INTRODUZIONE
Questa tesi nasce dall'idea di condurre uno studio in merito a una disciplina che in
Italia non gode ancora di molta fortuna, ma che si sta sviluppando rapidamente in
area anglofona con il nome di Law and Literature
1
, e in area germanofona come
Recht und Literatur
2
.
Uno dei primi elementi condivisi dalla legge e dalla letteratura è la codificazione.
Entrambe le discipline, infatti, per esprimersi ricorrono a dei codici, a delle
formulazioni; una norma, per essere positiva, e quindi vigente, deve essere messa
per iscritto, e per questo c'è bisogno dello strumento linguistico. Allo stesso modo,
la letteratura si compone di materia scritta.
Altri soggetti comuni alla legge e alla letteratura sono il recupero e il
rinnovamento della tradizione. Come qualsiasi legge codificata fa riferimento a
una serie di leggi preesistenti, dunque tradizionali, suscettibili di modifiche in
virtù dei cambiamenti sociali, politici, culturali ed economici di un paese, così in
letteratura avvengono fenomeni molti simili. Infatti, le diverse correnti e scuole,
così come i grandi movimenti, le avanguardie o i circoli culturali più o meno
elitari, si confrontano da sempre con la tradizione, che si configura con il kanôn
nella sua accezione moderna. Non da ultimo si potrebbe considerare l'importanza
del termine “tradizione” in ambito filologico, a indicare l'insieme delle
testimonianze scritte (i cosiddetti testimoni) che trasmettono un'opera letteraria.
Un esempio pratico per spiegare il legame tra il diritto e la letteratura è costituito
dalla retorica, arte forense per eccellenza. Basta pensare ai sofisti greci, brillanti
conferenzieri, o all'importanza politica che rivestiva la cosiddetta ars dicendi
1 Per delle introduzioni di carattere generale alla disciplina cfr. K. Dolin, A Critical Introduction
to Law and Literature, Cambridge: Cambridge University Press 2007 e C. Biet, Judicial
Fiction and Literary Fiction: The Example of the Factum, in: Law and Literature, V ol. XX, 3,
University of California Press 2008, pp. 403-422.
2 Per una bibliografia in lingua tedesca, molto ampia e continuamente aggiornata cfr.
http://lorenzfranck.de/dokumente/litrecht.html
Per delle introduzioni di carattere generale alla disciplina cfr. anche M.C. Foi, Heine e la
vecchia Germania. Le radici della questione tedesca tra poesia e diritto, Milano: Garzanti
1990; D. Half, Die Szene wird zum Tribunal! Eine Studie zu den Beziehungen von Recht und
Literatur am Beispiel des Schauspiels 'Cyankali' von Friedrich Wolf, Berlin: BWV 2007, pp. 1-
25; T. Weitin, Recht und Literatur, Münster: Aschendorff Verlag 2010.
1
nell'antica Roma, per comprendere tale relazione.
Kieran Dolin, studioso di Law and Literature, riassume in maniera rapida e
laconica il rapporto tra i due ambiti:
«Law is inevitably a matter of language.»
3
Non solo. Il limite del rapporto tra legge e letteratura, infatti, è molto labile, vago,
e viene superato ancora più facilmente di quanto si pensi. Come ricorda sempre
Dolin:
«Law and literature are adjoining fields, divided by a boundary fence that keeps
breaking down, despite regular maintenance.»
4
Inoltre, si può prendere in esame anche l'elemento ermeneutico come punto di
contatto tra legge e letteratura. L'importanza dell'interpretazione è riscontrabile, ad
esempio, nella semantica storica, scienza linguistica che si occupa dei
cambiamenti di significato di un determinato concetto in chiave diacronica. La
semantica storica intrattiene una relazione stretta anche con la giurisprudenza. La
Rechtsdogmatik, infatti, che si occupa, tra le altre cose, dell'interpretazione delle
leggi, costituisce uno strumento per procedere all'analisi di concetti giuridici
all'interno di un'opera letteraria. In questo senso, quindi, questa disciplina
ermeneutica rappresenta un grande aiuto allo studio della letteratura.
Si vedrà come Remigius Bunia, in un suo contributo sul Kleist-Jahrbuch del 2004,
abbia analizzato i rapporti che intercorrono tra Prinz Friedrich von Homburg di
Heinrich von Kleist (1777-1811) e alcuni concetti giuridici esposti in quel
dramma
5
.
