III
Introduzione
Questa è un tesi sulla radio. Ma più in particolare, questa è una tesi sul
modo in cui la radio ha saputo nel corso del tempo modificare, almeno in parte,
quella che era la sua funzione originaria e l’utilizzo che di essa veniva fatto.
Quando le sperimentazioni sugli apparecchi radiofonici hanno permesso di
migliorarne le caratteristiche e di immetterli finalmente sul mercato, le personalità
più scaltre si sono immediatamente rese conto delle potenzialità del mezzo e
hanno fatto si che la radio diventasse man mano uno dei principali mezzi di
comunicazione di massa. In questa accezione del termine, però, l’attributo “di
massa” stava all’ora a significare “verso la massa”, e non “con la massa”. Ciò che
si sta cercando di dire è che ai suoi esordi la radio era sostanzialmente uno
strumento di comunicazione unidirezionale, grazie al quale solo chi aveva i mezzi
e il potere poteva inviare messaggi ad una massa informe e inerme, che nulla
poteva fare per controbattere questo “flusso a senso unico”. A un tratto, però,
anche grazie al succedersi degli eventi e ai mutamenti storici, qualcosa è
cambiato: al pubblico è stata “restituita” la voce. Da quando, sul finire degli anni
’60, si è avuta la geniale intuizione di introdurre un telefono all’interno dello
studio di una radio si è avuta una progressiva escalation che ha portato alla
situazione attuale, che vede gli ascoltatori non più meri riceventi, ma partecipanti
attivi del processo di comunicazione. La nascita dei talk format con la loro
partecipazione del pubblico ha quindi rivoluzionato la vecchia idea di radio come
strumento dittatoriale per trasformarla in mezzo democratico, attraverso il quale
tutti possono prendere la parola e esprimersi più o meno liberamente.
Fulcro centrale di questa tesi, come andremo a vedere, non sono però tutti i
tipi di talk format, ma una tipologia in particolare: quelli che vanno in onda dopo
il tramonto, quando calano le tenebre e la radio si trasforma in corrispondenza con
la diversa predisposizione d’animo che caratterizza le persone raggiunta una certa
ora. I talk format serali e notturni, infatti, si differenziano notevolmente da quelli
on-air il resto della giornata, e questo perché le ore durante le quali vanno in onda
IV
hanno delle peculiarità che le emittenti radio non devono assolutamente trascurare
se vogliono offrire una programmazione adeguata al proprio pubblico. Durante il
giorno si va spesso di fretta, si è impegnati, distratti e di conseguenza le
trasmissioni del day-time devono necessariamente adattarsi a questi ritmi di vita
ed offrire contenuti adeguati. Di sera, e ancor più di notte, invece i tempi vanno
progressivamente dilatandosi, si agisce in maniera meno frenetica, si ha più tempo
e ci si sente più predisposti per un ascolto attento e consapevole; di tutto ciò sono
ovviamente consci gli autori dei vari programmi, che quindi ne approfittano per
mandare in onda tutta una serie di trasmissioni che mirano a sfruttare al massimo
tali elementi. Il risultato, come vedremo, sono prodotti radiofonici di vario genere;
non si creda, infatti, che il panorama radiofonico notturno sia costituito da prodotti
tutti uguali e con le medesime caratteristiche, anzi: sia a livello locale che
nazionale è possibile trovare programmi adatti a tutti i gusti e a tutte le età. Dai
“giochi delle coppie” alla politica, dal sesso alla cartomanzia: agli insonni di tutta
Italia basterà girare una manopola dello stereo per sentire di non essere soli, di
non essere i soli che in quel determinato momento vivono una particolare
situazione o hanno un particolare problema. E sì, perché se da un lato una
importante funzione di questo genere di trasmissioni è permettere a chiunque
voglia di sfogarsi, dall’altro vi anche quella di far si che chi vive un’esperienza
analoga a quella raccontata possa sentirsi confortato, rassicurato e, quindi, non più
solo.
Cercando di procedere con un certo ordine nell’andare ad analizzare i talk
format serali e notturni, si tenterà nel primo capitolo di riassumere un po’ quella
che la storia del rapporto tra la radio e la notte: la necessità di sentirsi “connessi al
mondo” di chi non riesce a dormire, la possibilità che la radio offre dopo il
tramonto di ascoltare emittenti straniere, l’importanza per le stazioni radio di
adattare la programmazione alle diverse fasce orarie, il ruolo di “riunificatore” che
l’apparecchio radiofonico esercitava la sera quando attorno ad esso si riuniva tutta
la famiglia.
