2
• Si verifica un metodo di proiezione della popolazione per microaree
che differenzia la tecnica utilizzata a seconda della dimensione dell’area e
del suo tasso di crescita (cap. 3). Per fare questo si proietta la popolazione di
tutte le subaree comunali al 1996 e la si confronta con i dati tratti
dall’Anagrafe del Comune. Si studia quale sia l’affidabilità di tale metodo e
la variabilità, della proiezione, rispetto alla grandezza dell’area, alla
lunghezza del periodo di proiezione e alla crescita (o decrescita) dell’area.
Infine si effettuano delle proiezioni al 2001 e al 2006 e si verifica la
congruità della popolazione proiettata per l’intero Comune con quella
ottenuta come somma delle proiezioni delle singole subaree.
Si confrontano inoltre le proiezioni con quelle effettuate per i gruppi ottenuti
dalla classificazione fatta nel cap. 2.
• Si determina, infine, il numero di persone circolanti all’interno delle
zone omogenee e delle circoscrizioni di appartenenza e si studiano le
eventuali differenze riscontrate per vedere quali suddivisioni conviene
adottare nella concessione del numero di licenze commerciali (cap. 4).
3
Cap. 1: Informazioni e Piccole aree.
1.1: Esigenze di analizzare le piccole aree, loro definizione e
problemi.
In questi ultimi anni si assiste al manifestarsi di un sempre maggiore
interesse per il tema delle piccole aree, come testimoniano sia il numero
crescente di contributi che appaiono sulle riviste specializzate sia i convegni
scientifici nazionali ed internazionali organizzati sul tema. In questo contesto
mi pare opportuno citare il workshop organizzato dall’Università di Padova e
dall’USCI (Unione Statistica dei Comuni Italiani), sul tema: “Analisi
statistiche territoriali per la programmazione e gestione dei Servizi
comunali“ che si è svolto il 5 maggio 1997 a Padova, presso la facolta di
Scienze Statistiche di Padova. Con esso si è voluto fare il punto sulla
situazione italiana degli studi concernenti l’analisi territoriale e raccogliere
quindi le esperienze fatte e le problematiche affrontate in questo periodo,
soprattutto dai comuni italiani.
L’esigenza di approfondire il tema delle piccole aree o microaree è
diretta conseguenza di una domanda sempre più elevata da parte di operatori,
sia pubblici che privati, di informazioni statistiche molto accurate, i quali le
ritengono indispensabili per programmare la loro attività in tempi brevi, in
ambiti ristretti o comunque più delimitati rispetto a quelli tradizionali (quali,
ad esempio, le provincie, i Comuni ed altre circoscrizioni territoriali ed
istituzionali simili).
I censimenti italiani della popolazione, dell’industria, del commercio e
dell’agricoltura, forniscono informazioni insostituibili e molto dettagliate
riguardo al livello di specificazione. Tuttavia tali indagini, per la loro
cadenza decennale e per la non tempestività della pubblicazione dei dati, non
riescono a soddisfare tutte le esigenze che si manifestano in questo campo.
E’ pur vero che nei periodi intercensuari è possibile acquisire dati
aggiornati su una vasta gamma di variabili per mezzo di rilevazioni
4
campionarie, ma di solito si tratta di rilevazioni organizzate ed eseguite per
ottenere informazioni statistiche su grandi aree. Ne consegue che, ripartendo
le unità campionarie secondo le definizioni delle piccole aree, si ricaveranno
campioni che includono pochissime unità o addirittura nessuna,
determinando l’assenza di ogni precisione nelle stime dirette delle grandezze
che ci interessano.
E’ lecito chiedersi a questo punto cosa sia esattamente una piccola area.
Che cosa si vuole intendere con questo termine?
Un tentativo di definizione di piccola area è dovuto a Purcell e Kish
(1980) che classificano le aree in base al numero di unità statistiche in esse
presenti secondo lo schema sotto riportato:
Grandi aree quelle che comprendono 1/10 o più della
popolazione.
