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delle opportunità che offre la tecnologia moderna, quindi la possibilità di inviare
messaggi di posta elettronica o via sms.
Nel testo si è fatta una distinzione tra i diversi pubblici target a cui le imprese si
rivolgono. Comunicare con il pubblico interno, composto soprattutto da coloro
che lavorano nell’azienda, significa riuscire a coinvolgerlo, motivarlo,
trasmettergli i propri core values, con la consapevolezza che i dipendenti e i
membri dell’organizzazione rappresentano anche un legame con l’ambiente
esterno e l’immagine che essi hanno dell’impresa è quella che, direttamente o
indirettamente, volontariamente o meno, contribuiscono a “veicolare” anche
all’esterno.
Negli ultimi anni i consumatori sono diventati sempre più esigenti nei confronti
delle imprese, sia in termini di qualità dei prodotti e dei servizi offerti, sia in
termini di trasparenza del “sistema azienda” nei loro confronti. Ecco perché gli
strumenti di comunicazione finanziaria, un tempo praticamente di esclusiva
competenza degli specialisti del settore, sono diventati oggi di pubblico
interesse, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti che vanno oltre l’informativa
obbligatoria (bilancio di esercizio, relazioni semestrali, prospetti informativi) e
riguardano, in particolare, le investor relations e le informazioni reperibili nel
bilancio sociale, ambientale o di sostenibilità, strumenti, questi ultimi, ormai
percepiti dalle imprese come essenziali per testimoniare tutte quelle attività che
una semplice esposizione di numeri e cifre non permette di mettere in luce.
In un mercato altamente competitivo come quello attuale, un buon rapporto
qualità/prezzo non è più sufficiente a costituire un elemento discriminante
capace di creare un vantaggio competitivo per l’azienda. Studi recenti, infatti,
hanno dimostrato che il consumatore mostra un crescente interesse ai temi della
responsabilità sociale d’impresa, premiando le aziende che adottano
comportamenti etici e si dimostrano sensibili al tema sociale. Tuttavia, il
contributo dell’azienda a cause sociali, per trasformarsi in una efficace leva di
comunicazione, deve essere, oltre che coerente con l’immagine dell’azienda e dei
suoi prodotti, parte integrante di una condotta eticamente corretta della società.
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Nel secondo capitolo di questo lavoro, oggetto di analisi sono le organizzazioni
non profit ed il Terzo Settore in generale. Sono state esaminate le differenze che
caratterizzano il mondo non profit dal mercato e dalle aziende, ed è stata
presentata una classificazione delle organizzazioni nel nostro paese
distinguendole in associazioni, cooperative sociali, organizzazioni di
volontariato e fondazioni. A queste ultime è stato dato particolare rilievo
distinguendole tra fondazioni operative e fondazioni di erogazione, fondazioni
patrimonializzate e non patrimonializzate e fondazioni di partecipazione.
Accennando alle fondazioni non interamente patrimonializzate ci si riferisce a
quelle fondazioni che non posseggono un patrimonio adeguato per svolgere le
proprie attività sociali e, per questo, devono orientarsi al fund raising per il
reperimento delle risorse necessarie al loro funzionamento.
Dopo aver analizzato la comunicazione integrata nelle aziende profit oriented ed
i tratti salienti del Terzo Settore e delle Onp, nel terzo capitolo i due argomenti
vengono integrati affrontando specificamente il tema della comunicazione nelle
organizzazioni non profit.
Si riprendono gli argomenti relativi alla comunicazione, e agli strumenti di
comunicazione, già trattati nel primo capitolo con riferimento alle aziende. Quel
che preme sottolineare, quindi, sono le differenze riscontrate nell’applicazione
degli stessi concetti al mondo non profit.
Si sottolinea l’importanza che assume la comunicazione interna per le
associazioni proprio perché, ancor più che in un’azienda, ciò che lega il
personale, quello retribuito e soprattutto quello volontario, è una forte
motivazione, convinzione della bontà delle finalità perseguite e senso di
appartenenza all’Onp. Per quanto riguarda la comunicazione esterna, questa si
arricchisce di problematiche relative ai numerosi interlocutori con cui
l’associazione dialoga: l’opinione pubblica, i mass media, gli utenti del servizio
sociale, i donatori, i potenziali volontari, le aziende sponsor, gli enti e le
istituzioni.
d
Nel quarto ed ultimo capitolo, infine, viene approfondito il tema del fund raising
inteso non semplicemente come “raccolta fondi”, ma come una strategia di
reperimento di risorse finanziarie e umane.
Nel non profit, spesso, i servizi sono offerti in modo gratuito per cui si crea un
disallineamento tra costi e ricavi
1
tale da implicare la necessità di integrazioni di
fondi.
