19
7) Madagascar;
8) Himalaya orientale (Nepal, Tibet, India, Bhutan);
9) Montagne dei Ghati Occidentali (India);
10) Foresta di Sinharaja (Sri Lanka);
11) Indonesia;
12) Malaysia peninsulare;
13) Borneo settentrionale (Indonesia, Malaysia);
14) Filippine;
15) Nuova Caledonia.
Tra queste quindici aree ne sono state individuate sei che presentano un
grave stato di pericolo per la conservazione della loro biodiversità: le Ande
tropicali dove il rischio di deforestazione è molto alto; la regione biogeografica del
Chocò, che possiede la maggior diversità vegetale del mondo; la Foresta
atlantica del Brasile, la quale è stata ridotta ad appena il 2−5% della sua
estensione originaria; il Madagascar; le Filippine, forse la regione più devastata
per la pressione demografica a cui è sottoposta; l’Indonesia, un immenso
arcipelago in cui albergano una gran quantità di specie in pericolo di estinzione e
che possiede forse la maggior diversità marina del mondo (MITTERMEIER ed
altri, 1993).
1.5.2 Paesi con megadiversità
Un altro meccanismo per determinare le priorità di intervento per la difesa
della biodiversità, consiste nell’identificare le unità politiche o Paesi. Questo
concetto si applica ad un numero molto piccolo di Stati che costituiscono il
privilegiato complesso di territori politicamente ben definiti, che possiedono la più
20
alta percentuale di biodiversità del mondo. I Paesi con megadiversità sono dodici
e posseggono tra il 60% ed il 70% della diversità biologica dell’intero Pianeta.
Essi sono:
— Stati Uniti — Zaire — Cina
— Messico — Madagascar — Australia
— Colombia — Ecuador — India
— Perù — Brasile — Indonesia
La maggior parte di questi sono molto estesi, però alcuni di essi, come
Madagascar ed Ecuador, posseggono un’elevata biodiversità pur essendo
relativamente piccoli. È da notare inoltre, che la Colombia occupa il secondo
posto in ordine di importanza dopo il Brasile, possedendo un territorio sette volte
più piccolo (MITTERMEIER ed altri, 1993).
1.5.3 Aree silvestri di maggior importanza
Queste aree corrispondono a grandi estensioni di ecosistemi primitivi di
bosco umido tropicale, dove i processi evolutivi naturali non sono stati ancora
alterati dall’uomo moderno e dove le popolazioni aborigene possono vivere
secondo il loro stile di vita tradizionale (MC NEELY, 1990). In queste aree
silvestri ancora intatte si devono pianificare azioni per prevenire che siano
minacciate dall’uomo in un prossimo futuro. Esse sono:
1) Foresta amazzonica
2) Foresta del Congo (bacino idrografico del fiume Zaire)
3) Foresta dell’isola della Nuova Guinea.
39
3.2 FUNZIONI DELLE AREE NATURALI PROTETTE
Le aree naturali protette rappresentano una risorsa molto importante per la
società umana e per una delle sue caratteristiche principali, rappresentata dalla
qualità della vita. In quanto risorsa tali aree vanno considerate, secondo i canoni
della nostra economia, come portatrici di un vero e proprio valore
monetariamente quantificabile in base alla somma delle valenze economiche,
sociali ed ecologiche che un ambiente naturale racchiude in sé.
Prima di poter quantificare il valore di una riserva naturale è necessario
capire in che modo tali aree influenzino in modo positivo la nostra qualità della
vita. Il benessere umano e la qualità della vita dipendono direttamente o
indirettamente dalla disponibilità di beni e servizi forniti dall’ambiente. Tali beni e
servizi rappresentano le funzioni fornite dall’ecosistema e ci permettono,
attraverso una stima del loro valore, di determinare il peso economico di una
determinata area naturale.
De Groot
11
(1994) individua una lista di 37 funzioni principali che si
possono attribuire ad un ecosistema naturale, che si restringono a 29 (vedi Tab.