Piccole aree quelle che ne comprendono tra 1/10 e 1/100.
Mini aree quelle che ne comprendono tra 1/100 e 1/1000.
Piccoli gruppi di
unità
quelle comprendenti meno di 1/1000 della
popolazione.
Dove con “popolazione” si intende l’insieme delle unità statistiche
oggetto di interesse. Ma, secondo questi autori, solo i gruppi 1 e 2 rientrano
nel concetto di piccola area.
Una definizione meno rigida è stata suggerita da Brackstone (1987) che
classifica come piccola area qualunque area in cui stime accurate non
possono essere derivate dall’utilizzazione di informazioni provenienti da
rilevazioni campionarie correnti, ma si rendono necessari nuovi metodi di
stima e nuovi dati. Questa definizione è rivolta soprattutto alla sfera delle
indagini campionarie. Per approfondimenti ed esempi di applicazioni su
questo tema vedi AA. VV. (1995), BIBAN (1985), CHIANDOTTO (1996),
DEL COLLE (1995), FABBRIS, RUSSO, SANETTI (1988), GHOSH, RAO
(1994), PURCELL, KISH (1989), RUSSO, FALORSI (1989).
5
Per Federici (1968), una porzione di territorio sulla quale fondare
l’analisi demografica, deve essere omogenea rispetto a particolari caratteri
(economici, geografico-economici o socio-economici). Tale porzione deve
presentare il carattere di “unità territoriale composita”, cioè deve essere in
ogni caso costituita da una pluralità di unità semplici: così nel caso, ad
esempio, dell’omogeneità amministrativa, non si può scendere al di sotto del
livello provinciale poiché, sotto il profilo amministrativo, il Comune è da
intendersi, in linea di massima, come unità semplice (le frazioni non hannp
infatti carattere autonomo); soltanto nel caso delle grandi città, afferma
Federici, si può applicare il concetto di “regione” intesa come porzione di
territorio adeguata all’analisi, sia perché qui ci si riferisce piuttosto
all’omogeneità socio-economica che non a quella amministrativa, sia perché
le ripartizioni statistiche (ad esempio le circoscrizioni) hanno quasi sempre
una loro parziale autonomia amministrativa.
1.2: Le basi territoriali e il Piano Topografico Comunale nato
per la pianificazione della rilevazione censuaria e per
l’aggregazione territoriale dei dati censuari.
In Italia, una grande varietà di informazioni è disponibile a livello di
piccola area per mezzo della diffusione dei processi di informatizzazione
degli archivi amministrativi. Infatti, sempre più spesso, in questi archivi,
viene inserita la sezione di censimento, e a volte anche l’isolato, come
attributo identificativo: i dati cioè sono georeferenziati (collegati
spazialmente) attraverso la sezione di appartenenza e/o l’isolato. Purtroppo
l’utilizzo diretto di questi archivi pone non pochi problemi, sia per il numero
di aspetti considerati, sia per le definizioni e/o gli ambiti di riferimento che
non sempre si presentano in linea con le finalità che si intendono perseguire.
Spesso, infatti, le basi territoriali di riferimento associate ai dati statistici
non hanno un vero e proprio significato statistico, perché create per il
raggiungimento dei più differenti fini, nei settori, ad esempio, amministrativi,
gestionali, urbanistici, commerciali, ecc.. Occorrerà chiedersi allora se sia
6
pensabile compiere un’analisi del territorio utilizzando qualsiasi base
territoriale di riferimento, e quale significato possa avere tale analisi.
