10
tutti; soprattutto attraverso un sapiente riposizionamento in vista
di ben strutturati itinerari enogastronomici.
L obiettivo deve essere quello di mettere a sistema le risorse
locali (ricettive, economiche, tipiche, paesaggistiche, storiche,
naturalistiche) al fine di dar luogo ad uno sviluppo organico e
integrato che coinvolga sia l eventuale vocazione turistica del
territorio sia il potenziale produttivo locale in un ottica di
sinergia tra patrimonio naturale e culturale, agricoltura,
artigianato e tradizioni locali.
Attraverso uno sviluppo attento, un intelligente promozione e
un organizzata comunicazione del territorio e delle sue
peculiarit sarebbe possibile anche, a mio avviso, una parziale
reintegrazione di tutti quei professionisti desiderosi di operare in
casa propria per poter porre fine al nostalgico esilio .
La desolazione e il degrado attuale della zona, infatti, hanno
spinto moltitudini di giovani (tra cui anche chi scrive) verso mete
maggiormente floride e stimolanti, incrementando il processo di
spopolamento tipico delle aree interne.
Nel corso degli ultimi due anni e dell appassionante indagine
di sfondo che ho portato avanti, Ł emersa, nella zona analizzata,
l esistenza di un radicato fermento per quanto concerne le nuove
pratiche di sviluppo sostenibile e il territorio ha finalmente
cominciato a credere nelle risorse valorizzabili e spendibili anche
per quanto riguarda il settore turistico.
A livello provinciale il tema dello sviluppo turistico Ł
profondamente sentito e il cooperativismo costituisce un
importante modello di sviluppo economico.
Lo sviluppo di attivit economiche e commerciali le gate ai
valori della ruralit , ha reso anche piø evidente l a necessit di
avviare una riflessione profonda sul tema delle risorse umane
presenti, sulla loro conservazione e sulla possibilit di tenere viva
un identit . Importante in questo ambito Ł la volont di
emersione delle donne nei settori produttivi locali.
La decisione di effettuare una ricerca di questo tipo Ł stata
presa con la consapevolezza delle molte difficolt che si porta
11
dietro: specialmente per le caratteristiche peculiari che
quest isola di circa 24 mila chilometri quadrati conserva, in modo
particolare lontano dalle coste. Essa mantiene quasi inalterati una
cultura e dei valori, originari e originali, assimilati in secoli di
storia: consuetudini difficilmente malleabili, tipicit
imprescindibili e tratti caratteristici derivati da accadimenti
storici quasi sempre inattesi.
Un primo fattore da tenere in considerazione, nonchØ il primo
ostacolo che occorre superare, nasce, a mio avviso, proprio da
uno dei caratteri intrinseci nella tradizione sarda e nel destino del
suo popolo: come dice Satta, troppo spesso ci siamo limitati ad
essere inquilini della nostra isola.
Il secondo problema da risolvere - se non a livello strutturale,
almeno ai fini dello sviluppo - Ł attinente, ancora una volta, alle
caratteristiche antropologiche del popolo sardo: si tratta della
riluttanza alla collaborazione col vicino: la memoria collettiva
conserva ancora il ricordo di una classificazione del popolo sardo
da parte degli spagnoli: pocos, locos y male unidos .
Questi limiti hanno bisogno di essere ribaltati attraverso la
diffusione di una nuova sensibilit : la mia ipotesi di sviluppo,
infatti, Ł saldamente legata all idea di sistema territoriale come
collaborazione a tutti i livelli, concertata verso la compensazione
delle rispettive carenze con i rispettivi valori aggiunti.
Dall indagine di sfondo Ł emersa l esistenza di un segmento di
popolazione locale resistente allo sviluppo. La verifica della
concreta esistenza di questo segmento e le sue caratteristiche
costituiranno l oggetto della mia indagine, mentre l obiettivo
finale del lavoro sar quello di individuare le azi oni da attuare per
rendere la popolazione nel suo complesso attore consapevole e
motivato all interno del percorso di crescita comune.
A mio avviso, infatti, Ł indispensabile far penetrare la
consapevolezza delle opportunit accaparrabili cont ribuendo
insieme al raggiungimento di un obiettivo che deve essere di tutti.
¨ necessario assimilare il proverbio per cui l unione fa la
forza e tener conto costantemente del fatto che la combinazione
12
dei vantaggi di un area con i vantaggi di un altra area, tende ad
escludere gli svantaggi di ambedue.
