Un'azienda che opera nel settore dell'e-commerce deve investire una
parte del proprio budget nell’Internet advertising se vuole farsi conoscere e
incrementare le vendite. Una campagna pubblicitaria efficace deve
incuriosire, coinvolgere sfere non solo cognitive, ma emotive e sensoriali.
In questo, il compito del pubblicitario in rete, non è certo facile.
Certo è che l’aspetto più palese della rete è che in sé racchiude e
combina, sotto molti aspetti, elementi di alcune importanti innovazioni,
come le possibilità di comunicare del telefono, la capacità di automobili o
aerei o treni di avvicinare persone distanti tra loro, quello dei computer di
esplorare e analizzare una grande quantità di informazioni. Se a questi
utilizzi pratici della tecnologia si affiancano considerazioni come la
consapevolezza di poter essere sempre aggiornati, in tempo reale, su eventi
quotidiani che distano migliaia di chilometri o la possibilità di ascoltare
una stazione FM semplicemente ciccando sul mouse, non si può smentire la
grandezza della rete ed ignorare tutti quei contesti digitali che di volta in
volta si manifestano più coerenti e vantaggiosi.
Sulla stessa direzione delle considerazioni appena sostenute, ma con
verso decisamente opposto, bisogna parimenti riconoscere che allo stato
attuale, con la banda disponibile, Internet non consente un coinvolgimento
emotivo pari a quello di altri mezzi che, integrando testi, filmati e suoni
riescono a stimolare simultaneamente tutti i sensi.
Ma allora perché scegliere Internet come veicolo di promozione per il
proprio marchio (branding) e i propri prodotti o servizi? Per meglio
comprendere questo nuovo modo di fare pubblicità può essere utile partire
da un confronto con la pubblicità tradizionale o off line.
Le caratteristiche peculiari della pubblicità on line sono la flessibilità
e l'interattività. In altre parole, mentre un media tradizionale si rivolge a
tutti, con Internet un'azienda può rivolgersi a bacini d'utenza (target)
specifici e può ascoltarne le reazioni, facilitando il colloquio con il cliente.
L'immagine tipica della pubblicità on line è il banner, una sorta di
manifesto elettronico, che ha la doppia funzione di brand-image del
prodotto o logo/slogan dell'azienda e di porta di accesso al sito dedicato.
L'utente, infatti, cliccando con il mouse sul banner, attiva un link diretto al
sito dell'azienda.
Non tutti i banner, però, sono egualmente efficaci. Molto dipende dalla
loro posizione, dalle dimensioni e dal tempo di esposizione: la posizione
del banner nella pagina incide in maniera statisticamente rilevante sul clic
through rate (percentuale di clic degli utenti sul totale dei banner visti).
Rispetto ai mezzi tradizionali, la pianificazione on line consente alle
campagne pubblicitarie su Internet di abbinare la visualizzazione dei
banner a tipologie diverse di utenti indipendentemente dal contesto che
stanno consultando (targettizzazione dell'utente). Inoltre, con Internet è
possibile abbinare la comunicazione pubblicitaria al contenuto della pagina
web (targettizzazione del contesto).
Importante caratteristica della pubblicità on line è infine la
misurabilità. Grazie agli strumenti telematici e ad appositi software
(Advertising Server), l'azienda inserzionista può controllare in real time
l'andamento qualitativo delle sue campagne e fornire all'azienda
committente un report che certifica il numero di impression e clic prodotti.
Inizialmente si calcolava per la riuscita di una campagna on line il
numero delle impression (CPI Cost-Per-Impression), ovvero delle
visualizzazioni del banner sul sito inserzionista. Una forma più specifica di
questo primo tipo di rapporto tra inserzionista e azienda è il Cost-Per-
Thousand (CPM), ossia costo per migliaia di impression, simile alla
quantificazione della pubblicità televisiva, riferita all'audience.