A questo proposito vorrei ricordare l’ordinamento ecografico (termine
composto da eco e grafico, rispettivamente dal greco, abitazione/ambiente e
scrittura/disegno e quindi possiamo dire che è legato alla rappresentazione
grafica dell’ambiente o delle abitazioni) Comunale, l’ordinamento, cioè,
delle unità ecografiche che sono rappresentate dalle abitazioni (uno o più
vani funzionalmente destinati alla vita delle persone), dagli esercizi (uno o
più vani funzionalmente destinati allo svolgimento di una qualsiasi attività
economica), dagli uffici, e simili. Tali unità sono, di norma, raggruppate in
uno stesso fabbricato comunemente denominato “casa”, il cui accesso o i cui
accessi esterni sono contraddistinti da numeri civici. I fabbricati o case, a
loro volta, si trovano raggruppati, di norma, in uno stesso edificio,
nettamente delimitato, noto sotto il nome di isolato. E’ evidente che l’isolato
può identificarsi con una sola casa, costituita a sua volta di una sola
abitazione. Poiché, segnatamente nei grandi centri abitati, un complesso di
dati e notizie di notevole importanza ai fini amministrativi (in particolare per
ragioni di carattere edilizio, igienico-sanitario, elettorale, ecc.) è tenuto
presente meglio se riferito ad un’unità ecografica complessa, quale l’isolato,
è opportuno che questo venga adottato nel quadro dell’ordinamento
ecografico dei centri maggiori.
L’ordinamento ecografico utilizza stradario, insulario e sezioni di
censimento come entità strumentali e fa riferimento come basi territoriali al
Piano Topografico, predisposto ed aggiornato dal Comune in occasione dei
censimenti, il quale individua il territorio comunale, lo suddivide in frazioni
geografiche, delimita i centri, i nuclei abitati e le case sparse. Ognuno di
questi riferimenti ha un suo specifico significato territoriale. Il Piano
Topografico serve in primo luogo alla pianificazione della rilevazione
censuaria, in secondo luogo alla aggregazione territoriale dei dati di
censimento, secondo aree subcomunali di interesse locale (sezioni di
censimento).
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Il Piano Topografico utilizza come Unità di rilevazione: le abitazioni, le
famiglie, le convivenze, le unità locali di imprese o istituzioni. Come Entità
fisiche minime stabili: i locali delle abitazioni o delle unità locali.
Lo stradario-planimetrico è il documento cartografico dove vengono
registrate le aree di circolazione e la loro posizione, lo stadario-insulario è il
documento cartografico dove vengono registrati i numeri civici delle unità
ecografiche e l’insulario-planimetrico è il documento cartografico dove sono
segnati gli isolati.
Area di
circolazione
<===> Numeri civici <===> Isolati
↓
↓
↓
stradario-
-planimetrico
stradario-
-insulario
insulario-
-planimetrico
Lo stradario-insulario permette, quindi, il collegamento tra isolati e aree
di circolazione attraverso i numeri civici. Poiché ad ogni entità fisica stabile
è associato un indirizzo (numero civico, numero interno e scala), ad essa
viene collegato l’isolato corrispondente in maniera unica.
L’isolato permette quindi “l’aggancio” dei dati al territorio.
La formazione del piano topografico da parte di ogni Comune, così come
descritto nelle disposizioni ISTAT allegate alla legge ed al regolamento
anagrafico, conserva a 40 anni di distanza una validità sostanziale. Per
facilitare il procedimento l’ISTAT trasmette il caso di un Comune tipo (vedi
allegato A del Comune dimostrativo di Porto Torre). Per redigerlo occorre
innanzitutto la comune collaborazione dell’ufficio di statistica, dell’ufficio di
censimento, dell’ufficio anagrafe e dell’ufficio tecnico. Bisogna poi
individuare e tracciare i confini comunali, confrontarli con le informazioni
dei Comuni limitrofi, individuare, aggiornare e delimitare le località abitate,
suddividere il territorio comunale in frazioni geografiche e trasmettere
all’ISTAT il Piano Topografico così ottenuto.
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Tale Piano è strumento fondamentale per la buona riuscita dei censimenti
e per un completo ed approfondito utilizzo, a livello sia locale che centrale,
dei dati rilevati. E’ lo strumento che fotografa a cadenza decennale la realtà
territoriale di ogni comune (confine comunale, centri e nuclei abitati, case
sparse). Per i prossimi censimenti viene proposta la progettazione di un piano
topografico che abbia valenza per tutti e tre i censimenti generali, anche per
quello dell’agricoltura, che prima ne era escluso, e con una riconsiderazione
per Industria e Commercio i cui dati non venivano ordinati per subaree
comunali.
