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2.2 Aggiramento e conseguente fallimento del FFP
Nonostante il FFP sia nato con buone intenzioni e inizialmente abbia anche portato a un
miglioramento della situazione iniziale, che vedeva nel 2011 il calcio europeo con perdite
complessive per circa 1,7 miliardi di euro e nel 2014 una riduzione di tali perdite di circa
800 milioni
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, sono anche sorte una serie di nuove problematiche proprio a causa della
creazione del FFP.
Innanzitutto, è vero che i debiti delle squadre si sono ridotti, ma non interamente grazie
al FFP, in quanto dal 2009 al 2018 il giro d’affari dei club è raddoppiato grazie a sponsor
e tv e, quindi, è grazie a questo che i debiti si sono ridotti così drasticamente.
Di questo miglioramento finanziario poi, hanno beneficiato alcuni molto più di altri: due
terzi nei nuovi ricavi hanno raggiunto i club inglesi che, infatti, nel 2018, realizzavano il
92% degli utili del calcio europeo, mentre il resto del continente è rimasto in perdita.
Ciò è dovuto principalmente al fatto che nel campionato inglese vi è una ripartizione dei
diritti televisivi differente rispetto a quella degli altri campionati e gli sponsor pagano
cifre molto più elevate a causa della maggior spettacolarità del campionato, del fatto che
tutte le squadre hanno impianti moderni e di proprietà e infine perché a livello
internazionale le squadre inglesi possono contare su un bacino di tifosi in tutto il mondo
molto più vasto, facilitato dal discorso legato alla lingua delle telecronache delle partite.
Inoltre, la distanza tra grandi club e squadre minori si è accentuata sempre di più; ciò è
causato dal fatto che i grandi club, grazie alla propria capacità di spendere in deficit e poi
ripianare con iniezioni di capitale a fondo perduto da parte degli azionisti di riferimento,
possono tranquillamente impiegare cifre maggiori senza curarsi particolarmente delle
perdite più consistenti.
Naturalmente questo causa gravi problemi dal punto di vista della gestione in quanto
alcune di queste società sono quotate in borsa, come ad esempio la Juventus, e ogni volta
che viene fatta una ricapitalizzazione il valore del marchio crolla causando gravi perdite,
come successo a luglio 2021 quando il club, dopo aver comunicato che avrebbe effettuato
un aumento di capitale pari a 400 milioni, si è visto scendere il proprio titolo in borsa del
1,45%
54
. Ciò è dovuto al fatto che fare una ricapitalizzazione è sintomo di cattivo stato di
salute del club, che è costretto a dover ripianare i debiti venutosi a creare per una cattiva
gestione, immettendo ulteriore liquidità all’interno della società, e naturalmente a livello
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Cfr. (25 settembre 2014). Fair play finanziario, Inter e Roma nel mirino della UEFA. Repubblica.it
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Cfr. Redazione. (1° luglio 2021). Juve, effetto aumento di capitale: titolo giù in borsa. Calcioefinanza.it
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reputazionale ciò viene visto in modo assolutamente negativo, sia da parte degli stessi
azionisti del club, in particolare di quelli che rappresentano la minoranza, sia da parte dei
tifosi e degli sponsor, che quindi saranno più diffidenti nel rinnovare i propri contratti con
la società.
Un altro grave problema riguarda, poi, le sponsorizzazioni “gonfiate” che alcuni grandi
club utilizzano per mascherare alcune perdite all’interno del proprio bilancio. Solitamente
questo tipo di sponsorizzazioni proviene da società affini, riconducibili alla stessa
proprietà del club e la somma che viene versata non rispecchia mai la cifra reale che
dovrebbe essere corrisposta in cambio del ritorno di immagine dovuto dal club ma si tratta
sempre di cifre spesso due, tre volte superiori. Un esempio lampante è quello del Paris
Saint Germain (PSG), squadra che milita nel campionato francese. Il PSG ha infatti
sottoscritto un contratto di sponsorizzazione con la QTA (Qatar Tourism Authority) per
un totale di 1,075 miliardi di euro da versare al club in 5 anni, consentendo quindi alla
squadra parigina di incassare annualmente una cifra pari a 215 milioni di euro
55
. Cifra
esorbitante se si pensa che altri top club a livello europeo percepiscono cifre molto più
esigue annualmente, come ad esempio il Bayern Monaco che riceve tramite
sponsorizzazioni annuali circa 30 milioni di euro.
Secondo Octagon l’impatto del ritorno pubblicitario che per QTA viene garantito dal
patrocinio al PSG sarebbe 1750 volte più basso rispetto allea somma investita mentre
secondo Repucom sarebbe 77 volte più basso
56
.
Se si vanno, poi, ad analizzare i saldi finanziari del club dal 2011 al 2018, il Fondo
Sovrano del Qatar ha iniettato nel club oltre 1,8 miliardi di euro di cui 1,35 miliardi
provenienti da sponsorizzazioni estremamente generose o interventi di ripianamento da
parte dell’azionista di riferimento, cioè uno stato sovrano
57
.Inoltre, nello stesso periodo il
PSG ha sommato ricavi per 3,2 miliardi di euro, i cui un terzo proviene da
sponsorizzazioni qatariote.
Una situazione del tutto anomala secondo i paletti stabiliti dalla UEFA mediante il FFP
in quanto da considerare al di fuori delle regole di libero mercato ed equa concorrenza.
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Cfr. Russo P. (14 agosto 2021). Fair play finanziario, la grande ambizione che è fallita-2. Il PSG? È già
stato graziato. Calciomercato.com.
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Cfr. Russo P. (14 agosto 2021). Fair play finanziario, la grande ambizione che è fallita-2. Il PSG? È già
stato graziato. Calciomercato.com.
