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Capitolo 1
Il Ritardo Mentale
1 Che cos’è il ritardo mentale?
Il ritardo mentale è una grave alterazione della
mente che si manifesta come una sindrome
psichiatrica globale legata al difetto dello
sviluppo delle funzioni di astrazione, della
conoscenza e dell’adattamento (P. Pfanner, M. Mareschi
2005). Questo risulta essere uno tra i più frequenti
problemi legati all’infanzia. Il termine è usato
per descrivere una molteplicità di condizioni,
mentali o fisiche che possono variare dalle più
gravi ( situazioni in cui non è possibile testare
il QI) alle forme più lievi, in cui la disabilità
emerge solo nel momento in cui le richieste
dell’ambiente (solitamente quello scolastico)
aumentano.
Per quanto riguarda la condizione mentale si
osserva che il pensiero non raggiunge un
sufficiente livello di capacità di astrazione,
rimanendo così dipendente dall’esperienza. Anche il
linguaggio non si sviluppa adeguatamente così come
la capacità di movimento che è destinata a rimanere
imitativa.
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Le cause di questa problematicità sono molteplici e
possono essere di tipo genetico o legate a eventi
avversi in fase pre-natale, peri e post-natale.
Per quanto riguarda i fattori prenatali ci si
riferisce a fattori cromosomici e genetici,
infezioni congenite, radiazioni o altre cause
sconosciute che compromettono l'impianto dell'ovulo
e l'embriogenesi,malnutrizione, agenti teratogeni
(farmaci o altri prodotti chimici).
Sono invece fattori perinatali le complicanze
perinatali da prematurità, le emorragie del SNC, la
leucomalacia periventricolare, il parto podalico o
con applicazione di forcipe, i parti gemellari, la
placenta previa, la preeclampsia e la asfissia
neonatale possono aumentare il rischio di ritardo
mentale. L'incidenza di ritardo mentale è aumentata
nei bambini piccoli per l'età gestazionale; inoltre
il deficit intellettivo è spesso correlato con la
causa che ha provocato il difetto di crescita
intrauterino
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.
Con fattori postnatali si intendono le encefaliti e
le meningiti virali e batteriche, l'avvelenamento,
la grave malnutrizione e gli incidenti che
provocano gravi danni cerebrali o asfissia possono
comportare ritardo mentale.
Il ritardo mentale deve quindi essere visto come il
risultato finale comune di vari processi patologici
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che agiscono sul funzionamento del sistema nervoso
centrale. Non è una sindrome, ma un “risultato”, un
esito, un effetto.
A prescindere dalla causa scatenante rimane
caratterizzato da un comune denominatore:
-un anomalo sviluppo della psiche in misura tale
che l’individuo ha un’insufficiente capacità di
adattarsi all’ambiente circostante in maniera
efficiente e armoniosa. Oggi appare più chiaro che
i meccanismi intrinseci che determinano il quadro
non sono dovuti a un “ritardo nello sviluppo” ma
piuttosto ad un “ritardo strutturale”cioè un
disturbo dell’organizzazione della mente(P. Pfanner,
M. Mareschi 2005). Quando la capacità di adattarsi
all’ambiente è carente così come sono carenti anche
le funzioni più elevate della mente (pensiero
conoscitivo e astratto) il processo evolutivo
subisce un “cambio di rotta”, verso un evoluzione
patologica in cui la personalità non raggiunge il
pieno sviluppo. Bisogna però ricordare che come in
tutte le patologie il corpo e la mente cercano un
modo per compensare le carenze, cioè una
riorganizzazione spontanea capace di sopperire all’
incapacità di rispondere alle richieste di
adattamento dell’ambiente e all’inadeguatezza nell’
elaborare gli stimoli.
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1.1 Come si manifesta?
Il ritardo mentale è un alterazione della mente che
compromette in modo significativo lo sviluppo del
singolo individuo, risulta per questo impropria la
classificazione di ritardo, in quanto lo sviluppo
“normale” non avverrà mai ma si fermerà a stadi
intermedi.
