonica e la
loro visualizzazione attraverso un terminale che, a seconda dei paesi, ha
assunto la forma di un apposito strumento (il terminale fornito ad esempio
dalle società telefoniche italiane e francesi) oppure del tradizionale
apparecchio televisivo domestico opportunamente modificato con
l’aggiunta di una tastiera (sistema piuttosto diffuso in America) o ancora,
più in generale, attraverso qualunque personal computer dotato di modem
adeguato. L’utente si collega tramite la linea telefonica alla centrale del
servizio, che gestisce, coordina e contestualizza i vari contenuti; di qui, con
tariffe variabili a seconda della quantità di pagine consultate o del tempo di
connessione, si muove attraverso menu successivi e/o indirizzi numerici
(es: *801110#, all’interno dell’italiano Videotel, è l’indirizzo della banca dati
della Gazzetta Ufficiale) verso i servizi desiderati, forniti al gestore da enti e
ditte chiamati appunto “fornitori di informazione”. Le velocità del
trasferimento dei dati sono di 1200 bit al secondo (bps) dal database
all’utente e di 75 bps dall’utente al database. La grafica è limitata ad una
risoluzione di 80x72 punti.
Questo sistema ha inizialmente faticato non poco, nonostante gli imponenti
investimenti dei gestori e dei fornitori di informazioni, ad entrare nell’uso comune e
quando è riuscito a raggiungere una tiepida accoglienza, grazie a parziali cambi di rotta
nella gestione dei servizi, ha subito la concorrenza schiacciante di sistemi estremamente
più evoluti. Nonostante tutto i sistemi videotex, fenomeno che da un punto di vista
telematico ha caratterizzato in modo particolare la seconda metà degli anni ’80, sono
ancora oggi in funzione in numerosi paesi, anche se quasi ovunque essi si sono
specializzati verso limitate utenze professionali.
Il sistema videotex venne inizialmente lanciato in un mercato a offerta guidata:
la tecnologia sorgeva non tanto dal desiderio di soddisfare un bisogno del consumatore,
ma piuttosto come una combinazione delle tecnologie esistenti per la quale i bisogni del
consumatore dovevano essere appositamente creati.
1
Gran parte dei pionieri del videotex
presumevano che la domanda principale dei consumatori si sarebbe indirizzata verso
servizi di recupero di informazioni,
2
ma già nel 1981, soltanto due anni dopo che British
Telecom aveva lanciato il primo sistema di videotex, PRESTEL, essi si trovarono di fronte
1
cfr. Schneider e altri, 1991; McAdams, 1995.
2
cfr. Meyer, 1988; Paisley, 1983.
Dagli albori dell’editoria elettronica alle frontiere del World Wide Web
11
a ingenti perdite. La BT scoprì che i suoi 13.000 sottoscrittori usavano questo servizio
di informazione quasi esclusivamente per scambiarsi messaggi e giocare, piuttosto che
per reperire dati.
3
Anche nelle altre nazioni europee in cui fu sviluppato un sistema
videotex venne evidenziata una simile mancanza di interesse per il recupero delle
informazioni.
4
Rilevante in molti paesi è stato poi il fenomeno della sottrazione delle
password di accesso agli utenti sottoscrittori, che permetteva di accedere al sistema
attribuendo i costi di connessione al titolare dell’accesso sottratto; oltre che perdite
economiche di una certa entità, le insufficienti garanzie di sicurezza hanno contribuito
ad attribuire poco credito a questo mezzo.
È stato inoltre notato come – almeno nello specifico del caso britannico –
all’epoca in cui si cercava di lanciare per la prima volta questo genere di servizi essi si
trovarono a dover competere in un mercato sul quale venivano introdotti anche altre
innovative tecnologie nel più vasto campo degli elettrodomestici: l’adattatore videotex
per il televisore subì, ad esempio, una forte concorrenza da parte dei primi
videoregistratori, che spesso i consumatori ritennero un acquisto preferibile anche per il
fatto che il suo impiego appariva più semplice ed immediato.
5
Il modello videotex di maggior successo in Europa – forse l’unico al mondo ad
aver avuto un reale successo – è stato il sistema francese, TELETEL, la cui sopravvivenza
si deve probabilmente alla mancanza di una struttura regolata, che ha permesso al
sistema di svilupparsi spontaneamente in risposta alla domanda dei consumatori.
