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1. DOCUMENTI RIGUARDANTI LA SALVAGUARDIA DEI
GIARDINI STORICI
1.1. PREMESSA
I giardini storici Italiani sono numerosi ma purtroppo sovente sono in gravi condizioni di degrado
perché non sufficientemente tutelati dai beni culturali, rappresentano però un bene inestimabile per
la collettività perciò è necessario conservarli e restaurarli; sono testimonianza di eventi storici ma
anche esempi di nuove tecniche a livello progettuale e di coltivazione delle piante. La metodologia
seguita per il recupero di un giardino storico si basa sull’analisi del contesto e delle fonti storiche al
fine di ritrovare dati, informazioni, documenti presso biblioteche, archivi storici e privati, catasti.
Risulta anche molto importante la visita accurata del giardino per il ritrovamento di tracce
componentistiche strutturali: cordoli, viali, aiuole, cunette, che permettono di risalire alla sua
disposizione originale, malgrado il lungo periodo di incuria. Si passa quindi al rilievo topografico e
alla sua rappresentazione grafica. E’ opportuno eseguire un rilievo fotografico del giardino che
rappresenta un primo importante documento. Fondamentale risulta anche essere la catalogazione
puntuale della posizione e dell’età delle essenze per avere la possibilità di valutarne la reale
situazione ed importanza nel contesto d’inserimento, e per poter considerare parte integrante di un
eventuale recupero non solo del costruito ma anche l’architettura del paesaggio.
1.2. DECRETO LEGISLATIVO 22 gennaio 2004, n. 42
Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10
Legge 6 luglio 2002, n. 137
Il presente Decreto Legislativo tutela e valorizza i beni immobili e mobili culturali appartenenti allo
Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, ad altro ente ed istituto pubblico, a persone
giuridiche private senza fine di lucro, compresi gli enti ecclesiastici riconosciuti che presentano
interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.
Oltre a questi sono beni culturali:
le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi; gli archivi e i singoli documenti;
le raccolte libraie delle biblioteche; le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico,
storico, archeologico o etnoantropologico particolarmente importante; gli archivi e i singoli
documenti, appartenenti a privati, che rivestono interesse storico particolarmente importante; le
raccolte libraie; appartenenti ai privati, di eccezionale interesse culturale; le cose immobili e mobili,
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che rivestono interesse particolarmente importante; le collezioni o serie di oggetti, appartenenti a
chiunque; le cose che interessano la paleontologia, la preistoria e le primitive civiltà; le cose
d'interesse numismatico; i manoscritti, gli autografi, i carteggi, i documenti notevoli, gli incunaboli,
nonché i libri, le stampe e le incisioni aventi carattere di rarità e di pregio; le carte geografiche e gli
spartiti musicali aventi carattere di rarità e di pregio; le fotografie, con relativi negativi e matrici, le
pellicole cinematografiche ed i supporti audiovisivi in genere, aventi carattere di rarità e di pregio;
le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico; le pubbliche piazze, vie, strade
ed altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico; i siti minerali di interesse storico od
etnoantropologico; le navi e i galleggianti aventi interesse artistico, storico od etnoantropologico; le
architetture rurali aventi interesse storico od etnoantropologico quali testimonianze dell’economia
rurale tradizionale. (1)
Alla disciplina del presente Decreto Legislativo non sono soggette le opere di autori viventi o la cui
esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni.
In questo Decreto vengono riportati le disposizioni generali riguardanti la vigilanza e l’ispezione; le
disposizioni per la protezione e la conservazione; disposizioni di altre forme di protezione;
disposizioni di circolazione in ambito nazionale; disposizioni di circolazione in ambito
internazionale; disposizioni riguardanti i ritrovamenti e le scoperte; disciplina delle espropriazioni;
disposizioni riguardanti la fruizione e la valorizzazione; norme transitorie finali; disciplina delle
sanzioni; disposizioni transitorie, abrogazioni ed entrata in vigore.
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1.3. CARTA DI VENEZIA (1964)
La Carta di Atene del 1931 ha contribuito alla formazione di un vasto movimento internazionale,
concentrato in documentazioni nazionali, nell’attività dell’ICOM, dell’UNESCO, e nella creazione
ad opera dell’UNESCO del Centro Internazionale di Studio per la conservazione ed il restauro dei
Beni Culturali.