Il fund raising non è un insieme di atti isolati, ma si inserisce in un piano
complesso di interventi, legato alle finalità generali dell’organizzazione non
profit, che origina un vero e proprio piano di azione. Le attività di fund raising
sono orientate dagli interessi che l’organizzazione si propone di soddisfare, dai
valori di cui è portatrice, dagli specifici obiettivi che si è prefissata; sono attività
che necessitano, a monte, di una programmazione vera e propria che può
sintetizzarsi in una sorta di “ciclo del fund raising”.
Il ciclo del fund raising è composto dalla fase di avvio, in cui si definisce il case
statement e si reclutano volontari e staff dell’Onp; dalla fase di analisi
dell’organizzazione e dell’ambiente in cui opera; di progettazione e
pianificazione, in cui si formula il piano di fund raising, si progettano le singole
attività e si scelgono gli strumenti di raccolta fondi; dalla fase di messa in opera,
o implementazione, delle attività, in cui si applica la strategia decisa e si sceglie
se affidarsi o meno ad un esperto di fund raising esterno all’onp; dalla fase di
valutazione e gestione degli esiti ed infine dalla revisione dell’intero ciclo di
fund raising che coincide con l’inizio di un nuovo ciclo.
Nell’illustrare le diverse fasi del ciclo, viene approfondito in modo particolare il
momento di start up del fund raising. In questa fase, l’Onp si occupa della
definizione del case statement, che ha il fine di sintetizzare e trasmettere
l’identità, la mission e gli obiettivi dell’organizzazione, e della realizzazione di
una strategia di people raising, ossia di reperimento di “risorse umane”,
necessarie quanto quelle economiche alla sopravvivenza e sviluppo dell’Onp.
1
I ricavi di un’organizzazione non profit sono spesso collegati a prodotti realizzati internamente
all’organizzazione, ai servizi offerti ai propri soci, a ricerche e studi sviluppati per conto di altri, a
gadgets, al merchandising.
e
Nel quarto capitolo si dà ampio spazio al tema della comunicazione nel fund
raising, analizzando gli strumenti di comunicazione personale e impersonale
utilizzati dalle organizzazioni per raggiungere i potenziali e gli attuali donatori
dell’organizzazione. Tra i mezzi “personali”, si analizzano mailing e
telemarketing che permettono, rispettivamente tramite lettera e tramite telefono,
di raggiungere direttamente il proprio target e si dimostrano particolarmente utili
se sostenuti, a monte, da un data base di nominativi (dei donatori, dei volontari,
delle iniziative di fund raising) ricco e frequentemente aggiornato.
Un’attività di fund raising che permette di ottenere ottimi risultati in termini di
obiettivi di breve periodo è l’evento speciale. Organizzare una manifestazione
pubblica, una gara sportiva, una cena di beneficenza, dà l’opportunità di far
conoscere l’organizzazione ad un’ampia audience e di raccogliere fondi destinati
ad un particolare progetto presentato magari proprio durante l’evento.
In diverse occasioni un’organizzazione non profit può scegliere di collaborare
con imprese profit oriented: attraverso attività di cause related marketing, che
apportano benefici economici e di notorietà all’Onp e benefici d’immagine
all’azienda che decide di sostenere la “buona causa” per cui opera l’Onp partner,
oppure ricorrendo alla sponsorizzazione e legando, quindi, il proprio nome a
quello di un’azienda. In quest’ultimo caso è evidente che l’associazione deve
avere l’accortezza di scegliere un’impresa il cui comportamento risulti coerente
con i propri valori e identità.
Nel presente lavoro si sottolinea il fatto che, per una non profit, è fondamentale
riuscire a costruire un rapporto stabile e duraturo con i finanziatori per avere
maggiore coinvolgimento degli stessi nell’attività dell’associazione, per far sì
che collaborino più attivamente e per avere la certezza di un continuo e
significativo sostegno finanziario ed organizzativo.
Infine, si è focalizzata l’attenzione sui pubblici target delle attività di fund
raising.
Le fonti di finanziamento possono distinguersi in fonti private, pubbliche e auto-
prodotte. Queste ultime si riferiscono alle entrate derivanti da attività
f
commerciali e produttive marginali dell’organizzazione: vendite di beni o servizi
forniti direttamente, in modo occasionale o continuativo, ai cittadini dall’Onp.
Nella categoria dei fondi privati rientrano i contributi degli aderenti sotto forma
di quota associativa, le donazioni dei cittadini, i lasciti testamentari, le
elargizioni liberali delle aziende ed i contributi derivanti da azioni di cause
related marketing e di sponsorship di imprese profit nei confronti di Onp. Di
natura privata sono anche i finanziamenti “su progetto” di fondazioni bancarie e
fondazioni grantmaking che valutano attentamente le iniziative da sostenere al
fine di selezionare le più “meritevoli”.