3 K. Dolin, op. cit., p. 2.
4 Ivi, p. 8.
5 R. Bunia, Vorsätzliche Schuldlosigkeit – Begnadete Entscheidungen. Rechtsdogmatik und
juristische Willenszurechnung in „Der Prinz von Homburg” und „Die Marquise von O...”, in:
«Kleist-Jahrbuch», (2004), pp. 42-61.
2
Prinz Friedrich von Homburg è uno Schauspiel
6
che Kleist scrisse tra il 1810 e il
1811; la giustizia, qui, non è che uno dei temi centrali. L'opera, infatti, si può
inserire a sua volta nel filone della letteratura popolata dai Gesetzlose, i
fuorilegge. Sembra anzi che nelle opere di questo tipo, in cui la legge incombe
come un'entità sovrana, spesso minacciosa, occorra la presenza di un trasgressore.
In poche parole: bisogna oltrepassare il limite. Il tema della
Grenzenüberschreitung è diventato così, in alcune opere di Kleist, una chiave di
volta, nel senso più letterale del termine. Non si potrebbe infatti pensare al
Michael Kohlhaas (1810) senza considerare il sentimento di Rechtschaffenheit
che anima il mercante di cavalli, così come Der zerbrochne Krug (1806) presenta
un processo giudiziario improvvisato e grottesco, in cui la giustizia come mondo
della legge e dei tribunali ha una forza tanto invadente da diventare il Leitmotiv.
Il capitolo I si propone di analizzare l'identificazione di due nuclei legislativi
fondamentali all'interno dello Homburg, i quali si diramano poi in diverse forme
di legge. Alla luce degli studi di matrice neo-storicistica
7
e dei sempre più
numerosi e aggiornati contributi di Recht und Literatur all'opera di Kleist
8
, si è
riusciti a mettere in relazione i due grandi concetti di legge – legge militare e
legge del sentimento – con la cosiddetta crisi kantiana del 1801 e con la
Rechtsdogmatik, di cui si è detto. È grazie a questi studi incrociati se ora si hanno
nuove prospettive non solo su Kleist, ma anche sulla stessa teoria della letteratura.
Inoltre, si è pensato di analizzare un aspetto poco studiato della personalità del
protagonista dello Homburg, ovvero quello del catartico processo di maturazione
che il Principe deve subire dopo essere incorso nell'errore, o nella colpa, e si
cercherà di dissipare anche il dubbio se questo sia da considerarsi un dramma
della colpa o un dramma dell'errore.
6 Letteralmente “spettacolo”. Non si tratta infatti, come sostiene E. De Angelis, di una tragedia;
Kleist stesso non chiama la sua pièce né tragedia, né commedia, ma usa un termine piuttosto
neutro, Schauspiel, che «si riferisce a un dramma che contiene un conflitto potenzialmente
tragico, che però trova una soluzione» H. von Kleist, Il Principe di Homburg, introduzione e
traduzione di R. Rossanda, a cura di H. Dorowin, con testo a fronte, Venezia: Marsilio 1997, p.
253, nota. Per il riferimento al giudizio di De Angelis cfr. E. De Angelis, Doppia Verità. Saggi
su Kleist, Hölderlin, George, Casale Monferrato: Marietti 1985, p. 58.
7 Si segnala come opera di impianto metodologico: S.J. Greenblatt, Shakespearian Negotiations:
The Circulation of Social Energy in Renaissance England, Oxford: Clarendon Press 1988.
8 Si segnala nuovamente, in riferimento allo Homburg, il saggio di R. Bunia.
3
Il secondo capitolo di questo lavoro è una ricerca di tracce (Spuren
9
) dalla vita di
Kleist sul tema della legge. L'Oberbegriff di legge si mescola, e a volte si
confonde, con l'ottimismo teleologico del Lebensplan, una teoria elaborata dallo
scrittore già in età adolescenziale e che lo indirizzerà verso le discipline e i
percorsi di vita più disparati, dalla vita militare alle scienze, dal diritto
all'agricoltura. La vita di Kleist è stata sempre una corsa irrefrenabile verso uno
scopo fermo e sicuro, che doveva funzionare da «balsamo»
10
contro i dolori della
vita, o il modo per dargli un senso. Solo nell'oblio Kleist tentava di trovare il
mezzo per esorcizzare le sofferenze e i dubbi
11
. Così, si è voluto concludere il
capitolo con la breve esposizione di un momento critico e difficile della vita dello
scrittore, segnato dal rogo di un manoscritto a cui egli stava lavorando in Svizzera
dal 1802, Robert Guiskard, Herzog der Normänner.
