4
La seconda parte, più specifica, sarà incentrata su
un’analisi comparativa dei tre diversi autori; tenterò di
dare risalto alla particolare situazione del genere
poliziesco nei paesi a cui appartengono i tre scrittori,
all’originalità espressiva di ognuno, allo stile narrativo
che li caratterizza e alle diverse intenzioni che hanno
determinato in ciascuno la scelta di questa forma
narrativa.
Esaminerò separatamente i romanzi gialli di Manuel
Vázquez Montalbán, Andrea Camilleri e Jean-Claude Izzo,
dedicando particolare attenzione agli elementi comuni
riscontrabili in tutti e tre i loro cicli polizieschi:
psicologia del personaggio, famiglia, componente
gastronomica, filosofia di vita.
Nello svolgimento di questo studio mi baserò sui libri
degli scrittori, su testi di critica relativi agli autori e
al romanzo poliziesco e su materiale reperibile in
internet, indispensabile per la raccolta di informazioni
soprattutto su Jean-Claude Izzo, a cui ancora non sono
state dedicate pubblicazioni critiche.
Cercherò quindi di evidenziare la riconducibilità
delle opere poliziesche di Vázquez Montalbán, Camilleri e
Izzo ad una tipologia narrativa comune, espressione della
realtà mediterranea.
5
Grazie di cuore alla mia famiglia, da sempre un sostegno
prezioso, nonna Vittoria, a Luca un grazie speciale.
Ringrazio inoltre Tecla e Maria Luisa della Sherlockiana di
Milano e tutti coloro che scrivono, leggono e pensano “in
giallo”.
6
Prima parte: IL ROMANZO POLIZIESCO
7
CAPITOLO I - STORIA DEL ROMANZO POLIZIESCO: DALLE
ORIGINI ALL’OSCURO MONDO DEL NOIR
1.1 Le origini, Edgar Allan Poe, la nascita della polizia
moderna
Nel delineare una storia del genere poliziesco sono
stati parecchi i tentativi di individuarne gli archetipi in
diverse opere della tradizione letteraria. Non sono pochi
coloro che ravvisano un primo esempio di genere poliziesco
nell’Edipo Re di Sofocle
1
, in cui il re cerca di
individuare il colpevole dell’omicidio del padre
interrogando diversi testimoni, per poi scoprire di essere
egli stesso il criminale che cerca
2
. Altri indicano
l’esposizione del metodo d’indagine contenuta nel Libro di
Daniele nella Bibbia
3
come prototipo del romanzo
investigativo; non mancano riferimenti alla tradizione
greca e all’Odissea di Omero
4
, con Ulisse che riesce a
depistare il gigante Polifemo ricoprendosi di pelli di
capra e neppure a quella orientale e ai racconti delle
Mille e una notte
5
, in cui si ritrovano frequentemente il
tema di una bella donna che riesce a carpire segreti con
vari sotterfugi e quello delle astuzie di abili ladri.
Perfino nell’Amleto di Shakespeare
6
, in cui il principe di
Danimarca cerca di fare confessare lo zio che egli ritiene
colpevole servendosi di vari stratagemmi, c’è chi sostiene
sia contenuto il progenitore di tutti i detective. Il più
1
Tra gli studiosi che individuano nell’Edipo Re una forma arcaica di
romanzo poliziesco ricordiamo i francesi Boileau e Narcejac.
2
Stefano Benvenuti e Gianni Rizzoni, Il romanzo giallo. Storia,
autori, personaggi, Milano, Arnoldo Mondadori ed., 1979, p.11
3
Alberto del Monte, Breve storia del romanzo poliziesco, Bari,
Laterza, 1962, pp.25-26
4
Ernesto G. Laura, Storia del giallo da Poe a Borges, Roma, Nuova
Universale Studium, 1981, p.14
5
Alberto del Monte, op. cit., pp.23-24
6
Ernesto G. Laura, op. cit.,p.14
8
famoso tra gli anticipatori del metodo investigativo
razionale basato sull’osservazione di indizi è senza dubbio
lo Zadig di Voltaire, nel quale il protagonista riesce a
descrivere perfettamente cagnetta e cavallo del re
scomparsi da corte basandosi sull’osservazione di tracce e
dettagli, e scampando dalla condanna a morte solo con il
ritrovamento degli stessi mentre egli si trova in prigione.