In seguito si sono sviluppate altre forme di accordo, come il Cost-Per-
Action (CPA), ovvero il costo a carico dell’inserzionista finalizzato a
un’azione dell’utente, a seguito della visualizzazione di un banner e del
successivo click, come l’iscrizione on line a una comunità. Un’ulteriore
modalità di pagamento prende in considerazione la quantità di vendite
(percentuale) generate dal banner (Cost-Per-Sale, CPS), grazie a particolari
software che consentono di stabilire con esattezza da quale sito è arrivato il
navigatore che ha fatto un acquisto on line. Il Cost-Per-Click (CPC) è il
costo della pubblicità on line basato sul quantitativo di click effettuati dal
navigatore sul banner in questione.
Il banner rappresenta quindi un “traffic-builder” e il costo si basa sulla
visualizzazione ottenuta dal sito dell'azienda e non su sulla capacità di
produrre impression da parte dell'inserzionista.
Se la forma più nota della pubblicità on line è sicuramente il banner,
non si possono comunque ignorare gli ulteriori strumenti a disposizione
dell’advertising on line. La posta elettronica, ad esempio, può avere scopi
commerciali, attraverso la comunicazione di particolari offerte speciali
(con le dovute cautele riguardo la legge sulla privacy). I mini-siti o
cosiddetti jump site, che poi indirizzano a siti di maggiori dimensioni.
L’offerta di servizi gratuiti, grazie ai quali l’azienda può sponsorizzare, ad
esempio, iniziative on line.
Il vantaggio di una comunicazione pubblicitaria in rete, rispetto alla
pubblicità tradizionale, consiste nella possibilità di controllare meglio il
proprio target di riferimento, ovvero di raggiungere un pubblico molto
segmentato. E’ altresì importante che lo stesso target di riferimento della
propria campagna pubblicitaria on line sia corrispondente al pubblico di
Internet.
“In tutte le ricerche “demoscopiche” ci sono problemi di
interpretazione e di significatività dei dati, che non derivano solo dalla
validità statistica del “campione” ma anche (spesso in misura più
rilevante) dal modo in cui è condotta la ricerca. Un fatto noto a chi ha
esperienza di ricerche è che “fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, anzi
l’oceano”. Cioè c’è una differenza, che può essere più o meno grande, fra
ciò che le persone dicono di fare e ciò che effettivamente fanno. Non si
tratta di intenzionali bugie. Ci possono essere vari modi di interpretare
una domanda, e quindi di rispondere; soprattutto c’è una notevole
differenza fra le percezioni (ciò che una persona crede, o vuol credere, di
fare) e i comportamenti reali. Il risultato è che i dati di ricerca possono
essere inferiori alla realtà quando si tratta di comportamenti che la
persona intervistata considera in modo negativo e molto spesso sono
esagerati quando si tratta di attività che si considerano doverose o
desiderabili” (www.gandalf.it)
Secondo le statistiche degli operatori del mercato, la comunità dei
navigatori è composta in prevalenza da individui giovani (il 47% di essi ha
un’età compresa tra i 25-34 anni secondo Eurisko; il 66% degli utenti ha
un’età compresa tra i 18 e i 45 anni, secondo la rilevazione di
Nielsen//NetRatings); con un livello di scolarità maggiormente concentrato
verso i più alti (laurea o “media superiore”) ma con un continuo
miglioramento al livello “medio inferiore”. Il target femminile, da sempre
intorno al 35% degli utenti, rappresenta ormai la metà dei nuovi utenti.
Inoltre sempre più si conferma un allargamento dell’uso della rete a
categorie più ampie, con una notevole diffusione fra impiegati, insegnanti e
studenti. Inoltre la forte presenza di studenti on line, unitamente al “non
aumento” dei collegamenti da scuola, presuppone una penetrazione della
rete tra le utenze domestiche.
Perché il World Wide Web possa essere protagonista sulla scena
comunicativa e culturale internazionale dovrà però essere in grado di
rivolgersi a tutti i suoi potenziali utenti in modo semplice, piacevole e
comprensibile. La pubblicità, infatti, può avere diverse funzioni: aumentare
la consapevolezza di una campagna pubblicitaria su altri media; aumenta la
conoscenza del marchio e dell'azienda; aumenta potenzialmente le vendite;
far conoscere nuovi prodotti o servizi.
Se si trasferiscono queste funzioni sulla rete, però, si verifica un
impegnativo ostacolo da superare: il problema di quantificare l’efficacia di
queste campagne.
