Lo scopo di questo lavoro è di dare una visione un po’ più “laterale” della realtà,
col fine di dimostrare il progressivo spostamento di parte del sistema bancario
verso scenari in cui il servizio finanziario è fornito con gli stessi criteri di
valutazione di un qualsiasi prodotto globale, valido indipendentemente dal luogo
geografico in cui viene fornito. Al tempo stesso si vuole però evidenziare anche
l’adattamento compiuto da parte di quel primario sistema, resistendo proprio alla
spoliazione di ogni legame con il territorio circostante, al fine di fornire nuove
soluzioni e linfa in un ritorno ad aspetti tradizionali del credito affrontati ora in
un’ottica dinamica. Il risultato è di suggerire, nella stessa arena, la necessaria
coesistenza di idee vecchie e nuove, ognuna delle quali si muove ispirandosi alla
scelta di fondo fatta, in cui il prevalere di una parte sull’altra potrebbe, però,
avere effetti deleteri sull’equilibrio del sistema in generale.
La metodologia seguita parte da un semplice raffronto dei valori critici di
successo di entrambe le scelte di fare banca e delle soluzioni organizzative
adottate da queste; successivamente, il focus è spostato sul rapporto di queste con
una tipologia di soggetti, le PMI, la cui importanza è sempre sottolineata, ma al
tempo stesso, inconsapevolmente limitata nelle sue espressioni ed aspirazioni di
tipo economico e sociale.
Il lavoro si sviluppa su un percorso diviso in quattro capitoli.
Il primo serve ad introdurre le ragioni sottostanti al processo di cambiamento del
sistema bancario, con attenzione, nella prima parte, alla dimensione europea dei
fattori di cambiamento per poi indirizzarsi alle specificità del sistema italiano, il
suo percorso d’avvicinamento ed omogeneizzazione ed, infine, i risultati
ottenuti/obiettivi da perseguire.
Dal secondo capitolo in poi si offre una descrizione dei due tipi di struttura
individuati a livello di retail banking. Si parte anzitutto dalla definizione di
quest’ultima, ponendo l’accento su come il segmento venga gestito dagli istituti ,
soffermandosi sulle caratteristiche del modello divisionale nelle grandi strutture e
di quelle caratterizzate dalla scelta di una particolare forma organizzativa a
monte (banca locale), con relativi problemi di fronteggiamento delle odierne
esigenze annessi. Si procede dunque (terzo capitolo) con un focus sulle
2
conseguenze di questa bipartizione nel relazionarsi con le piccole e medie
imprese (o SME), cercando di dare risposta all’esistenza o no di un problema di
restrizione del credito e procedendo, infine, alla valutazione degli effetti che
eventi nuovi e vecchi (l’entrata in vigore di Basilea 2 ed il ruolo svolto dalle
garanzie) possono avere sui suddetti rapporti.
L’ultimo capitolo, infine, cerca di capitalizzare le conclusioni fin lì individuate
allo scopo di enfatizzare accorgimenti e prospettive che consentano di delineare
un ruolo distintivo delle banche locali, la cui utilità e diversità va sottolineata
senza per questo perdere di vista la propria identità nella competizione con i
grandi colossi.
3
Capitolo 1
Sviluppo e principali mutamenti nel sistema bancario
italiano nell’area dell’euro
1.1 Il contesto competitivo europeo
Lo scenario in cui si muove il settore bancario europeo è notevolmente mutato nel
corso dell’ultimo ventennio a causa di forze evolutive che, operando all’interno del
sistema finanziario, hanno richiesto risposte e rinnovamento da parte dei suoi
protagonisti.
Tra i fattori significativi, in questo senso, figurano la globalizzazione dei mercati, la
rivoluzione tecnologica, il crescente sviluppo del mercato dei capitali, la
deregolamentazione dell’industria dei servizi finanziari e la loro continua
innovazione.