Il lavoro parte con la descrizione dei principali cambiamenti
avvenuti nel passaggio dalla societ rurale a quell a industriale e
poi da questa, a quella in cui ci troviamo a vivere, la societ
postindustriale. Si passa poi alla narrazione della nascita del
turismo e alle trasformazioni intercorse tra il turismo di massa e i
nuovi modelli di turismo culturale e rurale. Non pu mancare una
sintesi, seppur breve delle principali linee guida europee a
proposito. Come si potr osservare, il processo di stesura ha
seguito le logiche di una matrioska: il fenomeno dello sviluppo
turistico Ł stato analizzato partendo dalle teorie universali e
arrivando gradualmente - attraverso l approfondimento
dell ambito regionale sardo, di quello provinciale di Oristano e
della zona storica del Guilcier - all analisi empirica sul comune
di Sedilo.
Il secondo capitolo quindi, ripercorre in scala ridotta i
passaggi del primo, esaminando i particolari della situazione
sarda: innanzitutto il peculiare processo di modernizzazione che
ha caratterizzato la storia dell isola e la sua contemporanea
trasformazione in una tra le piø importanti destinazioni turistiche
del Mediterraneo. Si passa poi alla provincia di Oristano: beni
ambientali, naturalistici, storici, artistici, archeologici, culturali e
loro valorizzazione; anche qui un riferimento ai nuovi modelli
possibili e, in questo caso, una descrizione della risposta alle
linee fornite dalla Comunit Europea.
Si entra poi nel vero cuore della ricerca con la descrizione del
Guilcier, l analisi delle prospettive di sviluppo turistico e degli
elementi critici presenti nel territorio.
Si ipotizza che il problema sia nel rapporto comunicativo tra
soggetti proponenti lo sviluppo e target ostile. In funzione di
questo target - e a vantaggio di tutta la popolazione - si propone
la metodologia EASW, ritenuta un possibile mezzo per
ottimizzare la comunicazione con tutta la popolazione locale.
13
Dopo aver chiaramente delineato i confini del campo
d indagine e del nostro oggetto passer alla defini zione delle
ipotesi e alla successiva raccolta e analisi dei dati1; concluder il
lavoro con la verifica delle ipotesi e le dovute considerazioni.
1
Per maggiori dettagli si veda il paragrafo sulla metodologia.
14
PARTE PRIMA: TEORIE E PROBLEMI
15
1. Paradigma di riferimento
La societ moderna,
cos come la stiamo
vivendo nella sua
continua evoluzione, Ł
il risultato di un
percorso molto lungo
che ha portato
innovazioni scientifiche
e tecnologiche,
cambiamenti nel modo
di vivere e nel modo di
pensare, mutazioni
significative nel modo
di lavorare. Il
rimpicciolimento del
mondo grazie ai mezzi di trasporto e di comunicazione apre una
serie di nuove prospettive prima impensabili. Tutto Ł cambiato. E
tutto continua a cambiare sempre piø velocemente.
In questo capitolo cercher di fotografare la situa zione del
turismo in relazione a tutti quei processi di trasformazione
(dell attivit produttiva ed economica, della strut tura
professionale e di quella sociale) attraverso cui si delinea il
passaggio dalla societ industriale alla societ po stindustriale.
Le origini delle crisi e dei mutamenti nel mondo del turismo
sono complesse e riguardano sia il mondo dell offerta, con i suoi
processi di razionalizzazione, sia il mondo della domanda, con le
modificazioni intervenute nell ambito dei valori e delle
motivazioni e le conseguenti variazioni nei criteri di selezione
delle opportunit turistiche: come in altri settori produttivi si
manifesta gradualmente uno spostamento di dominanza dalla
sfera dell offerta alla sfera della domanda.
Charlie Chaplin in Tempi Moderni
16
1.1 Trasformazioni del sistema sociale2 e nascita del
turismo
Nel 1650 c erano nel mondo circa 470.000.000 di persone, nel
1750 erano diventate 700.000.000 e nel 1800 la popolazione
mondiale raggiungeva quota 900.000.000 unit . L alt issimo
incremento demografico Ł solo una delle tante conseguenze di
quel processo innovativo (e ancora in atto) che chiamiamo
rivoluzione industriale e che ha segnato il passaggio dalla societ
rurale.
