4
INTRODUZIONE
L‟internazionalizzazione è ormai un fenomeno consolidato per le imprese italiane, che
sempre di più cercano di svilupparsi all‟estero per acquisire competitività e
sopravvivere in un mercato divenuto globale.
È stato il processo di globalizzazione a permettere l‟unificazione dei mercati a livello
mondiale, grazie a una serie di trasformazioni e mutamenti geopolitici che hanno
radicalmente modificato l‟assetto economico e sociale. L‟eliminazione delle barriere ai
confini ha reso necessario per le imprese modificare l‟organizzazione attraverso la quale
operano, così come il loro modo di fare business, sviluppando competenze e investendo
risorse per avere successo sui mercati esteri.
Se in passato quella di intraprendere un percorso di espansione internazionale era una
scelta dettata dalla volontà di migliorare la propria immagine e incrementare i profitti,
oggi operare oltre i propri confini è divenuto una necessità. Nessuna impresa può
prescindere dal rivolgersi ai mercati esteri, poiché il mercato è divenuto fortemente
competitivo e il solo sviluppo nel proprio territorio non basta per sopravvivere. Tutto
ciò ha reso necessario per le imprese italiane dotarsi di strategie di management
internazionale, avvicinandosi in maniera multiculturale ai paesi stranieri.
Si assiste inoltre a un cambiamento nei mercati di destinazione dei prodotti Made in
Italy, poiché adesso sono i paesi emergenti più dinamici ad assorbire la domanda dei
prodotti italiani, grazie allo sviluppo che sta interessando questi paesi e all‟incremento
del potere di acquisto dei propri consumatori. I paesi in via di sviluppo hanno permesso
alle nostre imprese italiane di attenuare gli effetti della crisi globale delocalizzando
laddove la domanda interna è in crescita.
La Cina in particolare negli ultimi anni sta acquisendo sempre di più un ruolo da
protagonista, diventando un partner commerciale di rilievo per le PMI italiane. Grazie
all‟avanzamento delle politiche di welfare a allo sviluppo del processo di
urbanizzazione, il paese ha visto l‟affermarsi di una classe media capace di trainare i
consumi dei prodotti italiani.
5
Il presente lavoro di tesi si inserisce nel contesto sopra delineato e intende fornire
un‟analisi del processo di crescita internazionale delle PMI italiane, in tutti i suoi
aspetti.
La prima parte del lavoro si propone di fornire una definizione del fenomeno,
presentando un quadro dettagliato delle prospettive teoriche di riferimento, da Hymer
fino all‟approccio eclettico di Dunning. Nel primo capitolo si provvede quindi a
spiegare cosa si intende per internazionalizzazione, quali sono le origini del termine e
come le imprese nel corso degli anni abbiano dato sempre più importanza alla
pianificazione della strategia di internazionalizzazione. Inoltre, sempre in questo
capitolo, sono state descritte le differenti modalità attraverso le quali le imprese italiane
entrano sui mercati esteri, diverse a seconda degli obiettivi prefissati e delle risorse a
disposizione.
Nel secondo capitolo ci si concentra sull‟analisi della crisi finanziaria globale che negli
ultimi anni ha colpito il nostro paese, rendendo necessario per le nostre piccole medie
imprese guardare ai mercati esteri per superare o per lo meno attenuare la suddetta crisi.
Viene approfondita l‟analisi del percorso di internazionalizzazione intrapreso dalle PMI
italiane e delle strategie di penetrazione nei nuovi mercati, delineando punti di forza e
limiti delle nostre imprese.
La parte finale di questo capitolo riporta inoltre dati secondari relativi ai tassi di crescita
dell‟export italiano, alla sua composizione, nonché una classifica dei principali mercati
di destinazione del Made in Italy. Sebbene l‟Europa si confermi essere la principale area
di destinazione delle esportazioni italiane, in anni recenti l‟attenzione si è spostata versi
i paesi extra-europei, in particolare verso i paesi asiatici e il Medio Oriente, visto il
loro incremento alla partecipazione agli scambi internazionali.
Il terzo capitolo è dedicato all‟analisi del mercato cinese, il quale nonostante la crisi
finanziaria degli ultimi anni, ha mostrato una forte capacità di resistenza e le migliori
performance di crescita a livello mondiale. Il gigante asiatico è oggi un importante
partner commerciale e destinatario dell„export italiano, nonché il primo mercato extra
europeo di riferimento per l‟esportazione del Made in Italy. Il prodotto italiano è
fortemente apprezzato in Cina e rappresenta quindi un‟opportunità di business da non
6
trascurare. In questo capitolo andremo ad analizzare inoltre ostacoli e rischi che le
aziende italiane incontrano nel mercato cinese, nonché le difficoltà percepite.