Alla crescente difficoltà, dovuta ad una aumentata pressione competitiva,
ovviamente non si può fare a meno di considerare la parallela evoluzione delle
specificità di un nuovo soggetto che faticosamente tenta di affermare la propria
identità - la comunità europea - quale nuova dimensione su cui i players devono
tarare le proprie strategie
1
e che, in virtù di regolamentazioni comuni e della
introduzione di una moneta unica, sono divenuti consapevoli di come l’orizzonte
“nazionale” sia divenuto oramai solo regionale.
Lo scenario in cui operano gli intermediari europei, in ogni caso, è caratterizzato da
elementi comuni quali il crescente sviluppo della domanda di servizi finanziari da
parte delle famiglie, lo sviluppo della concorrenza interna al settore proveniente da
1
Nellis et al. (2000), “Strategic challenges for the European banking industry in the new millennium”,
International Journal of Bank Marketing, n°18/2.
settori contigui e da nuovi entranti, le nuove possibilità offerte dalla tecnologia di
riorganizzare tutte le fasi dei processi produttivi bancari
2
.
La variabile tecnologia ha una valenza cruciale per il futuro delle banche europee.
Come evidenziato dall’Associazione Bancaria Italiana
3
: “La capacità delle singole
banche di definire un posizionamento efficiente rispetto ai mercati d’insediamento,
coniugando la crescita degli scambi e delle attività finanziarie con un più efficace
supporto allo sviluppo economico complessivo, dipende dal corretto uso della
tecnologia. L’uso della tecnologia, può diventare oggi uno dei principali strumenti a
disposizione delle banche, per rispondere in maniera adeguata alle continue
sollecitazioni provenienti dal mondo finanziario. Capire come utilizzare la
tecnologia nella maniera migliore, quali possono essere i suoi sviluppi e quali risorse
debbano essere in essa investite, sono esigenze fortemente avvertite in ogni tipo di
azienda.”
Le opportunità offerte da information technology, internet, phone banking, television
banking e tutti i nuovi canali distributivi hanno infatti rivoluzionato il modo con cui
2
Un interessante contributo nell’analisi di tali forze evolutive è quello contenuto nel working paper
pubblicato dalla Bank for International Settlements nel giugno del 1998. L’autore individua una serie di
fattori destinati ad avere un importante ruolo nel cambiamento delle banche dell’Europa continentale e un
insieme di forze che al contrario frenerebbero tale processo. Tra le prime include fenomeni quali i progressi
nell’information technology, il ruolo dello Stato nei diversi sistemi bancari, i cambiamenti demografici e
l’introduzione della moneta unica. Globalizzazione, securitisation e crescente competizione tra operatori
bancari e non, vengono considerate come manifestazioni delle precedenti, mentre tra i fattori che si
oppongono alla trasformazione delle banche, vengono incluse le differenze culturali e istituzionali che
caratterizzano i diversi paesi europei, ritenute comunque non eliminabili nel breve periodo.White (1998),
“The coming transformation of continental European banking ? ” Bis working paper n.54
L’ importanza delle differenze culturali nella creazione di un sistema bancario europeo è stata evidenziata
anche di recente in un dossier sulle banche in Europa. AA.VV( 2002), “Un pӝle bancarie respectueux des
spécificités culturelles ” , Banquemagazine, Maggio.
3
ABI ( 2003), “La competitività del settore bancario”, Bancaria, Gennaio. L’associazione nel sottolineare la
situazione odierna del sistema bancario italiano, rileva altresì come la tecnologia riducendo le tradizionali
barriere all’entrata e creandone nello stesso tempo altre con nuovi soggetti, contribuisca a sconvolgere le
regole del gioco per i players tradizionali determinando un nuovo scenario cui far fronte, dominato dal
cambiamento.