La rivoluzione demografica fu strettamente intrecciata alle
trasformazioni del mondo rurale, fornendo tra l altro, all industria
nascente, una manodopera numerosa e quindi a basso costo. Una
manodopera che, uscendo dal ciclo dell’autoconsumo, divenne
sempre piø dipendente dal mercato per il soddisfacimento dei
propri bisogni alimentari.
Il simbolo della societ industriale furono le fabb riche
manifatturiere e le officine, luogo della produzione di beni; i suoi
pilastri, il capitale e il lavoro, che diedero vita ad un nuovo tipo
di rapporto sociale: il lavoro salariato. Quest ultimo Ł stato la
motivazione per cui i contadini abbandonarono le campagne e si
riversarono nelle citt , sedi delle grandi industri e, contribuendo
in maniera significativa a cambiarne la struttura e l aspetto.
Se, infatti, nell antichit la popolazione si conce ntrava intorno
alle citt di potere e nel Medio Evo e nella prima et moderna
mercanti e botteghe si trovavano all interno delle capitali degli
stati e delle signorie, con l avvento dell industri alizzazione, tutto
l insieme delle attivit produttive e dei mercati s i concentra nei
grandi centri, dando inizio ad uno sviluppo impressionante e
crescente della citt moderna: la citt industriale . Questa si
2
Nell analisi dei cambiamenti dalla societ rurale a quella industriale, si Ł
ritenuto opportuno fare riferimento ai materiali forniti dalla cattedra di Sociologia
Industriale e Postindustriale, A.A. 2003-2004.
17
differenzia per l elevata mobilit ed eterogeneit , fenomeni
tuttora presenti e in continua evoluzione.
L industrializzazione, in particolare, ha creato due elementi
che caratterizzano il nuovo tipo di societ : il mer cato e il tempo,
fondamenta del sistema di fabbrica .
Il mercato pu essere la fiera di paese, ma anche u n non-
luogo, come il Mercato Comune Europeo o il mercato del lavoro;
si tratta, in ogni caso, di un compromesso tra interessi opposti ma
complementari.
Il mercato del lavoro si forma quando un certo capitalismo
imprenditoriale si contrappone a un ceto nullatenente, mossi
entrambi dal principio acquisitivo e dal razionalismo
economico.3
I soggetti del mercato sono la domanda e l offerta, le cui
oscillazioni determinano il prezzo dei prodotti scambiati.
Siccome quasi tutte le transazioni si svolgono attraverso il
denaro, lo scambio di mercato sostituisce il baratto e si passa cos
da un economia naturale all economia monetaria, dal lo status al
contratto4.
Per quanto riguarda il tempo esso Ł definito ufficialmente nel
1884, anche se la necessit di individuare delle sc ansioni
temporali si era gi manifestata in passato: nel 54 0 vi fu una
prima divisione ufficiale della giornata con la regola ora et
labora di Benedetto da Norcia5.
Il tempo rurale era per un tempo scandito dai cicli naturali,
senza inizio nØ fine: le stagioni, le et , le notti e i giorni,
3
Cfr. W. Sombart, Il capitalismo moderno. In R. Fontana, M. Sabato, La
nascita della societ industriale , Dispense di Sociologia Industriale e
Postindustriale, A.A. 2003-2004.
4
Cfr., Fontana, M. Sabato, La nascita della societ industriale , Dispense di
Sociologia Industriale e Postindustriale, A.A. 2003-2004.
5
Ivi.
18
cadenzavano esistenze legate a periodici ritorni. Era un tempo
ciclico, profondamente collettivo, concreto, compa tto 6.
Nella societ industriale, al progetto di produzion e agricola
fondato sull attesa, si sostituisce la logica della macchina e il
tempo industriale diventa un tempo ritmico, scandito da orari di
lavoro razionalizzati, puntuali e monotoni. Le societ industriali
hanno cos sottomesso le temporalit cicliche, inte grandole nel
proprio tempo lineare, frammentato da scansioni artificialmente
introdotte: i riti legati alle tradizioni diventano in questo modo,
vere e proprie irruzioni del tempo ciclico in quello lineare.
Con la nascita della societ industriale Ł indispensabile
misurare il tempo con la massima esattezza; esso deve essere
interiorizzato al fine di subordinare le abitudini di vita ai ritmi
dell industria: Time is money .