E’ indubbio che in queste opere siano rintracciabili
alcuni degli aspetti fondamentali che caratterizzano il
genere poliziesco: indagini, sotterfugi e stratagemmi per
smascherare crimini ed estorcere rivelazioni, acute
deduzioni e ragionamenti basati sull’osservazione, ma non
bastano da soli per essere considerati autentici
progenitori della tipologia di letteratura in esame.
Bisogna aspettare l’epoca degli illuministi perchè si
presentino le premesse favorevoli allo sviluppo del romanzo
poliziesco. In quel periodo infatti si ha un incremento del
numero di lettori, aumentano la divulgazione scientifica
e l’ esaltazione della ragione e il pubblico presta sempre
più attenzione alla criminalità e alla giustizia; inoltre
si sviluppa una nuova sensibilità al mistero, che produce
una sorta di ansia, di angoscia. Questo stato d’animo è una
delle pricipali caratteristiche del gothic novel
7
, uno dei
temi caratterizzanti del romanzo poliziesco insieme al
romanzo picaresco della tradizione spagnola (narrazione
delle peripezie che piccoli delinquenti compiono per
7
Il gothic novel (o romanzo del terrore), espressione della componente
irrazionalistica dell’epoca dei lumi, nasce con la pubblicazione di
The castle of Otranto di Horace Walpole,1764; esponente di punta del
genere gotico è Ann Radcliffe. Inizialmente i misteri contenuti in
questo tipo di narrazione sono ‘razionalizzati’, ovvero il terrore
svanisce con la scoperta di una spiegazione razionale che si cela
dietro all’enigma. In seguito invece il fattore terrificante prevale,
come nel succesivo romanzo dell’orrore (ghost novel).
9
sopravvivere) e alla copiosa memorialistica dei delitti e
dei delinquenti
8
.
In realtà ciò che caratterizza e contraddistingue il
genere poliziesco al di là dei contenuti è la struttura
propria della narrazione, basata sul contrasto tra
l’apparenza iniziale delle cose e la rivelazione finale
della loro vera essenza, a cui si arriva progressivamente
tramite un procedimento logico di deduzione
9
.
La prima opera che unisce in sè temi e struttura
propri del genere che in Italia si è soliti chiamare
“giallo”, è il racconto The Murders in the Rue Morgue di
Edgar Allan Poe (1809-1849), pubblicato nel 1841, anno a
cui si fa convenzionalmente risalire la nascita del romanzo
poliziesco vero e proprio. Il poeta statunitense fonde i
temi della cultura a lui precedente e contemporanea in una
nuova struttura, che costituirà il modello classico del
racconto di detection: vi è un problema iniziale, un
mistero apparentemente inesplicabile a cui si attribuisce
una prima soluzione superficiale; in seguito si passa a
un’osservazione attenta e razionale dei fatti e degli
indizi che provoca un momento di confusione; il passo
successivo consiste nell’ eliminare tutte le possibili
spiegazioni fino ad ottenere per esclusione la soluzione
dell’enigma iniziale. Il metodo razionale vince
sull’irrazionalità apparente del mistero, che viene svelato
senza fare ricorso al soprannaturale, come accadeva invece
nel gothic novel
10
.
E’ interessante rilevare come nel romanzo poliziesco
non ci si soffermi sulla efferatezza del crimine: sia esso
un delitto o altro, non costituisce materia essenziale
8
Alberto del Monte, op. cit., pp.30-31
9
Ernesto G. Laura, op.cit., p.16
10
Stefano Benvenuti e Gianni Rizzoni, op.cit, p.15-19
10
della narrazione nè suscita particolare impressione nei
personaggi principali. Proprio perchè il romanzo poliziesco
ruota attorno alla risoluzione di un crimine attraverso un
procedimento investigativo, all’enigma e ai personaggi non
viene dato molto rilievo, eccezione fatta per il
personaggio principale, il detective, colui che risolve il
mistero ristabilendo l’ordine e incarna la ragione
11
.