Il quarto capitolo si concentra sull‟analisi del settore arredo italiano perché punta di
diamante del Made in Italy e asse portante dell‟industria italiana. Dopo una descrizione
del ruolo che ricopre all‟interno dell‟economia del nostra paese, illustriamo la
situazione attuale, fornendo dati relativi all‟export del settore arredamento, riservando
una parte del capitolo al mercato cinese come paese di destinazione dei prodotti di
arredo Made in Italy.
Una seconda parte del quarto capitolo è riservata alla descrizione di una realtà aziendale
che opera da pochi anni sul mercato, specializzata nel settore arredo-design. Si tratta
dell‟azienda Flowerssori di Pisa presso la quale ho svolto uno stage nell‟ambito del
progetto “Temporary Export” promosso dalla Camera di Commercio di Pisa allo scopo
di implementare una strategia di internazionalizzazione per sostenere la crescita delle
imprese. Questa esperienza formativa mi ha dato l‟opportunità di conoscere e studiare
uno dei settori più importanti dell‟eccellenza manifatturiera italiana e di capire come le
realtà di piccole dimensioni si affaccino sul mercato estero definendo un percorso di
internazionalizzazione.
Una volta delineato il quadro teorico di riferimento, nel quinto capitolo viene presentata
la ricerca empirica quantitativa sull‟internazionalizzazione del design Made in Italy,
presentando nella prima parte la metodologia e i relativi obiettivi di ricerca.
Nella seconda parte invece verranno presentati i risultati dell‟indagine empirica facendo
anche un confronto con la letteratura esistente per verificare poi le ipotesi di ricerca
definite inizialmente. Infine, l‟ultima parte infine sarà dedicata alle conclusioni del
nostro lavoro.
7
1. L’espansione internazionale delle imprese italiane e le strategie
di crescita sul mercato estero
1.1 Premessa
A partire dalla Seconda Guerra Mondiale il processo di espansione delle imprese al
di fuori del mercato nazionale assume sempre più rilievo, essendo quella
dell‟internazionalizzazione l‟unica modalità per sopravvivere in un contesto di crescente
globalizzazione dei mercati.
La caduta delle barriere fra le nazioni, la convergenza della domanda e lo sviluppo dei
trasporti e delle comunicazioni, ha determinato profonde trasformazioni del mercato,
oggi sempre più dinamico, consentendo lo sviluppo di relazioni di interdipendenza e di
scambio tra attori che operano in Paesi anche molto distanti tra di loro.
1
L‟impresa dell‟era tayolrista-fordista integrata verticalmente è ormai scomparsa, le varie
fasi del processo produttivo non vengono più gestite internamente; tutti i sistemi di
produzione sono adesso dominati dalla logica delle reti, dove l‟impresa tende a
decentrare parte della produzione verso altri Paesi e a ricercare all‟esterno migliori fonti
di approvvigionamento.
L‟apertura dei mercati e la forte integrazione e dipendenza dei Pesi gli uni dagli altri ha
avuto come conseguenza diretta l‟emergere di nuovi concorrenti rendendo lo scenario
competitivo più complesso e costringendo quindi le imprese a operare fuori dal mercato
domestico sempre più aggredibile dai nuovi competitor. I Paesi asiatici, e in particolare
la Cina, si affacciano sul mercato internazionale, intensificano gli scambi commerciali
con l‟estero e se da una parte rappresentano una minaccia vista la possibilità di
esportare i loro prodotti a un costo bassissimo, sono anche un‟opportunità di business
perché mercati attraenti grazie alla maggiore disponibilità di risorse a costi inferiori.
Concorrere sui mercati globali offre molti più benefici che rimanere legati al contesto
nazionale, per questo internazionalizzare la propria attività non è più una scelta ma una
necessità, rappresentando la soluzione strategica per garantire la crescita delle aziende
in un mercato sempre più globalizzato, con l‟obiettivo generale di redditività a lungo
termine.
1
M. Cairoli, Gestione delle imprese internazionali, McGraw-Hill Education , 2012, pp 1-19
8
Le forme di ingresso sui mercati esteri si distinguono a seconda degli obiettivi
dell‟impresa, delle risorse a disposizione, dell‟attività svolta, del coinvolgimento di
soggetti terzi. Si caratterizzano oggi per un maggiore ricorso agli investimenti diretti
esteri, la forma di internazionalizzazione più impegnativa dal punto di vista finanziario,
in quanto richiede un investimento maggiore di risorse: si tratta della realizzazione da
parte dell‟impresa esportatrice di uno stabilimento produttivo nel Pese di interesse o
dell‟acquisizione di partecipazioni durevoli in un‟impresa estera.
