4
Secondo Jevons
3
nello scambio, ossia nell’atto economico più importante,
ogni individuo cede un bene (o lavoro) sottoponendosi a una pena (utilità
negativa o disutilità) in cambio di un altro bene, che invece gli procura un
piacere (utilità). Gli individui cercano di acquisire (cedere) il maggior
(minor) numero possibile di unità di ogni singolo bene; ciascuna unità,
però, procura un’utilità diversa: decrescente per i beni acquisiti e crescente
per quelli ceduti. La soddisfazione o la pena generata da variazioni unitarie
della disponibilità dei beni è tradizionalmente indicata come “utilità
marginale”.
Oggi, a dispetto dell’apparente centralità della percezione e della
soggettività, il valore del richiamo alla psicologia assume una posizione
meno rilevante. Schumpeter
4
osserva come la teoria del valore basata
sull’utilità ha molto più diritto di essere definita una logica che non una
psicologia dei valori. Il progetto neoclassico è, nella realtà, molto lontano
da quello psicologico e, nel campo dell’utilità, psicologia ed economia si
sono antagonisticamente avvicinate solo molti anni dopo.
3
William Stanley Jevons (1835-18821) pubblica la sua opera principale The theory of political economy
nel 1871.
4
Schumpeter, J.A. (1954) Storia dell’analisi economica. Tr.it. Bollati Boringhieri, Torino 1990
5
1.2 Generalità su utilità, razionalità e funzioni di utilità.
La psicologia assume tradizionalmente la presenza simultanea di
comportamenti “razionali” e “irrazionali” nello stesso individuo, ritenendo
suo merito fondamentale l’aver mostrato con rigore scientifico la loro
contiguità e relatività (Ferrari, Romano 1999).
Per gli economisti la questione è più delicata. L’economia si attribuisce il
compito di prescrivere come operare secondo razionalità, ovvero
principalmente secondo la massimizzazione dell’utile.
Il paradigma neoclassico dominante, definiti i limiti all’azione, dedica
buona parte della sua attenzione al “calcolo” raffinato delle migliori
procedure di massimizzazione, basandosi sulla speranza di unificare diversi
approcci alle scienze umane su due presupposti metodologici,; da una parte
l’idea che l’utilità fosse un concetto con una forte ed indiscutibile valenza
empirica, dall’altra la crescente sicurezza che su questa evidenza empirica
fosse possibile costruire grandi generalizzazioni per via deduttiva
(Schumpeter, 1954).
Il progetto scientifico neoclassico muoveva dall’assunto che le
fondamentali pulsioni individuali all’agire economico e i conseguenti
criteri di scelta fossero:
a) pochi;
b) semplici;
6
c) indagabili scientificamente;
d) trattabili matematicamente;
e) misurabili.
Basandosi sul principio che il funzionamento dell’economia può essere il
risultato di una più o meno rigorosa “somma” delle intenzioni e dei
comportamenti dei singoli, diventava possibile derivare – attraverso
procedure matematiche – gran parte delle leggi sui fenomeni economici.
In questa impostazione riveste una grande importanza la funzione di utilità:
u = f (x)
La funzione presupponeva inizialmente la misurabilità dell’utilità, ossia la
possibilità di attribuire un valore numerico (un numero cardinale) ad ogni
livello della percezione di utilità. Il concetto di cardinalità imponeva però il
confronto di due diverse percezioni di utilità e postulava la possibilità di
confrontare numericamente le sensazioni di differenti agenti e dello stesso
sulla base di un sistema di misura.
Oggi nella manualistica sono presenti le funzioni di utilità, ma con un
significato molto diverso da quello delle origini; ne è testimonianza la quasi
completa assenza di ogni preoccupazione per una definizione del loro
significato psicologico. Le funzioni di utilità restano un puro espediente
7
formale, che rimanda solo allusivamente a una realtà psicologica, che gli
economisti ancora assumono, ma rifiutano di indagare.
5
1.3 Gli assiomi e la psicologia economica.
Nell’arco di un secolo il programma scientifico neoclassico si è molto
ridimensionato fino ad assumere come nucleo delle proprie argomentazioni
un corpo di assiomi che contiene, al di là dell’intenzione degli economisti,
una visione della psicologia umana. La presenza di una psicologia implicita
è anche favorita dallo scarso interesse dei primi marginalisti per una chiara
delimitazione degli ambiti disciplinari e, soprattutto, dei rapporti con la
psicologia.