12
Infine, la terza parte di questo elaborato è dedicata alla figura femminile dello
Homburg, Natalie. La critica più diffusa la vede come mediatrice tra la legge
universale e la legge morale, a causa di una battuta da lei pronunciata e divenuta
celebre. Si è esposta quindi questa ipotesi, completandola però con un elemento
nuovo che sembra affiorare in più punti del dramma, quello dell'ermeneutica. La
Principessa d'Orange, infatti, è la più grande rappresentante del rinnovamento
giuridico all'interno della Marca del Brandeburgo e, se non fosse solo una figura
9 Una famosa raccolta di Helmut Sembdner del 1967 titola proprio: Heinrich von Kleists
Lebensspuren. Dokumente und Berichte der Zeitgenossen.
10 «Ach, Ulrike, es muß irgendwo einen Balsam für mich geben, denn der bloße Glaube an sein
Dasein stärkt mich schon.» Lettera a Ulrike von Kleist, Berna, 12 gennaio 1802, in: H. von
Kleist, Sämtliche Werke und Briefe, a cura di H. Sembdner, München: Deutscher Taschenbuch
Verlag 2001
9
, vol. II, p. 713.
11 «Meine heitersten Augenblicke sind solche, wo ich mich selbst vergesse.» Lettera a
Wilhelmine von Zenge, Dresda, 4 maggio 1801, ivi, p. 648.
12 Nel 1803, a Parigi, Kleist bruciò il manoscritto del Guiskard in preda ad una crisi artistica (ed
esistenziale) molto profonda. Rüdiger Safranski ha parlato di un Vorher e di un Nachher che
prendono forma nell'opera nel momento in cui entra in scena Guiscardo, come due abissi; qui
si è inteso proprio quel rogo del manoscritto come momento spartiacque nella vita di Kleist.
Infatti, è a partire da questi mesi che lo scrittore, nelle sue lettere, parlerà della letteratura come
scopo della sua vita, forse anche grazie al successo della composizione dello Zerbrochner
Krug, scritto in casa dell'amico Heinrich Zschokke con modalità che ricordano la stesura del
Frankenstein di Mary Shelley. Kleist riscrisse quasi a memoria lo splendido frammento del
Guiskard che ci resta; il momento corale in apertura del Guiskard è un vero e proprio
monumento commemorativo al párodos delle tragedie greche. Per il riferimento al giudizio di
Safranski cfr. R. Safranski, Wieviel Wahrheit braucht der Mensch? Über das Denkbare und das
Lebbare, Frankfurt am Main: Fischer Taschenbuch Verlag 2010, p. 44.
4
fittizia, sarebbe anche una vera precorritrice del pensiero illuministico.
Nell'ultimo paragrafo si sono proposte delle nuove idee su come interpretare la
figura di Natalie all'interno dello Homburg. Si è avanzata l'ipotesi che la figura
della Principessa d'Orange funga da Projektionsfläche di Kleist, ovvero da
superficie riflettente su cui proiettare diversi elementi e temi tipici della
Goethezeit, in modo da creare un personaggio il più umano, plastico e complesso
possibile. I temi esposti nel corso del paragrafo e riferiti alla figura di Natalie sono
la bipolarità di genere, il concetto di anima bella e la trasfigurazione.
5
CAPITOLO I
RECHT IN DER LITERATUR: DER FALL HOMBURG
I.1. La legge universal-positiva dell'Elettore
«Die Gerechtigkeit im Inneren des Staates
ist die V oraussetzung für seine Stabilität
auch nach außen hin, die V oraussetzung
für den ewigen Frieden.»
13
Heinrich von Kleist soffriva di balbuzie, e aveva sempre il timore di non essere
compreso da chi gli stava intorno. Christoph Martin Wieland (1733-1813), presso
cui Kleist ebbe modo di soggiornare, scrisse che spesso, a tavola, lo si poteva
vedere mormorare qualcosa tra i denti, vor sich hin, tra sé e sé, come se si
credesse solo in quella stanza. Come ricorda sempre Wieland, Kleist gli rivelò più
tardi che in quei momenti di assenza stava lavorando a un dramma
14
.
Il problema della Sprachhemmung, dell'inibizione della parola, è molto importante
per Kleist, perché non solo gli fa credere di essere tagliato fuori dalla società e dal
mondo, ma anche e soprattutto perché la balbuzie sembra essere uno di quei
fenomeni della psiche umana che hanno un certo valore artistico. Si tratta, infatti,
di un'azione irriflessa che rivela un problema di fondo di comunicazione con gli
altri, una manifestazione di lati in ombra della psiche.
