In materia di pubblicità commerciale e tutela del consumatore,
l’ordinamento giuridico italiano è stato condizionato dall’adesione al
mercato unico, che ha consentito al diritto di poter sviluppare la
disciplina poggiando sulle basi europee. Ciononostante, le differenti
direttive hanno portato in Italia alla legiferazione di un complesso
variegato di leggi che il legislatore italiano ha voluto ordinare e unificare
attraverso la Legge 29 Luglio 2003, n. 229, che ha delegato il governo
italiano “ ad adottare uno o più decreti legislativi, per il riassetto delle
disposizioni vigenti in materia di tutela dei consumatori, portando
all’emanazione del Codice del Consumo ( D.lgs. 6 settembre 2005, n.
206).
Nell’ordinamento giuridico spagnolo, la disciplina della pubblicità
commerciale si è sviluppata a partire dallo Statuto della Pubblicità
dell’11 giugno del 1964, approvato dalla Ley 61/1964, rimasto vigente
fino al 1988, anno di entrata in vigore della Ley General de la Publicidad
che offriva una regolamentazione organica della materia, coadiuvata
dalle disciplina amministrativa e penale le cui disposizioni giuridiche
trovavano diretta implicazione nella pubblicità commerciale e nella
tutela dei diritti dei consumatori. Anche nell’ambito dell’ordinamento
giuridico spagnolo, gli interventi comunitari in materia hanno rivestito
una rilevanza fondamentale.
La presente tesi si propone di indagare l’evoluzione della disciplina
giuridica italiana e spagnola in materia di pubblicità commerciale e
tutela del consumatore con un approccio comparatistico.
7
In questa prospettiva, il primo capitolo espone una trattazione
preliminare all’approfondimento giuridico del fenomeno pubblicitario
nonché della tutela del consumatore; la pubblicità presenta infatti forti
implicazioni sugli interessi economici del consumatore e sui diritti ad
esso riconosciuti.
Il secondo capitolo, sposta l’attenzione sulla regolamentazione giuridica
a livello comunitario e sugli interventi giuridici portati avanti negli anni
dall’Unione Europea nell’ambito della pubblicità commerciale con la
finalità di uniformare le legislazioni nazionali in materia.
Infine, il terzo e il quarto capitolo analizzano le soluzioni giuridiche
riscontrate nell’ordinamento giuridico italiano e spagnolo in materia di
pubblicità illecita e delle sue fattispecie, di diritti fondamentali
riconosciuti al singolo, di repressione dei casi di pubblicità commerciale
lesiva degli interessi e dei diritti del consumatore, dei concorrenti, e in
un più ampio raggio dell’interesse generale.
8
Capitolo 1
La pubblicità commerciale nei suoi
aspetti giuridici.
1.1. La pubblicità commerciale: informazione e persuasione.
L’American Marketing Association definisce la pubblicità quel
complesso di comunicazioni a carattere non personale e a pagamento,
opportunamente programmato da un’organizzazione (ente o impresa) o
da un gruppo di imprese per il perseguimento di obiettivi commerciali.
In realtà, tale definizione appare oggi in parte superata non solo perché la
pubblicità non è più necessariamente impersonale (pubblicità on-line)
ma anche perché gli obiettivi che un’organizzazione può prefiggersi
attraverso l’impiego della pubblicità, non necessariamente appartengono
alla sfera commerciale: la pubblicità è uno strumento di comunicazione
aziendale e può essere utilizzata con finalità di tipo gestionale,
istituzionale, economico-finanziario e commerciale.
Appare quindi più opportuno definire la pubblicità come quel
complesso di comunicazioni a pagamento effettuate da uno o più
promotori bene identificati, attraverso mezzi di comunicazione di massa
9
e rivolte ad un predefinito pubblico obiettivo, al fine di stimolarne una
risposta
1
che potrà essere cognitiva o conoscitiva, affettiva o emozionale
o ancora comportamentale.
Infatti, al di là del compito di far sì che i clienti potenziali si
rendano conto delle proprie necessità e della idoneità del prodotto
pubblicizzato a soddisfare tali necessità, la pubblicità commerciale può
essere utilizzata al fine di:
- Incrementare il grado di notorietà dell’azienda;
- Proiettare l’immagine dell’azienda;
- Stimolare le vendite di un prodotto;
- Creare un clima favorevole ai venditori;
- Fornire un veicolo di merchandising che aiuterà l’acquirente a vendere
il suo prodotto
2
.