Come in tutte le patologie sono presenti alcuni
sintomi caratteristici.
Difetto di assimilazione delle esperienze: il
processo percettivo è insufficiente, rallentato,
incompleto, inesatto, non per anomalia degli organi
di senso periferici ma pe un difetto dei poteri di
analisi, di comparazione e di integrazione
cerebrali. Il RM non sa collocare ogni nuova
percezione nel giusto contesto spaziale e
temporale, non riesce a separare l’esperienza
precedente, fissata nella memoria, da quella nuova,
e da ciò deriva spesso una percezione rigida, poco
mobile, stereotipata(P. Pfanner, M. Mareschi 2005).
Difetti di organizzazione motoria: questi difetti
si manifestano nell’incapacità da parte
dell’individuo di organizzare il movimento nello
spazio e nel tempo rendendo i soggetti goffi e
impacciati,si manifesta inoltre la persistenza di
comportamenti parassiti dell’età infantile.
Impossibilità di accedere al pensiero astratto:
questo difetto è quello che più di tutti
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differenzia un bambino con ritardo mentale da uno
“normale”. L’impossibilità di accedere al pensiero
astratto significa per la persona che tutti i
contenuti del pensiero sono legati all’esperienza,
al concreto, a ciò che deriva dalle esperienze
sensoriali.
Disomogeneità cognitiva: nella persona con
ritardo mentale alcune aree di funzionamento
possono essere più o meno sviluppate, raramente si
trovano aree con un completo sviluppo. Proprio a
causa di questo anche gli apprendimenti scolastici
appaiono disomogenei. Sembra che siano compromessi
soprattutto i meccanismi cognitivi volontari ,
mentre quelli automatici sembrano essere
indipendenti dall’intelligenza generale.
Difetti del linguaggio: sono soprattutto difetti
delle attitudini di base che guidano la formazione
del linguaggio, nello specifico si presenta un
vocabolario povero, inadeguato, e molto spesso le
risposte non sono congrue alle domande. Possono
inoltre essere presenti difetti nell’articolazione
della parola, nella pronuncia e anche nel ritmo.
Autocoscienza limitata: le persone con ritardo
mentale non sono pienamente consapevoli dei loro
strumenti mentali e non riescono ad utilizzare le
loro esperienze per autoregolarsi. Tendono perciò a
ripetere gli errori e ad assumere un funzionamento
mentale che risulta rigido a chi sta con loro.
Spesso per questo motivo essi sentono “difettosi“,
e si difendono cercando di evitare questo dolore .
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Solo facendo acquisire fiducia nelle proprie
capacità e valorizzando il loro impegno potranno
assumere un atteggiamento positivo e propositivo.
La motivazione però è facilmente penalizzata a
causa dei numerosi fallimenti, e la coscienza del
proprio mondo interiore può essere appiattita da
una percezione diffusa di incapacità e da
un’aspettativa di insuccesso.
Ritardi affettivi e disarmonie della personalità:
la colpa di questo si attribuisce a un’ emotività
superficiale e incontrollata ed a un insufficiente
elaborazione degli stimoli. Spesso gioca un ruolo
fondamentale anche l’ansietà causata da una
debolezza dell’Io che può pregiudicare l’evolversi
e/o l’arricchirsi della vita affettiva, che risulta
così molto penalizzata. Da ciò ne conseguono:
sintomi depressivi (apatia, affaticabilità,
inibizione, sentimenti di insicurezza, instabilità
degli umori, episodi psicosomatici) ed
egocentrismo,che rende difficile la comprensione
delle proprie risonanze emotive e la possibilità di
farle capire, la comprensione dell’intensità dei
propri sentimenti al comune modo di sentirli, la
comprensione delle esigenze altrui, la possibilità
di trovare identificazioni interessanti,
l’opportunità e la correttezza delle leggi poste
dagli adulti,la costruzione del Super Ego, e
l’acquisizione del giudizio morale e
dell’autocontrollo.