V
Nel secondo capitolo ci occuperemo invece del rapporto tra la radio e il
telefono: le origini, i vari usi che se ne è fatto, il come e il quando gli ascoltatori
decidono di chiamare in trasmissione e quali sono le motivazioni che li spingono.
Si opererà anche una breve analisi delle prime trasmissioni che hanno introdotto al
proprio interno il telefono partendo dalla capostipite del genere: Chiamate Roma
3131.
Nel terzo ed ultimo capitolo, infine, si passeranno in rassegna diversi
programmi serali e notturni, sia di emittenti di portata nazionale che di portata
locale. Sarà allora possibile comprendere come e quanto siano differenti le varie
trasmissioni e capire quali siano gli accorgimenti adottati da ciascuna di esse per
tenersi strette il proprio pubblico e invogliarlo ad interagire.
1
Capitolo 1
La radio al calar del sole: suggestività e ascolto privato
Sin dalla sua nascita, oltre un secolo fa, la radio è sempre stata
contraddistinta da un incredibile fascino; fascino che le deriva, soprattutto, dal suo
essere una “scatola sonora”, un congegno in grado di trasmettere suoni, rumori,
voci provenienti da un altrove che non ci è possibile vedere, luoghi sconosciuti il
più delle volte, che possiamo soltanto immaginare. La magia della radio sta forse,
dunque, proprio nell’impossibilità di percepire visivamente colui o coloro che
stiamo ascoltando, come una voce che arriva dal buio, parafrasando Beckett
1
,
permettendoci la connessione con ciò che è distante da noi. Questi concetti appena
citati, ossia buio, connessione e distanza, sono fondamentali per il nostro discorso.
Innanzitutto, il buio è ovviamente l’elemento essenziale che caratterizza la notte,
cioè il momento della giornata che andremo ad analizzare dal punto di vista
dell’ascolto radiofonico, e in quanto oscure e prive di luce le ore dopo il
crepuscolo, così come la solitudine, il bosco, il mare aperto «da sempre
rappresentano simbolicamente la possibilità di smarrirsi o di essere aggrediti»
2
e
sono quindi quelle durante le quali, se si è svegli, si cerca una connessione con
l’altro, un punto di contatto col mondo esterno. La radio, quindi, deve essere
considerata non solo come fonte di informazione o di “rumore di fondo”, ma
come mezzo il cui utilizzo è in grado di rispondere a fondamentali bisogni
dell’individuo, riconducibili alla necessità di “rompere l’isolamento”
3
. L’idea di
connessione con l’altro ci riporta, poi, all’idea di distanza dall’altro, che la radio ci
permette, già dalle sue prime trasmissioni, di superare, favorendo le
comunicazioni e i contatti tra persone poste anche in luoghi del pianeta
lontanissimi tra loro, ponendosi come strumento dall’uso privato, confidenziale. E
1
«A voice comes to one in the dark», S. Beckett, Company.
2
E. Menduni, Il mondo della radio. Dal transistor a Internet, Bologna, Il Mulino,
2001, p. 55
3
F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, Venezia, Marsilio,
2004, p. 498
2
intimità, privato, confidenzialità sono altre delle parole chiave su cui ci andremo a
soffermare nel corso di questo capitolo. Ma proviamo ad andare con ordine.
1.1 Molte lingue, un unico strumento: la radio oltre i confini
nazionali
Al calar del sole, chiunque sia in possesso di un apparecchio radiofonico
può, con un semplice gesto, effettuare una piacevole escursione nelle sonorità di
diverse nazioni europee e dell’area mediterranea. Basterà, infatti, cambiare il
sistema di modulazione del segnale radio da quello FM (Modulazione di
Frequenza), solitamente usato per la sua maggior capacità di resistere a
interferenze e rumori, a quello AM (Modulazione di Ampiezza), più sensibile ai
disturbi, ma in grado, grazie all’utilizzo di onde medie e corte che dopo il
tramonto si riflettono sulla ionosfera, di offrire una copertura maggiore. Solo per
fare qualche esempio, è possibile in questo modo, riuscire a captare sulle onde
medie o corte serali e notturne, stazioni europee come Radio Romania Int. da
Bucarest, Radio Capodistria, Radio España da Madrid, Radio Vlaanderen Int. dal
Belgio, Radio 5 dai Paesi Bassi o anche Radio Croatia, ma anche stazioni come
Radio Kuwait, Radio Iraq Int., Radio Cairo, che trasmettono dal resto del mondo;
ovviamente, con più potenti e sofisticate antenne sarà possibile anche superare
distanze di gran lunga maggiori di quelle raggiungibili dalle radio comunemente
in commercio, potendo così ascoltare programmazioni locali provenienti
dall’intero continente americano, dall’Asia e dall’Africa
4
.