In merito all’importanza della variabile tecnologia per le banche e per gli operatori italiani in particolare, si è
espresso tra gli altri lo stesso governatore della Banca d’Italia: <<Le tecnologie informatiche e delle
telecomunicazioni stanno contribuendo all’aumento della produttività, alla riduzione dei costi, allo sviluppo
di prodotti innovativi. (…) L’utilizzo delle nuove tecnologie richiede un ridisegno dei processi produttivi
aziendali. L’articolazione dell’offerta su una pluralità di canali deve evitare duplicazioni di costi ed eccessi di
capacità produttiva. Vanno valutati i rischi connessi con l’affidamento di fasi operative all’esterno
dell’azienda, con i rapidi mutamenti della tecnologia.>> Cfr. Fazio A. (2001), “ I progressi del sistema
bancario”, Interventi del Governatore, Sito web Banca d’Italia.
6
approcciarsi alla clientela (prima essenzialmente fondato nella presenza delle banche
sul territorio attraverso il canale “fisico” degli sportelli) determinando la creazione
di un mercato senza confini – dove i consumatori hanno l’opportunità di acquistare
prodotti in tutto il mondo avendo a disposizione un’enorme quantità di informazioni
e offerte – e incidendo sullo stesso modus operandi degli intermediari
4
.
I canali distributivi e lo sviluppo della domanda di servizi finanziari, incentivati
dalle nuove esigenze della clientela e dal processo di ristrutturazione dei sistemi
bancari, hanno determinato una progressiva trasformazione della gamma di prodotti
offerti dagli istituti, alla ricerca di soluzioni che meglio andassero incontro alle
mutate esigenze.
L’evoluzione demografica attesa in Europa ha avuto anch’essa un notevole impatto
sulle caratteristiche della domanda. Il progressivo invecchiamento della
popolazione, nonché le conseguenze sociali determinate da un livello di benessere
superiore al passato, hanno spinto verso la focalizzazione di nuove realtà in cui la
distribuzione della ricchezza appare maggiormente concentrata verso le classi d’età
più avanzate. Le stime, inoltre, indicano come la proporzione di persone con un’età
tra i 55 e i 64 anni crescerà dall’attuale 40% al 59% nel 2050 a fronte di una
riduzione della popolazione giovane e che la popolazione dei 25 paesi EU si ridurrà
da 457 milioni a 454 milioni circa. Si tratta di cambiamenti che avranno un riflesso
sulle caratteristiche della clientela e sui bisogni e servizi che questa ricercherà,
incidendo pertanto nella definizione stessa del business mix bancario, destinato ad
essere sempre più ricco, articolato e sofisticato
5
.
4
Questi enormi potenziali spingevano già nel 1989 riviste come l’Economist ad immaginare scenari
(abbastanza rosei) per cui :“Cast your mind forward a few years and European finance could look something
like this. The share prices of Fiat, Peugeot and Volkswagen flash up side by side on dealing screens from the
Republic of Ireland to Athens.
Computers click: the deal is done, and ownership is shifted instantaneously from a Belgian seller to a Spanish
buyer. Italian investors pour into Dutch mutual funds, while Daimler Benz chooses Crédit Lyonnais to lead-
manage its latest D-mark bond issue. Germans take out British life insurance, Danes take out German
mortgages, Spaniards open bank accounts in Italy. Aunt Agatha and Tante Emma are as happy as lambs
buying here an ecu interest-rate future, there a tempting bond with an equity warrant.”
5
Sull’impatto dell’invecchiamento della popolazione, un quadro più dettagliato si può avere nel working
paper dell’ Unione Europea rilasciato nel 2005 “The economic impact of ageing populations in the EU25
Member States”.
7
Gli analisti insistono quindi sulla progressiva modifica della logica produttiva
aziendale tradizionale, che tende verso nuove combinazioni processo/prodotto in
grado di rispondere ai differenti bisogni dei consumatori e sfruttare le possibilità
offerte dallo scenario emergente.
