4
ABSTRACT
Nell’attività di Private Equity assume un ruolo fondamentale l’effettiva capacità degli
operatori di guidare le aziende oggetto di investimento in un significativo processo di
crescita, riorganizzazione e sviluppo, attraverso l’apporto di disponibilità finanziarie e di
rilevanti competenze manageriali. Proprio all’entità e all’efficacia degli interventi realizzati
durante l’holding period risulta indissolubilmente legata la valorizzazione della
partecipazione detenuta e, quindi, il rendimento finale dell’investimento. Pertanto, è logico
presumere che, durante le operazioni, acquisiscano particolare rilevanza tutti i fattori in
grado di agevolare l’implementazione delle strategie previste dagli operatori specializzati ed
ottimali per le aziende oggetto di investimento, prima fra tutte l’efficienza della struttura
proprietaria e decisionale delle aziende target.
Accanto a una breve descrizione dell’ attività del Private Equity nel recente panorama
italiano e all’impatto sulle performance aziendali, il presente lavoro intende risolvere alcune
lacune in letteratura specializzata, investigando l’importanza rivestita durante le fasi
principali delle operazioni dalle caratteristiche delle strutture proprietarie delle aziende
familiari oggetto di investimento, quali la concentrazione azionaria e il profilo dei soci più
rappresentativi.
Effettivamente, in una fase precedente al deal, alcune caratteristiche della struttura
proprietaria possono essere fondamentali per agevolare il primo contatto fra le parti e la
formulazione di strategie di investimento comunemente condivise. Analogamente, in una
fase successiva, durante l’intervento degli operatori, può risultare essenziale la presenza di
un processo decisionale efficiente per permettere l’implementazione delle azioni previste,
senza forme di conflitto o stallo decisionale.
9
1. INTRODUZIONE
1.1. OBIETTIVI DEL LAVORO E CONTRIBUTO ALLA LETTERATURA
Il presente studio intende descrivere la relazione fra il Private Equity e le aziende a controllo
familiare, rivolgendo particolare attenzione alla rilevanza delle caratteristiche della struttura
proprietaria delle aziende oggetto di investimento.
La scelta risulta motivata dallo stretto legame che nel corso del tempo si sta instaurando fra
aziende familiari ed investitori istituzionali, che trovano nell’attività di Private Equity il punto
d’incontro ideale, con opportunità e vantaggi reciproci.
La prima ragione di questa convergenza risiede nella veloce evoluzione del sistema
finanziario e nella crisi internazionale degli ultimi anni. Quest’ultima ha determinato il
fallimento del tradizionale canale bancario come fonte di finanziamento esclusiva per le
imprese, costituendo al contempo una fondamentale occasione per la consacrazione
definitiva di forme di finanziamento nuove ed alternative. Fra le altre, il Private Equity
appare indubbiamente la più importante. Presentandosi, infatti, come perfetto sostituto del
debito bancario, questo strumento può beneficiare della particolare congiuntura economica
e svilupparsi significativamente nel prossimo futuro.
In seconda istanza, il controllo familiare è la struttura proprietaria da sempre più diffusa a
livello globale e, pertanto, non deve sorprendere come la maggior parte degli investimenti
degli ultimi anni siano stati realizzati in aziende di questo tipo. Effettivamente, numerosi
studi specializzati documentano l’alta incidenza di investimenti di Private Equity verso questa
tipologia di imprese, ma spesso trascurano le cause che possono essere legate alla
realizzazione degli investimenti, elemento che il presente lavoro intende investigare.
La ragione dell’attenzione verso la struttura azionaria risiede nel fatto che proprio in quella
dimensione avviene l’incontro fra le parti coinvolte negli investimenti. L’attività di Private
Equity si realizza, infatti, tramite la compravendita di rilevanti quote azionarie delle aziende
target, detenute per un periodo di medio – lunga durata; contemporaneamente sono gli
esponenti della famiglia ad effettuare la fondamentale e difficile decisione di aprire parte del
10
proprio capitale sociale a soggetti esterni. La struttura azionaria diventa quindi strumento ed
oggetto stesso di scambio.
La ownership, peraltro, è stata oggetto di numerosi studi in letteratura per lo stretto legame
con l’efficienza del processo decisionale, con la formulazione delle strategie e degli obiettivi
aziendali e, conseguentemente, con le performance realizzate. In base alla teoria della
“Owner Identity”, ad esempio, questi elementi dipendono significativamente dalla natura e
dalle caratteristiche dei più importanti azionisti. Nelle aziende a controllo familiare, ad
esempio, la pervasiva presenza della famiglia all’interno del business determina la
realizzazione di strutture decisionali e gestionali del tutto peculiari rispetto ad altre tipologie
di imprese, con riflessi inevitabili sugli obiettivi e sui risultati aziendali.