1.2.1: Isolati e Sezioni di censimento: loro significato e
impiego a fini statistici.
Negli ultimi due censimenti della popolazione (1981 e 1991), si sono
utilizzate le sezioni di censimento come base di riferimento statistica minima.
Le sezioni sono aggregazione di isolati. Per isolato si intende: “Il fabbricato
o l’insieme di fabbricati contigui (eventualmente intervallati da corti, cortili,
giardini e simili), circondato da spazi destinati alla viabilità (vie, strade,
corsi, viali, vicoli, calli, salite, piazze, piazzali, larghi, campi, campielli e
simili) e comprendente sedi di dimora (abitazioni) e sedi di lavoro
(laboratori, negozi, uffici e simili)” ISTAT (1958).
L’isolato rappresenta l’unità minima di disaggregazione territoriale per le
sezioni di censimento. Fino al 1971, la sezione di censimento era una mera
aggregazione di isolati da assegnare al singolo rilevatore; aveva quindi un
carattere prettamente funzionale. Infatti i criteri di aggregazione seguivano
motivazioni esclusivamente di carattere pratico. Dal 1981, l’ISTAT ha
cercato di organizzare in modo diverso la struttura delle sezioni per assegnar
loro anche il ruolo di nucleo statistico minimo per l’individuazione di aree
omogenee. Si aggregano gli isolati o le parti di isolato in maniera diversa
rispetto al passato, si cerca di rispettare l’omogeneità all’interno della
sezione di censimento risultante sia per quanto riguarda i caratteri della
popolazione, sia per quelli riguardanti il territorio. Vengono considerati
anche la storia di una particolare zona, il modo in cui essa si è costituita
9
(quartieri PEEP, residenziali, industriali, ecc.), le caratteristiche del suolo
come le barriere naturali (fiumi, creste, ecc.) o create dall’uomo (grandi
strade, ferrovie, ecc.), ed altre caratteristiche che possono influenzare la
distribuzione di alcune fasce di popolazione sul territorio. Alla sezione si
cerca di fare assumere un significato valido per elaborazioni di tipo statistico
territoriale e non solo per uso amministrativo e gestionale. La sezione
vorrebbe rappresentare una solida base di riferimento per le statistiche
territoriali e per i confronti nel tempo di tali statistiche. Infatti una
prerogativa di una solida base territoriale è la immutabilità nel tempo.
Va constatato però che essendo la sezione nata per distribuire la
rilevazione sul territorio e mantenendo ancora questa funzione, essa sarà
sempre legata da vincoli numerici e topografici dovuti proprio alla necessità
di mantenere un riferimento territoriale semplice ed univoco. Non si possono
unire esigenze di tipo statistico con esigenze pratiche di rilevazione e
suddivisione del territorio senza avere degli inconvenienti. La sezione non
potrà mai pienamente assumere il carattere di entità minima territoriale e
godere di una rappresentatività statistica. In altre parole, la sezione è nata
come strumento di rilevazione, e finché conserverà tale caratteristica, non
sarà in grado di svolgere completamente una funzione di riferimento
statistico. Bisognerebbe quindi utilizzare un concetto nuovo (o comunque
adatto allo scopo) per slegarsi completamente dai vincoli strumentali della
sezione. Credo sia fondamentale che gli Enti comunali, per le loro necessità a
livello locale, operino per l’individuazione di zone di media dimensione,
multipli di sezioni, che possano costituire unità statistiche minime.
1.2.2: Il concetto di frazione geografica e confronto con altri
modi di suddividere un territorio.
Un’altra suddivisione del territorio è quella che si basa sulle frazioni
geografiche e che viene utilizzata per redigere il Piano Topografico. L’esame
stesso della definizione di frazione geografica rileva subito la sua differente
funzione: “La frazione geografica è costituita da un’area di territorio
10
comunale comprendente di norma un centro abitato, nonché nuclei abitati e
case sparse circonvicini e gravitanti sul centro” ISTAT (1958).