3.1) se si considera un’area naturale protetta. Tutte queste funzioni sono
riconducibili a quattro categorie funzionali principali:
• Funzioni di regolazione (regulation functions). Questo gruppo di
funzioni si riferisce alla capacità degli ambienti naturali e seminaturali di
contribuire al mantenimento di un salubre ambiente di vita per l’uomo fornendo
aria pura, acqua e suolo e regolando gli essenziali processi ecologici. La maggior
parte delle altre funzioni delle aree protette, come ad esempio l’uso ricreativo, lo
11
In MUNASINGHE & MC NEELY (1994), pag. 161.
40
sfruttamento diretto delle risorse naturali e l’uso scientifico ed educativo,
dipendono da questo processo di regolazione.
• Funzioni portanti (carrier functions). Gli ambienti naturali e seminaturali
forniscono lo spazio e l’adeguato substrato per molte attività umane come
l’abitazione, l’agricoltura e l’attività ricreativa, che richiedono infrastrutture
permanenti. Nell’ambito di un’area naturale protetta saranno prese in
considerazione solo quelle attività che assicurino l’uso di queste funzioni entro i
limiti segnati dalla capacità di carico dell’ecosistema considerato.
• Funzioni produttive (production functions). Gli ambienti naturali
forniscono risorse fondamentali per la vita umana quali il cibo, le materie prime
per le costruzioni e la produzione di energia, nonché le risorse genetiche e quelle
utilizzabili in campo medico e farmacologico. Poiché tali ecosistemi naturali
supportano molti altri organismi oltre l’uomo e svolgono molte altre funzioni
simultaneamente, la capacità delle aree protette di fornire risorse produttive in
maniera sostenibile è spesso molto limitata. All’interno delle aree protette quindi,
le speciali zone di sfruttamento per permettere l’uso di tali risorse di sussistenza
per la popolazione locale entro livelli sostenibili devono essere attentamente
stabilite e delimitate.
• Funzioni di informazione (information functions). Questo gruppo di
funzioni si riferisce alla capacità degli ambienti naturali di contribuire al
mantenimento del benessere mentale e psicologico dell’uomo fornendo
opportunità di riflessione, conoscenza, arricchimento spirituale, esperienza
estetica, sviluppo scientifico e ispirazione artistico-culturale. La salvaguardia delle
funzioni di informazione, insieme con quelle di regolazione, costituiscono spesso
la ragione principale per la creazione di un’area naturale protetta.
41
La capacità di un determinato ecosistema naturale o seminaturale di fornire
certi beni e servizi dipende dalle sue caratteristiche ambientali rappresentate dai
suoi processi e dalle sue componenti naturali principali, poiché nello stesso modo
in cui le caratteristiche ambientali variano sensibilmente tra ecosistemi diversi,
parimenti variano le loro funzioni.
Per quanto riguarda in maniera specifica il caso di una riserva naturale
invece, altri fattori possono influenzare la capacità dell’ecosistema nel fornire
beni e servizi. Quali funzioni siano maggiormente rilevanti in una data area
naturale protetta dipende, infatti, non solo dalle sue caratteristiche ecologiche,
ma anche dall’ambiente culturale e socioeconomico e dagli obbiettivi di gestione
di tale area. La maggior parte di queste funzioni si possono comunque attribuire
sia alle aree naturali protette che a quelle non protette, specialmente per quanto
riguarda le funzioni di regolazione. Le altre funzioni (portanti, produttive e di
informazione) sono invece maggiormente correlate con le specifiche necessità ed
attività umane e quindi influenzate dagli obbiettivi di gestione.
Nelle riserve naturali dove è permesso un minimo sfruttamento diretto delle
risorse da parte dell’uomo, come ad esempio nei parchi nazionali, queste ultime
tre funzioni sembrano essere più importanti in termini di diretti benefici economici.
Ciò nonostante, il mantenimento delle funzioni di regolazione è essenziale per
l’appropriato funzionamento di tutti i sistemi naturali e deve essere sempre preso
in considerazione nel valutare i benefici economici delle aree protette (DE
GROOT, 1994).
42
Tab. 3.1. Lista delle funzioni di un’area naturale protetta.