Inoltre, con riferimento all’attività di Private Equity nelle aziende familiari, sono molto rari i
casi in cui venga acquisita una quota maggioritaria o totalitaria del capitale delle aziende
target. Ne discende che gli operatori non riescono a detenere un controllo effettivo e “de
iure” e abbiano la necessità di instaurare un dialogo costruttivo e collaborativo con la
famiglia proprietaria che permane in azienda. Per questo motivo si presume che l’efficienza
della struttura azionaria svolga un ruolo determinante in tutte le principali fasi
dell’investimento. In una fase precedente al deal, quella di selezione delle opportunità di
investimento attuata dagli operatori specializzati e di apertura delle aziende verso soggetti
esterni, alcune caratteristiche della struttura proprietaria possono essere fondamentali per
agevolare il primo contatto fra le parti e la formulazione di strategie di investimento
comunemente condivise. Analogamente, in una fase successiva, durante l’intervento degli
operatori può risultare essenziale la presenza di una struttura proprietaria efficiente per
permettere l’implementazione delle azioni previste, senza forme di conflitto o stallo
decisionale.
Le evidenze empiriche delle ricerche realizzate permettono, peraltro, di risolvere importanti
gap in letteratura specializzata. Da un lato, infatti, sebbene vi siano numerosi studi che
forniscono un’analisi delle caratteristiche delle aziende target comunemente apprezzate
dagli operatori in sede di screening delle opportunità di investimento, tutti si soffermano
sulle sole performance finanziarie e reddituali, trascurando di fatto le caratteristiche di
ownership precedenti al deal. Analogamente, la letteratura appare carente riguardo questi
temi anche durante gli investimenti stessi, malgrado la struttura azionaria costituitasi dopo
l’ingresso degli operatori rappresenti indubbiamente un elemento cruciale per
11
l’implementazione delle strategie e degli interventi previsti. Poiché questi elementi
dovrebbero incidere sulla variazione di performance osservata nelle aziende target, si è
deciso di investigarne l’eventuale impatto proprio con riferimento a questa dimensione.
In conclusione, il presente lavoro realizza un duplice contributo alla letteratura. Da un lato
quella specializzata nel Private Equity viene completata dall’analisi dell’importanza rivestita
durante le principali fasi dell’operazione dalla struttura azionaria; dall’altro viene offerta
ulteriore evidenza empirica ad alcune delle teorie descritte in precedenti studi di ownership.
Infine, nel più limitato contesto italiano lo studio realizzato riveste un ruolo ancora più
rilevante. Infatti, con l’unica eccezione di alcuni report annuali realizzati dalla Banca d’Italia,
dal PEM
1
, da AIFI
2
e dall’ EVCA
3
, al momento non si osservano lavori affidabili e completi che
descrivano dettagliatamente la recente attività di Private Equity nel territorio italiano,
l’eventuale successo degli investimenti e gli effetti sulle aziende target. In questa
prospettiva, l’analisi realizzata nel presente lavoro riguardo l’impatto mediamente
evidenziato nelle performance delle aziende target può fornire un primo riferimento
dell’efficacia delle operazioni di Private Equity avvenute nell’ultimo decennio nel territorio
italiano.
1
PEM identifica il “Private Equity Monitor”, osservatorio dell’ “Università di Castellanza” che, dal 1998 si pone
l’obiettivo di realizzare una precisa “attività di monitoraggio permanente sugli investimenti in capitale di rischio
realizzati nel nostro Paese”.
2
L'AIFI, “Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital”, è stata costituita nel maggio 1986 al fine di
sviluppare, coordinare e rappresentare, in sede istituzionale, i soggetti attivi sul mercato italiano
dell'investimento in capitale di rischio.
3
EVCA identifica l’ “European Private Equity and Venture Capital Association” e costituisce il punto di
riferimento a livello europeo del Private Equity.
12
1.2. PRIVATE EQUITY, NON VENTURE CAPITAL
Il termine “Private Equity” identifica l’insieme degli investimenti effettuati da operatori
specializzati nel capitale di rischio di aziende non quotate, con l’obiettivo della valorizzazione
dell’impresa oggetto di investimento nella prospettiva di una dismissione entro un periodo
di medio-lungo termine. Congiuntamente ad ingenti disponibilità finanziarie, l’investitore
istituzionale offre rilevanti esperienze professionali, competenze tecnico-manageriali e una
rete di contatti con altri investitori e istituzioni finanziarie, fondamentali per guidare le
aziende target in un significativo processo di crescita e sviluppo. Da un punto di vista
prettamente terminologico, in questa sede si fa, dunque, riferimento alla definizione fornita
dall’EVCA, l’ “European Venture Capital Association”:
“Private Equity provides equity capital to enterprises not listed on a stock market.