Infine, i fondi di natura pubblica si riferiscono ai contributi della Pubblica
Amministrazione, ai rimborsi derivanti da convenzioni con enti e istituzioni
nazionali e internazionali, ed ai contributi derivanti dai fondi messi a
disposizione dall’Unione Europea sotto forma sia di finanziamenti decentrati,
amministrati a livello nazionale o locale (tra questi, i Fondi Strutturali ed in
particolare il Fondo Sociale Europeo), sia di finanziamenti diretti, come
sovvenzioni rientranti in Programmi Comunitari ed erogate da parte della
Commissione europea.
……..
Fino a qualche anno fa parlare di marketing in riferimento alle organizzazioni
non profit appariva, agli occhi di alcuni operatori e volontari del settore, come
una nota stonata nel contesto delle tradizioni della solidarietà. Il marketing era
visto come un qualcosa di strettamente connesso alle vendite e quindi al ritorno
economico, un concetto che non apparteneva, e non appartiene, al mondo del non
profit.
Col tempo, tuttavia, questa sorta di “prevenzione” nei confronti del marketing e
dei suoi strumenti sta lasciando il posto alla convinzione che le organizzazioni
non profit, per ben operare nel mercato sociale e poter affermare con successo la
propria offerta, non possano prescindere da un attento e strategico utilizzo degli
strumenti del marketing mix; un mix, ovviamente, adattato alle esigenze
particolari delle Onp e dei suoi interlocutori, non più clienti che devono essere
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persuasi all’acquisto, bensì istituzioni, aziende, cittadini che di volta in volta
possono assumere il ruolo di beneficiari del servizio sociale erogato, di volontari
dell’associazione, di donatori, di partner dell’Onp. Un mix, come emerge da
questo lavoro, dove la pubblicità ed il fund raising assumono un ruolo di primo
piano per poter garantire, da un lato, il dialogo con il proprio pubblico di
riferimento, dall’altro, proprio in virtù del rapporto instaurato e del grado di
coinvolgimento raggiunto con la comunicazione, il reperimento delle risorse
finanziarie necessarie alla sostenibilità dell’organizzazione non profit nel tempo
e alla promozione di un suo costante sviluppo.
Nel testo viene messo in luce il rapporto tra organizzazioni non profit e sistema
economico/imprenditoriale, il fatto che i due attori possono reciprocamente
influire l’uno sull’altro e, al tempo stesso, la presenza di alcune “pecche”, da una
parte e dall’altra, che non consentono di sfruttare appieno le potenzialità di una
sinergia tra i due sistemi.
Le aziende, infatti, certamente anche per ottenere un ritorno in termini di
immagine, negli ultimi anni si stanno impegnando molto nel campo della
Responsabilità Sociale d’Impresa partecipando attivamente alle campagne di
sensibilizzazione delle organizzazioni non profit, stringendo accordi di Cause
Related Marketing, ma impegnandosi ancora marginalmente a trasformare
l’intera politica aziendale, ad agire all’interno della catena di produzione e
distribuzione dei propri prodotti/servizi, e ad intervenire sui processi produttivi
per fornire al consumatore un prodotto compatibile e sostenibile nel tempo, con
un basso o nullo impatto sull’ambiente circostante e sulla salute dei cittadini.
Le organizzazione non profit, da parte loro, hanno la possibilità di intervenire
sull’economia impegnandosi in un settore di attività che fino ad ora è stato
considerato solo in modo marginale dalla maggior parte di esse (vedi tabella 2.6,
pag. 70: 2.7%): il settore dello sviluppo economico e della creazione di valore
aggiunto. Se le organizzazioni vogliono che il “sistema azienda” si decida ad
adottare soluzioni produttive compatibili, devono, per prime, attivarsi per
mettere a loro disposizione gli strumenti adatti, assumersi la responsabilità di
ideare soluzioni innovative che riducano l’impatto delle imprese sull’ecosistema.
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I presupposti ci sono. I cittadini hanno dimostrato di premiare l’impegno delle
aziende socialmente responsabili, di punire, più spesso, le imprese che si
dimostrino “eticamente scorrette”, e di essere addirittura disposte a pagare di più
per acquistare prodotti che rispettano l’ambiente e la società civile. In definitiva,
tocca alle organizzazioni non profit non solo provvedere ai bisogni che Stato e
mercato non hanno saputo soddisfare, ma anche prendersi la responsabilità di far
incontrare domanda e offerta “etica” prodigandosi per un maggiore sviluppo
economico e una più sensibile creazione di valore aggiunto.