Una modifica dell’attività bancaria degli istituti europei in tal senso si è gia
manifestata nel corso degli ultimi anni. La maggior consapevolezza dei risparmiatori
circa le opportunità che derivano dalla diversificazione degli investimenti, hanno
spinto per esempio le banche a rispondere alla nuova domanda, assumendo un ruolo
crescente nell’intermediazione mobiliare.
Si è realizzata, inoltre, una progressiva integrazione tra servizi bancari e assicurativi,
attraverso la creazione di società assicurative nell’ambito dei gruppi bancari e
viceversa, oltre che mediante accordi di distribuzione dei prodotti
6
.
In Europa la scomparsa della segmentazione valutaria tra mercati ha accelerato il
processo di delocalizzazione delle attività finanziarie a livello internazionale,
spingendo le singole attività nelle piazze dove più bassi sono i costi per i fattori
produttivi e più favorevoli le condizioni d’ambiente. Conseguenza principale è la
crescente vocazione internazionale delle banche europee, misurata dall’incidenza
della componente estera sull’attivo, che è in netta crescita
7
.
La ricerca di nuovi mercati è una strategia necessaria, ma anche dovuta, in quanto
risponde a necessità di rafforzamento del business, di creazione di valore e di
6
Le strategie di sviluppo delle banche europee hanno comportato l’ingresso in ambiti produttivi affini a
quelli dell’intermediazione tradizionale, ma i risultati differiscono da paese a paese. Si sono infatti formati
conglomerati di ampie dimensioni quali il gruppo ING in Olanda, FORTIS in Belgio e il gruppo
MERITABANK nei paesi scandinavi; in altri casi come nel Regno Unito e in Svizzera, l’integrazione tra
attività bancaria e assicurativa è risultata più difficile. In Francia si è invece realizzata un’alleanza per la
commercializzazione incrociata di prodotti bancari e assicurativi tra la compagnia Axa e la Bnp-Paribas. In
Italia i legami partecipativi fra banche e assicurazioni si sono rafforzati nell’ultimo periodo, ma non hanno
comunque portato alla formazione di conglomerati nei quali le attività bancaria ed assicurativa assumano
uguale rilievo. Le grandi società di assicurazione hanno costituito banche, per la gestione del risparmio, con
un’attività ancora marginale rispetto a quella assicurativa; quasi tutte le grandi banche hanno costituito
società di assicurazioni o hanno rapporti partecipativi e commerciali con esse , ma l’attività assicurativa resta
secondaria rispetto a quella bancaria. Fondazione Rosselli (2001) Dalla banca all’eurobank nuovi mercati e
nuove regole, Edibank, Roma.
7
AA.VV. (2003), Le strategie delle grandi banche in Europa, Bancaria Editrice, Roma.
8
accrescimento delle economie di scala e scopo realizzabili solo con la penetrazione
in nuovi mercati diversi da quello di appartenenza. Il risvolto della medaglia è una
sempre minore protezione per le banche nazionali, visto che gli investitori
cercheranno le migliori banche in Europa e non la migliore nel proprio paese.
Date queste premesse è facile dedurre che l’attuale contesto competitivo richieda
agli istituti, che in esso operano, un’enorme capacità di adattamento, oltre
all’elaborazione di strategie di sviluppo calibrate, in termini di strumenti-obiettivi,
secondo l’arco temporale che s’intende affrontare. È prevedibile che i players di
maggior successo saranno gli operatori in grado di cooperare attraverso politiche di
partnership strategiche, tese ad ottimizzare i tempi d’accesso al mercato, sfruttare i
canali più opportuni e innovativi, costruire business particolarmente sofisticati e
personalizzati sulle esigenze dei clienti, e adeguare nel continuo i processi
produttivi.