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Cfr. Russo P. (14 agosto 2021). Fair play finanziario, la grande ambizione che è fallita-2. Il PSG? È già
stato graziato. Calciomercato.com.
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Ma nonostante questo la UEFA fino ad ora ha sempre avuto un atteggiamento piuttosto
morbido nei confronti di questo club, tanto da portare alle dimissioni del capo della
Camera Investigativa del CFCB (Organo di Controllo Finanziario per Club), Brian Quinn
nel 2014.
La situazione negli anni successivi non cambia molto e infatti il PSG ha continuato a
sfruttare queste sponsorizzazioni fino al 2018 quando viene negoziato un accordo che
porta a svalutare il valore della sponsorizzazione di QTA e impone al PSG di vendere
calciatori per 60 milioni di euro entro giugno.
Successivamente il club si trova sollevato dalle accuse e assolto senza dover pagare
nessuna ammenda o subire alcuna penalità.
Oltre a tutte queste considerazioni va anche detto che l’attuale presidente del PSG, Nasser
Al-Khelaifi ha da poco assunto la carica di presidente dell’ECA (European Club
Association), un organismo che rappresenta le società calcistiche a livello europeo che ha
lo scopo di proteggere e di promuovere il calcio dei club europei ed è in ottimi rapporti
con l’attuale presidente della UEFA, Aleksander Ceferin e quindi difficilmente si potrà
immaginare il club parigino sotto l’occhio del ciclone nel prossimo futuro.
Tutto questo non può che portare alla conclusione che alcune squadre, come appunto il
PSG, avendo una tale influenza dal punto di vista economico ma anche politico, non
possano essere danneggiate più di una certa misura, soprattutto se poi lo stesso
proprietario detiene una carica ufficiale riconosciuta dalla UEFA e se i prossimi mondiali
si giocheranno in Qatar nel 2022, ovvero il paese natale del presidente del PSG Nasser
Al-Khelaifi, perché altrimenti la UEFA rischierebbe di trovarsi in casa un cliente
scomodo che potrebbe, in futuro, non sostenere più il massimo organo europeo calcistico
ma al contrario tentare di alienarsi e creare un nuovo torneo privato, come avevano tentato
di fare ad aprile 2021 altri club europei
58
, procurando così un danno d’immagine ed
economico senza precedenti per la UEFA, che vedrebbe tutti i migliori club europei non
partecipare più alle competizioni da essa organizzati.
Un’ultima considerazione da fare riguardo alle falle del FFP riguarda le plusvalenze che
i club di calcio possono realizzare per poter migliorare la propria situazione
nell’immediato futuro.
Come abbiamo già detto precedentemente, i giocatori professionisti vengono acquistati
da un club dopo che le due società trovano un accordo sulla cifra del cartellino per il
58
La Superlega
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trasferimento e dopo che il giocatore trova l’intesa sullo stipendio che andrà a percepire
con la squadra intenzionata ad acquistarlo.
La cifra che viene iscritta a bilancio nell’anno corrente viene calcolata dividendo il valore
di acquisto del giocatore per il numero di anni che il medesimo ha stipulato per il suo
nuovo contratto.
Il problema sorge quando due squadre di calcio che hanno enormi problemi finanziari
decidono di scambiarsi due giocatori, ipervalutando il valore dei rispettivi cartellini in
modo da ottenere entrambi una sostanziosa plusvalenza nel breve periodo grazie a questo
“escamotage” contabile. Il vantaggio naturalmente è solamente da considerarsi nel breve
periodo in quanto si ottiene una plusvalenza in grado di sistemare i conti in quell’esercizio
contabile ma, nel caso si parlasse di cifre molto importanti, renderebbe poi il giocatore
acquistato incedibile nell’arco di qualche anno, essendo iscritto a bilancio per una somma
molto elevata e dovendo, di conseguenza, aspettare almeno un paio di stagioni per poter
ammortizzare il costo e riuscire eventualmente a venderlo senza realizzare una successiva
minusvalenza. Un esempio recente lo si può trovare nello scambio Pjanic-Arthur del 2020
tra Juventus e Barcellona, dove entrambe le squadre valutarono i rispettivi calciatori
rispettivamente 65 e 82 milioni di euro, realizzando importanti plusvalenze ma senza
rispettare il reale valore dei due calciatori. Esistono infatti diversi algoritmi che
analizzando migliaia di fattori come, età, rendimento, gol, assist… riescono a calcolare il
prezzo a cui realisticamente i giocatori dovrebbero essere ceduti. Il più famoso è quello
che viene utilizzato dal CIES (International Centre for Sports Studies), un’organizzazione
indipendente di ricerca con sede in Svizzera. Secondo questo algoritmo, infatti, nel 2020
Arthur aveva un valore di mercato pari a circa 45-50 milioni di euro, circa 30 milioni in
meno rispetto al prezzo a cui la Juventus lo aveva acquistato dal Barcellona
59
.
La continua ipervalutazione dei calciatori da parte delle società calcistiche per sistemare
i propri bilanci causerà grossi problemi in futuro in quanto, pesando così tanto a bilancio,
le cifre richieste per poterli vendere risulteranno essere sempre più alte, portando spesso
i calciatori a scadenza di contratto e spingendoli a chiedere, di conseguenza, stipendi
sempre più elevati. Possiamo considerare questo processo come un cane che si morde la
coda e se la UEFA non deciderà di intervenire seriamente i bilanci dei club peggioreranno
di anno in anno, andando contro quei principi di sostenibilità e trasparenza che la UEFA
stessa sta cercando di portare avanti.
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https://football-observatory.com/-values-134692