Va però constatato che in quasi tutti i grandi comuni italiani, fra i quali
Vicenza, non sono più presenti le frazioni geografiche. Il centro abitato
principale si è esteso ed è divenuto un unico agglomerato urbano, dove non è
più possibile distinguere aree separate. Basti ricordare che nel 1971 a
Vicenza erano presenti ben 9 frazioni, 15 centri abitati e 68 nuclei abitati;
mentre nel 1991, scomparse le frazioni, sono rimasti 5 centri e 34 nuclei.
Il criterio di individuazione della frazione geografica è diverso da quello
usato per individuare l’isolato, in quanto per l’isolato si fa riferimento alla
sola osservazione della realtà sul campo (in questo caso basta una piantina
topografica, a parte rari casi dubbi), mentre per la frazione geografica c’è il
riferimento ad una “gravitazione” dovuta a più fattori che sono complessi da
analizzare:
“Tale gravitazione sussiste quando gli abitanti dei nuclei e delle case
sparse sono attratti dal centro, cioè sogliono concorrervi per ragioni di
approvvigionamento, culto, istruzione, affari lavoro ed altre simili” ISTAT
(1958).
C’é quindi una certa ”chiusura” all’interno della frazione data
dall’autosufficienza sotto vari aspetti, che consente di parlare quasi di
“isolamento”. Il termine “isolamento” qui esprime un concetto molto diverso
da quello espresso da “isolato”. Quest’ultimo è utilizzato infatti per intendere
l’isolamento strutturale di uno o più fabbricati da altri gruppi di fabbricati. I
fabbricati vanno considerati separati, cioè isolati strutturalmente, se fra di
loro c’è un vuoto, dovuto al passaggio di un’area di circolazione o di un
fiume. Quindi, se un’autostrada a sei corsie o un grosso fiume indubbiamente
dividono anche per quanto riguarda i rapporti umani, separano nettamente
due zone, una piazza non provoca lo stesso effetto, in quanto essa si presenta
anzi quale luogo di raccolta: gli isolati confinanti con tale piazza, infatti, non
risultano affatto separati dal punto di vista sociale, al contrario di quanto
invece avviene quando ci riferiamo alle frazioni geografiche. Può succedere
che anche all’interno di un singolo isolato, coloro che vi abitano possono non
11
avere elementi di contatto. Così nel caso di nuclei familiari coabitanti nello
stesso edificio che frequentano diversi ambienti di lavoro, di scuola, di
svago. Allora si vede chiaramente che il criterio di individuazione degli
isolati non è sufficiente a garantire una omogeneità delle caratteristiche della
popolazione al suo interno. E’, lo stesso, molto difficile che la sezione di
censimento sia omogenea al suo interno. Infatti è molto improbabile che
all’interno di un così ristretto gruppo di persone ci sia omogeneità, e, qualora
ci fosse, ci sarebbero seri dubbi sul suo significato. Discorso a parte va fatto
per i quartieri popolari o per particolari situazioni urbanistiche nelle quali
effettivamente sono presenti caratteri della popolazione omogenei per età,
struttura familiare, lavoro, reddito, ecc. e che quindi danno origine a sezioni
omogenee.
Un altro spunto di riflessione può essere il modo stesso di individuazione
delle frazioni geografiche. Sempre dalle disposizioni dell’ISTAT per
redigere il Piano Topografico ISTAT (1958), sappiamo che per determinarle
occorre a volte ricorrere ad interviste sul posto allo scopo di accertare
esattamente quali entità territoriali siano influenzate effettivamente dal centro
abitato (in base alle linee dei servizi pubblici utilizzate, ai luoghi di lavoro e
studio, ai locali frequentati, ecc.). Tale forma di indagine non è necessaria
per gli isolati. Essi vengono individuati su di una cartina sulla base di criteri
topografici semplici, il che rende superflua la ricognizione sul posto. Gli
isolati sono infatti già determinati sulla carta, si tratta solo di rilevarli e
numerarli.