Contrariamente a quanto avviene per i media tradizionali, l’audience
sui siti web è verificabile con grande precisione. Almeno in linea teorica,
con la Rete diventa possibile sapere esattamente quanti potenziali clienti
hanno visionato uno specifico banner e valutare secondo criteri variabili
l’efficacia di una determinata campagna pubblicitaria.
Il metodo più utilizzato è quello dei clickthrough, ovvero contare il
numero di visitatori che cliccano su un banner e che vengono trasferiti
automaticamente al sito dell’inserzionista. Vero è, però, che un click non
garantisce che un visitatore arrivi realmente all’Url legato all’inserzione
pubblicitaria. Esso misura soltanto l’opportunità che un visitatore sia
trasferito a quell’indirizzo: ciò si traduce nel fatto che un click sarà
considerato valido anche se i tentativi del visitatore di arrivare a quella
risorsa web falliscono.
Risultati migliori si ottengono invece osservando le cosiddette visits,
ovvero la serie di pagine Internet richieste da un visitatore in un
determinato arco di tempo senza che siano però trascorsi 30 minuti
consecutivi di inattività.
Data l’inesistente nazionalità del web, però, è difficile e spesso
ambiguo definire una “visita”. Ad esempio, se diverse richieste di pagina
vengono eseguite dalla stessa postazione, non è banale capire se sono state
effettuate dallo stesso individuo o da altri utenti. Grazie ai metodi di
identificazione univoca (unique measurements) è possibile risolvere anche
questa problematica, ricostruendo con precisione le sessioni di navigazione
degli utenti.
L’identificazione avviene poi in modi diversi: tramite l’impiego di
tecniche di autenticazione lato server, che permettono di identificare
univocamente, mediante una coppia username e password, l’utente che
accede a una determinata risorsa, oppure tramite il settaggio di un cookie
(file di testo che un web server invia automaticamente al browser che si
collega. Se quest’ultimo li accetta, il cookie viene salvato e rimandato
indietro a ogni successivo contatto con il server). Trattandosi però di
strumenti sotto il completo controllo dell’utente, i suoi risultati non sono
sempre perfetti.
Decisamente migliore è il metodo consistente nel contare le impression
di una pagina oppure le impression di un pop up, pop under o messaggio
interstiziale, veri e propri spot pubblicitari che appaiono ogni qualvolta si
accede a un determinato sito web (ad impression). In entrambi i casi,
quest’espressione sta a indicare la possibilità che un utente presti
attenzione al banner collocato su una data pagina. Si tratta per l’appunto di
una possibilità solo teorica, in quanto difficilmente un navigatore alla
ricerca di informazioni precise si accorge di un banner o di un altro
elemento della pagina estraneo ai suoi interessi. Una ad impression per
esempio non garantisce che un visitatore abbia realmente osservato un
annuncio pubblicitario: esso misura soltanto l’opportunità che l’elemento
pubblicitario giunga a destinazione sullo schermo del visitatore.
Il difetto principale delle impression, come indice di popolarità di un
sito, deriva soprattutto da cause tecniche specifiche, quali possono essere
l’esistenza di una cache o di un server proxy, risolvibili comunque con
tecniche di cache busting, che impediscono il caching delle risorse da parte
dei browser (gli ingorghi presenti in Internet possono indurre un utente a
chiedere ripetutamente la stessa pagina prima di riuscire a visualizzarla
completamente. Con il caching è possibile ridurre questi ritardi poichè la
pagina viene infatti inviata una sola volta dal server, immagazzinata
localmente sul computer dell’utente o sul computer del provider e quando
viene richiesta successivamente, è richiamata direttamente dalla memoria
locale piuttosto che dal sito web).
L’ausilio di tecniche cosiddette di cache busting servono per bloccare
il caching delle risorse web e contare il numero di pagine effettivamente
rilasciate dal server, migliorando la qualità e l’esattezza dei risultati
ottenuti. Infatti, se da un lato la tecnica caching velocizza la navigazione
per gli utenti, dall’altro impedisce ai software esistenti sul mercato di
conteggiare queste come impression inviate dal web server, alterando anche
di molto i risultati della misurazione.