6
La
strategia dei fornitori di informazioni, in particolare degli editori francesi, è stata fin
dall’inizio quella di fornire poche notizie, ma molti servizi per gli utenti: servizi di
messaggistica in tempo reale, posta elettronica, servizi di prenotazione, simulazioni sui
mercati di investimento e sondaggi. Nel 1994 TELETEL contava oltre 14 milioni di
abbonati e più di 10.000 fornitori di informazioni. Tale ancora oggi è il suo successo da
ostacolare il passaggio alla più moderna rete Internet: la popolazione francese
affezionata al terminale minitel, ma soprattutto i fornitori di informazione timorosi di
perdere le rispettive leadership, non hanno intenzione di cambiare il proprio sistema
3
cfr. Noll, 1985.
4
cfr. Palmer e Tunstall, 1988.
5
cfr. Sutherland, 1990.
6
cfr. Charon, 1987; Sutherland, 1990; Berne, 1995.
Dagli albori dell’editoria elettronica alle frontiere del World Wide Web
12
telematico ed entrare a pieno titolo nella rete delle reti, nonostante su questo obiettivo si
stiano concentrando ingenti sforzi del locale governo.
7
Il sistema italiano, VIDEOTEL, è entrato in funzione nel maggio del 1986, ma solo
due anni più tardi ha cominciato a conseguire un discreto successo dovuto a politiche di
marketing maggiormente incisive. Nei suoi primi due anni di esercizio, VIDEOTEL si
proponeva ai suoi utenti come vettore di informazioni ovvero come canale attraverso il
quale accedere a una molteplicità di banche dati. Il patrimonio informativo che metteva
a disposizione dei suoi utenti non era però né originale né particolarmente aggiornato: di
fatto si proponeva come una replica di dati e informazioni già disponibili su bollettini e
riviste specializzate, arrivando così in seconda battuta rispetto ai tradizionali strumenti
informativi cartacei.
Figura 1 – Pagina di accesso e indice principale di VIDEOTEL, il servizio videotex italiano.
A partire dal 1988 la filosofia della Sip (oggi Telecom Italia), che fin dalla
nascita ha gestito il servizio, muta radicalmente, puntando su un migliore rapporto di
dialogo e interscambio fra utente e fornitore di informazioni, trasformazione resa più
facile anche dall’introduzione di alcune migliorie tecniche tese a rendere l’utente
sempre meno fruitore passivo. Inoltre si fa strada – incitato dalla imminente e simbolica
scadenza del 1992, inizio della prima fase dell’Unione Europea – il sistema
multistandard, che permette di effettuare collegamenti con altri servizi videotex europei.
La nuova strategia, che prevedeva tra l’altro la fornitura a costi ridotti del terminale di
collegamento, ha avuto un certo successo e ha portato il numero dei fruitori del servizio
7
cfr. Strassel, 1998.
Dagli albori dell’editoria elettronica alle frontiere del World Wide Web
13
dagli 80.000 del 1989 ai 184.000 del 1992.
8
Dal 1993 comincia un lento, ma
inarrestabile calo di attenzione verificabile nel numero degli abbonati, nella durata delle
connessioni e nella quantità di pagine consultate, con conseguente declino di attenzione
anche da parte dei fornitori di informazione.
9
Nel 1995, quando il numero degli abbonati
era sceso a 135.000, il Ministero delle Poste e Comunicazioni autorizza l’adozione del
sistema cosiddetto “a chiosco”, cioè privo di limitazioni all’entrata e quindi non più
accessibile esclusivamente agli abbonati (che conservano determinati vantaggi), ma a
tutti coloro che siano interessati a consultare, a pagamento, le banche dati presenti sul
sistema. Il prepotente sviluppo di Internet non ha permesso di verificare se questo
importante cambiamento di gestione avrebbe potuto riaprire le porte di VIDEOTEL ad un
mercato di maggiori proporzioni.
Negli Stati Uniti lo sviluppo del sistema videotex ha inizio nel 1978. Il primo
servizio commerciale, THE SOURCE, iniziò nel 1979 e non ebbe il successo auspicato,
visto che nel 1982 contava solamente 20.000 abbonati. Secondo le analisi svolte
all’interno di questo servizio commerciale, il dispositivo più popolare era la posta
elettronica, seguita dalle bullettin boards e dalle chat lines. I servizi di informazione si
trovavano al quinto posto.
10
Nel frattempo i giornali lanciarono indipendenti
sperimentazioni di pubblicazioni elettroniche, che intendevano costituire investimenti
difensivi. L’esperimento nel complesso fallì miseramente: il VIEWTRON del gruppo
Knight-Ridder e il Times Mirror’s GATEWAY vennero chiusi con perdite di 50 e 30
milioni di dollari rispettivamente. Al termine di un periodo di prova della durata di due
anni che ha interessato 11 prototipi di giornali elettronici della Associated Press, i
direttori del progetto conclusero che il sistema videotex era una tecnologia in cerca di
una propria domanda e quale potesse essere l’oggetto di questa domanda era ancora
lungi dall’essere chiaro.