¨ il momento di Taylor e Ford: nasce l organizzazio ne
scientifica del lavoro; si passa dai ritmi lenti e le cento maniere a
one best way, un unica soluzione ottimale che pu essere
raggiunta solo mediante l adozione di metodi scientifici che
vanno a sostituirsi al potere personale e al libero arbitrio7.
Tra le principali caratteristiche della societ di questo periodo
Ł importante segnalare8:
• La separazione del luogo di vita dal luogo di lavoro;
• La concentrazione di grandi masse di operai nelle
fabbriche;
• La divisione sociale del lavoro;
• La prevalenza del numero degli occupati nell industria;
• La progressiva scientificizzazione dell organizzazione del
lavoro;
• La progressiva urbanizzazione e aumento della mobilit ;
• Calcolo economico-razionale;
6
Cfr., R. Cavallaro, Storie senza storia, CSER, Roma, 1999.
7
Cfr., Aris Accornero, Il mondo della produzione, Il Mulino, 2002.
8
Cfr., Fontana, M. Sabato, La nascita della societ industriale , Dispense di
Sociologia Industriale e Postindustriale, A.A. 2003-2004.
19
• Fede nel progresso e in un benessere crescente.
Le principali caratteristiche del modello organizzativo
industriale sono9:
• Divisione del lavoro in mansioni semplici e preordinate;
• Produzione in grande serie di beni standard;
• Continua crescita dei volumi produttivi;
• Concorrenza sul prezzo.
La globalizzazione e l aumento della concorrenza
internazionale, mettono in crisi tale processo produttivo: perde
valore la legge di Say e le aziende devono reagire adottando la
filosofia del just in time trasformando la loro organizzazione da
rigida a flessibile. I consumatori cominciano a richiedere prodotti
sempre piø diversificati e complessi contraddicendo molte
caratteristiche del mercato di massa.
Citando Alberto Martinelli, la globalizzazione pu essere
definita come
un insieme di processi collegati che comportano una
dilatazione delle attivit economiche, sociali, cul turali e
politiche che collegano e interconnettono gli stati e le societ
costituenti la comunit mondiale contemporanea, con l effetto
di intensificare la loro consapevolezza di quanto sta
avvenendo10.
Si pu parlare, come suggerito da Harvey, di compressione
spazio- temporale (in pratica l impiego del tempo per ridurre i
vincoli dello spazio e viceversa 11) di cui la globalizzazione Ł uno
dei correlati piø macroscopici: Ł l espressione della nostra
esperienza del tempo e dello spazio, mutata rispetto al passato e
9
Ivi.
10
A. Martinelli, La modernizzazione, Editori Laterza, 2002, p. 139.
11
Ivi, p. 143.
20
caratterizzata dal distanziamento spazio-temporale che consente
l estrazione delle relazioni sociali dai contesti fisici di interazione
(disembedding).
Per molti studiosi (tra cui Harvey, Giddens, Beck e Urry), la
globalizzazione Ł caratteristica fondamentale dell epoca presente,
nonchØ una delle conseguenze piø visibili della modernit .
Il nuovo soggetto partecipa ad una democrazia connettiva ,
secondo la definizione che Vincenzo Vita fornisce sulla scorta
del concetto di intelligenza connettiva12, elaborato da De
Kerckhove13:
Le istituzioni connettive sono quelle che danno a ccesso
alla memoria collettiva e all’intelligenza on line. Sono quelle
che sanno usare la rete e si ristrutturano secondo il tempo
della rete. Lo Stato pu divenire comunit , assumer e la
simultaneit come caratteristica saliente 14.
L immediatezza e la diffusione delle comunicazioni non solo
rendono possibile lo scambio culturale e conoscitivo con
particolare intensit , ma soprattutto fanno si che gli avvenimenti
di un qualsiasi paese possano essere vissuti nello stesso momento
da tutti gli abitanti del globo. Secondo Giddens, la modernit Ł
di per sØ globalizzante 15, intendendo con globalizzazione
l intensificazione di relazioni sociali mondiali che
collegano tra loro localit distanti facendo si che gli eventi
12
In De Kerckhove il concetto di intelligenza connettiva trae ispirazione da
quello di intelligenza collettiva di Levy, e solo in un secondo tempo si distingue
concettualmente caratterizzandosi nella pratica diretta del concetto di intelligenza
collettiva .