Se lo scopo primario di una campagna pubblicitaria era quello di
ottenere una risposta diretta da parte del pubblico e il clicktrough ratio
medio (rapporto tra il numero di impression generate e il numero di click
sul banner visualizzato) si è attestato intorno ad una bassissima
percentuale, è chiaro che gli obiettivi prefissati non sono stati raggiunti.
Ma ciò non vuol dire che da questo non sia possibile imparare qualcosa.
Confrontando la mole di dati raccolti, è possibile esprimere giudizi più
precisi sull’andamento della campagna nel suo complesso. La
comunicazione dei risultati ottenuti è in fondo qualcosa di più che
raccontare che cosa sia emerso di significativo. È in questa fase che
vengono negoziate le modifiche alla grafica e al contenuto del messaggio
pubblicitario. Di conseguenza è bene aver presente anche una strategia di
comunicazione dei risultati che da una parte faccia emergere il valore
aggiunto delle prove effettuate e dall’altra tenga conto della necessità di
sensibilizzare o meno gli interlocutori.
Oltre alla misurazione che gli editori svolgono sul proprio sito, è
possibile analizzare i report e le classifiche pubblicate ogni mese dai web
designer o dalle società di ricerca che misurano il traffico di Internet.
Dopo cinque anni di dibattiti si è tornato a parlare di Audiweb, un
organismo nato su iniziativa di Upa (Utenti Pubblicità Associati), Assap
Servizi (associazione delle agenzie di comunicazione), Assomedia
(associazione delle centrali media) e Fedoweb (federazione degli operatori
del web) per creare un unico punto di riferimento per effettuare il
rilevamento dell’audience on line.
Audiweb, in dettaglio, si avvale di due metodi diversi: il primo, Server
Site, misurerà tutte le richieste che dai computer di tutto il mondo
arriveranno al singolo sito; il secondo, Browsers Site, rileverà invece,
attraverso l’apposizione di un codice sul fondo delle pagine web, quelle che
corrispondono a pagine viste integralmente dall’utente. Anche se entrambe
queste procedure misurano le pagine visitate, i risultati ottenuti non sono
gli stessi. È per questo che Audiweb non ha sposato né l’una né l’altra
tecnologia e si è limitato a dire che pubblicherà i dati specificando se si
tratta di rilevazioni fatte con metodologie browser site o server site.
La necessità di un metodo super partes è nata da una realtà evidente:
piattaforme come OneTOne Research o Nielsen/Netratings registravano dati
che quasi mai concordavano. Ciò era dovuto non tanto alla carenza di dati
numerici attendibili, quanto all’inesistenza di un protocollo standard di
misurazione: mancavano informazioni sulla qualità dell’uso del mezzo,
sulla fedeltà dell’utente e sulle modalità di fruizione.
In tale scenario l’IAB (Internet Advertising Bureau), l’associazione
che raggruppa i più importanti operatori della pubblicità on line ha
pubblicato, insieme a PricewaterhouseCoopers, una guida di riferimento ai
criteri standard di misurazione dell’Internet advertising. La speranza era
che tali criteri diventassero finalmente una realtà e fornissero un linguaggio
comune e comparabile agli inserzionisti e alle agenzie di pubblicità per
pianificare con maggiori garanzie le proprie campagne pubblicitarie on
line.
Attraverso questo documento, sono state definite le terminologie di
base per la misurazione dell’Internet Advertising mostrando in particolar
modo i passi da seguire per riuscire nell’intento, soffermandosi sugli
strumenti che è possibile sfruttare, ma anche sugli aspetti e parametri che è
utile considerare quando si testa l’efficacia di un messaggio pubblicitario
su Internet.
Una novità importante, ad esempio, è stata l’introduzione dei nuovi
formati, più grandi e di maggiore impatto rispetto ai banner tradizionali. In
base agli standard definiti dallo IAB, esistono banner che coprono l’intera
larghezza della pagina o l’intera altezza fino ad annunci rettangolari
posizionati all’interno dei contenuti editoriali delle pagine web.
La principale innovazione comunque non sta semplicemente nelle
dimensioni, ma soprattutto nella possibilità di introdurre grafica e
animazioni più sofisticate, con una dose massiccia di interattività. Questo
spiega l’uso di Internet nelle campagne di branding per le aziende, ovvero
nei processi e nelle strategie volti a creare e a diffondere la notorietà del
marchio e l’immagine aziendale.