11
Nello stesso tempo fallirono anche i servizi di informazione
generici di AT&T, Chemical bank, RCA, Citibank, NYNEX, con perdite di centinaia di
milioni di dollari.
12
Il videotex non venne più considerato un mezzo di comunicazione di
massa, ma una nicchia di mercato per gruppi di interessi particolari.
13
8
cfr. Cafieri, 1990.
9
cfr. Protettì, 1995.
10
cfr. Tyderman e altri, 1982.
11
cfr. Hester, 1982.
12
cfr. Aumente, 1987; Tyson, 1989.
13
cfr. Noll, 1985.
Dagli albori dell’editoria elettronica alle frontiere del World Wide Web
14
Più tardi, negli anni ’80, la proliferazione dei personal computer persuase un
maggior numero di società a lanciare servizi di informazione, la maggior parte dotati di
interfacce user-friendly
14
e comandi a menu, divenuti ormai un’evoluzione dello stesso
sistema videotex e un ampliamento del fenomeno telematico dei Bullettin Board System.
PRODIGY, GENIE, DELPHI e AMERICA ON-LINE si affiancarono così a COMPUSERVE, che nel
1989 era considerato lo standard del settore, con 400.000 abbonati e 36 milioni e mezzo
di dollari di entrate annuali.
15
Alcuni di questi soggetti diventeranno in seguito i primi
fornitori di accesso pubblico a Internet.
Negli anni è cambiato anche il profilo dell’utente-tipo: se negli anni ’80 era
rappresentato dal giovane uomo “innovatore elettronico”, nel corso degli anni ’90 sono
notevolmente aumentate le percentuali di donne
16
e delle fasce d’età superiori a 55 anni;
la percentuale relativa al numero di famiglie che possiede un computer e, all’interno di
questa, quella dei computer dotati di modem è, negli ultimi anni, in costante ed
esponenziale crescita. Grazie alla loro penetrazione nel mercato e alla relativa facilità
d’uso, gli editori di giornali cominciano a sviluppare accordi con i vari servizi
consolidati, usando i servizi di informazione per sostenere e promuovere le proprie
imprese pubblicistiche.
17
AUDIOTEX
servizi a valore aggiunto che, utilizzando la rete telefonica, forniscono
vocalmente informazioni a seguito di richieste formulate dall’utente
attraverso un normale apparecchio telefonico, tramite gli impulsi forniti dai
tasti numerici di questo, per muoversi all’interno di menu progressivi.
18
Si
può trattare di semplici informazioni registrate o di servizi interattivi, che
permettono all’utente di interagire con il sistema computerizzato che
gestisce le informazioni.
In quanto sistema estremamente flessibile e piuttosto semplice da realizzare,
audiotex ha cominciato a diffondersi rapidamente durante la prima metà degli anni ’90.
Questo sistema ha preso piede in particolare negli Stati Uniti e in Giappone, mentre in
14
Con il termine user-friendly ci si riferisce a interfacce grafiche che attraverso menu e bottoni rendono
l’utilizzo del software il più possibile intuitivo, limitando drasticamente il numero dei comandi o delle
istruzioni che è necessario conoscere per fruire dei programmi in questione.
15
cfr. Truet e Hermann, 1989.
16
Sul rapporto tra donne e informatica e contro l’assunto che i computer siano una materia strettamente
virile, cfr. Cherry e Weise Reba, 1996 e Coyle, 1996.
17
cfr. Reilly, 1993.
18
cfr. Migli, 1994.
Dagli albori dell’editoria elettronica alle frontiere del World Wide Web
15
Europa presenta un consumo pro-capite notevolmente più basso, concentrato in
particolare in Gran Bretagna, Francia e Olanda.
19
Se negli Stati Uniti ha subito prevalso
una gestione del servizio basata in particolare su informazione e intrattenimento, in
Europa il sistema audiotex è stato inizialmente dominato da servizi a contenuto erotico.
In Italia, dove audiotex è probabilmente più conosciuto come servizio “144” grazie al
prefisso che ne ha contraddistinto il debutto, la presenza degli editori si è diffusa in un
secondo momento, dopo che il governo ha predisposto un apposito regolamento
20
(valido tra l’altro anche per il servizio videotex). Esso, oltre a differenziare in base ai
contenuti i prefissi telefonici e a introdurre il 166, mira a tutelare i minorenni e a porre
limiti di durata contro i rischi di bollette eccessivamente elevate.
Figura 2 – Segnalazione di servizi audiotex riguardanti il settore economico di un quotidiano italiano.