L’assiomatica prende le mosse dalla considerazione di panieri di beni, cioè
di generici insiemi di beni di consumo e/o di servizi di interesse
economico. Sull’insieme dei panieri x si stabilisce una relazione binaria P,
tale che:
Assioma 1: per tutte le coppie x, x’, tratte dall’insieme di panieri, si
deve avere xPx’ o x’Px, oppure xIx’.
Se interpretiamo P come la relazione di preferenza, allora l’assioma
afferma che, dati due qualsiasi panieri e un consumatore, o un paniere è
preferito all’altro, oppure tra di loro non c’è preferenza (xIx’).
5
Pheby (1988) scrive: ”coloro che si dedicano alla microeconomia sono rimasti sempre più coinvolti in
8
La psicologia ha evidenziato l’erroneità di questo assunto, dimostrando
che, in molte situazioni gli individui non sanno definire una stabile
relazione di preferenza, a causa dell’ambivalenza dei loro desideri, di
carenze caratteriali, dell’incapacità fobica di prendere decisioni, o per altri
motivi. Queste critiche non sono state respinte dagli economisti, che hanno
però considerato le deviazioni dal comportamento medio come eccezioni
economicamente trascurabili e di pertinenza d’altre discipline.
Assioma 2: dati tre panieri di beni –x, x’ e x’’- se xPx’ e anche
x’Px’’, allora si deve avere pure xPx’’.
Green
6
ha riconosciuto che nello studio delle preferenze deve essere
considerata la variabile “soglia”, cioè le preferenze sono determinate dalla
percezione di una differenza che deve superare una certa intensità. Sotto ad
un certo livello la differenza non è percepita. La conseguente discontinuità
percettiva fa sì che la transitività sia applicabile solo in una parte dei casi.
Il meccanismo delle soglie produce effetti, apparentemente “irrazionali” e
contraddittori, che non sono facilmente trattabili matematicamente.
Assumendo che la scelta sia limitata a due soli panieri, omogenei per
tipologia di beni e diversi per proporzioni quantitative dei componenti,
segue un assioma che viene definito dell’avidità:
un campo di studi più affine alla matematica pura”.
6
Green, H.A.J.(1971) La teoria del consumatore. Tr.it ISEDI, Milano 1976.
9
Assioma 3: dati due panieri di beni qualsiasi: x, x’,se essi sono
uguali, eccetto per il fatto che x contiene una quantità maggiore di
almeno un bene, allora si deve avere xPx’.
Anche in questo caso la teoria economica opera varie semplificazioni, non
immediatamente percepibili. In molti casi è infatti indubbio che quantità
maggiori, se appropriate e ragionevoli, sono preferibili.
L’assioma, in apparenza di portata limitata, per effetto del quantificatore
“qualsiasi” comporta affermazioni più vaste ed impegnative. La
proposizione contiene infatti anche l’idea che l’individuo sia egoista ed
edonista. In realtà sia gli economisti sia gli psicologi economici hanno
colto le conseguenze di stretta pertinenza alla teoria economica di
un’affermazione così forte.
Enunciamo, dunque, in modo intuitivo e non matematico il quarto assioma
detto “di continuità”:
Assioma 4: nell’esame dei singoli beni devono essere considerate
variazioni quantitative piccole a piacere, così che esse consentano di
identificare infiniti distinti panieri.
Sulla base degli assiomi finora visti , si può tracciare una curva che è
l’insieme degli infiniti punti, ciascuno dei quali indica uno dei panieri,
diversi per proporzioni quantitative dei beni, ma uguali per utilità.
Chiamiamo questo insieme curva di indifferenza, in quanto muovendosi
10
lungo di essa il consumatore incontra panieri che non è possibile ordinare
gerarchicamente.
Il saggio di sostituzione della curva cresce all’infinito, non esiste cioè la
completa sostituibilità. Nessuna quantità può compensare la completa
assenza di un bene e ciò si concreta nel quinto assioma:
Assioma 5: sono ammesse solo curve di indifferenza rigorosamente
convesse; sono esclusi tratti delle curve retti.