Il valore dell'attimo e l'azione irriflessa e immediata sconvolgono il plot di Prinz
Friedrich von Homburg, l'ultimo dramma di Kleist, e tengono in pugno le sorti del
Principe eponimo. Mentre il Feldmaresciallo impartisce gli ordini di guerra, la
Principessa Natalia d'Orange, il cui cognome tradisce un'origine olandese, si
accorge di aver perduto un guanto, sfilatole la notte precedente dal Principe di
13 W. Kittler, Der ewige Friede und die Staatsverfassung, in Text+Kritik – Sonderband Heinrich
von Kleist, a cura di H.L. Arnold, München: edition text+kritik 1993, p. 149.
14 «Eine andere Eigenheit und eine noch fatalere […] war diese: daß er bei Tische sehr häufig
etwas zwischen den Zähnen mit sich selbst murmelte und dabei das Air eines Menschen hatte,
der sich allein glaubt. […] Er mußte mir endlich gestehen, daß er in solchen Augenblicken von
Abwesenheit mit seinem Drama zu schaffen hatte.» Kleists Erzählungen und Dramen. Neue
Studien, a cura di P.M. Lützeler e D. Pan, Würzburg: Königshausen & Neumann 2001, p. 147,
nota.
6
Homburg, in una scena da teatro barocco del Settecento. Il Principe, sorpreso,
dice:
«Den Handschuh sucht sie –»
15
Questa semplice battuta, pronunciata forse a metà, forse appena sussurrata, è il
punto del dramma in cui l'attimo scompagina l'avvenire di Homburg. Infatti,
mentre questi pensa al guanto, il Feldmaresciallo Dörfling sta dettando agli
ufficiali del reggimento che il comandante della cavalleria della Marca non dovrà
abbandonare la sua postazione prima di averne ricevuto il segnale. Si capisce
allora come questo momento, che è fondamentale poiché è proprio Homburg a
dover comandare la cavalleria nel giorno della battaglia, sia il motore delle azioni
a cascata che caratterizzano e determinano gli eventi del dramma.
Tutto è pronto per la battaglia di Fehrbellin contro gli Svedesi. Il dramma si
compie: Homburg attacca in battaglia prima del dovuto, non aspettando il segnale,
poiché preso da alti sogni di gloria, ma riesce ugualmente a sconfiggere l'esercito
nemico. Apparentemente, tutto si tiene negli eventi del dramma, e il Principe
viene portato in trionfo al quartier generale.
Dopo che la notizia della morte in battaglia del Principe Elettore, data
dall'ufficiale di cavalleria von Mörner, viene smentita, la scena si sposta a Berlino.
Tutti si ritrovano qui per celebrare il funerale di Froben, realmente caduto sul
campo della battaglia di Fehrbellin; l'Elettore apre la scena pronunciando una
sentenza:
«Wer immer auch die Reuterei geführt,
Am Tag der Schlacht, und, eh der Obrist Hennings
15 H. von Kleist, Prinz Friedrich von Homburg, I/5, v. 293, in: H. von Kleist, Sämtliche Werke
und Briefe, a cura di H. Sembdner, München: Deutscher Taschenbuch Verlag 2001
9
, vol. I, p.
644.
Questa è l'edizione di riferimento per le citazioni da Prinz Friedrich von Homburg e da tutte le
altre opere di Kleist menzionate. D'ora in poi abbreviata in SW-I, seguita dal numero di pagina,
se si tratta del vol. I, altrimenti SW-II, se si tratta del vol. II, sempre seguita dal numero di
pagina. Si ricorda che Kleist usa rarissimamente i puntini di sospensione e che questi sono
sostituiti dalla lineetta (–), che però conserva anche la funzione odierna.
7
Des Feindes Brücken hat zerstören können,
Damit ist aufgebrochen, eigenmächtig,
Zur Flucht, bevor ich Order gab, ihn zwingend,
Der ist des Todes schuldig, das erklär ich,
Und vor ein Kriegsgericht bestell ich ihn.
– Der Prinz von Homburg hat sie nicht geführt?»
16
Tutti sono sconvolti, e per la prima volta, nel dramma si parla di tribunali di
guerra e di condanne a morte. Il Principe Arthur Friedrich von Homburg,
credendo di compiere un'azione eroica in battaglia, si è macchiato di una
gravissima colpa, venendo meno al principio di subordinazione, che per la Marca
del Brandeburgo del 1675 era cosa sacra.