Funzioni di regolazione
1. Regolazione della composizione chimica dell’atmosfera e degli oceani a
2. Regolazione climatica a
3. Protezione dei bacini idrografici a
4. Regolazione delle riserve idriche a
5. Protezione dei litorali a
6. Prevenzione dell’erosione e controllo della sedimentazione a
7. Fissaggio dell’energia solare e produzione di biomassa a
8. Immagazzinamento e riciclaggio di materie organiche, sostanze nutritive e rifiuti a
9. Controllo biologico a
10. Culla biologica ed habitat delle migrazioni b
11. Mantenimento della diversità biologica b
Funzioni portanti
1. Habitat (popolazioni indigene) c
2. Coltivazione (sostenibile) c
3. Conversione dell’energia c
4. Ricreazione c
5. Protezione della natura b
Funzioni produttive
1. Cibo c
2. Risorse genetiche c
3. Risorse mediche e farmaceutiche c
4. Materie prime per il vestiario c
5. Materie prime di produzione c
6. Materie prime per la biochimica c
7. Combustibile ed energia c
8. Risorse ornamentali c
Funzioni di informazione
1. Informazione estetica b
2. Informazione spirituale e religiosa b
3. Informazione storica b
4. Informazione culturale ed artistica c
5. Informazione scientifica ed educativa b
a. Funzione non influenzata dagli obiettivi di gestione; non richiede speciali misure di
management (oltre al mantenimento dell’integrità naturale dell’area in questione ).
b. Principale obiettivo delle aree protette.
c. Obiettivo secondario, da perseguire solo quando sia possibile farlo in maniera sostenibile (senza
interferenze con gli obiettivi primari), preferibilmente all’interno di speciali zone di sfruttamento.
Fonte: de Groot (1994), in Munasinghe & Mc Neely (1994), pag. 167.
43
3.3 VALORE SOCIOECONOMICO DELLE RISORSE
NATURALI DI UN’AREA PROTETTA
Dopo aver identificato e descritto abbastanza esaustivamente le varie
funzioni svolte da una determinata riserva naturale è possibile ora determinare,
attraverso opportuni metodi di valutazione e criteri di stima, il valore
socioeconomico delle risorse ambientali di tale area. Il valore socioeconomico di
una riserva naturale consiste nella somma dei differenti valori attribuibili ai beni e
servizi forniti da quest’ultima, sino ad arrivare alla stima di un vero e proprio
valore monetario dell’area in questione.
Il valore socioeconomico totale è definito da Pearce (1989) con la seguente
equazione:
valore socioec. = valore di utilizzo + valore di utilizzo potenziale + valore di non utilizzo
A questo punto è opportuno analizzare singolarmente ognuno di questi tre valori
in tutte le sue componenti.
3.3.1 Valore di utilizzo (use value)
Tale valore deriva dall’attuale utilizzo delle risorse ambientali e può essere
disaggregato ulteriormente in valore di utilizzo diretto e valore di utilizzo indiretto.
1. Valore di utilizzo diretto. Questo valore corrisponde all’uso diretto che
fa l’uomo dei beni e servizi forniti da un ambiente naturale. Esso è rappresentato
innanzitutto dal valore di produzione (productive use value) derivante
principalmente dalle entrate monetarie dovute al turismo ed alle spedizioni
scientifiche nell’area naturale e dallo sfruttamento delle risorse naturali per
ricavare beni e materie prime da immettere sul mercato. Altri valori da
considerare sono il valore di consumo (consumptive use value) che si riferisce
44
alle risorse ambientali sfruttate ed utilizzate direttamente dalla popolazione locale
senza passare attraverso il mercato, ed il contributo al mantenimento della
salute dell’uomo attraverso le funzioni di regolazione climatica, riciclaggio di
materie organiche e rifiuti, fornitura di cibo e di opportunità ricreative e di ricerca
medica. Questo contributo al mantenimento della salute umana è comunque
attribuibile sia all’utilizzo diretto delle funzioni ambientali che a quello indiretto,
rappresentando perciò un valore di difficile valutazione ma da non trascurare
data la sua notevole importanza. Infine non bisogna trascurare il valore
occupazionale che dipende direttamente ed indirettamente dalla conservazione
ed utilizzo sostenibile delle funzioni ambientali di un parco nazionale.