- Creare un atteggiamento favorevole dei consumatori verso la marca o il
prodotto pubblicizzato.
Un ruolo importante riveste la distinzione tra pubblicità
informativa che descrive le caratteristiche oggettive del prodotto e la
pubblicità persuasiva, finalizzata a modificare le preferenze dei
consumatori. Questa distinzione oltre ad apparire inconsistente, in realtà
fa riferimento a due modi antitetici di concepire la pubblicità
commerciale. Informazione e persuasione sono infatti due componenti
1
Corvi E., La comunicazione aziendale: obiettivi, tecniche, strumenti, Milano, 2007,
215.
2
Messner F. R. , La pubblicità Industriale, Milano, 1965, 22.
10
compresenti della pubblicità, mentre il loro peso relativo dipende da una
serie di circostanze che orientano la comunicazione d’impresa
3
.
La funzione primaria della pubblicità commerciale consiste nel
mettere i potenziali consumatori a conoscenza delle possibilità di offerta
e di acquisto di prodotti che possano soddisfare i propri bisogni.
Accanto alla funzione informativa la moderna pubblicità
commerciale esercita un forte potere persuasivo dovuto non solo ad una
propensione o interesse di ogni organizzazione a fornire informazioni
favorevoli sul proprio prodotto, ma anche alla crescente influenza
esercitata dai nuovi mezzi di comunicazione sul pubblico destinatario.
La pubblicità cerca di attirare l’attenzione dei consumatori finali
persuadendoli o suggestionandoli. Con l’evolversi e il modificarsi della
struttura della domanda e dell’offerta, delle pre-condizioni decisive alla
scelta e all’acquisto di un determinato prodotto, la funzione persuasiva
ha assunto nel tempo un rilievo dominante rispetto a quella informativa.
La funzione della pubblicità commerciale moderna consiste
sostanzialmente nell’esercitare attraverso i mezzi di comunicazione di
massa un influsso psicologico sul pubblico dei consumatori per indurre
all’acquisto di determinati beni o servizi
4
. In questo senso, si parla di
pubblicità del profondo
5
, che si propone di influenzare il comportamento
dei consumatori, servendosi di tecniche persuasorie e appellandosi ai
differenti livelli di coscienza di cui il consumatore finale è portatore.
3
Grandinetti R., Concetti e strumenti di Marketing, Milano, 2002, 201.
4
Ghidini G., Introduzione allo studio della pubblicità commerciale, Milano, 1968,
20.
5
Packard V., I persuasori occulti, Torino, 1958, 53.
11
D’altro canto, in un mercato sempre più affollato di prodotti simili
o complementari, appartenenti ad uno stesso segmento di mercato,
sarebbe impensabile proporre una tipologia di pubblicità basata sulla
mera esposizione dei dati e delle caratteristiche dei prodotti offerti, senza
introdurre elementi differenziali che possano attrarre l’interesse del
pubblico obiettivo.
Il problema sorge quando la comunicazione pubblicitaria è
volontariamente e consapevolmente spinta verso l’aspetto persuasivo e
manipolatorio: in questo caso, si potrà parlare di pubblicità commerciale
suggestiva che fa leva sulla manipolazione delle emozioni e della
percezioni dei consumatori.
1.2. Problemi giuridici della pubblicità commerciale.
La pubblicità commerciale moderna con chiari intenti persuasivi ha lo
scopo di imprimere il più possibile nella memoria del potenziale
consumatore un marchio, un determinato prodotto, comunicando i
vantaggi e le qualità appartenenti all’identità aziendale.
Questo aspetto può rappresentare un’arma a doppio taglio, nel momento
in cui le informazioni fornite risultino viziate da elementi di
ingannevolezza (omissioni, dati falsi, tendenziosi o erroneamente
riportati) oppure non palesino la loro reale natura pubblicitaria e vengano
presentate come provenienti da soggetti terzi a cui viene attribuita
obbiettività e neutralità informativa oppure siano informazioni dirette a
ledere un determinato concorrente attraverso atti di concorrenza sleale,
12
causando non solo un pregiudizio economico al consumatore finale ma
anche un danno significativo al concorrente.