Con la spiegazione finale del mistero viene affermata
la superiorità dell’investigatore dilettante sulla polizia
e ne viene esaltato il raziocinio, celebrandolo anche
grazie alla contrapposizione con un osservatore meno acuto,
in cui il lettore può identificarsi. Detective
protagonista de I delitti della Rue Morgue e dei due
successivi racconti dello stesso autore apparteneti al
genere poliziesco, The Mistery of Marie Roget (1842) e The
Purloined Letter (1845), è il cavaliere C. Auguste Dupin,
personaggio dalla genesi romantica (si sa che proviene da
una famiglia nobile ridotta in povertà), solitario,
eccentrico, decadente, dotato di intelletto acuto e di
intuizione geniale, doti che lo contraddistinguono e lo
alienano dalla società. Monsieur Dupin compare nel primo
racconto in un momento di empasse della polizia che, dopo
aver svolto le procedure del caso, non riesce a individuare
il colpevole dell’uccisione di una ragazza trovata
assassinata in una stanza chiusa a chiave dall’interno e
della madre il cui corpo viene rinvenuto poco distante.
Dupin, che aveva seguito il fatto leggendo la cronaca dei
giornali, ispeziona il luogo del crimine e in seguito si
chiude in un silenzioso ragionamento che noi seguiamo passo
11
Ernesto G. Laura, op. cit., pp.20-21
11
a passo guidati dal narratore, al termine del quale
perviene alla logica soluzione del duplice delitto.
12
Non si sa se la polizia sarebbe mai riuscita a
risolvere l’enigma; del resto una rappresentazione negativa
delle forze dell’ordine è comune nelle prime manifestazioni
del giallo e riflette la diffidenza e sfiducia (a volte
anche ostilità) della società del XIX secolo nei suoi
confronti
13
.
A Parigi, città scelta da Poe per ambientarvi i suoi
racconti, la polizia era all’epoca un’invenzione piuttosto
recente, introdotta da Napoleone con una legge del 1800. I
poliziotti non erano ben visti e per riferirsi a loro si
usava l’espressione mouche, spione. Un’eccezione era
rappresentata da Vidocq, famoso criminale passato poi dalla
parte della legge diventando nel 1811 capo della Sûreté,
primo corpo speciale per le indagini criminali. Pur essendo
un mouche Vidocq incontrava le simpatie della società, che
anzi ne ammirava le imprese, e i suoi Mémoires, pubblicati
nel 1828, ottennero un grande successo. Paradossalmente
questa simpatia nei confronti del capo della polizia era
dovuta al suo passato irregolare, al suo essere al limite
della società e quindi più vicino alla gente comune
14
.
Vidocq inaugura quel conflitto tra polizia e detective
tipico della narrativa poliziesca che si ritrova già a
partire da Poe (la cui conoscenza dei Mémoires è certa).
Tuttavia è proprio Monsieur Dupin il prototipo del
detective da cui discendono tutti gli investigatori
dilettanti protagonisti delle opere poliziesche successive,
da Sherlock Holmes a Lecoq, da Philo Vance a Philip
12
Edgar Allan Poe, Gli Assassinii della Rue Morgue e altri racconti,
Milano, Club degli Editori, 1973
13
Ernest Mandel, Delitti per diletto, Interno Giallo, Milano, 1990,
pp.25-26
14
Alberto del Monte, op. cit., pp.49-52
12
Marlowe, e i loro creatori sono tutti debitori, per quanto
riguarda lo svolgimento della narrazione, di quel
procedimento di indagine razionale introdotto nei suoi
racconti dal tormentato e geniale Poe
15
.
15
Carlo Oliva, Storia Sociale del Giallo, Lugano, Todaro Editore,
2003, p.14-15
13
1.2 Dal Feuilleton al Romanzo vero e proprio
Intorno alla metà del XIX secolo nacque in Europa un
nuovo tipo di pubblicazione destinata ad incidere
considerevolmente nella storia del genere poliziesco: il
romanzo a puntate. I primi paesi in cui comparve furono
l’Inghilterra, dove veniva allegato ai periodici, e la
Francia, sotto forma di inserto nei quotidiani.