2
In alternativa, le imprese utilizzeranno altre forme di internazionalizzazione meno
impegnative, come le esportazioni, siano essere dirette o indirette, accordi o alleanze
strategiche quali il franchising e le joint ventures con l‟obiettivo comune di
intraprendere un percorso di crescita internazionale che apporti dei vantaggi per
l‟impresa garantendole la sopravvivenza sul mercato.
1.2 Il fenomeno della globalizzazione e l’impulso al commercio mondiale
Il termine globalizzazione, fu coniato da Theodor Levitt nel 1983.
3
Il noto sociologo
americano introduce per la prima volta il termine sulla Harvard Business Review
nell‟articolo intitolato "Globalization of Markets” dove parla di “villaggio globale”, di
“globalizzazione a portata di mano”, ossia di un mondo sempre più integrato e sempre
più accessibile definendo il mercato non più i termini nazionali bensì mondiali.
Levitt sostiene che il fenomeno della globalizzazione abbia portato a
un‟omogeneizzazione dei bisogni e degli stili di vita degli individui in seguito allo
sviluppo tecnologico e a quello delle comunicazioni. Il fenomeno ha determinato,
quindi, una trasformazione nelle abitudini degli stessi individui e nelle modalità di
organizzazione delle imprese, che assumono sempre più i connotati dell‟impresa snella
e flessibile aperta all‟ambiente nel quale opera.
L‟apertura dei mercati e la scomparsa dei confini tra i Paesi, ha dato la possibilità alle
aziende di espandersi all‟estero, ricercare opportunità di sviluppo, acquisire quote di
mercato e difendere la propria posizione.
2
R. Sbrana, A. Gandolfo, Contemporary retailing, Giappichelli, 2007, pp 314-318
3
W. G. Scott, Marketing & Competizione, Vita e Pensiero, 1997, pp 57-60
9
Spesso il termine globalizzazione viene associato al fenomeno dell‟
internazionalizzazione proprio perché è stata l‟ unificazione dei mercati a livello
mondiale a la crescita dell‟integrazione economica, sociale e culturale tra i vari Paesi
del mondo a consentire l‟ interscambio di beni e servizi.
Il termine “globalizzare” può avere diverse accezioni: si parla di flusso di beni e servizi
tra Paesi, di integrazione dei mercati finanziari a livello globale così come di
integrazione e diffusione delle culture e delle idee.
La globalizzazione ha determinato la dipendenza sempre maggiore dei Paesi gli uni con
gli altri, visti gli scambi sempre più intensi di beni e servizi che si sono avuti a partire
dal XIX secolo. Pertanto si può affermare che l‟elemento chiave che ha portato il
mondo a unificarsi è stato proprio lo sviluppo e l‟incremento del commercio mondiale.
Facciamo un excursus delle varie fasi del processo di globalizzazione perché
nonostante sia un fenomeno attuale, in realtà di questo fenomeno si parlava già a partire
dal XIX secolo prendendo avvio negli anni compresi tra il 1870 e il 1913: è questa la
prima fase della globalizzazione.
4
Furono gli anni della rivoluzione industriale che apportò miglioramenti e sviluppi
tecnologici che coinvolsero principalmente le comunicazioni e i trasporti: navi più
veloci e robuste, trasporti su rotaia e riduzione dei costi facilitarono lo spostamento di
beni e persone anche su grandi distanze.
Sempre in questi anni si assiste a un incremento dei flussi migratori e soprattutto a un
elevato aumento dei flussi di capitali. Il commercio internazionale si sviluppa e si inizia
a osservare un grado di apertura internazionale fino ad allora sconosciuto che passa dal
25% del 1870 al 45% nel 1914. Aumenta i questi anni il rapporto tra il commercio e il
Pil ossia la media di importazioni e esportazioni rapportate al prodotto interno lordo.
I Paesi interessati da questa prima ondata di globalizzazione furono il Regno Unito,
Stati Uniti, Canada e Giappone.
4
F. Targhetti, A. Fracasso, Le sfide della globalizzazione. Storia, politiche e istituzioni, Brioschi, 2008,
pp 20-37
10
Questa può essere definita come l‟età dell‟oro del commercio internazionale, che
conobbe una crisi a partire dal 1914, quando i conflitti mondiali, le crisi finanziare e il
protezionismo interrompono il processo avviato.