13
D. De Kerckhove, L intelligenza connettiva , Bologna, 1999.
14
D. De Kerckhove (a cura di), La conquista del tempo. Societ e democrazia
nell era della rete , Editori Riuniti, Roma, 2003, p 106.
15
A. Giddens, Le conseguenze della modernit , Il Mulino, Bologna, 2004, p.
70.
21
locali vengano modellati dagli eventi che si verificano a
migliaia di chilometri di distanza e viceversa.16
In questa condizione, i contesti locali non perdono la loro
importanza e anzi, in reazione a tali processi, assumono crescente
rilevanza nel definire le identit degli individui.
assistiamo, nell ambito dello stesso processo, al
rafforzamento delle pressioni per ottenere una maggiore
autonomia locale e un identit culturale regionale 17.
Locale e globale sono entrambi importanti e contemporanei, e
devono essere gestiti in modo integrato. Ad esempio, la loro
combinazione serve all impresa per agire sui mercati, per
competere positivamente con altre imprese, per gestire tecnologia
ed innovazione, per muoversi nella molteplicit del le economie
mondiali.
Secondo Accornero18, tali cambiamenti, segnano il passaggio
al post-fordismo e non al post-industriale. D accordo con lui, non
Ł possibile dire che il tempo dell industria sia terminato, ma
certamente l organizzazione sociale ed economica della nostra
epoca si manifesta attraverso l espansione dei servizi e dei
sistemi di conoscenza. Non si pu trascurare, come ci ricorda
Emanuele Sgroi, che oggi la porzione di merce piø richiesta Ł
costituita da informazioni, immagini, sogni ed emozioni, e i
propulsori maggiori dell economia mondiale sono l i ndustria del
turismo e quella delle comunicazioni19.
Se la societ industriale era fornitrice di beni ma teriali, quella
postindustriale propone beni immateriali. La sua struttura Ł
16
Ivi, p. 71.
17
Ivi, p. 72.
18
Aris Accornero, Il mondo della produzione, Il Mulino, 2002.
19
E. Sgroi, Viaggiatori e turisti: una strana famiglia. Saggio introduttivo, in A.
Mazzette (a cura di), Modelli di turismo in Sardegna. Tra sviluppo locale e processi
di globalizzazione, Franco Angeli, Milano, 2003
22
caratterizzata dalla centralit del sapere e delle attivit umane di
tipo intellettuale e parallelamente, il lavoro ripetitivo, faticoso ed
esecutivo Ł sempre piø delegato alle macchine.
Secondo Bauman siamo passati da un capitalismo pesante ad
un capitalismo leggero, dalla modernit solida alla modernit
liquida. Nella prefazione del suo Liquid Modernity pone
l accento sul fatto che i liquidi, per definizione, non mantengono
una propria forma, ma sono dotati di una straordinaria mobilit ,
che a sua volta ci rimanda all idea della leggerezza. In un fitto
percorso di metafore concatenate, ci parla poi della fusione dei
corpi solidi: secondo lui, nell era della modernit liquida i corpi
solidi destinati a liquefarsi sono
i legami che trasformano le scelte individuali in progetti e
azioni collettive: i modelli di comunicazione e coordinamento
tra politiche di vita condotte individualmente da un lato e le
azioni politiche delle collettivit umane dall altr o20.
Nel postindustriale, quindi, l individuo acquista uno spazio di
autonomia senza precedenti, ove la soggettivit pu crescere in
maniera libera e attiva, orientata si, ma non piø guidata da
barriere o norme sociali. Col nuovo paradigma vengono
tendenzialmente meno tutti i punti di riferimento dell epoca
precedente: telefono, computer, automobili, aerei e satelliti hanno
contribuito a far muovere persone, idee e beni sempre piø
rapidamente, ad annullare le distanze, ad estendere le relazioni
sociali nel tempo e nello spazio e hanno sicuramente modificato
in profondit i legami e le connessioni tra i membr i di colonie
umane geograficamente molto distanti le une dalle altre.
Il nuovo paradigma, dunque, ha modificato il territorio, ha
dato vita a nuovi soggetti sociali e ha fatto emergere valori
inediti, spesso opposti a quelli del paradigma industriale, ha
cambiato il modo di lavorare, la quantit e la qual it della vita.
20
Z. Bauman, Modernit liquida , Editori Laterza, 2005, Prefazione, p XI.