Successivamente il Secondo Congresso Internazionale degli Architetti e Tecnici dei Monumenti che
si è riunito a Venezia dal 25 al 31 maggio 1964, ha approvato la Carta di Venezia, sulla quale sono
state riportate la definizione di monumento storico, lo scopo della conservazione e del restauro, le
modalità, la conservazione e il restauro degli ambienti monumentali, le modalità per i lavori di
scavo, la documentazione e la pubblicazione inerenti ai lavori di conservazioni, di restauro e di
scavo.
1.4. CARTA DEI GIARDINI STORICI “CARTA DI FIRENZE”
Il Comitato internazionale dei giardini storici ICOMOS – IFLA riunito a Firenze il 21 maggio 1981,
ha deciso di elaborare una carta riguardante la salvaguardia e la tutela dei giardini storici che riporta
il nome della città di Firenze.
Questa carta è stata redatta dal Comitato e registrata dall’ICOMOS il 15 dicembre 1982 con
l’obbiettivo di completare la “Carta di Venezia”.
In tale carta sono stati riportati le definizioni di giardino storico e gli obbiettivi; le modalità
riguardanti la manutenzione, la conservazione, il restauro e il ripristino; l’utilizzazione; le modalità
di protezione legale e amministrativa.
1.5. “CARTA DI NAPOLI”
La “Carta di Napoli” è stata redatta per far in modo che il paesaggio diventi una risorsa
fondamentale per il futuro e per lo sviluppo sostenibile del paese, inoltre intende costituire un
punto di riferimento in merito all’avvio di nuovi strumenti procedurali e legislativi.
Alla redazione della carta hanno partecipato competenze disciplinari diverse grazie al contributo
delle Associazioni Professionali operanti in Italia e riguardanti l’ambiente e il paesaggio. La carta è
stata concepita in forma di mozione, è strutturata in venti raccomandazioni strategiche, per superare
le difficoltà in cui si dibatte la conservazione del paesaggio italiano.
Gli aspetti innovativi introdotti dalla carta sono:
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- l’abbandono del concetto di “bellezza naturale” e l’affermazione del paesaggio come
sistema di ecosistemi e permanenza storico – culturale;
- sostituzione del vincolo autorizzativo con adeguati processi di piano e di progetto;
- identificazione del ruolo e della preparazione dei tecnici specialistici;
- precisazione in termini di qualità di principi, criteri e metodi di intervento;
- coordinamento e integrazione fra urbanistica ordinaria e paesaggistica, nella definizione
dialettica dei ruoli. (2)
1.6. CONVENZIONE EUROPEA DEL PAESAGGIO
La Convenzione Europea del Paesaggio è stata istituita a Firenze il 20 ottobre 2000 dagli stati
membri del Consiglio d’Europa, per far in modo di realizzare un nuovo strumento dedicato
esclusivamente alla salvaguardia, alla gestione e alla pianificazione di tutti i paesaggi europei.
Note
1) Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42
Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 Legge 6 luglio 2002, n. 137
2) CARTA DI NAPOLI
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2. ORIGINI DI ROSANO
La località potrebbe avere origini romane, situata sull’antica Via Romea, probabilmente fu proprietà
di un nobile romano di nome Rossius da cui prese il nome. Il più antico documento risale all’anno
1025: in esso si cita la chiesa di Santa Maria.
Nel XII secolo il borgo acquista importanza, vi abitano ricche famiglie importanti e la chiesa di
Tortona (Abbazia di San Marziano) possiede vaste estensioni di terre, come confermato da un
diploma di Ottone IV del 1210. Già nel 1155, quando Barbarossa cinse d’assedio Tortona, nella
difesa della città si distinse, tra gli altri, Ugoto di Rosano; e uomini di Rosano parteciparono alla
vita comunale di Tortona. Nella prima metà del XIII secolo Rosano raggiunse forse il massimo
sviluppo: possedeva un fortino, tre chiese, un mercato e vaste estensioni fondiarie, poi lentamente
iniziò la decadenza. Nel 1500 rimase una sola chiesa quella di Santa Maria, chiamata “campestre”.
