1. VERSO UNA SOCIETA’ MULTIETNICA.
Provate ad entrare in una scuola di una grande città italiana. Nelle aule troverete
l’arcobaleno. In primo banco, con i codini, c’è Ilaria. I suoi genitori sono arrivati qui dal
loro paese una decina d’anni fa. E’ castana e i suoi occhi sono nocciola. Lo sguardo di
Mira è invece verde intenso. Lei è rom, e vive nel vicino campo nomadi. Chuan Li ha i
capelli quasi blu, la pelle di porcellana e le sue radici sono sulle rive dello Yang Tze.
Ha la tinta del cioccolato fondente Samir, il piccolo nigeriano che parla perfettamente
l’inglese, rosse color carota le efelidi di Svetlana, mamma e papà entrambi ingegneri in
Ucraina e oggi operai in Italia.
E’ la nuova realtà multietnica con cui si trovano a fare quotidianamente i conti la
nostra scuola e tutti gli enti educativi attivi nel settore dell’infanzia. Origini diverse,
lingue diverse, culture diverse, religioni diverse. Ma non sempre tutto ciò è un
problema. Anzi, molto spesso rappresenta una ricchezza per la struttura e per i bambini.
La cosa veramente importante è affrontare questa nuova situazione a partire da una
vera, sensibile cultura dell’accoglienza. E’ questa la strada che la nostra società può
percorrere per andare pacificamente oltre la xenofobia in tutte le sue variegate
manifestazioni, per combattere l’intolleranza con un’efficace opera di integrazione
basata sul superamento dei pregiudizi, sulla comprensione delle differenze e la
condivisione dei valori universali.
Questo è l’inizio di un volantino pubblicitario dell’Istituto Cortivo di
Padova, che si occupa di formare professionisti in ambito sociale. La questione
che affronta è un problema reale, che bisogna imparare a gestire in fretta, dato il
sempre maggior affluire di stranieri nelle nostre scuole. Oggi ci troviamo a
doverci misurare con “i problemi della società multirazziale, multietnica e
multiculturale in formazione, assumendo tutte le necessarie misure per quanto
concerne sia la promozione dell’integrazione sociale degli immigrati, sia la
difesa della loro identità culturale”
2
.
Attraverso l’analisi dei dati regionali, si può risalire ai singoli dati
provinciali, che evidenziano come a Milano, Roma e Torino si concentri il
numero più alto di bambini stranieri a scuola. Per esempio i bambini iscritti
nelle scuole del capoluogo lombardo sono 19.166, pari al 10% circa di tutti i
bambini stranieri che frequentano le scuole italiane.
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Tale dato è riscontrabile
nella tabella seguente, presentata al Convegno Nazionale “Una scuola tante
culture: l’integrazione è possibile”, tenutosi a Follina (Treviso) il 16 aprile
2003
4
.
4
2
G. Tassinari et alii (a cura di), Scuola e società multiculturale. Elementi di analisi
multidisciplinare,La Nuova Italia, Firenze 1999 ; pag. 44.
3
Fonte: www.cgilscuola.it/rubriche/iniziative/follina.htm.
4
L’intera ricerca sull’inserimento degli alunni stranieri a scuola è disponibile su Internet
all’indirizzo www.cgilscuola.it/rubriche/iniziative/follina.htm , curato da L. Paronetto.
Tabella 1 - Le province italiane con la più alta consistenza numerica
di alunni con cittadinanza non italiana - A. s. 2001/02
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Provincia EUROPA AFRICA America ASIA
OCEANIA E
APOLIDI
TOTALE
UE Non UE
Milano 522 3.912 4.455 5.068 5.180 29 19.166
Roma 375 5.694 1.547 2.118 2.117 12 11.863
Torino 221 2.660 2.653 1.328 767 11 7.640
Brescia 104 2.556 2.857 473 1.625 3 7.618
Vicenza 54 2.746 1.741 383 765 11 5.700
Treviso 74 2.857 1.719 358 541 15 5.564
Verona 159 1.758 2.076 364 614 6 4.977
Bologna 98 1.258 2.211 235 1.073 7 4.882
Firenze 153 1.765 648 457 1.697 34 4.754
Tra i fattori che possono spiegare questo orientamento e, in particolare,
il picco registrato nel 1999/2000 si possono elencare:
1. i ricongiungimenti familiari, in ascesa nell’ultimo quinquennio e
specialmente dopo la regolarizzazione degli anni 1998-1999;
2. la rapida crescita rappresentata dal numero di figli di immigrati che
nascono in Italia.
Ma quali sono le caratteristiche principali dell’immigrazione scolastica in
Italia?
ξ la presenza, che nel complesso è di 2,31 alunni stranieri su cento iscritti,
è disomogenea per quantità e differenziata per nazionalità nel territorio
nazionale;
ξ il cambiamento che è avvenuto nella scuola italiana è stato rapidissimo;
ξ sono presenti ben 186 cittadinanze;
ξ vi è una grande presenza di soggetti provenienti da paesi che si
affacciano sul Mediterraneo;
ξ l’aumento dei minori stranieri è maggiore dell’aumento degli stranieri in
generale.
6
Dall’analisi congiunta di questi dati capiamo quanto sia importante per
5
5
I dati sono stati censiti dal MPI e sono visibili all’interno del sito stesso (www.istruzione.it).
6
Fonte: www.cgilscuola.it/rubriche/iniziative/follina.htm.