Nell'articolo 9 dei cosiddetti Kriegsartikel, una serie di norme risalenti al 1808 a
cui i membri dell'esercito brandeburghese dovevano attenersi saldamente, si legge
infatti:
«Tätliche Widersetzung oder auch Drohen mit dem Gewehr wird mit Erschießen
des Verbrechers bestraft.»
17
Pochi versi dopo la sentenza, l'Elettore la ripete, usando questa volta dei termini
più efficaci e laconici:
«Wers immer war, der sie zur Schlacht geführt,
Ich wiederhols, hat seinen Kopf verwirkt,
Und vor ein Kriegsgericht hiemit lad ich ihn.»
18
La legge marziale non ammette eccezioni; così, nella scena seguente, il Principe
di Homburg, confuso sognatore
19
, si vede ritirare la spada per mano di un
16 H. von Kleist, Prinz Friedrich von Homburg, II/9, vv. 715-722, in: SW-I, p. 663.
17 G. von Scharnhorst, Leiter der Militärreorganisation (Preußen 1808-1809), in: Private und
dienstliche Schriften, vol. 5, Köln-Weimar-Wien: Böhlau 2009, p. 373.
18 H. von Kleist, Prinz Friedrich von Homburg, II/9, vv. 735-737, in: SW-I, p. 663.
19 Aggettivo tipicamente kleistiano, sinnverwirrt è costruito su Sinn (“senso”, “sensi”,
8
ufficiale. Questo gesto, che Homburg non comprende affatto, è il primo degli
elementi che lo mettono di fronte alla realtà dei fatti e che gli fanno riconquistare,
poco a poco, il contatto con la vita terrena
20
.
Il Conte Hohenzollern, al seguito dell'Elettore, assume un atteggiamento ambiguo;
Ingo Breuer avanza l'ipotesi che si possa trattare di un «agent provocateur»
21
o di
un freddo stratega. Infatti, se in molti punti del dramma si dimostra grande amico
e difensore di Homburg, poco dopo la pronuncia della sentenza dell'Elettore anche
il Conte dice:
«Der Satzung soll Gehorsam sein.»
22
Quest'uso del verbo sollen, che richiama il dovere morale espresso già nei dieci
comandamenti, è a sua volta insidioso. È come se Hohenzollern non dicesse a
Homburg che si deve obbligatoriamente ubbidire agli ordini, ma che si dovrebbe
ubbidire agli ordini. Il verbo sollen, infatti, comprende uno spettro semantico
diverso da quello del verbo müssen. Si cercherà di riassumere qui un piccolo
paragrafo di un importante studio di Gunnar Bech in merito ai verbi modali nelle
lingue germaniche
23
.
Bech fa notare come il verbo müssen occupi i sèmi di «Notwendigkeit e
Forderung»
24
(nel suo saggio indicati come “a”), e il sèma di «Kausalität» (nel
saggio, “c”). La Kausalität si spiega con il fatto che il verbo müssen introduce un
tipo di dovere dalla forma: “devi... perché”; c'è quindi una ragione a monte che
“significato”) e verwirrt (“confuso”, “disorientato”, “frastornato”); si potrebbe rendere con
“dalla mente offuscata”. I.A. Chiusano traduce con “sognatore che non sei altro”, senza dubbio
calzante nella resa in italiano, mentre R. Rossanda traduce con “sognatore fuori di testa”. Cfr.
H. von Kleist, Il Principe di Homburg, introduzione, traduzione e note di I.A. Chiusano,
Milano: Garzanti 2005
5
e H. von Kleist, Il Principe di Homburg, introduzione e traduzione di
R. Rossanda, a cura di H. Dorowin, con testo a fronte, Venezia: Marsilio 1997.
20 Homburg chiede frastornato: «Träum ich? Wach ich? Leb ich? Bin ich bei Sinnen?» H. von
Kleist, Prinz Friedrich von Homburg, II/10, v. 765, in: SW-I, p. 665. È come se si stesse
lentamente svegliando da una fase onirica e riprendendo coscienza.
21 Kleist-Handbuch. Leben – Werk – Wirkung, a cura di I. Breuer, Stuttgart: J.B. Metzler 2009, p.
86.
22 H. von Kleist, Prinz Friedrich von Homburg, II/10, v. 774, in: SW-I, p. 666.
23 G. Bech, Grundzüge der semantischen Entwicklungsgeschichte der hochdeutschen
Modalverba, København: Historisk-filologiske Meddelelser 1951.
24 Si cita da P. Ramat, Analisi etimologica del campo morfosemantico dei verbi modali germanici,
in: «Studi Germanici», (1972), 26, 1, pp. 50-51.
9