Oltre ad offrire la possibilità a noi italiani di vivere un’esperienza
estremamente suggestiva, l’uso della modulazione di ampiezza permette agli
immigrati nord-africani o est-europei di ascoltare programmi nella loro lingua
madre, dando loro così l’impressione di mantenere un contatto con i propri paesi
4
http://www.air-radio.it/guida.html
3
d’origine e di accorciare le distanze che li separano dai loro cari rimasti in patria.
Questa funzione di connessione oltre ogni confine nazionale, la radio la esercitava
già molti anni or sono, negli anni ’30, come testimoniato da Arnheim quando
scrive a proposito di una trasmissione radiofonica polacca che si occupava di
leggere, e quindi diffondere, all’estero le lettere private che le pervenivano, al fine
di essere sicuri che il messaggio venisse recapitato al destinatario: «Alla stazione
radio di Kattowitz c’è un uomo che organizza, la sera, al termine della
trasmissione, una specie di corrispondenza radiofonica in francese. Si tratta di
lettere private che vengono trasmesse all’estero. Questa trasmissione va avanti per
ore e ore. Nel silenzio della notte e completamente a suo agio, quest’uomo legge
le sue lettere. Ogni tanto si interrompe per scorrere il contenuto, poi mormora o
ride allegramente quando qualcosa lo diverte, salta con sollecitudine i passi meno
importanti, inciampa su un nome difficile, rilegge, compita, borbotta arrabbiato,
poi si calma e ricomincia da capo. Può darsi che quest’uomo esageri un po’
perché per una trasmissione normale una simile disinvoltura non può essere la
regola. D’altronde, è ugualmente vero che l’intimità dei suoi modi di fare esercita
un suo fascino immediato. Si ha infatti l’impressione di essere ospiti di un vecchio
amico che, davanti al fuoco del caminetto, rilegge vecchie lettere»
5
. A proposito
di questo passo, è opportuno e doveroso per le nostre analisi sottolineare il fatto
che la trasmissione venisse mandata in onda durante le ore notturne, il che, come
già detto, non solo facilitava l’ascolto dal punto di vista tecnico, ma contribuiva a
creare un’atmosfera del tutto particolare, frutto della commistione tra la quiete e la
riflessività che solitamente contraddistinguono la notte e l’idea di intimità e
confidenzialità suscitate dall’ascolto di faccende personali, familiari e sentimentali
di altre persone.
Nel capitolo 2 vedremo come il piacere suscitato da questa sorta di
“voyeurismo dell’ascolto” sarà poi amplificato ai massimi livelli a partire dalla
fine degli anni ’60, con l’introduzione del telefono all’interno delle trasmissioni
5
R. Arnheim, La radio, l’arte dell’ascolto, Roma, Editori Riuniti, 2003, p. 65
4
radiofoniche, che darà agli ascoltatori la possibilità di udire le confidenze altrui
raccontate direttamente dai protagonisti.
1.2 Fasce orarie diverse, diversi programmi
Una emittente radiofonica che si rispetti e che miri ad ottenere una
audience quanto più vasta è possibile deve necessariamente offrire ai suoi
ascoltatori un’ampia gamma di programmi, in grado di soddisfare le esigenze più
diverse; ma la varietà, da sola, non basta: è necessario inoltre organizzare
temporalmente i contenuti in modo da renderli disponibili ai segmenti di pubblico
che hanno più probabilità di essere all’ascolto in un dato momento della giornata
6
.
«La radio viene quindi incontro, in un senso generale, allo stato d’animo e ai
bisogni dell’ascoltatore, e questo contribuisce senz’altro a stabilire un rapporto
più fecondo tra l’ascoltatore e ciò che sente. Qui si trova sicuramente una delle
caratteristiche più belle della radio; a chi sa usarla la radio offrirà molto spesso
l’espressione adatta a una determinata ora»
7
. Accade così che, ad esempio, si
hanno un gran numero di programmi di informazione la mattina presto, momento
della giornata durante il quale chi si è appena alzato o si sta recando al lavoro
desidera tenersi al corrente su quanto accade nel mondo; il pomeriggio, invece, è
caratterizzato da trasmissioni quasi interamente musicali, condotte dai d.j. più
amati da giovani e giovanissimi, in quanto sono questi ultimi che, terminati gli
impegni scolastici, amano maggiormente intrattenersi con l’ascolto della radio. Il
momento della giornata che qui ci interessa analizzare, ossia la notte, «con la sua
6
B. Fenati – A. Scaglioni, La radio: modelli, ascolto, programmazione, Roma,
Carocci, 2007, p. 38
7
R. Arnheim, La radio, l’arte dell’ascolto, Roma, Editori Riuniti, 2003, p. 189