6 7
M. Giusti, Pedagogia interculturale. Teorie, metodologia, laboratori, Laterza, Roma – Bari
2004; pag. 8.
la pedagogia interculturale trovare la modalità più idonea per “accogliere gli
allievi che arrivano da altrove, cercare tutte le possibili vie comunicative
per interagire con loro e con le loro famiglie […], promuovere iniziative
didattiche e azioni pedagogico - sociali valide”
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, attraverso, tra l’altro,
l’inserimento di nuove figure professionali, quali il mediatore culturale e il
facilitatore linguistico. Questi sono infatti in grado di affrontare i vari
problemi che possono sorgere dalla convivenza di più etnie diverse in uno
stesso territorio. In particolare, le culture presenti oggi in Italia sono, come
mostrato dalla tabella seguente, africani, europei, asiatici.
Tabella 2 - Alunni con cittadinanza non italiana
per provenienza continentale e distribuzione regionale
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CONTINENTE
EUROPA
REGIONI E AREE
GEOGRAFICHE
UE % NON UE %
AFRICA AMERICA ASIA OCEANIA E
APOLIDI
Emilia-Romagna 1,94 33,95 40,87 6,36 16,81 0,07
Umbria 2,96 51,95 24,77 13,46 6,72 0,14
Lombardia 2,45 28,97 31,10 16,18 21,20 0,10
Marche 1,87 55,80 24,58 8,32 9,27 0,16
Toscana 4,60 47,94 15,86 8,38 22,83 0,39
Veneto 1,79 47,60 31,65 6,68 12,11 0,17
Liguria 3,86 28,88 19,61 41,15 6,47 0,03
Fiuli-Ven. Giulia 2,39 63,51 14,47 12,73 6,77 0,13
Piemonte 2,31 41,36 36,58 11,40 8,26 0,09
Lazio 3,14 50,53 13,78 16,11 16,30 0,14
Abruzzo 2,53 69,07 13,35 8,53 6,46 0,06
Puglia 3,69 72,07 14,07 3,88 6,12 0,17
Calabria 2,52 44,07 40,81 5,09 7,51 0,00
Sicilia 4,91 26,95 40,33 8,15 19,45 0,21
Molise 4,63 52,78 30,09 5,56 6,48 0,46
Basilicata 3,79 58,53 19,67 8,53 9,24 0,24
Sardegna 10,42 25,81 35,29 14,47 12,27 1,74
Campania 4,23 45,96 25,95 8,16 15,53 0,17
Totale Italia 2,71 41,64 28,43 12,01 15,06 0,15
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7 8
I dati sono stati censiti dal MPI e sono visibili all’interno del sito stesso (www.istruzione.it).
8 9
M. Giusti, Pedagogia interculturale. Teorie, metodologia, laboratori, Laterza, Roma – Bari
2004; pag. 39.
Per poter arrivare a una integrazione valida tra i bambini italiani e non,
bisogna stimolare in loro una “necessaria curiosità verso il mondo, al
bisogno individuale di ciascun essere vivente di conoscere, di aprirsi agli
altri, di mettersi alla prova con altri universi culturali al di là del proprio”
9
.
Per fare questo, un ruolo importante è svolto dai mezzi di comunicazione
mediatici, in particolare quelli con cui i bambini sono più spesso a contatto,
prima fra tutti la televisione. Quest’ultimo mezzo è diventato,
recentemente, un compagno sempre presente nel tempo libero dei bambini,
che passano diverse ore al giorno davanti al piccolo schermo. Il potere che
esercita sugli spettatori è forte, e per questo non si può sottovalutare
nell’elaborazione di nuove strategie didattiche rivolte alle nuove classi
multirazziali. Non bisogna dimenticare, inoltre, che gli immigrati
conoscono il paese in cui andranno ad abitare proprio attraverso le
immagini che arrivano loro dai media. È sempre tramite la televisione che
iniziano ad imparare la nuova lingua e le nuove tradizioni del paese in cui
si trasferiranno. Utilizzato in educazione, quindi, “il medium […] diventa
strumento e stimolo all’interazione fra soggetti culturalmente diversi, e lo
stesso ruolo del docente appare in qualche modo sfumato e si pone come
momento di mediazione discreta, mentre emerge con forza la dinamica
delle relazioni interpersonali fra gli alunni”
10
. Il docente deve insegnare a
osservare in modo critico le immagini che scorrono davanti al piccolo
schermo, favorendo la discussione fra gli studenti.
In particolare, potrà essere utilizzato come strumento educativo il
cartone animato. Questo perché è sicuramente il tipo di programma più
seguito dai bambini delle scuole di base, si rivela più stimolante per loro,
rappresenta un campo in cui si possono considerare un po’ degli “esperti”,
e mostra spaccati di vita diversi. Nei capitoli seguenti, vedremo quindi le
convinzioni etiche e culturali che trasmettono le serie animate trasmesse
dalle nostre reti nazionali. Nello specifico, si metterà a confronto una
visione più occidentale, rappresentata dal caso americano della Disney, con
una visione orientale, rappresentata dalle serie animate giapponesi.
Infine, si vedrà come utilizzare questa importante e vasta risorsa per
effettuare laboratori adatti alle classi caratterizzate dall’incontro e
convivenza di etnie diverse.
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G. Tassinari et alii (a cura di), Scuola e società multiculturale. Elementi di analisi
multidisciplinare,La Nuova Italia, Firenze 1999 ; pag. 139.