Se ci fossero più punti d’equilibrio si verificherebbe la strana situazione in
cui sarebbero possibili più scelte, e se questo non è scandaloso per gli
psicologi, costituisce un problema per gli economisti poiché verrebbe meno
il valore prescrittivo della teoria.
1.4 Gli studi critici della psicologia economica.
Per quanto riguarda i primi due assiomi si possono notare i notevoli
problemi che sorgono quando si consideri la stabilità delle preferenze.
Infatti, non solo l’ordinamento dei panieri può non essere completo, ma
anche la sua persistenza nel tempo è opinabile, dato che le persone spesso
cambiano idea con grande volubilità.
Nel 1938 Samuelson
7
propose un approccio definito “Teoria delle
preferenze rivelate” che offriva numerosi vantaggi quali:
7
Samuelson, P.A. (1956) Social indifferent curves . Quarterly journal of Economics, 70, pp1-22.
11
1. la drastica riduzione degli assiomi
2. l’assenza di assunzioni sull’utilità (anche ordinale)
3. la possibilità di ottenere i più importanti risultati economici (e in
primo luogo le funzioni di domanda).
Le preferenze rivelate non ricorrono alle curve di indifferenza, ma
consentono di ricavarle allontanando così la necessità di giustificare i
risultati economici con assunti psicologico- comportamentali.
Tversky e Russo
8
conducono alla transitivita’ del secondo assioma un
attacco più radicale, facendo notare che ciascun bene, e quindi ciascun
paniere, soddisfano diverse esigenze. La prevalenza, in momenti differenti,
di esigenze diverse rende dunque irrimediabile l’intransitività delle scelte.
1.5 La problematica degli sciocchi razionali.
Per quanto riguarda il terzo assioma alcuni esperimenti dimostrano come
gli organismi possiedono una sorta di distribuzione ideale delle varie
quantità di stimoli e attività piacevoli. Se questa ripartizione viene alterata,
per esempio obbligando a più frequenti esperienze di un certo tipo, allora si
ha un capovolgimento del loro vissuto da positivo a negativo.
Altri tipi di considerazione provengono dal premio Nobel per l’economia
Amartya Sen in un lavoro dal titolo: “Sciocchi razionali: una critica dei
12
fondamenti comportamentistici della teoria economica”.
9
Sen afferma che
un grave limite della teoria economica consiste nella visione dell’uomo
come egoista, guidato solo dal proprio interesse, e non anche sulla base di
obblighi e simpatie. L’obbligo, spiega Sen, può spingere gli individui ad
agire nell’aspettativa di un benessere minore, rispetto a quello ottenibile
con un’alternativa praticabile; la simpatia può essere intesa come quel
fenomeno per il quale il nostro benessere, a parità di condizioni, dipende
psicologicamente da quello altrui.
Nel caso delle privazioni (rinunce) e dell’assiduo risparmio da parte dei
genitori per il benessere dei propri figli, l’intera famiglia può essere
considerata come decisore unico, tuttavia, non sempre determinati acquisti
per i figli sono finalizzati al benessere di tutti i componenti,
indistintamente.
In taluni casi, chi compie i sacrifici non gode del bene, mentre chi non ne fa
gode interamente dell’acquisto. Si fa riferimento a questa situazione come
ad un esempio di consumatore che agisce prevalentemente sulla base della
simpatia ( verso il familiare), e, probabilmente, seguendo un obbligo
morale (procurare ai figli una vita migliore della propria).
Sen aggiunge che un paradigma che si accorda con qualsiasi fenomeno e
non è smentito da nessun fatto è solo banalmente vero, mentre è
8
Tversky, A; Russo, J.E. (1969) Substitutability and similarità in binary choices. Journal of Mathematical
Psychology.
13
fondamentale conoscere sia come un determinato fenomeno si produca, sia
quando e come non si verifichi.
1.6 Le istanze di personalità in contrapposizione all’homo oeconomicus
come fascio di preferenze.
La problematica degli “sciocchi razionali” ha introdotto nella valutazione
degli assiomi considerazioni di carattere etico, dando l’impressione che il
dualismo di Sen male si accordi con l’impostazione economica
tradizionale. La presenza di differenti motivazioni all’azione economica
facilmente conduce a contraddizioni nell’apparato deduttivo economico.