Per parecchi anni in Inghilterra il tipo di romanzo
più diffuso era stato quello storico (come Ivanhoe di
Walter Scott), pubblicato in tre volumi, threedecker,
finemente rilegati e venduti ad un prezzo decisamente
elevato. L’alto costo ne circoscriveva il pubblico di
lettori alle classi privilegiate, nonostante anche le
classi meno abbienti manifestassero interessi culturali
16
.
Per rendere la lettura più accessibile e meno elitaria
si cominciò a pubblicare ristampe dei romanzi in edizioni
meno curate e ad un prezzo standard più avvicinabile. Altri
editori, indirizzandosi ad un pubblico molto più ampio ma
meno colto, iniziarono a pubblicare opere inedite sempre ad
un prezzo minore di quello dei threedecker. Parecchio
successo riscuotevano le storie di delitti e banditi
17
, che
avrebbero costituito gli argomenti principali anche del
romanzo poliziesco.
Nel 1841 si passò alla pubblicazione di romanzi in
dispense settimanali, i cosiddetti penny dreadfuls. Anche i
periodici, visto il grande successo di questo tipo di
pubblicazioni, cominciarono ad ospitare nelle loro pagine
romanzi a puntate che in seguito venivano raccolti in
volume
18
.
16
Alberto del Monte, op.cit, pp.84-85
17
I libri contenti storie di criminali e delle loro gesta venivano
chiamati blue books.
18
Maria Luisa Astaldi, Nuove letture inglesi, Firenze, Sansoni, 1958
14
Un maestro del romanzo a puntate fu Charles Dickens
(1812-1870), che con la sua bravura e la sua firma conferì
un certo prestigio alle pubblicazioni a episodi e che
indusse il fraterno amico William Wilkie Collins (1824-
1889) ad abbandonare la professione di avvocato per
dedicarsi alla scrittura
19
.
Dobbiamo ringraziare Dickens se il genere poliziesco
passò dalla short story al romanzo, perchè fu proprio
Wilkie Collins a compiere per primo questo passaggio con
The Moonstone, pubblicato nel 1868 su All the year around,
il giornale diretto da Dickens
20
. In quest’opera il
personaggio pricipale non è un investigatore dilettante che
risolve gli enigmi per hobby, come Dupin, ma un funzionario
di polizia, il sergente Cuff di Scotland Yard, la cui
professione è cercare soluzione ai crimini. Nel romanzo
umanimamente riconosciuto come il capolavoro di Collins il
sergente è alla ricerca del ladro di un preziosissimo
diamante, la pietra di luna. Egli appare molto più umano e
meno infallibile di Dupin, e non è la detection ciò che
catalizza l’attenzione del lettore, come avviene nei
racconti di Poe, quanto piuttosto il mistero, il
whodunit
21
.
A dire il vero, la soluzione elaborata dal Collins, quando
alla fine ci si arriva, è talmente intricata e inverosimile
che lasciarsela sfuggire, per un investigatore serio, dovrebbe
essere motivo più di elogio che di censura. [...] Di fatto,
quest’opera ineguale, che sul lettore contemporaneo finisce sempre
con il produrre una vaga sensazione di noia, rappresenta una
pietra miliare per l’evoluzione del poliziesco nei paesi di lingua
inglese.
22
19
Ernesto G. Laura, op. cit.,p.42-43
20
Stefano Benvenuti e Gianni Rizzoni, op.cit., p.24
21
Contrazione di Who Done It, letteralmente “chi l’ha fatto?”;
espressione usata per indicare il romanzo a enigma, con evidente
riferimento al colpevole del crimine.
22
Carlo Oliva, op. cit., p.27
15
Diverso e originale fu lo sviluppo del romanzo a
puntate in Francia. Già dal 1800 ai quotidiani veniva
allegato un foglio di supplemento letterario, artistico e
culturale, il cosiddetto feuilleton , che dal 1830 cominciò
ad ospitare anche racconti e poi romanzi, determinando la
nascita di un nuovo fenomeno letterario, il roman
feuilleton. Comparendo su giornali quotidiani l’intervallo
tra una puntata e l’altra era breve, il livello di
coinvolgimento alto, il pubblico di lettori ampio e
composto da persone di diversa estrazione culturale.
