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INTRODUZIONE
Citando Rosanna Masiola (1988): << dalla mattina alla sera, tutto
è traduzione. Ci svegliamo con una traduzione, ci corichiamo con una
traduzione. Questa è la nuova realtà contemporanea dovuta al
consumismo, agli scambi internazionali ed alle multinazionali
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>>.
In effetti, dall'inizio degli anni '90 l'economia mondiale ha subito
notevoli cambiamenti in conseguenza al processo di globalizzazione;
nasce da ciò l'esigenza, da parte delle grandi aziende, di pubblicizzare i
propri prodotti a livello internazionale. La soluzione non è creare
pubblicità standardizzate da diffondere a livello globale ma far in modo
che queste siano efficacemente tradotte e adattate al mercato di
destinazione. Si potrebbe pensare che per tradurre basta conoscere
bene due lingue e, all'occorrenza, saper usare un buon vocabolario.
Tuttavia, la realtà dei fatti dimostra che la cosa non è così facile.
Infatti, tradurre non vuol dire semplicemente trasferire parole o frasi da
una lingua ad un'altra; le traduzioni “letterali” risultano quasi sempre
incomprensibili e/o devianti. La traduzione, invece, è una ben più
complessa ricostruzione di concetti, idee, situazioni, pensieri e,
soprattutto, intenzioni dell'autore.
1 Masiola Rosini, Rosanna. 1988. Questioni traduttive. Udine: Campanotto Editore. pp. 65.
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È proprio questo processo di traduzione che si andrà ad indagare
nel corso dello studio, non soffermandosi tanto sul processo in sé
quanto sulla sua qualità.
Verranno brevemente e sommariamente indagati i più discussi e
diffusi approcci teorici sulla traduzione pubblicitaria per avere un
quadro generale del contesto all'interno del quale ci si muoverà
procedendo con la lettura di questo testo; si indagheranno in questa
sezione l’importante “approccio integrato” della traduttologia Mary
Snell-Hornby, l’ “approccio variazionale” di Lance Hewson e Jacky
Martin e le osservazioni relative alla traduzione pubblicitaria di altri
importanti autori quali Dirk Delabastita, Guy Cook, Gunter Kress e Theo
Van Leeuwen. Si passerà poi alla trattazione di una specifica e
largamente condivisa strategia traduttiva: l'adattamento. Si tratta
dell'applicazione del concetto base della traduzione pubblicitaria,
secondo il quale non è sufficiente intervenire sul messaggio
pubblicitario solo in relazione alla sua struttura linguistico-grammaticale
ma è indispensabile valutarne anche scopo e contenuto socio-culturale
che si intendono trasmettere, garantendone il mantenimento anche
nel nuovo contesto e nella lingua di destinazione. A dimostrazione
dell'importanza dell'adattamento, verranno citati degli esempi di
mancata accuratezza del traduttore in questa fase e le relative
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drammatiche ( e talvolta comiche, ma solo per il pubblico)
conseguenze.
Si procederà allora illustrando quanto il concetto di cultura sia
fondamentale all'interno del processo traduttivo, dando ragione del
fatto che << much of what is seen in advertising depends on who's
looking and where
2
>> (Rotzoll, 1990). Anche in questo caso, come in
ogni sezione della tesi, verranno menzionati degli esempi a
dimostrazione di quanto si afferma.
Una volta appurate le nozioni che permetteranno di comprendere
pienamente il focus della tesi, la qualità della traduzione pubblicitaria,
si procederà con l'illustrarlo e valutarlo approfonditamente prima da un
punto di vista teorico e, subito dopo, da un punto di vista pratico. Nel
primo caso, si faranno dei richiami più o meno approfonditi agli
approcci teorici di diversi studiosi, facendo riferimento soprattutto ad
Adab e Colina. Nella pratica, invece, si andranno ad anallizzare svariati
casi specifici procedendo dal miglior grado di qualità (si citeranno in
questo contesto Lush e Algida) fino ad arrivare agli innumerevoli casi di
pessima qualità (evidenziando i danni che ne sono coseguiti sia dal
punto di vista economico che da quello della brand image) e
soprattutto dimostrando, proprio attraverso questi esempi,
2 Rotzoll, Kim. 1990. Advertising in contemporary society. Perspectives toward understanding.
Cincinnati: South-Western publishing Co. pp. 190
4
l'incommensurabile importanza della qualità del processo traduttivo,
scopo ultimo di questo elaborato.
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1. LA TRADUZIONE IN PUBBLICITÀ
1.1 Approcci teorici e applicativi alla traduzione pubblicitaria
La tentazione di comprendere la traduzione pubblicitaria
nell'ambito delle traduzioni canoniche (letteraria o tecnica) è grande. In
effetti, per i tecnicismi di cui fa uso potrebbe essere inclusa negli studi
della traduzione tecnica; tuttavia, per l'ampio uso di metafore e
connotazioni, potrebbe essere inclusa negli studi della traduzione
letteraria. In realtà, le sue peculiarità richiedono un trattamento
specifico, per cui si parla più precisamente di riscrittura e adattamento
(Guidère
3
, 2000).