1.2 L’unione monetaria europea e i sistemi bancari
Le variazioni intervenute nel contesto operativo del settore bancario internazionale
hanno avuto come conseguenza l’avvio di importanti processi di ristrutturazione dei
sistemi creditizi. In Europa, oltre ai fattori prima considerati, la creazione
dell’Unione Monetaria ha assunto un ruolo fondamentale nel determinare un nuovo
mercato di riferimento.
La spinta verso l’integrazione finanziaria dell’area europea viene ad essere ricercata
grazie al concorso di due diversi attori: gli operatori di mercato e le autorità
pubbliche. La predominanza della prima componente risulta fondamentale (e del
resto espressamente dettata dal Trattato istitutivo della Comunità europea
8
), ma il
8
Art. 105: “…Il SEBC agisce in conformità del principio di un’economia di mercato aperta ed in libera
concorrenza, favorendo una efficace allocazione delle risorse e rispettando i principi di cui all’art 4” .
9
contributo atto a creare le condizioni di base favorevoli alla sua promozione ed
implementazione ricade immancabilmente sulle spalle delle autorità pubbliche.
L’entrata in vigore dell’UME e della moneta unica (dapprima virtuale, in seguito
anche fisica), sono state un punto di svolta di un lungo periodo di preparazione e
consolidamento. La graduale applicazione delle direttive comunitarie concernenti le
banche ed il mercato dei capitali è stata orientata, infatti, a livellare le condizioni in
cui operavano le istituzioni bancarie e finanziarie, nell’intento di favorire l’emergere
di un maggior grado di concorrenza all’interno di ciascun mercato nazionale, e di
una base minima comune in cui muoversi nella dimensione del nuovo soggetto
nascente.
La soppressione delle barriere esistenti tra i diversi paesi ha inevitabilmente esposto
le banche di ciascun stato a fronteggiarsi con le concorrenti europee, facendo
sorgere l’esigenza di attuare misure volte a correggere i propri punti di debolezza e
ampliare nello stesso tempo, i punti di forza. All’avvio dell’UME le banche europee,
infatti, erano contraddistinte da una scarsa penetrazione sui mercati esterni a quello
nazionale e da una sempre maggiore competizione sui mercati interni. La ricerca di
una presenza più significativa sul mercato è stata perseguita attraverso un
ampliamento dimensionale, attuato con processi di aggregazione, al fine di creare
grandi gruppi bancari in grado di competere con i colossi americani e giapponesi
9
.
Il processo di aggregazione ha coinvolto gli Stati dove le dimensioni delle banche
erano modeste e non sufficientemente competitive. Anche in Italia numerose sono
state le operazioni di M&A attuate, le quali hanno contribuito ad aumentare le
dimensioni dei principali istituti e a rendere più concentrato il sistema bancario
nazionale
10
.
9
Nel corso degli ultimi anni si è infatti assistito ad un progressivo aumento dell’importanza di alcune banche
europee nel contesto competitivo internazionale. Già nel 1999, anno dell’introduzione dell’ Unione Monetaria
Europea, tra le prime dieci banche nel mondo per attivo figuravano tre banche europee. Cfr. Parrillo F.
(2000), L’ armonizzazione e la competitività dei sistemi bancari Europei nel mercato dell’ euro: la posizione
del sistema bancario italiano e le strategie di allineamento ai livelli competitivi internazionali, in Rivista
bancaria, n° 1.
10
Operazioni spesso incentivate dall’autorità bancaria allo scopo di “salvare” istituzioni prossime al
fallimento o comunque affette da squilibri patrimoniali importanti, ma anche volte a migliorare il
10
L’obiettivo prioritario di realizzare una politica monetaria ed economica unica
europea ha comportato vantaggi notevoli per le singole nazioni, ma anche svantaggi
cui le stesse devono far fronte.
I parametri di Maastricht, necessari all’ingresso e permanenza nell’Unione, hanno
conseguenze macro-economiche tali da comportare la riduzione della dimensione
assoluta e relativa dell’attività bancaria, (soprattutto quella d’intermediazione) e dei
margini di profittabilità.