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Difficoltà e lentezza nell’apprendimento: come
ovvio le difficoltà di apprendimento sono causate
da i vari aspetti dell’intelligenza
disarmonicamente sviluppati, che presentano lacune
e scompensi. Il rallentamento è in genere
progressivo fino ad un ristagno al momento
dell’adolescenza. Inoltre, mentre il pensiero del
soggetto normale evolve nel senso di una
progressiva armonizzazione, il pensiero del
ritardato sembra arrivare ad un falso equilibrio.
Nello sviluppo del ritardato non si ha in genere un
armonico passaggio da una modalità di pensiero
all’altra, si osserva una sovrapposizione
disordinata di modalità di pensiero diverse, a
causa della non integrazione delle modalità
precedenti alle nuove. La persona ritardata quindi
utilizza in modo anarchico e scoordinato strategie
di pensiero tipiche del bambino di due, di sette,
di dieci anni(P. Pfanner, M. Mareschi 2005).
Disturbi della condotta: i disturbi a livello
comportamentale e del carattere hanno spesso
origine dall’ interazione con l’ambiente, ambiente
inteso come tutto ciò che è esterno al soggetto e
che interagisce con lui. Il rapporto che la
famiglia instaura con la persona con ritardo
influisce in modo importante sull’evoluzione e
sull’andamento della persona stessa. Si osserva
spesso una sorta di rifiuto inconscio da parte
della famiglia nei confronti della persona con RM,
accompagnato da sensi di colpa e un forte senso
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critico verso le istituzioni come la scuola e le
strutture mediche e riabilitative. Altro aspetto
molto importante è la scuola, infatti i ripetuti
insuccessi in questo settore possono in
concomitanza con altri aspetti quali la non
accettazione da parte della società e le
frustrazioni provocare e/o aggravare disturbi del
carattere e della condotta.
1.2 Il funzionamento adattivo
Il funzionamento adattivo è un elemento
caratterizzante del ritardo mentale. Con questa
espressione si intende la capacità (o incapacità)
dei soggetti a far fronte alle richieste che
l’ambiente gli propone. Le capacità di analizzare
ed elaborare le situazioni e le possibili risposte
ma anche scegliere fra esse quelle maggiormente
rispondenti alle esigenze attuali sono legate a
diversi fattori, che includono l’istruzione, la
motivazione, le caratteristiche di personalità,
l’autonomia, la cura della persona, la
comunicazione, la vita familiare, le capacità
sociali e interpersonali etc. Il funzionamento
adattivo, tuttavia, non è influenzato solo dal
quoziente intellettivo, sono fattori di estrema
rilevanza anche i fattori di personalità o
eventuali disturbi mentali che possono essere
presenti nei soggetti con ritardo mentale la
capacità di adattamento quindi varia a seconda
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della gravita del ritardo mentale. È bene
sottolineare che i problemi di adattamento sono più
facilmente migliorabili attraverso la
riabilitazione, di quanto non sia il QI che invece
tende a rimanere meno variabile.
1.3 Strumenti e criteri per la diagnosi
Il primo sintomo del ritardo mentale è la mancanza
di capacità di astrazione un difetto nella capacità
cognitive. Al momento ci sono diverse scale e test
psicometrici (scale Wechsler o Wisc, scala Binet-
Simon, scala Terman ecc…) accreditate che misurano,
anche se non in modo perfetto, l’età mentale (il
risultato si ottiene confrontando le capacità medie
di ogni fascia d’eta) della persona. L’età mentale
viene poi rapportata all’età cronologica così da
ottenere il Qi. Quando il Qi è inferiore o pari a
70 e quindi le prestazioni si discostano di due o
più deviazioni standard, è presente un importante
sintomo del ritardo mentale. Questo criterio
psicometrico è stato confermato anche dalle più
importanti classificazioni internazionali:
L’international classification of diseases (icd-10)
pubblicato dall’organizzazione mondiale della
sanità (OMS) e dal manuale americano DSM-IV.