Claude Tatilon
4
(1978) per primo propone alcune linee guida per
l'analisi e la traduzione del linguaggio pubblicitario, concentrandosi
sulla corrispondenza del testo tra la lingua di origine del messaggio e
quella in cui il messaggio stesso deve essere tradotto.
Successivamente, è lo stesso Tatilon (1990) a riconoscere nella
corrispondenza pragmatica del testo
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il punto focale su cui le traduzioni
pubblicitarie devono concentrarsi, affidando al traduttore un ruolo
prioritario senza tuttavia dimenticare l'influenza che il target di
3 Mathieu Guidère è attualmente docente universitario presso l'Università di Tolosa, è anche
linguista e traduttologo.
4 Claude Tatilon, è professore emerito presso l'Università di York dove insegna linguistica
generale e traduttologia.
5 “Il faut traduire non la lettre mais l'esprit, non le mots mais les fonctiones”.
6
riferimento ed il contesto socio-culturale di destinazione hanno sul
processo traduttivo. Guy Cook (1992) sostiene che il traduttore
pubblicitario deve rispettare solo la struttura esterna dell'annuncio e
cercare di adattarlo alla cultura del paese in cui l'annuncio stesso verrà
trasmesso, così come Mercedes Martìn, Arlette Veglia e Julia Sevilla
(1992) affermano che << lo que importa es la transmisiòn de la idea y
su adaptaciòn al contexto social y cultural del paìs en que se va a
emitir el anuncio>>.
Già nel 1988, Masiola osservava che << la proiezione di una
cultura straniera che ci arriva tramite calchi e prestiti, da parte di una
cultura territorialmente non contigua, non corrisponde né
semanticamente né lessicalmente al valore standard ed ai tratti di
significati, propri dei culturalismi presi a prestito. Problemi di
contaminazioni, di interferenze o di falsi contatti sono cosa nota ai
linguisti. Ma noi vogliamo soffermarci sul problema della equivalenza
pragmatica che insorge qualora un calco o un prestito debba venire
tradotto verso la sua cultura d'origine o verso un'altra cultura che non
gli attribuisce i nostri valori, né connotativamente né denotativamente.
Ed allora ecco che si può considerare come problema di traduzione, ed
uno dei più difficili da rendere in senso diacronico-sincronico>>.
7
Katharina Reiss
6
(1981) riconosce nell'adattamento testuale –
copy adaptation - la più consona modalità di traduzione dei testi
pubblicitari, poiché solo essa riesce a conservare la natura persuasiva
del testo d'origine adattando, appunto, le intenzioni dell'autore ai
bisogni e alle convenzioni socio-culturali del nuovo pubblico di
riferimento. La pubblicità è una testualità basata su codici, concetti,
intertestualità ed immagini. Un concetto o un'idea che può essere
pertinente per un contesto culturale non lo è necessariamente per un
altro. In alcune culture un'idea è meglio espressa attraverso le
immagini, in altre attraverso le parole (De Mooij, 2004). Come
sostenuto da Wendeling Müller (1998)
7
, in differenti culture gli individui
hanno differenti schemi di riferimento relativi alla percezione e alla
valutazione di oggetti, eventi, categorie di persone o simboli. Affinché
un messaggio pubblicitario venga compreso e correttamente
interiorizzato, è necessario che venga codificato in base allo specifico
schema di riferimento del target. Così, appare chiaro che non è solo la
lingua a variare da paese a paese ma, insieme ad essa, variano i
bisogni dei consumatori ed il modo in cui i messaggi pubblicitari li
6 Autorevole antesignana della Scienza della traduzione (scuola tedesca), con grande
anticipo, già negli anni '80 parla di “testo multimediale” (“multi-modal text”).
7 “In different cultures people have different schemata, i.e. structures of knowledge a person
possesses about objects, events, people or phenomena. For acquired information to be
placed in memory, it must be encoded according to existing schemata. These schemata are
often linked to both a typical language concept and a specific product category. If the
advertising message does not fit the consumers' schema, they will ignore the message, and
the ad is consequently wasted”.
8
stimolano .
Gunter Kress e Theo Van Leeuwen, nel loro fondamentale testo
Reading images. The grammar of visual design (1996)
8
evidenziano
che il testo e l'immagine di una pubblicità devono essere studiati come
un tutt'uno; anche la composizione spaziale, la posizione e l'
interazione dei diversi elementi che la compongono trasmettono un
messaggio. I traduttori di pubblicità generalmente operano solo a livello
testuale; è evidentemente molto più economico mantenere lo stesso
visual traducendo soltanto i riferimenti testuali piuttosto che andare ad
alterare ed adattare anche gli elementi grafici per ogni singolo mercato
di destinazione che equivarrebbe, in definitiva, a lanciare tante
campagne quanti sono i mercati obiettivo (Arens, 2002).