Nel XVII secolo si assiste alla rinascita di questo centro, grazie ai marchesi Spinola di Los
Balbases, signori di Casalnoceto e Pontecurone, che vi edificarono nel 1630 una grandiosa villa ed
una nuova chiesa con annesso convento (Fot. N.1), affidato, fin dal 1681, ai Minori Riformati di
San Diego, e dal 1687 ai Carmelitani Scalzi di Lombardia. Nel 1802 il convento, in seguito
all’editto napoleonico fu soppresso.
Nella cripta della chiesa di Santa Maria è sepolto il celebre Ambrogio Spinola, generale di Carlo V,
deceduto a Rosano.
Fot. N. 1 – Vista aerea del Palazzo SPINOLA di Rosano
(Foto Centro Ricerche Comunicazione Età dell’Acquario, 1986)
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3. LA FAMIGLIA SPINOLA
È una delle più antiche famiglie di Genova, se ne ha notizia fin dall’anno 1102, allorché i due
fratelli Oberto e Guido assunsero per primi il cognome Spinola (Fot. N. 2).
Per gli storici del seicento fu originaria del ducato di Clèves, nella Germania meridionale, passato
poi ai conti di Neuburg, invece secondo altri si sarebbe staccata dal ceppo dei Visconti, vicari
imperiali di Milano, formando in questo modo una vitale casata.
Sta di fatto che la famiglia Spinola per ricchezza, prestigio e potenza, assieme con i Fieschi, i Doria
e i Grimaldi costituì in Genova una delle casate preminenti della città.
I rami principali che primeggiarono per potenza politica ed economica furono due, quello di Lucoli
o Luculi e quello di S. Luca, denominati in questo modo dalle località omonime ove sorgevano le
loro torri ed abitazioni. Entrambi furono ghibellini e presero parte attiva alle vicende politiche di
Genova, inizialmente alleati con i Doria nei sec. XIII – XIV e in seguito in contrasto con essi per il
predominio nel Comune.
Da Oberto Spinola il Grande, nominato otto volte Console e detto anche “Padre della Patria” per
particolari benemerenze, discesero i nipoti Oberto e Ingone, stipiti di Lucoli e di S. Lucca.
La diarchia Doria – Spinola è documentata con il pronipote Oberto, capitano del popolo insieme
con Oberto Doria nel 1270, che annesse alla Repubblica i feudi dei Fieschi; successivamente con
Corrado nel 1296 e infine con Opizzino. Esso, detentore di immense ricchezze, ripudia i
consanguinei di S. Luca, allontana Barnaba Doria nel 1309 e rimane l’unico capitano del popolo. Di
conseguenza i Doria si allearono con potenti famiglie guelfe, e con ogni mezzo tentarono di
impedire agli Spinola di creare un proprio governo signorile a loro uso e consumo. Opizzino venne
sconfitto e costretto a ritirarsi nei suoi feudi, mentre in città i suoi palazzi vennero dati alle fiamme.
Solamente nel 1311 poté rientrare grazie all’imperatore Enrico VII, dal quale si fece conferire il
governo della Repubblica, morì successivamente in combattimento tra Arquata e Serravalle Scrivia
nel 1315.
Successivamente con l’introduzione del dogato popolare vitalizio, il casato degli Spinola poté
conservare pressoché intatta la propria influenza e molti suoi esponenti ricoprirono importanti
cariche della Repubblica, anche se con la morte di Opizzino l’imponente eredità feudale si
disgregava fra la numerosa parentela.
Gli Spinola perseguirono sempre i propri interessi, cercando cariche pubbliche con alleanze
matrimoniali, con acquisti di feudi nelle riviere, nel retroterra, nel meridione d’Italia ed anche in
luoghi stranieri. Costituirono così quel solido ceppo rispettato e temuto anche dalle istituzioni, basti
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pensare che la potenza di questa consorteria era tale che nel 1378, di fronte alla sempre crescente
minaccia dei Visconti di Milano, Genova ritenne utile garantirsi, con apposita convenzione,
l’appoggio degli Spinola concedendo loro in cambio perpetua franchigia. In virtù di tale privilegio,
la famiglia poté incrementare ulteriormente il suo patrimonio e la sua potenza, come testimoniano le
cariche di primissimo ordine ricoperte da molti suoi esponenti.
Fot. N. 2 – Stemmi Gentilizi Spinola (Archivio Marozzi, Tavola Sciolta N. 424)