L’affidabilità e la trasparenza dei dati, da sempre forte ostacolo per la
misurazione dell’efficacia della campagna on line, richiede innanzi tutto
che l’azienda investa continuamente in ricerca e sviluppo, per rappresentare
adeguatamente i fenomeni nella loro evoluzione. È fondamentale comunque
che chi investe abbia in sé anche il fattore culturale: non è tanto il produrre
dati attendibili al mercato, quanto piuttosto che i clienti imparino a
interpretarli e a sfruttarli adeguatamente nei processi decisionali.
Nell’era di Internet le aziende sentono sempre più l’esigenza di
comunicare con i propri clienti, i visitatori dei siti e le persone
potenzialmente interessate ai prodotti o servizi offerti. Per arrivare a
individuare e isolare con precisione il proprio mercato di riferimento,
occorre sfruttare al meglio le modalità d’interazione offerte dalla rete,
evitando di deludere la clientela potenzialmente acquisita.
Nei media tradizionali, ciascun imprenditore utilizza, di regola, uno o
più segni distintivi che consentono di individuarlo sul mercato e di
distinguerlo da altri imprenditori concorrenti: la ditta (con il quale
l'imprenditore esercita la sua impresa, assume le obbligazioni ed acquista i
diritti relativi all'impresa); l'insegna (segno distintivo dei locali
dell'impresa o, secondo una più ampia concezione, dell'intero complesso
aziendale) e il marchio (segno distintivo dei prodotti o dei servizi
dell'impresa).
Il crescente utilizzo di Internet, nell'attività e per l'esercizio
dell'impresa, sta cambiando profondamente l'intero scenario economico in
cui l'imprenditore è chiamato ad operare. Il commercio elettronico
rappresenta una delle applicazioni più significative di Internet, coniugando
in sé attività di tipo tradizionale con nuove attività d'impresa e fornendo
enormi opportunità per gli scambi e per il miglioramento della
competitività in un ambito ben più ampio di quello offerto dal commercio
di tipo tradizionale. Ciò ha indubbiamente alimentato l'esigenza per le
aziende di differenziare i propri prodotti o servizi da quelli delle imprese
concorrenti, dovendo operare all'interno di uno spettro tanto vasto, in cui la
spinta concorrenziale ha subito una crescita esponenziale.
L'avvento di Internet ha visto marchi e nomi commerciali esposti in
prima linea alla sfida delle reti telematiche.
Con la crescente diffusione di Internet in tutto il mondo e la
pubblicazione di siti web da parte di un numero enorme di aziende, di
qualunque dimensione e attive in qualunque settore del mercato, la
pubblicità è sempre più argomento di grande attualità.
Non è sufficiente una vetrina su Internet, e nemmeno un sito più
sofisticato che magari offra persino funzionalità per gli acquisti on line:
per attirare i clienti si può contare anche su siti diversi da quello
dell’azienda, tipicamente molto frequentati da ogni tipo di utenti, come per
esempio quelli dei maggiori motori di ricerca, nei quali far comparire il
proprio banner.
Sono numerosissimi i siti che propongono sia la vendita di spazi
pubblicitari su Internet, sia servizi di progettazione e realizzazione di
banner, e gli utenti del web sembrano fornire terreno fertile per le aziende
che intendono usare questo mezzo per promuoversi.
Esistono però alcuni problemi, legati alla natura stessa del web, che
ancora possono lasciare perplessi i potenziali inserzionisti tradizionali.
Molti, infatti, pensano che il web abbia ancora una penetrazione
insufficiente per i loro scopi e che sia un media troppo caro; altre lamentele
riguardano le insufficienti opportunità di targeting, la scarsa conoscenza
del mezzo e le limitazioni creative insite nei classici banner.
Nonostante esistono ricerche nazionali ed internazionali che attestano
Internet come media che contribuisce ad incrementare il ricordo della
marca, nonostante attraverso Internet è possibile fare comunicazione
rivolgendosi a target di nicchia fino ad arrivare alla comunicazione one-to-
one grazie allo sviluppo delle tecnologie che consentono di indirizzare con
precisione il messaggio pubblicitario in funzione del profilo degli utenti,
nonostante tutto questo, Internet non sempre entra a far parte del media mix
di comunicazione di chi vuole investire in pubblicità.