Molto importante anche in ambito pubblicitario è l’ “approccio
integrato” della traduttologa Mary Snell-Hornby; l’autrice, attraverso un
particolare diagramma, illustra un interessante tentativo di riunire
insieme diverse e variegate aree della traduzione e di colmare il
dislivello tra le traduzioni letterarie e quelle commerciali. Giustamente,
è lecito chiedersi se il tentativo di incorporare tutti i generi e le
tipologie testuali all’interno di un unico dettagliato quadro è
effettivamente realizzabile. Tuttavia, anche se è discutibile la personale
8 “ […] visual and verbal texts should be studied as and integrated whole, with due attention
being paid to the codes of spatial composition and temporal composition, in order to
identify the information value of elements, their salience and their framing, the latter
determining the connectivity of images”.
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forma di categorizzazione di Snell-Hornby, è favorevolmente accolta la
volontà di rimuovere la rigida linea di confine tra una tipologia testuale
e l’altra; non c’è nessuna definita necessità che gli studi sulla
traduzione focalizzino la loro attenzione solo e soltanto sui testi letterari
o sui testi tecnici, tagliando fuori l’innumerevole varietà di tipologie
testuali (tra cui il testo pubblicitario) che si collocano all’interno di
questi due riconosciuti estremi.
Lance Hewson e Jacky Martin, nel loro Redifining translation: the
variational approach , riformulano le basi teoriche dei translation
studies e, allo stesso tempo, realizzano un modello traduttivo che
possa essere applicato a tutte le differenti tipologie testuali con i più
svariati obiettivi. Tale modello prevede che in prima istanza venga
generato un cospicuo numero di possibili traduzioni tra le due o più
lingue in questione e che, successivamente, attraverso una serie di
procedure di selezione ed osservando specifici parametri, si scelga la
più valida delle traduzioni.
Nel suo ben noto saggio del 1959, On linguistic aspects of
translation, Roman Jakobson definisce la traduzione come un processo
di ricodifica e interpretazione di un messaggio dal sistema di segni
attraverso cui il messaggio stesso è stato codificato in origine ad un
altro sistema di segni. Tuttavia, questa prospettiva manca di un
elemento essenziale affinché l'equazione giunga a compimento: la
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dimensione creativa, che rende questa trasposizione non un semplice
processo meccanico ma piuttosto un processo di trasformazione.
Jakobson distingue tre diverse tipologie di traduzione:
(1) la traduzione intralinguistica, che prevede la riformulazione
del messaggio con altre parole, nella stessa lingua, che mantengano lo
stesso significato;
(2) la traduzione interlinguistica, che prevede la riformulazione del
messaggio d'origine con altre parole, in un'altra lingua, che
mantengano lo stesso significato;
(3) la traduzione intersemiotica (da un sistema di segni ad un altro
sistema di segni), che prevede il mantenimento del significato di
origine del messaggio anche attraverso segni non verbali. Soltanto uno
di questi tipi di traduzione, quella interlinguistica, corrisponde al
concetto di traduzione largamente diffuso e normalmente condiviso.
Nel caso specifico dei testi pubblicitari
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, non solo si ricorre alla
traduzione interlinguistica ma, di fondamentale importanza, appare
anche la traduzione intersemiotica. Se scrivere un testo pubblicitario
significa redigere su incarico di un committente un testo destinato a
persuadere un determinato target per indurlo al comportamento
voluto, allora tradurre questo stesso testo significa riprodurne il
9 Quando, in questa sede, si parla di “testo pubblicitario”, si intende ricomprendere in questa
definizione anche più specifiche forme testuali quali claim, taglines, headline, payoff,
baseline, brand name...
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meccanismo in un'altra lingua per ottenere effetti analoghi sul target
del paese cui è destinata la traduzione, utilizzando gli stessi mezzi
dell'originale o inventandone di nuovi nel caso in cui la prima via sia
impraticabile. Diverse frasi fatte si ritrovano pari pari nella lingua di
arrivo, alcuni giochi di parole si importano alla perfezione, sebbene con
alcune cautele, ma comunque difficilmente la traduzione letterale di un
testo pubblicitario avrà la stessa efficacia comunicativa dell'originale;
ecco perché è necessario ricorrere a soluzioni linguistiche mirate o
addirittura ad elaborare ex novo un concetto in modo creativo e
comunicativo pur di rendere il messaggio pubblicitario altrettanto
efficace nella lingua di destinazione.
La creatività del lavoro pubblicitario, traduzione inclusa, non sta
tanto nella sostanza quanto nella forma: costretto entro vincoli spazio-
temporali ben precisi, il professionista deve rielaborare il materiale di
cui dispone per produrre una combinazione originale. Rispetto al
copywriter, il traduttore ha in più il vincolo fortissimo di un format già
confezionato, composto da elementi predefiniti (headline, bodycopy,
visual, baseline...) dei quali alcuni sostanzialmente immodificabili e altri
da adattare nella lingua d'arrivo osservando le lunghezze richieste, la
compatibilità con quanto resta invariato, il ritmo e, punto fondamentale
nel caso di annunci pubblicitari audio-visivi, il tono di voce. Ancor più
difficile è il caso in cui le caratteristiche del target della lingua di