L’attuazione di una politica di contenimento del deficit pubblico ha provocato,
infatti, una minore crescita del reddito disponibile, del risparmio e degli aggregati
monetari, che rappresentano la base tecnico-economica dell’attività bancaria. La
prevista riduzione del tasso d’inflazione è destinata ad influire sul conto economico
delle banche, oltre che generare una riduzione dei fondi intermediati dal sistema.
Inoltre non è da dimenticare l’impatto della politica monetaria con riferimento ai due
principali canali di trasmissione: i tassi d’interesse ed il credito.
Gli andamenti dei tassi d’interesse e la diffusione attraverso il settore finanziario
delle modifiche dell’orientamento di politica monetaria (e conseguentemente delle
decisioni di risparmio ed investimento delle famiglie) costringono le banche europee
a dare maggiore importanza ai ricavi conseguibili dall’erogazione di servizi
tradizionali e innovativi, con un conseguente miglioramento degli stessi
11 12
.
Per quanto riguarda il canale del credito, esso riguarda la misura in cui le azioni
delle banche risultano influenzate nei termini di offerta di prestiti. Una crescente
posizionamento delle banche nazionali nel mercato europeo. Il risvolto negativo sta nella scelta deliberata, da
parte delle autorità di vigilanza, nonché responsabili anche dell’Antitrust, di mantenere uno scenario per cui i
contendenti si trovassero con le stesse forze sul campo di battaglia.
11
Tutto ciò è avvenuto con maggiore reattività in Europa rispetto all’Italia. Le banche italiane si sono
concentrate per molti anni prevalentemente sul margine di interesse, a causa dell’orientamento dei
management bancari verso un’ottica tradizionale, che vedeva nelle sole attività di raccolta ed impiego le
attività bancarie tipiche.
12
Nel giugno del 2005 una conferenza sugli effetti avuti dall’applicazione dell’EMU nei paesi membri o in
genere nell’area dell’Euro a con il fine di fare un punto sugli effetti sortiti, ed in particolare con
l’introduzione dell’Euro su 5 aree:
- Integrazione commerciale
- Riforme strutturali
- Integrazione finanziaria
- Sincronizzazione del ciclo economico e specializzazione economica
- Inflazione
11
integrazione finanziaria permette una potenziale crescita dell’eterogeneità dei
portafogli delle banche
13
.
L’Euro non è dunque un fenomeno importante solo da un punto di vista
strettamente monetario, ma ha un ruolo fondamentale nell’evoluzione dello scenario
competitivo e del conseguente posizionamento strategico delle banche. La moneta
unica ha, infatti, messo a dura prova i sistemi bancari in termini di:
x Razionalizzazione delle attività
x Potere di mercato
x Livello di redditività
Per mantenere inalterate le proprie posizioni e far fronte al nuovo contesto
ambientale, gli operatori del settore sono stati chiamati ad intervenire su più fronti
quali:
x Definire e riprogettare le strategie
x Valutare gli effetti sulla propria operatività
x Ottimizzare gli investimenti finanziari
x Ridistribuire le risorse in funzione del nuovo contesto.
L’Euro ha accentuato la distinzione tra grandi banche produttrici di servizi (che
operano su scala continentale) e medio piccole realtà che operano per il controllo dei
mercati locali; ha cambiato la tradizionale attività di concessione del credito alle
imprese in un’attività più sofisticata che agglomera servizi a più ampio raggio; ha
avuto infine notevoli ripercussioni sull’attività di raccolta oltre che sullo sviluppo
dei prodotti e servizi offerti alla clientela, con un maggiore peso rispetto al passato,
di attività quali asset management e risparmio gestito.
13
BCE (2006), Il contributo della BCE e dell’Eurosistema all’integrazione finanziaria europea., Bollettino
mensile, Maggio, n°5.
12