I vantaggi che offre Internet in relazione all’efficacia ed all’efficienza
della comunicazione sono evidenti, eppure l’on line pesa ancora poco negli
investimenti pubblicitari delle aziende.
Le ragioni sono molteplici: prima fra tutte la mancanza di cultura.
Ancora oggi all’interno delle aziende le risorse dedicate agli
approfondimenti delle conoscenze e delle competenze su Internet sono
marginali. Ciò significa che i “decision maker” non hanno ancora compreso
appieno le logiche legate alla comunicazione interattiva ed i vantaggi che
offrono il marketing e l’advertising on line.
Internet è ancora vissuto come un territorio di frontiera, che presenta
dei rischi nell’immaginario di molti investitori pubblicitari abituati a
muoversi in un ambiente consolidato quale è quello offerto dai mezzi
classici anche a costo di essere consapevoli che concentrare gli
investimenti solo su alcuni media può comportare il fatto di non
raggiungere gli obiettivi.
Per gli investitori pubblicitari cercare di comprendere le dinamiche
della comunicazione interattiva diventa fondamentale e affidarsi a
professionisti del settore che abbiano esperienza, competenza, creatività e
passione diventa addirittura indispensabile per chi, nel web, non ha fiducia.
Il marketing e l’advertising attraverso Internet mettono a disposizione
delle aziende un ventaglio di opportunità che se sfruttate al meglio possono
fortemente contribuire a creare una stretta ed immediata relazione fra il
consumatore e la marca, nonché raggiungere gli obiettivi di business e
guadagnare un vantaggio competitivo rispetto a quelle aziende restie
all’utilizzo della rete.
Ma nella sfiducia generale non possono certo passare inosservati i dati
di Internet: 14 milioni di persone raggiunte in media nell’arco di un mese
(Report: (Italy) Average Usage Period: Month of September, 2003 Panel
Type: Home and Work - Indagine panel Audiweb by Nielsen//NetRatings).
Lo stesso profilo socio demografico, altamente preciso, del navigatore
italiano rende il mezzo estremamente qualificato e targettizzato,
permettendo a chi comunica di ridurre le inevitabili dispersioni e di
ottimizzare i propri investimenti.
L’inserimento della rete nel media mix di comunicazione evidenzia
quindi nuove potenzialità, supportate da alcune analisi, effettuate su
differenti settori merceologici, che permettono di affermare che Internet
aggiunge contatti nuovi all’interno di pianificazioni effettuate con media
classici. Contatti raggiungibili, tra l’altro, in momenti della giornata in cui
l’attenzione è totale e non distratta da altre attività quotidiane.
Ecco che allora la rete diventa un media su cui puntare. Il segnale che
Internet diventa parte integrante del panorama degli inserzionisti più
accorti è dato dal fatto che tutti i settori, anche quelli che fino a pochi anni
fa non avevano mai utilizzato il web come il largo consumo (la
distribuzione, gli alimentari, la cosmesi, la farmaceutica e l’abbigliamento)
iniziano a essere presenti on line, anche se con piccole quote di
investimento. Molte aziende stanno testando il mezzo, stanno imparando a
utilizzarlo. E la prima constatazione di chi entra nel mondo dell’advertising
è scoprire che i canoni di funzionamento sono diversi da quelli dei mezzi
tradizionali. Bisogna pensare in modo più ampio e integrato rispetto alle
diverse strade della comunicazione.
Rapidità, velocità, immediatezza, fruibilità sono solo alcune delle
caratteristiche spendibili per sottolineare l’efficacia di comunicazione dei
mezzi interattivi, capaci di integrare tutte le discipline che compongono la
gamma della comunicazione, dall’advertising al direct marketing.
Inoltre Internet consente un controllo profondo e immediato, tanto da
permettere variazioni in corso d’opera alle differenti operazioni, con
possibilità di modulare e intervenire nella fase di sviluppo.
In definitiva, il ricorso all’interattività garantisce capacità di innovarsi
e adeguarsi alle nuove tendenze, assicurando estrema targettizzazione e
attenta segmentazione.