12
1.2.3: Il problema dell’aggregazione/suddivisione
(aggregation problem): delimitazioni richieste dalle basi
territoriali per essere un solido riferimento alle analisi.
Una porzione di territorio, per godere di significato statistico, deve avere
delle prerogative essenziali:
∗ Essere omogenea al suo interno,
∗ Avere dei confini con il resto del territorio ben delineati,
∗ Avere un numero di unità di rilevazione adeguato alla variabilità ed
al numero dei suoi caratteri.
L’isolato, singolarmente considerato, spesso risulta essere troppo
picccolo e, soprattutto nelle grandi città, non è mai completamente “slegato”
dall’ambiente circostante. Semmai l’isolato può rappresentare l’entità
minima di aggregazione. Bisogna allora cercare delle linee di confine lungo
le quali operare delle suddivisioni del territorio, sempre nell’ambito, però, di
aggregazione di più isolati o parti di isolati (purchè si abbiano dati di
dettaglio adeguato). I criteri delle suddivisioni possono essere i più svariati.
Si possono, ad esempio, considerare gli aspetti fisici del territorio, le barriere
architettoniche ed edili, le parrocchie, anche se influenti in maniera meno
incisiva che nel passato, ed altro ancora. Si può rilevare, a tale riguardo, che
nel comune di Vicenza sussistono notevoli barriere fisiche ed architettoniche
rappresentate principalmente dalla ferrovia VI-TV, da quella MI-VE,
dall’autostrada MI-VE, dai fiumi Bacchiglione e Retrone e dai monti Berici.
Partendo dalla presenza di questi fattori, agli inizi degli anni ’70 il Comune è
stato suddiviso in sei spicchi più una zona centrale coincidente con il centro
storico. In base alla distribuzione degli isolati entro e fuori il centro abibato,
è stato in seguito possibile distinguere ai margini del confine comunale
(soprattutto a sud-est) le case sparse dal centro abitato.
13
1.2.4: Il problema della scala (scale problem):
Considerazioni sulla grandezza della base territoriale e sul
modo di procedere per aggregare/disaggregare.
Gli isolati possono quindi essere paragonati a dei mattoni con i quali è
possibile costruire le più svariate zone in termini di forma e grandezza,
secondo le necessità contingenti.
Uno dei motivi che spingono a considerare zone diverse dalle semplici
sezioni di censimento, è legato alla possibilità di effettuare confronti dei dati
in serie storiche. Infatti le sezioni presentano grande variabilità determinata
dal mutare delle realtà territoriali tra un censimento e l’altro (si pensi, ad
esempio, alle conseguenze della costruzione di un nuovo edificio residenziale
nella realtà cittadina), variabilità che diminuisce fortemente quando si passa
all’esame di zone più estese aventi confini ben precisi. Tuttavia, anche le
zone troppo estese presentano aspetti negativi: esse, infatti, possono
cagionare la perdita di identità o comunque far risultare poco utili le analisi
condotte su di esse, perché troppo vasto è il riferimento territoriale.
Una situazione analoga si riscontra nel caso delle previsioni
meteorologiche: esse consentono di conoscere in modo più o meno
approssimativo se una regione di una notevole estensione sarà interessata da
determinate perturbazioni. Ma restringendo la previsione ad una entità
territoriale più limitata, quale una singola provincia od un comune,
aumentano in rilevante misura le incertezze, capaci di ribaltare
completamente i risultati dei rilevamenti operati su aree ben più ampie.
In pratica, occorre individuare una giusta misura di grandezza della zona
da considerare che dipende dagli scopi dell’analisi, che va correlata alle
caratteristiche delle variabili che si vogliono indagare e che tenga conto della
complessità del territorio.