Per quanto riguarda da vicino il campo dell’informazione e dell’intrattenimento,
l’utilizzo dei servizi audiotex ha seguito due tendenze principali: da una parte vengono
forniti ai lettori dei quotidiani anticipazioni sulle edizioni successive, notizie sui
principali fatti del giorno, approfondimenti che non trovano spazio sull’edizione
cartacea e dati tecnici riguardanti, ad esempio, i mercati dei titoli; dall’altra,
19
cfr. Protettì, 1995.
20
Il riferimento normativo più recente, frutto di numerose revisioni e reiterazioni rispetto all’iniziale
Decreto n° 385 del 13/7/’95 [regolamento recante norme sulle modalità di espletamento dei servizi
audiotex e videotex], è rappresentato dalla conversione di quest’ultimo in Legge risalente al 23/12/’96.
Dagli albori dell’editoria elettronica alle frontiere del World Wide Web
16
privilegiando l’intrattenimento, molti editori – puntando sulle utenze televisive – hanno
investito in servizi specifici riguardanti spettacoli musicali e cinematografici,
informazioni su personaggi e celebrità o appuntamenti culturali su base locale e
nazionale.
Va notato che, insieme al fenomeno delle altre linee “non territoriali” come i
cosiddetti numeri verdi gratuiti (167 in Italia, 800 negli Stati Uniti), i servizi audiotex
hanno rappresentato per primi una zona teorica di comunicazione: contrariamente alle
regioni fisiche, che vengono raggiunte attraverso i comuni prefissi teleselettivi, si
effettua una telefonata senza sapere (e senza che sia importante saperlo) dove
effettivamente si trova chi riceve la chiamata.
21
Applicazione più specifica del concetto di audiotex è il servizio audiofax, meno
popolare e maggiormente indirizzato ad utenze professionali. Una volta selezionate
tramite la tastiera telefonica, le informazioni richieste sono diffuse non a voce, ma in
forma scritta al numero di fax che viene indicato.
Un servizio simile, anche se basato su presupposti leggermente diversi, è
costituito dalla distribuzione via fax di notiziari, sintesi dei quotidiani o di veri e propri
giornali personalizzati. Il primo esperimento nasce in America, nel Connecticut, dove il
quotidiano Hartford Courant lancia nel 1989 il servizio FAXPAPER, una versione fax
personalizzata del quotidiano, distribuita 14 ore prima dell’uscita in edicola
prevalentemente a uomini d’affari abbonati (al costo di 600 dollari all’anno). Il Los
Angeles Times mutuò l’idea per la diffusione delle notizie agli americani all’estero,
lanciando il NEWSFAX.
22
Nel 1990 nasce TIMESFAX, sintesi di sei pagine – in quattro
possibili edizioni – del quotidiano New York Times, distribuito prevalentemente in
Giappone, in Asia, in Europa, in Australia e in decine di navi da crociera e alberghi
internazionali. Dal 1992 si registra il boom di questo genere di servizi in tutto il mondo.
In Italia, uno dei pochi esempi non limitati ad applicazioni specifiche – come
l’aggiornamento delle quotazioni della Borsa – è il servizio DAYFAX del quotidiano
torinese La Stampa, che su abbonamento distribuisce quotidianamente via fax una
sintesi rielaborata ed essenziale di quattro fogli (in formato A4) dell’edizione presente
in edicola; il servizio è studiato in particolare per gli italiani che si trovino all’estero e
21
cfr. Colombo, 1995.
22
cfr. Giovannetti, 1995.
Dagli albori dell’editoria elettronica alle frontiere del World Wide Web
17
che abbiano necessità di un aggiornamento in tempi rapidi, superando le difficoltà e i
ritardi dovuti al reperimento di quotidiani italiani.
23
Figura 3 – Prima pagina (ridotta) del servizio DAYFAX del quotidiano La Stampa.
Se approntare un servizio videotex richiede un investimento sufficientemente
elevato da scoraggiare l’entrata sul mercato di attori che non siano potenti gruppi
editoriali o gestori di servizi di telefonia, il servizio audiotex è invece piuttosto semplice
da programmare e relativamente poco costoso, per lo meno per quanto riguarda
l’hardware e il software necessari a costituirlo (può bastare un solo computer
multimediale sufficientemente attrezzato). È necessario però attenersi a normative e
canoni vigenti nei singoli paesi, miranti generalmente a limitare il fenomeno delle
costose chat e messaggerie di contenuto tale che non costituisca particolare interesse
culturale o istituzionale.
23
Il servizio DAYFAX de La Stampa è presente in versione ridotta e gratuita anche su Internet nel sito del
quotidiano: http://www.lastampa.it .