Private equity can be used to develop new products and technologies, to expand
working capital, to make acquisitions, or to strengthen a company’s balance sheet. It
can also resolve ownership and management issues – a succession in family-owned
companies, or the buy-out or buy-in of a business by experienced managers may be achieved
using Private Equity funding”.
Come deducibile da una definizione che appare assolutamente aperta e generica, il termine
Private Equity identifica una categoria molto ampia, cui appartengono differenti tipologie di
investimenti estremamente variegati per caratteristiche e finalità. Per questo motivo in
letteratura si sono gradualmente individuate specificazioni del fenomeno maggiormente
particolareggiate e alcune categorie che raggruppino le operazioni in base ai differenti stadi
del ciclo di vita dell’azienda target in cui l’investimento si colloca. In particolare, gli interventi
realizzati nelle primissime fasi di vita dell’azienda (come il seed financing, lo start-up
financing e il first stage financing) sono solitamente identificati come operazioni di Venture
Capital. Con questo termine ci si riferirebbe ad investimenti realizzati in start-up con un alto
potenziale di crescita e normalmente operanti nel settore delle tecnologie (Sattin, 2004). La
definizione teorica dell’ EVCA utilizza le seguenti parole:
13
“Venture Capital is, strictly speaking, a subset of Private Equity and refers to equity
investments made for the launch, early development and expansion of a business”.
Durante le successive fasi di vita di un’impresa, invece, gli investimenti assumono diverse
declinazioni in base alle specifiche finalità perseguite e vengono solitamente classificati in
buyout, expansion, replacement o turnaround. Come anticipato, ogni categoria presenta
caratteristiche peculiari con riferimento al contenuto dell’attività realizzata dagli operatori
4
.
La relazione fra Private Equity e Venture Capital assume connotati assolutamente differenti
nella letteratura americana e in quella europea. Mentre la prima considera il Private Equity
come categoria generale, all’interno della quale il Venture Capital ne rappresenta una
peculiarità, la seconda, al contrario, tende a separare i due fenomeni.
Il presente lavoro si adegua alla prospettiva europea e, quindi, si focalizza esclusivamente
sulle ultime quattro tipologie di deal, tipiche di una visione più limitata del Private Equity.
4
Le operazioni di buyout prevedono l’acquisto da parte di un gruppo di soggetti (esterni o interni alla target)
del controllo dell’azienda, tramite anche un utilizzo significativo dell’indebitamento. Il fondo di Private Equity
può intervenire direttamente nell’operazione o può semplicemente garantire sostegno finanziario ed operativo
ai soggetti coinvolti.
Il termine replacement indica l’ingresso di un fondo di investimento che, senza apportare modifiche nel capitale
sociale, subentra ad una parte dell’azionariato.
Al contrario, nelle operazioni di expansion il fondo conferisce esclusivamente supporto finanziario e
manageriale per la crescita, laddove né l’aumento dell’indebitamento né la quotazione azionaria risultano vie
praticabili.
Il turnaround si manifesta, invece, nelle fasi di difficoltà e di crisi aziendale: il fondo tenta di risollevare la target
in crisi attraverso nuova liquidità e un’attenta ristrutturazione e riorganizzazione aziendale.
14
1.3. STRUTTURA DELLA TESI
Mentre nelle pagine precedenti è stato definito l’obiettivo e le motivazioni che hanno
orientato la presente ricerca, in questo paragrafo si intende illustrare la struttura del lavoro,
fornendo ai lettori le linee guida per una migliore comprensione dei capitoli successivi.
Il tema centrale oggetto di studio è la struttura proprietaria delle aziende target nelle fasi più
importanti di un investimento di Private Equity. Tuttavia, prima di procedere in questa
direzione, si ritiene necessario fornire un iniziale quadro introduttivo del fenomeno
investigato. Il secondo capitolo, illustrando per mezzo di analisi descrittive le caratteristiche
dei deals avvenuti nel recente panorama italiano e delle principali caratteristiche delle
aziende oggetto di investimento, è stato realizzato per rispondere a questa finalità.
Il terzo capitolo introduce la tipologia aziendale verso cui il presente lavoro intende
focalizzare la propria attenzione: le aziende a controllo familiare. Tramite una rapida review
della letteratura ne vengono descritte le caratteristiche più importanti, le peculiarità che
maggiormente le distinguono da altre strutture proprietarie e il potenziale impatto sui
risultati aziendali. Riflettendo su queste evidenze e sulla particolare congiuntura economica
degli ultimi anni, si fornisce altresì supporto ad alcune ipotesi parzialmente avanzate in
letteratura riguardo le opportunità che le operazioni di Private Equity sembrano costituire
per aziende ed investitori.