5
La crisi economica prende avvio nel 1929 con il crollo della Borsa di New York,
aumentano in seguito i dazi doganali, riducendo in questo modo l‟apertura dei mercati e
il livello del commercio internazionale: fu l‟inizio della fase della Grande Depressione.
In questi anni gli Stati Uniti introdussero i dazi doganali conosciuti come Smooth-
Hawley Tariff Act che determinarono un aumento dei dazi fino al 60% su molte
categorie di importazioni: fu questo un periodo di chiusura degli Stati nazionali
all‟interno dei propri confini e di rifiuto all‟integrazione politica e economica.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il commercio internazionale ebbe una
ripresa. Il periodo compreso tra il 1945 e il 1980, noto come seconda fase della
globalizzazione, vede una crescita dovuta al progresso dei trasporti transoceanici e a una
riduzione dei dazi e delle barriere doganali introdotti nella fase precedente.
6
Il Paese principalmente interessato da questa ripresa fu gli Stati Uniti d‟America che
acquisirono un ruolo di rilievo sulla scena internazionale, molto più di Giappone e Asia,
fortemente indeboliti dalle Guerre.
Nel corso degli anni ‟70 però anche il Giappone iniziò ad assumere un ruolo di rilievo
divenendo una delle principali fonti mondiali di investimenti diretti.
Viene siglato a questo proposito l‟Accordo Generale sui Dazi e sul Commercio (GATT)
firmato da 23 Paesi a Ginevra nel 1947 allo scopo di favorire la liberalizzazione del
commercio mondiale. Questa iniziativa, insieme alla riduzione dei costi di trasporto,
permise di dare nuovo impulso al commercio internazionale, permettendo una crescita
costante del commercio mondiale: è questa la “seconda età dell‟oro” del commercio
internazionale.
7
L‟ultima fase della globalizzazione è quella che copre gli anni dal 1980 fino ai giorni
nostri, dove dalla metà degli anni Ottanta si assiste a uno sviluppo costante e in crescita
5
R. Feenstra, A. M. Taylor, Economia internazionale, Teorie e politica degli scambi internazionali,
2009, pp 12-22
6
F. Targhetti, A. Fracasso, Le sfide della globalizzazione. Storia, politiche e istituzioni, Hoepli, 2008
7
V. Rudi, Export, delocalizzazione, internazionalizzazione, Franco Angeli, 2013, pp 29-37
11
del commercio internazionale, con un aumento degli investimenti produttivi realizzati
dalle imprese fuori dai propri confini.
I flussi migratori sono sottoposti adesso a controlli più severi e le imprese iniziano a
delocalizzare la propria produzione in quei Paesi dove il costo del lavoro è più basso e
dove vi sono migliori opportunità.
Quello della globalizzazione è ormai un fenomeno irreversibile che ha modificato
radicalmente il mondo nel quale viviamo: in un mercato sempre più globale, le distanze
geografiche si abbattono e la dipendenza dei Pesi gli uni con gli altri si fa sempre più
forte e inevitabile.
Il venir meno delle barriere all‟ingresso del mercato domestico ha avuto come
conseguenza diretta la concorrenza di nuovi Paesi stranieri, rendendo necessaria la via
dell‟internazionalizzazione per difendersi e competere. Compaiono sulla scena
internazionale i Paesi del Sud-Est Asiatico, le cosiddette “quattro tigri asiatiche” (Hong
Kong, Singapore, Corea del Sud, Taiwan) ma il Paese che mostra una crescita e uno
sviluppo impressionante è la Cina, oggi seconda economia mondiale dopo gli USA
8
1.3 Il significato di internazionalizzazione e le principali teorie economiche
Il processo noto come internazionalizzazione identifica le strategie attuate dalle aziende
per operare al di fuori dei confini nazionali allo scopo di conquistare quote di mercato,
ridurre i costi di produzione e acquisire vantaggi competitivi.
Il processo di internazionalizzazione può riguardare la sfera commerciale, quella degli
approvvigionamenti, quella produttiva, della ricerca e sviluppo o quella finanziaria, a
seconda degli obiettivi dell‟impresa che intende espandersi all‟estero.
Se in passato la crescita internazionale era appannaggio esclusivo della grandi imprese,
perché le uniche a possedere le risorse economiche necessarie per sostenere
l‟operazione commerciale, oggi grazie al consolidamento del fenomeno della
globalizzazione e ai vantaggi da questo apportate, anche le piccole imprese possono
intraprendere percorsi di internazionalizzazione.
8
A. Andreotti, Globalizzazione, una voce dal sottoscala, Lampi di stampa, 2007