Inizialmente non vi fu un abbassamento della qualità
letteraria; anche Dumas e Balzac scrissero romanzi
destinati alla pubblicazione a puntate. In seguito invece
prevalse l’aspetto commerciale e il feuilleton cercò di
adattarsi sempre più ai gusti e talvolta ai capricci del
pubblico; gli autori erano costretti ad artifizi letterari
totalmente inverosimili, come la resurrezione di un
personaggio della cui morte i lettori non si rassegnano
23
.
E’ il caso di Rocambole di Ponson du Terrail, passato da
malvagio criminale a protettore degli oppressi, risuscitato
dopo una morte al vetriolo.
24
Alcuni romanzi a puntate contenevano elementi
caratteristici del genere poliziesco: delitti, crimini,
furti, i cui colpevoli però non erano scoperti alla fine
come soluzione di un’indagine razionale. Venivano inseriti
in funzione della tragicità della narrazione, tipica del
roman feuilleton.
23
Alberto del Monte, op. cit., 74-77, 81.
24
Non sorprende che l’aggettivo ‘rocambolesco’, usato per indicare
qualcosa di sbalorditivo e incredibile, derivi da questo
personaggio.
16
E’ con Emile Gaboriau (1832-1873) che il romanzo
poliziesco compare a pieno titolo tra le pubblicazioni a
puntate del feuilleton, con L’affaire Lerouge, apparso nel
1863 su Le Pays, nel 1865 su Le Soleil e finalmente nel
1866 in volume. In questa opera esordisce l’eroe di
Gaboriau, Monsieur Lecoq, e già dal nome si intuisce che
il personaggio sarà simile per qualche aspetto a Vidocq.
Anche lui infatti è un ex malvivente ravveduto:
Lecoq ha una mentalità decisamente criminale per cui
potrebbe commettere dei crimini perfetti e che gli fa pertanto
comprendere i criminali e scoprire i loro delitti. Ma egli è un
uomo onesto con una mentalità criminale: ha posto questa sua
segreta natura al servizio della giustizia
25
.
Il suo profilo cambia nel corso dei diversi romanzi di
cui è protagonista oltre all’Affare Lerouge: Le Crime
d’Orcival, Le dossier n.113 e Monsieur Lecoq. Anche
qualcosa di Dupin è ravvisabile in Lecoq: ha una radice
aristocratica, agisce da solo, utilizza una terminologia
pseudoscientifica, ma a differenza dell’investigatore di
Poe che si astrae completamente nel ragionamento, il
poliziotto detective di Gaboriau raccoglie ogni indizio
possibile, esamina ogni circostanza e dettaglio, cercando
collegamenti e significati reconditi, procede per indagini
piuttosto che per intuizioni
26
. Alla fine smaschera come
l’assassino una persona prima insospettabile, provocando
nel lettore uno stupore emozionale, non solo
intellettuale
27
.
Nella struttura dei romanzi di Gaboriau è ben
riconoscibile la loro genesi per una iniziale pubblicazione
in episodi: una prima parte con la narrazione del crimine,
25
Alberto del Monte, op.cit., p.99
26
Stefano Benvenuti e Gianni Rizzoni, op.cit., pp.20-23
27
Ernest Mandel, op.cit., pp.33
17
l’inchiesta e il ragionamento del detective viene
interrotta con l’inserimento di una seconda parte, in cui
vengono esposte le vicende che hanno portato al delitto.
Infine vi è un riallacciamento alla prima parte a cui segue
la conclusione. Questo espediente serviva a mantenere desta
l’attenzione del pubblico tra un episodio e l’altro e a
stimolarne la curiosità, evitando confusione e noia.
Gaboriau ottenne molto successo anche in USA e in
Inghilterra. Si dice che proprio dalla lettura de L’Affaire
Lerouge fu spinto a misurarsi con il genere poliziesco sir
Arthur Conan Doyle
28
.
28
Ernesto G. Laura, op.cit., p.59