Da ciò nasce la necessità di una regolamentazione giuridica della
pubblicità commerciale che possa stabilire regole e limitazioni
all’esercizio della comunicazione pubblicitaria, al fine di garantire la
tutela dei soggetti coinvolti, siano essi imprenditori concorrenti,
consumatori o la collettività in generale.
La funzione pubblicitaria può assumere rilevanza giuridica quando
diviene elemento caratteristico di una serie di atti o di risultati. Infatti,
affinché si possano instaurare relazioni economiche tra l’impresa e i
consumatori finali incentrate su una determinata offerta, da cui
scaturiscono effetti giuridicamente rilevanti, occorre che l’ordinamento
giuridico ne regoli ed armonizzi l’esistenza e la struttura
6
.
In primo luogo, l’atto di pubblicità commerciale si inserisce
principalmente nei rapporti concorrenziali, essendo tale atto proprio
degli imprenditori che ambiscono ad acquisire o ad incrementare la
propria quota di mercato in determinato settore. Infatti, se un pubblico
potenziale di consumatori costituisce il destinatario dell’atto di
pubblicità, ciò non preclude che si instauri contemporaneamente un
rapporto concorrenziale tra imprenditori per la conquista della clientela.
Il rapporto concorrenziale trova una sua limitazione giuridica importante
nel divieto di concorrenza sleale, che si concretizza nel rispetto del
principio di correttezza professionale che, nel campo dell’attività
concorrenziale, deve reggere i rapporti tra concorrenti. In secondo
6
Sordelli L., Problemi giuridici della pubblicità commerciale, Milano, 1968, 16.
13
luogo, la comunicazione pubblicitaria è uno strumento aziendale che
interviene in maniera incisiva nella relazione tra impresa e consumatore
e in questo ambito riceve limitazioni giuridiche di rilievo come il divieto
di pubblicità illecita nelle fattispecie giuridiche di pubblicità
ingannevole, pubblicità occulta, pubblicità che lede i diritti fondamentali
riconosciuti alla persona e i principi costituzionalmente validi.
1.3. Interessi Protetti.
La pubblicità commerciale, configurandosi come comunicazione al
pubblico assume un importante rilievo giuridico in materia di protezione
e tutela degli interessi dei soggetti coinvolti, quali i concorrenti di
un’impresa attraverso atti di concorrenza sleale e i consumatori finali che
possono essere oggetto di atti ingannevoli il cui comportamento
economico può essere distorto o condizionato ed in generale la
collettività nella misura in cui vengono lesi diritti fondamentali quali
l’ordine pubblico, la salute, la sicurezza e la tutela dei minori
7
.
In generale, si può affermare che nel gioco concorrenziale e nelle
dinamiche di mercato moderne, gli interessi economici coinvolti
appartengono a precise categorie di soggetti:
- Gli imprenditori, il cui interesse economico è volto alla ricerca del
massimo profitto e del massimo sfruttamento della capacità persuasiva
della pubblicità commerciale; dal punto di vista concorrenziale tale
interesse corrisponde all’intento di sottrarre, attraverso l’impiego della
7
Fusi M., Testa P., Diritto e pubblicità, Milano, 2006, 20.
14
comunicazione pubblicitaria, quanta più possibile clientela (attuale o
potenziale) ai concorrenti
8
.
- I concorrenti, i cui diritti e interessi possono essere lesi da atti di
concorrenza sleale (atti di denigrazione, di comparazione, atti di
appropriazione di pregi altrui, atti di confusione con nomi o segni
distintivi) o di pubblicità ingannevole: in questo caso, i concorrenti
rischiano di subire sviamenti della clientela illegittimi perché
conseguenza di giudizi formulati dai consumatori sulla base di dati falsi
forniti dal concorrente sleale
9
. L’interesse della concorrenza risiede nella
garanzia di un corretto svolgimento della competizione economica e
delle dinamiche di funzionamento del mercato, del rispetto della
correttezza professionale da cui non possono derivare comportamenti
economici sleali;
- I consumatori, potenziali o attuali, i cui interessi economici sono
direttamente collegati al diritto di ricevere una informazione corretta e
veritiera, affinché la pubblicità commerciale non turbi o condizioni le
proprie scelte, pregiudicando il proprio comportamento economico. In
questo senso, la tutela giuridica riconosciuta al consumatore deve
garantire il rispetto del diritto a ricevere ed acquisire una più ampia
conoscenza delle qualità e delle caratteristiche del prodotto offerto.