Si legge in LE BRAS (1993) a proposito della concentrazione della
popolazione francese sul territorio nazionale:
“Dire per esempio che il 50% della popolazione è concentrato sul 5%
del territorio non è vero che per una data suddivisione. Per una suddivisione
più fine il 5% potrebbe divenire il 2% e per una più grossa 10 o 15%.”ed
14
ancora: “Se
dividessimo la
Francia in due
parti per mezzo
di una linea
immaginaria
Nord-Sud, la
metà più
popolata
conterrebbe il
55% della
popolazione. Se
la dividessimo in
regioni, la metà
del territorio
occupata dalle
regioni più densamente popolate comprenderebbe il 70% della popolazione.
Procedendo nello stesso modo con i dipartimenti (corrispondenti all’incirca
alle nostre provincie: N.d.T.) mettendo da una parte i più popolati, si
raggrupperebbe l’ 81% della popolazione. Con i comuni avremmo il 93%..
Se, all’estremo, il territorio fosse diviso in quadrati di 10 cm di lato, 57
milioni di questi quadrati conterrebbero ciascuno un individuo e tutti gli
altri, cioè 55000 miliardi sarebbero vuoti. Allora risulterebbe che il 100%
della popolazione si troverebbe nella metà di territorio più densamente
popolata. Qual è la misura della concentrazione della popolazione da
prendere: 55% sulla metà del territori, 70%, 93% o 100%?” (vedi figura
1.1).
ed ancora, sempre con riguardo alla concentrazione della popolazione sul
territorio e alla sua distribuzione su di esso:
“La concentrazione della popolazione solleva la stessa impossibilità del
celebre problema della misura della lunghezza della costa di un paese:
quando B. Mandelbrot si domanda qual è la lunghezza della costa bretone,
Figura 1.1: Curva di concentrazione di Lorenz per
la suddivisione comunale, cantonale e dipartimentale
in Francia nel 1990.
15
egli si immagina inizialmente di misurarla su di una carta geografica della
Francia con l’aiuto del suo doppio decimetro; egli troverà una lunghezza di
circa 1500 Km. Poiché il procedimento appare impreciso, passa a misurarla
su di una carta di scala maggiore; troverà questa volta una misura di circa
4000 Km. Percorrendo a piedi la costa la lunghezza misurata arriverà ad
essere di oltre 10000 Km, perché egli avrebbe dovuto aggirare i blocchi di
roccia che non figurano sulla carta neanche la più precisa. Se egli fosse
divenuto una formica, obbligata di girare attorno al più insignificante
ciottolo, la lunghezza così misurata diverrebbe oltre i 100000 Km. Il
concetto di misura...è relativo allo strumento di misura...”.
In conclusione, possiamo dire che, a seconda della suddivisione (più o
meno fine), si conseguono risultati molto diversi. Dobbiamo quindi studiare
molto attentamente il tipo di fenomeno cui siamo interessati e considerare
un’adeguata estensione delle suddivisioni che utilizziamo. Per ulteriori
approfondimenti recenti, si veda BENEDETTI, PALMA (1992) e (1994).
1.3: Da micro a macro e viceversa.
Evidenzia molto bene la difficoltà nello scegliere il livello di grandezza
della base territoriale di riferimento, anche la seguente citazione tratta
dall’opera “Geografia della popolazione” GENTILESCHI (1991):
“Disaggregando un grande territorio in unità più piccole abbiamo un
aumento della varianza all’interno delle singole unità: non possiamo quindi
trasferire automaticamente i risultati dello studio ad una scala più grande -
ma nemmeno il contrario - senza commettere quello che è stato chiamato
l’errore ecologico.[...] Al livello di maggiore aggregazione, infatti, i valori
medi nascondono una variazione locale (place variance) che annulla le
differenze territoriali su brevi distanze. Per esempio, il dato sulla
disponibilità media di stanze per persona in una città può celare una realtà
formata da entità assai diverse, come un quartiere moderno a bassa densità,
un quartiere magari abusivo fatto di costruzioni precarie e affollate. Molto
spesso i valori demografici sono legati a condizioni locali che si possono