2. Valore di utilizzo indiretto. Questo valore è dovuto principalmente ai
vantaggi derivanti dai servizi funzionali che l’ambiente fornisce, supportando la
produzione ed il consumo correnti (MUNASINGHE, 1994). Esso è rappresentato
dal valore di conservazione (conservation value) delle funzioni di regolazione
nonché dal contributo indiretto al mantenimento della salute dell’uomo (DE
GROOT, 1994).
3.3.2 Valore di utilizzo potenziale (option value)
Il valore di utilizzo potenziale è definito come “la presente disponibilità a
pagare per ottenere un ricavo futuro derivante da una risorsa inutilizzata, quando
la possibilità di utilizzarla verrà esercitata
12
”. In pratica è rappresentato dalla
volontà di pagare per mantenere intatta la possibilità di utilizzare un parco
naturale o le sue risorse in futuro.
12
In MUNASINGHE, 1994: “ Option value is the present willingness to pay based on the future
benefit to be derived from an unutilized asset when the option to use it will be exercised (for a
more detailed explanation, see Bishop, 1982) ”, pag. 20.
45
3.3.3 Valore di non utilizzo (non use value)
Tale valore è costituito principalmente dal valore di esistenza (existence
value) definito come “disponibilità a pagare per conservare una risorsa da parte
di individui che non hanno l’intenzione di utilizzarla mai
13
”. Ciò significa che
determinate persone sono disposte a pagare una certa somma di danaro per la
conservazione di una riserva naturale senza avere l’intenzione di visitarla in
futuro, ma per il solo fatto di sapere che essa continui ad esistere.
Il valore di esistenza non è quindi legato all’utilizzo ma riflette un interesse
degli individui per i diritti ed il benessere delle altre forme di vita. Molte persone
valorizzano l’esistenza di regioni come l’Amazzonia, ma questo valore di
esistenza non ha niente a che vedere con il mantenimento di una possibilità di
futuro utilizzo o con la volontà di ritardare il suo sfruttamento sino a quando non
saranno disponibili maggiori informazioni e nuove tecnologie (BICKMORE &
WILLIAMS, 1994).
13
In MUNASINGHE ed altri, 1994: “ Willingness to pay to preserve a resource by individuals
who never plan to use to use the resource ”, pag. 193.
46
Fig. 3.1. Valore economico delle risorse naturali di un’area protetta.
VALORE ECONOMICO TOTALE
Valore di utilizzo Valore di utilizzo potenziale Valore di non utilizzo
Diretto Indiretto Valore di esistenza Altri valori
di non utilizzo
• Valore di • Valore di Futuri diretti ed
produzione conservazione indiretti valori
di utilizzo
• Valore di • Salute umana
consumo
• Salute umana
• Occupazione
- Funzioni produttive - Funzioni di regolazione - Protezione di natura - Funzioni portanti
- Funzioni di informazione e biodiversità in genere
- Funzioni ricreative e
turismo
DECRESCENTE TANGIBILITÀ DEL VALORE PER GLI INDIVIDUI
Fonte: Adattamento da Pearce, 1992.
174
Fig. 7.2. Aree del Sistema di Parchi Nazionali della Colombia.
Fonte: Nostra elaborazione da MINAMBIENTE-IGAC, 1997.
370
12.6 VALORE SOCIOECONOMICO DEL PARCO
TAYRONA
I paragrafi precedenti di questo capitolo hanno evidenziato i vari valori
economici che concorrono a determinare quello socioeconomico globale del
Parco Nazionale Tayrona. L’enfasi che abbiamo dato nel nostro studio alla stima
di tale valore, rispecchia l’importanza di ottenere un riscontro puramente
monetario che ci permetta di stabilire il peso e l’influenza del Tayrona sull’intera
economia regionale. Riepilogando le cifre sino ad ora calcolate siamo giunti alla
determinazione di un valore socioeconomico totale per il 1996 di 3.776.211
US$ annuali.
Tab. 12.7. Valore socioeconomico totale del PNN Tayrona per il 1996 (US$).