Inoltre, la pubblicità deve rispettare la persona umana, e il suo diritto a
conseguire una scelta responsabile, nonché a mantenere e rispettare la
propria libertà interiore. Il danno pubblicitario può compromettere o
ledere i diritti fondamentali riconosciuti al singolo: diritto alla sicurezza,
8
Ghidini G., Introduzione alla pubblicità commerciale, Milano, 1968, 55.
9
Rossi G., La pubblicità dannosa, Milano, 2000, 6.
15
alla salute, alla propria dignità umana, alla protezione dei minori. In
questo senso, la comunicazione pubblicitaria può essere vista come un
servizio pubblico che contribuisce a soddisfare un diritto fondamentale
riconosciuto ai cittadini, ossia quello di poter ricevere informazioni che
gli permettano di prendere decisioni economiche e un diritto
fondamentale degli imprenditori di esprimersi liberamente per poter far
conoscere i propri prodotti e servizi ai potenziali consumatori
10
. Nel
1962, il Presidente degli Stati Uniti J. F. Kennedy in un messaggio
comunicato in occasione del Congresso Americano, palesava
l’importanza della protezione del consumatore e il suo diritto di essere
informato, di essere protetto contro l’informazione, l’advertising,
l’etichettatura o altre pratiche fraudolente, recettive o ingannevoli, e di
ricevere i dati di fatto di cui ha bisogno per effettuare scelte
consapevoli
11
, formulando per la prima volta i quattro diritti
fondamentali dei consumatori:
- Il diritto alla sicurezza dei prodotti;
- Il diritto ad una completa informazione;
- Il diritto ad una libera scelta;
- Il diritto ad essere ascoltati.
In occasione di un convegno internazionale tenutosi a Bruxelles nel 1979
tra associazioni delle agenzie pubblicitarie, imprese emittenti e mezzi di
comunicazione europei, venne elaborato un documento dal titolo La
10
Méndiz Noguero A., Cristófol Rodríguez C., Falsedad y Comunicación,
Universidad de Málaga, 2007, 15.
11
Il testo di Kennedy è riportato in maniera integrale in La pubblicità nell’era
dell’informazione, Pavia s. d., 195 ss.
16
libertà di pubblicizzare in cui si affermava: “l’uomo non può vantare una
vita in piena libertà senza la possibilità di scegliere; il diritto
all’informazione è un prerequisito a questa possibilità; il consumatore ha
il diritto ad essere informato in maniera corretta e completa e le imprese,
riconoscendo le proprie responsabilità hanno il diritto e il dovere di
informare il consumatore in maniera corretta e completa”
12
. La
rettitudine nell’esercizio dell’attività pubblicitaria non rappresenta un
valore aggiunto bensì un requisito fondamentale per il buon
funzionamento della comunicazione commerciale.
1.4. Profili giuridici di protezione del consumatore.
Il concetto di comunicazione pubblicitaria come servizio pubblico atto a
garantire il diritto di informazione dei singoli consumatori e il diritto di
libertà di espressione e di iniziativa economica riconosciuta ai singoli
imprenditori decade nel momento in cui la stessa pubblicità viene
considerata come il più importante strumento di differenziazione
commerciale favorevole del prodotto rispetto agli altri e leva di
vantaggio competitivo nella lotta concorrenziale, tanto da poter essere
utilizzata in maniera pregiudizievole o ingannevole, lesiva degli interessi
economici dei soggetti coinvolti. La possibilità di un potenziale uso
illecito della pubblicità commerciale diviene ancor più evidente nei
sistemi di produzione moderni, caratterizzati da asimmetrie informative
tra domanda e offerta, dalla presenza di numerose imprese
tendenzialmente monopolistiche nonché da forme di concentrazione
12
Desantes J. M., Jornadas de derecho de la Publicidad, Istituto Nacional De
Publicidad, 1980, 44.
17