Albanese
10
fa osservare come proprio la psicologia dinamica possa
rappresentare una teoria unificante, che compone senza contraddizioni
logiche i conflitti di motivazioni osservabili tra gli agenti economici. Se
infatti si passa da una concezione di questi come meri fasci di preferenze a
individui dotati di una pluralità di istanze di personalità, allora è possibile
rendere ragione di livelli differenti di razionalità tra differenti agenti e nello
stesso agente. In questo modo anche le scelte economiche e di consumo
riflettono l’intima natura della pluralità delle istanze di personalità. Se
rimane una primordiale e quasi biologica tendenza egoistica alla riduzione
9
Sen,A. (1982) Sciocchi razionali: una critica dei fondamenti comportamentistici della teoria economica.
Tr.it.in: Sen, A. Scelta, benessere, equità. Il Mulino, Bologna, 1986, pp. 147-178.
14
del dolore e alla ricerca dei piaceri, che si riflette anche in comportamenti
di massimizzazione, è anche presente una forte istanza altruistica.
Dal momento che tali istanze si manifestano solo in parte alla coscienza, la
stabile presenza simultanea di tendenze opposte nello stesso agente
economico non costituisce affatto una sorpresa per lo psicologo, dato che,
come afferma Schelling,
11
le preferenze negli individui spesso
interagiscono o addirittura confliggono.
1.7 L’aggregazione e il passaggio dal livello microeconomico a quello
macroeconomico.
La tradizione neoclassica nutre grande fiducia nella possibilità che le scelte
dei decisori economici, guidate dall’utile individuale, si armonizzino
massimizzando anche l’utile collettivo. La sola condizione, posta affinché
un’ economia nel suo complesso dispieghi tutte le sue potenzialità, sta nella
presenza di un mercato veramente libero. La libertà di scambio richiesta
consiste nella possibilità per gli agenti di cambiare: a) nelle quantità e nei
prezzi voluti, b) senza ostacoli di natura politica, fisica, informativa,
organizzativa. Il mercato perviene così spontaneamente ad una situazione
di equilibrio inteso come massima soddisfazione di ciascuno.
10
Albanese, P.J. (1987) The nature of preferences: an exploration of the relationship between economics
and psychology. Journal of Economic Psycology, 8, pp 3-17.
11
Schelling ,T. (1981) Economic reasoning and the ethics of policy. Public interest,60, pp. 94-118.
15
Questo assunto trova espressione nella legge di Say
12
il quale sostiene che,
in un’economia in cui è presente una sviluppata divisione del lavoro,
l’unico mezzo per il singolo di appropriarsi della varietà dei beni necessari
è l’offerta dei beni desiderati dagli altri agenti. Egli conclude
ottimisticamente che la produzione e l’offerta aggregata creano il fondo di
valori che alimenta, nella misura corretta, la domanda aggregata. In questo
semplice modello gli individui sono considerati in quanto consumatori,
nelle famiglie e, in quanto produttori, nelle imprese; la psicologia però,
come verrà spiegato in seguito, è molto più rigida nel definire la sua unità
d’analisi.
Nella figura 1, seguendo il flusso, il sistema delle imprese distribuisce alle
famiglie – fase 1 – redditi di varia natura (salari, dividendi ecc.).
12
Ferrari L., Romano D. Mente e Denaro. (1999) Raffaello Cortina Editore.
16
Spese in consumi FAMIGLIE
Fase 2 Fase 1
IMPRESE Redditi
Fase 2
Fase 3 Risparmi
Investimenti SISTEMA FINANZIARIO
Fig. 1
Le famiglie ripartiscono il loro reddito– fase 2 – in acquisti di prodotti
offerti dalle imprese (consumi) e in risparmi che conferiscono al sistema
finanziario (essenzialmente banche e società finanziarie). Le famiglie
decidono – fase 3 – se investire i risparmi nel sistema delle imprese o se
lasciarli “inoperosi”. Concludendo il movimento circolare iniziato dalle
imprese, le stesse ricevono fondi dalle famiglie sotto forma di acquisti e
risparmi investiti. Il movimento circolare continua, dunque, ma su una
scala maggiore. In conclusione, la crescita è basata sulle decisioni di
consumo e di risparmio/investimento delle famiglie.
17
Say e i marginalisti ritengono che, salvo perturbazioni circoscritte e di
breve durata, i mercati abbiano meccanismi spontanei e automatici di
riaggiustamento delle decisioni così che il circolo virtuoso sia assicurato.