VALORE
DI
UTILIZZO
VALORE
DI UTILIZZO
POTENZIALE
VALORE
DI NON
UTILIZZO
DIRETTO INDIRETTO
Valore di produzione* 1.146.026
Valore di consumo 628.696
Valore occupazionale 838.772
Contributo alla salute umana + +
Valore di conservazione 960.000
Imposta fondiaria 61.418
Valore di esistenza +
2.613.494
960.000
3.573.494
141.299
61.418
TOTALE
3.776.211 (US$)
* al netto del valore occupazionale.
371
Tra le componenti principali del valore socioeconomico totale del Parco
Nazionale Tayrona, il valore di utilizzo diretto costituisce quello che apporta il
contributo maggiore. Questo valore è determinato da un’effettiva entrata
monetaria e ci permette di conoscere la consistenza del giro d’affari che il Parco
è capace di muovere ogni anno. Non bisogna comunque dimenticare i benefici
per la società, costituiti dall’utilizzazione indiretta delle risorse di quest’area
naturale, il cui effetto positivo, nonostante non generi un’effettiva entrata
monetaria, è comunque possibile quantificare economicamente.
Per quanto riguarda il valore di utilizzo potenziale, lo abbiamo stimato in
base solamente alla disponibilità a pagare, per conservare l’opportunità di
usufruire in futuro delle bellezze del Parco, da parte dei turisti colombiani che lo
hanno visitato nel 1996. Questo dato perciò non rappresenta il valore di utilizzo
potenziale del Parco Tayrona per l’intera popolazione nazionale, né include i
turisti stranieri, che si suppone, dati gli alti costi del viaggio di trasferimento,
visitino il Parco una sola volta nella loro vita. Si deve quindi considerare questo
valore come una sottostima di quello effettivo che, secondo la definizione data
dagli economisti ambientali, dovrebbe essere almeno uguale al valore di utilizzo,
essendo il valore di utilizzo potenziale costituito da futuri diretti ed indiretti valori
di utilizzo.
L’unica componente del valore socioeconomico totale che ci obbliga a fare
alcune precisazioni è costituita dal valore di non utilizzo, rappresentato
dall’imposta fondiaria. Nel nostro studio, infatti, abbiamo considerato questa
imposta come un affitto annuale pagato allo Stato per la concessione della
gestione provvisoria di una parte del territorio del Parco a privati. In questo modo
le proprietà private del Tayrona si possono ritenere alla stregua delle
372
infrastrutture turistiche di proprietà dell’amministrazione del Parco, concesse
annualmente in gestione a dei privati. A supportare questo ragionamento vi sono
inoltre le ampie limitazioni e lo stretto controllo esercitati dall’amministrazione del
Tayrona, sul modo di utilizzo dei terreni dei privati, che sono soggetti alle leggi e
regolamenti speciali vigenti in un parco nazionale. Questi regolamenti limitano di
fatto il diritto di proprietà, riducendolo alla stregua di una semplice concessione di
diritti di gestione. Nonostante ciò non mancano comunque i casi in cui tale
controllo, data l’attuale carenza di finanziamenti e personale, non può essere
esercitato, concedendo ai privati ampi margini di iniziativa.
Il valore socioeconomico totale che abbiamo determinato ci permette di
ottenere, dividendolo per i 15.000 ettari che costituiscono il Parco Tayrona, il
valore socioeconomico per ettaro che è di circa 252 US$ all’anno. Al riguardo
ci sembra particolarmente interessante confrontare questo valore con quello
calcolato da de Groot per il Parco Nazionale delle Isole Galápagos nel 1988.
Questo valore che all’epoca era stato calcolato essere pari a 120 US$ per ettaro
(in MUNASINGHE & MC NEELY, 1994, pag. 164) se lo attualizziamo al 1996,
considerando un tasso di svalutazione medio per il dollaro del 5% (ragionando
comunque per eccesso), otteniamo una cifra di circa 177 US$ per ettaro. Il valore
relativo al Parco Tayrona, quindi, risulta essere sensibilmente maggiore di quello
registrato per il più famoso Parco delle Galápagos, sottolineando l’importanza
della sua esistenza per l’intera economia regionale. L’ecoturismo di per sé
apporta il contributo maggiore al valore socioeconomico totale del Parco,
fornendo una plausibile giustificazione, da un punto di vista puramente
economico, per l’esistenza di quest’area naturale protetta.